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Campionato di Calcio Serie A 2021 - 2022. Tutte le partite - Calendario - Commenti.

Ultimo Aggiornamento: 25/05/2022 14:00
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Torino fermato da un super Cragno:
colpo salvezza del Cagliari



La squadra di Mazzarri vince grazie ai gol di
Bellanova e Deiola e alle grandi parate del suo portiere:
Venezia alle spalle. Ai granata non basta Belotti:
sono 5 le partite senza successi


Mario Pagliara

Il Cagliari vola, il Toro si inceppa. E’ una domenica da favola per la squadra di Mazzarri: gioca bene trequarti della gara, vince due a uno grazie alle reti di Bellanova e Deiola e fa un bel balzo nella lotta per non retrocedere. Alla squadra di Juric non basta un grintoso Belotti (è suo il momentaneo uno a uno) e venti minuti in cui alza sensibilmente l’aggressività tra la fine del primo e l’inizio del secondo tempo: per i granata è la seconda sconfitta casalinga. Il Toro archivia la quinta gara di fila senza la vittoria (3 sconfitte e 2 pareggi nel periodo), e adesso per Juric si apre una settimana di riflessioni.

BELLANOVA A SORPRESA — Se fosse un incontro di pugilato, ai punti sarebbe stato giusto archiviare il primo tempo alla pari: nella prima mezzora si fa preferire tatticamente il Cagliari e va in vantaggio grazie a Bellanova, negli ultimi venti minuti (recupero compreso) un Toro furioso spreca tre nitide occasioni. Invece si va all’intervallo con i granata sotto di un gol, senza nulla togliere a un Cagliari che conferma di attraversare un buon periodo di forma. Tatticamente, la mossa di Mazzarri di avanzare Marin sulla trequarti, proprio in mezzo a Lukic e Pobega, crea una superiorità che i sardi sfruttano per larga parte dei primi 45 minuti. In avvio sono subito i portieri protagonisti: dopo quattro minuti Milinkovic ha un ottimo riflesso su Joao Pedro, sei minuti dopo Cragno ferma Bremer a distanza ravvicinata. Al ventiduesimo il Cagliari mette la freccia, con una rete che nasce dalla rimessa laterale di Dalbert sulla trequarti: Lukic si fa sorprendere alle spalle da Pereiro, che serve a Bellanova la palla per il suo primo gol in Serie A. Scollinata la mezzora viene fuori il Toro che fallisce tre occasioni pulite per il pari. La prima al 31’ con Brekalo, quando Cragno si rifugia in angolo. La seconda al 38’: girata al volo di Pjaca su cross di Brekalo, ma Cragno la intercetta ancora, con una parata strepitosa, aiutandosi con la traversa. L’ultima al 45’: sventola di Pobega, di un soffio a lato. A metà gara Toro sprecone, Cagliari solido e concreto.

CANTA IL GALLO — Quando si riparte dopo l’intervallo, canta Gallo e il Toro raggiunge, praticamente subito, il meritato pareggio. Nono minuto: Brekalo scodella dalla destra una punizione deviata al centro dell’area, sulla quale arriva come un falco Belotti. E’ l’uno a uno, il suo secondo gol consecutivo dopo il derby dal rientro dall’infortunio (quarto in campionato), il numero 109 con la maglia del Toro. Nel momento di maggiore sforzo dei granata, su un contropiede il Cagliari scatta nuovamente in avanti (18’): un tiro non irresistibile dal limite dell’area di Deiola sorprende Milinkovic. E’ l’1-2, tutto da rifare per i ragazzi di Juric. Da questo momento il Cagliari riprende il controllo e gioca meglio nella ripresa. Mentre il Toro un po’ alla volta esaurisce le energie, arretra il baricentro e nella parte conclusiva della gara non dà mai l’impressione di poter sfondare. C’è il tempo prima del recupero per i debutti in granata di Ricci e Seck, ma la festa è del Cagliari.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Simeone da sballo: tripletta!
Verona ora sogna l'Europa, il Venezia è nei guai

L'Hellas continua a correre grazie all'argentino che ritrova il gol dopo 8 gare.
La rete di Okereke per i lagunari non basta.
E ora per Zanetti la classifica si fa difficile


Fabio Bianchi


E poi si scatenò Simeone. Cholito l’incubo del Venezia. All’andata, con una doppietta ribaltò il derby. Qui diventa padrone della scena del secondo round e si porta a casa il pallone con una tripletta. Vittoria senza ombre questa contro un Venezia bello nel primo tempo, dove meritava anche di andare a bersi il tè in vantaggio. Ma leggero, troppo leggero nel secondo. I giocatori gialloblù rubano la lavagnetta luminosa al quarto uomo e girano per il campo con il numero 40, i punti che in pratica significano salvezza anticipata, e di un bel po’. Ora si può segnare anche l’Europa. Il Venezia invece finisce per la prima volta in zona retrocessione, scavalcato dal Cagliari. Tempi duri, per una squadra che gioca bene ma non raccoglie più.

VENEZIA, CHE CHANCE — Eppure nel primo tempo poteva segnare almeno due gol. Tudor era in emergenza in difesa. Con fuori due titolari su tre, Casale e Gunter, ha deciso di lasciar fuori anche il terzo, Ceccherini, e ha fatto debuttare dal primo minuto Retsos che ha vinto il premio della sfortuna: si è fatto male dopo cinque minuti e così dentro Ceccherini. Il Verona ha cercato di tener lontano il più possibile il pallone dalla sua area. Ha avuto più possesso, ha cercato di sfondare con Barak e Caprari, ma nel primo round non ha avuto grandi occasioni. Forse l'occasione più limpida è stata il rasoterra dal limite di Ilic nel finale che ha sfiorato il palo. Il Venezia invece, che stava basso, si è difeso con ordine, puntava sulle ripartenze e i lanci lungi per Henry, ha avuto tre chance d’oro per andare in vantaggio. Montipò ha stoppato il bel tiro da fuori di Okereke e quello di Ceccaroni da due passi. Poi è stato benedetto da Lazovic che ha salvato sulla linea il colo di testa di Okereke. Insomma, più Verona nel gioco, più Venezia nelle occasioni che, a dirla tutta, appunto, meritava di andare all’intervallo in vantaggio.

SUPER CHOLITO — Nel secondo round è entrato un altro Verona: più convinto, più aggressivo, che arrivava primo su tutti i palloni. Il Venezia ha cominciato a vacillare ed è iniziato l’one man show di Simeone. Prima vince il duello con Caldara e indovina l’angolo. Poi su un fondo di Faraoni trova lo spazio per il tiro deviato da Busio in rete. E infine, su una ripartenza da Bolt di Lasagna, riceve l’assist e scaraventa una sassata alle spalle di Romero. Tutto giusto, perché il Verona ha avuto altre occasioni e il Venezia, nonostante gli aggiustamenti di Zanetti, ha trovato il gol con la sola occasione del secondo round, una zuccata di Okereke, l’unico davvero pericoloso dei lagunari. Che adesso dovranno remare forte per portare la barca nel porto chiamato salvezza.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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28/02/2022 00:09
 
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Roma all'ultimo assalto:
decide un rigore di Abraham al 99’.
Ma lo Spezia non ci sta

In 10 dalla fine del primo tempo per l’espulsione di Amian per doppia ammonizione,
i liguri resistono fino ai secondi finali. L'inglese risolve dal dischetto


Andrea Pugliese


Ci vogliono almeno dieci palle gol e 4 pali prima che la Roma riesca a sbloccare la partita ed a vincerla. E lo fa in un finale thrilling, con un rigore concesso sulla doppia traversa finale e Abraham che realizza al nono minuto di recupero. La vittoria giallorossa è meritata per quanto prodotto nel corso di tutta la partita, ma le tante occasioni fallite devono far riflettere. Non si può sprecare tanto e rischiare di non vincere una partita dominata a lungo. Lo Spezia, invece, ha tenuto caparbiamente, dovendo giocare anche tutta la ripresa in dieci per la doppia ingenuità di Amian, che ha lasciato in dieci la squadra di Motta quando i liguri se la stavano anche giocando.

PALLEGGIO E VERTICALITÀ — Thiago Motta preferisce Agudelo a Gyasi in attacco, optando per un centrocampo più difensivo con Sala al posto di Maggiore. Mourinho, invece, decide di avere più qualità in fascia e a sinistra manda in campo il giovane Zalewski, con Vina e Maitland-Niles relegati entrambi in panchina. La Roma però finisce con il giocare quasi sempre dall’altra parte, a destra, dove però Karsdorp come al solito sbaglia tanti appoggi e cross. La Roma riesce a sfondare spesso, trovando la profondità in più di un’occasione, anche perché l’assetto centrale dello Spezia non trova mai gli equilibri giusti. I due trequartisti giallorossi (Pellegrini e Mkhitaryan) creano scompiglio nelle idee di Motta, con Kiwior spesso sulle tracce di Pellegrini e Nikolaou costretto spesso ad uscire sull’armeno. Ne vengono fuori equilibri labili, dove i giallorossi si infilano spesso. I primi brividi li portano Mancini di testa e un tiro molle di Pellegrini, poi è ancora il capitano giallorosso ad andar via in mezzo ed a colpire un palo clamoroso da fuori area (con Provedel poi bravo su Abraham). In mezzo la giocata strepitosa di Verde, che con un pezzo di alta classe sfiora il gol sul palo opposto. L’ex giallorosso era partito a sinistra, poi Motta lo ha spostato a destra per permettergli di rientrare con il piede forte. I liguri sono anche costretti a rinunciare quasi subito a Sala per un problema muscolare (dentro Maggiore dopo 12’ di gioco), ma più in generale non riescono mai a trovare Nzola ed a mettere il centravanti francese in condizione di essere pericoloso. Dall’altra parte, invece, Abraham fatica a rendersi pericoloso e quando ha la palla giusta (19’), la lavora bene, ma il tocco di giustezza finisce di poco fuori. Poi nel finale la doppia follia di Amian, che prima smanaccia il volto di Zalewski (prendendo un giallo che poteva essere anche rosso) e poi ferma una ripartenza di Pellegrini con un trattenuta plateale, che porta Fabbri al secondo giallo ed alla conseguente espulsione.

FINALE THRILLING — Allora Motta manda dentro Ferrer per Verde e si riposiziona con un 4-4-1, Foti invece opta per Zaniolo al posto di Mancini, passando ad un 4-3-3 superoffensivo, addirittura con Zalewski a fare il terzino sinistro. La pressione della Roma è subito forte, con Abraham vicino al gol di testa e Cristante che coglie il palo da fuori. Ma lo Spezia l’occasione per passare se la costruisce in contropiede, con Nzola che va via a Zalewski e Rui Patricio a dire di no. Poi inizia il festival dei gol mangiati in casa giallorossa: prima Pellegrini sbaglia un rigore in movimento, poi Veretout calcia al lato a tu per tu con Provedel. Gli errori sotto porta dei giallorossi iniziano ad essere davvero tanti, con i minuti che scorrono e la partita che non si sblocca. Motta allora butta dentro Gyasi per non far sentire troppo solo Nzola, Foti si gioca invece la carta El Shaarawy, con i giallorossi che ora sono in campo con sei giocatori che di professione fanno gli attaccanti. Nzola spreca un’altra buona occasione, Zaniolo calcia altissimo dalla distanza, Provedel è ancora bravo su Pellegrini. Poi succede di tutto: Reca regala un pallone a Abraham, che a tu per tu con Provedel si divora il gol del vantaggio (nel tentativo di servire Pellegrini), poi Zaniolo impegna ancora Provedel e ancora Pellegrini da fuori sfiora l’incrocio. Oramai è un assedio, ci provano anche El Shaarawy e Mkhitaryan, invano. L’ultima mossa è allora Shomurodov per Zalewski, con El Shaarawy che scala a fare il terzino. Una punizione di Pellegrini esce di un soffio, Mkhitaryan in area salta tutti, ma proprio Pellegrini e Abraham non riescono a insaccare in extremis il gol della vittoria. Ma non è finita, con i giallorossi che prendono una doppia traversa di Zaniolo su angolo. Sul colpo di testa di Zaniolo c’è però un calcio in faccia ricevuto da Maggiore, rigore concesso con l’ausilio del Var, con Abraham che dal dischetto insacca al 54’. È un finale thrilling, ma a conti fatti una vittoria strameritata da parte della Roma.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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28/02/2022 00:13
 
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Fabian Ruiz, perla all'ultimo secondo!
Il Napoli doma la Lazio e aggancia il Milan in vetta

La squadra di Sarri parte meglio e spreca due occasioni favorevoli,
poi nella ripresa la zampata di Insigne, il pari di Pedro e la pesantissima rete dello spagnolo


Nicola Berardino


Il Napoli risale in vetta alla classifica che aveva presidiato nelle prime quindici giornate ed affianca il Milan. E lo scontro diretto di domenica prossima al Maradona è già all’orizzonte. All’Olimpico la squadra di Spalletti si libera della delusione del flop col Barcellona in Europa League, si impone sulla Lazio all’ultimo soffio del recupero finale di 4 minuti con un gol di Fabian Ruiz dopo che allo sprint, verso il 90’, Pedro aveva pareggiato la rete di Insigne. La squadra di Spalletti è abile a capitalizzare gli episodi chiave al cospetto di una Lazio che recrimina sulle occasioni da rete non finalizzate anche per la bravura di Ospina.

DIFESE IN GUARDIA — Rispetto alla formazione schierata giovedì contro il Porto, Sarri apporta una sola novità: nel tridente torna Zaccagni (squalificato in Coppa) e viene preferito a Pedro. Due cambi nel Napoli dopo il ko col Barcellona. Spalletti opta per il 4-2-3-1, riporta tra i pali Ospina, titolare in campionato, e inserisce Politano sulla destra della trequarti, così Elmas parte dalla panchina. Osimhen confermato dal via. Il nigeriano cerca subito lo scatto verso l’area, ma vien arginato da Patric. Sin dal primo spunto a rete l’attaccante azzurro diventa bersaglio degli ululati della curva laziale che non risparmia anche i cori ormai tristemente rituali contro la formazione azzurra. Nel mirino anche Lotito: ennesimo capitolo nella contestazione verso il presidente della Lazio.

Scatta in avanti la squadra di Sarri. A lato due tentativi insidiosi con Luis Alberto e Immobile. Applausi per un tiro a volo di Anderson: alto. Si rilancia il Napoli. Strakosha anticipa il colpo di testa di Osimhen: duro impatto tra il portiere e il centravanti che resta a terra e si fa soccorrere dai sanitati a bordo campo prima di riprendere a giocare. Al 24’ Strakosha si allunga per deviare un colpo di Zielinski. Altri problemi per Osimhen in seguito a uno scontro con Marusic che lo anticipa al tiro: il nigeriano che gioca con una maschera protettiva dopo esser stato controllato dal medico torna al suo posto. Ci riprova Luis Alberto a sbloccare la partita. Ribattuta una conclusione di Insigne. Preme la Lazio: al 41’ slalom di Milinkovic, Ospina sventa. Si sgancia in progressione Immobile, fermato da Koulibaly. Il primo tempo si conclude sullo 0-0.

IL COLPO VINCENTE — Nel secondo tempo la Lazio aumenta la pressione offensiva. Al 7’ Opsina si oppone a una botta di Felipe Anderson. Tre minuti dopo il portiere del Napoli neutralizza un tiro di Immobile e al 14’ vigila su un colpo di testa di Milinkovic. Al 12’ Spalletti inserisce Elmas al posto di Zielinski. Ospina para un colpo di testa di Milinkovic. Al 17’ il Napoli coglie l’attimo giusto per portarsi in vantaggio. Sbaglia un disimpegno difensivo Patric. Si inserisce Elmas che appoggia su Insigne. Il destro del capitano è angolato e non dà scampo a Strakosha. La Lazio accusa il colpo. Sarri fa entrare Pedro al posto di Felipe Anderson. Al 24’ il Napoli va ancora in gol ma il bis di Insigne viene annullato per fuorigioco passando dal Var. Scintille tra Rrahmani e Radu: ammonito il laziale. Che subito dopo viene sostituito da Hysaj. Al 34’ Strakosha respinge in uscita su Politano. Doppio cambio nel Napoli: Lobotka e Ounaa per Demme e Politano. Ospina fa scudo pure su un tiro di Pedro. Due sostituzioni anche nella Lazio: Acerbi e Basic rilevano Patric e Leiva. Al 43’ l’assalto della squadra di Sarri va a segno: su un pallone ribattuto si avventa Pedro che da fuori area con un sinistro a volo angolato fulmina Ospina.

Ma la partita non finisce qui. C’è il colpo di coda del Napoli che a pochi secondi dal termine dei quattro minuti di recupero va prendersi i tre punti con un sinistro chirurgico di Fabian Ruiz dalla distanza dopo una strategica incursione di Elmas. Si gioca altri due minuti: Juan Jesus rileva Insigne. Fa festa il Napoli di nuovo capolista. Per la Lazio la beffa più cocente.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Riecco la vera Atalanta:
doppio Koopmeiners e poker alla Samp

Dominio totale della Dea: Pasalic, che all'ultimo ha sostituito l'infortunato Malinovskyi,
apre le marcature dopo 6', poi doppietta dell'olandese e rete di Miranchuk



Torna al successo l'Atalanta, che liquida in scioltezza (4-0) una Sampdoria sostanzialmente inesistente. Nonostante le numerose assenze, la Dea ha dominato contro una squadra apparsa troppo rassegnata, anche se i punti salvezza dovranno arrivare da altre partite.

PROTAGONISTA INATTESO — La Dea perde Malinovskyi nel riscaldamento per un problema muscolare, ma il suo sostituto nella formazione, il croato Pasalic, sblocca subito la partita con un colpo di testa al 6' su cross di Freuler dopo un brutto disimpegno della Sampdoria. L'ex giocatore del Milan sarà protagonista fino alla fine, divorandosi un comodo gol di testa e colpendo un palo nel finale.

Il monologo dell'Atalanta continua: il raddoppio arriva al 29' con Koopmeiners, ben servito da Pessina. Cambia il risultato, ma non il tema della partita, con la Samp incapace di qualunque reazione. Il tris arriva nella ripresa ancora con Koopmeiners e ancora di destro. L'olandese batte Falcone dopo un bel servizio di Miranchuk. Il russo, entrato molto bene in partita per Boga, trova anche la rete nel finale dopo una bella azione personale. La Samp è tutta in un gol annullato a Caputo per fuorigioco e in un'occasione sciupata dallo stesso attaccante ex Empoli. Musso ha toccato il pallone solo per respingere un innocuo tiro di Caputo, mentre Falcone con un paio di parate ha evitato un passivo più pesante.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2021/2022 27ª Giornata (8ª di Ritorno)

25/02/2022
Milan - Udinese 1-1
Genoa - Inter 0-0
26/02/2022
Salernitana - Bologna 1-1
Empoli - Juventus 2-3
Sassuolo - Fiorentina 2-1
27/02/2022
Torino - Cagliari 1-2
Verona - Venezia 3-1
Spezia - Roma 0-1
Lazio - Napoli 1-2
28/02/2022
Atalanta - Sampdoria 4-0

Classifica
1) Napoli e Milan punti 57;
3) Inter(*) punti 55;
4) Juventus punti 50;
5) Atalanta(*) punti 47;
6) Roma punti 44;
7) Lazio punti 43;
8) Fiorentina(*) punti 42;
9) Verona punti 40;
10) Sassuolo punti 36;
11) Torino(*) punti 33;
12) Bologna(*) punti 32;
13) Empoli punti 31;
14) Udinese(**), Sampdoria e Spezia punti 26;
17) Cagliari punti 25;
18) Venezia(*) punti 22;
19) Genoa punti 17;
20) Salernitana(**) punti 15.

(gazzetta.it)


19ª giornata: Udinese - Salernitana è per ora non disputata (per il forfait della Salernitana causa Covid-19), ma la decisione del
giudice sportivo di assegnare la vittoria a tavolino all'Udinese e un punto di penalità alla Salernitana è stata ribaltata in
appello ed ora è da recuperare.
20ª giornata: Bologna - Inter, Atalanta - Torino, Salernitana - Venezia e Fiorentina - Udinese non disputate
per forfait di almeno una delle squadre a causa del Covid, in attesa di ulteriori decisioni.
(*) una partita in meno
(**) due partite in meno
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Riecco Lautaro: tripletta!
L'Inter ne fa 5 alla Salernitana e torna in testa



Il Toro rompe il digiuno con una gran tripletta ispirata da un super Barella.
Dzeko chiude i conti nella ripresa con una doppietta.
Nerazzurri di nuovo primi, aspettando Napoli-Milan


Luca Taidelli

Altrimenti ci arrabbiamo. Reduci da prestazioni incolori (con inevitabili critiche), forse Lautaro e Barella in ritiro si sono visti il vecchio film con Bud Spencer e Terence Hill e hanno deciso di sfogarsi con la povera Salernitana. Resta il fatto che i due hanno scosso l'Inter dopo un mese nero, riportandola al gol, alla vittoria e in testa alla classifica, in attesa di Napoli-Milan (ma sempre col match da recuperare a Bologna). Tutto in una notte, perché sui due assist di un assatanato Capitan futuro il Toro è anche tornato a segnare una rete (poi diventeranno tre) che in campionato gli mancava dal 17 dicembre scorso, proprio nella trasferta di Salerno. Senza dimenticare la doppietta di Dzeko nella ripresa, i titoli se li prendono loro due ma tutta la squadra di Inzaghi è tornata a macinare un gran calcio. Se basterà per togliersi di dosso il torpore di febbraio, più che la trasferta di martedì a Liverpool (un Everest anche se ci fosse Barella, che invece è squalificato), lo diranno le sfide contro Torino e Fiorentina, prima della sosta. E della Juve...

LE SCELTE — Il supposto turnover di Inzaghi si riduce all’inserimento di Darmian a sinistra per Perisic, peraltro fermato da un affaticamento. Davanti ci sono Dzeko e Lautaro. Dietro non si toccano Skriniar, De Vrij e Bastoni, così come Barella, Brozovic e Calhanoglu in mezzo al campo e Dumfries a destra. Con Ribery out e Bonazzoli recuperato solo per la panchina, Nicola punta su un 4-2-3-1 con Djuric terminale offensivo e il trio Kastanos, Mousset e Verdi davanti alla coppia Coulibaly-Ederson. In mezzo alla difesa ci sono Dragusin e Fazio.

PRIMO TEMPO — Un mese nero lascia inevitabili scorie. Così l’Inter carica subito a testa bassa, ma senza lucidità. Tanto che al 4' deve benedire Verdi che tutto solo davanti ad Handanovic sballa il sinistro dopo un contropiede innestato da un lancio di 60 metri di Mousset che inspiegabilmente spalanca la strada a Djuric, bravo a rifinire per l'ex Torino. Scampato il pericolo, i nerazzurri però riprendono l'assalto alla porta di Sepe. Lautaro ci prova in tutti i modi, ma il colpo di testa è centrale, il destro sbatte sul portiere e il sinistro fa tremare la traversa per un minuto. L'assist era di Barella, che al 23' si ripete con un gran filtrante. Stavolta il Toro trova l'angolino che fa esplodere la pentola a pressione che è il Meazza. L'Inter ha il sangue agli occhi e non molla l'osso. Uno scatenato Barella pesca ancora a centro area Lautaro, che stavolta svirgola ma un minuto dopo costringe al volo Sepe su una sventola di destro. Nicola ci prova invertendo Verdi e Kastanos, ma i due aiutano poco Coulibaly ed Ederson, mentre Mousset dopo un avvio promettente viene fagocitato da un Brozovic tornato calamita e lucido in regia. E quando la Salernitana prova ad alzare il baricentro, rischia in contropiede, con Ranieri che al 30' è miracoloso su Dumfries, cercato da Darmian dopo una galoppata di 40 metri. Anche i due esterni martellano che è un piacere, costringendo i campani ad allargare le maglie di una difesa lenta e poco protetta. L'Inter così la punisce ancora per vie centrali e sul solito asse. Corre il 39' quando Lautaro avvia un'azione che Brozovic e uno straripante Barella perfezionano per lo stesso Toro, che si infila tra Ranieri e Fazio e fa doppietta di sinistro.

SECONDO TEMPO — Nessun cambio nell'intervallo. E non varia nemmeno la ferocia dei campioni d'Italia, che al primo vero affondo calano il tris con il Toro scatenato, micidiale al 56' nell'anticipare Dragusin sul cross basso di Dzeko. Nicola prova a turare qualche falla con Zortea e Perotti per Verdi e Mousset. Ma il vantaggio ampio consente anche a Inzaghi di far rifiatare in vista di Anfield De Vrij, Darmian e Calhanoglu. Dentro Ranocchia, Gosens e Vidal. L'ex Atalanta impiega pochi secondi per guadagnare il fondo e mettere al centro una caramella che Dzeko deve solo scartare. Stessa scena qualche minuto dopo, ma con assist da destra di Dumfries. Al 69' è 5-0 e l'Inter ha segnato più gol che nella precedenti sette uscite. C'è spazio anche per Gagliardini e Correa (fuori Brozo e lo stesso Dzeko) in un finale da accademia, con i nerazzurri che continuano a divertirsi e a spingere - Correa si mangia tre gol e il Toro uno - e la Salernitana a fare da sparring partner, dando un senso alla notte gelida di Handanovic soltanto col colpo di testa di Djuric.

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Udinese, tre punti d'oro:
in 9' Deulofeu e Udogie stendono la Samp


Succede tutto nei primi 13':
lo spagnolo al 3' porta in vantaggio i friulani, che raddoppiano con l'ex veronese al 12'.
Passa un minuto e Caputo riapre il match ma nella
ripresa sono i bianconeri a sfiorare più volte il terzo gol.
Debutto di Giovinco coi blucerchiati


Francesco Velluzzi


L’Udinese acchiappa (2-1) il successo che serviva, sale a 29 punti e si allontana dalla zona a rischio. La Samp invece ci resta (a quota 26) eccome. Perché la squadra di Giampaolo, stordita dal doppio montante bianconero, firmato Deulofeu-Udogie in 9 minuti (tra il 3' e il 12'), riesce solo a ridurre lo scarto con Ciccio Caputo dopo un minuto. Ma si ferma praticamente lì. E incassa la quarta sconfitta (a fronte di due vittorie) sotto la guida del tecnico che ha sostituito D’Aversa. La partita la fa sostanzialmente la squadra di casa, condizionata stavolta più nel bene dal talento di Deulofeu che fa e disfa recupera e sbaglia, fa la grande giocata e poi si perde un attimo dopo, ma firma l’ottavo gol in questo campionato e trascina la squadra verso la salvezza, diventato il traguardo fondamentale per il club che in principio aveva qualche ambizione in più. Ma sarà dura lotta per la sopravvivenza anche per i blucerchiati che, stando alla prova offerta alla Dacia Arena, dovranno stare particolarmente attenti. E chiuderanno prima dell’ultima sosta con la Juve in casa e poi a Venezia.

PRIMO TEMPO — L’Udinese è nella formazione annunciata con i rientri di Udogie e Pereyra (promosso capitano) a tempo pieno, la Samp pure con Sensi dietro Quagliarella e Caputo. Nel 3-5-2 di Cioffi Pereyra spesso agisce libero, quasi dietro le punte, senza dare riferimenti e infatti dopo meno di tre minuti da una rimessa di Molina, il Tucu è imprendibile per Murru, serve Deulofeu che da campione dentro l’area confeziona il vantaggio. La Samp è ferma, lenta, non reagisce e dopo 12’ infatti becca il raddoppio. E’ ancora Deulofeu protagonista: dentro l’area non si capisce se voglia smistare a sinistra o tirare, fatto che sta su una deviazione la palla arriva a Udogie che non può fallire. E questa svolta sul suo gol (il secondo in A e di fila, dopo quello contestato contro il Milan a San Siro) non ci sono proprio dubbi. Passa meno di un minuto e la Samp approfitta di un’incertezza di Becao. Sul pallone lanciato da Bereszynski si avventa Caputo che fulmina Silvestri. La sfida è emozionante, si gioca. A dire il vero lo fa soprattutto la squadra di casa che regala anche azioni e scambi spettacolari, sfruttando la tecnica dei suoi uomini offensivi. La Samp mette poco la testa fuori e rischia, prima su Deulofeu, fermato da una deviazione in angolo e poi Walace sul quale è bravo Falcone a mettere in corner. La catena di destra con Molina che spinge funziona a meraviglia. E l’Udinese per 37-38 minuti sembra padrona. Poi il finale è tutto blucerchiato, perché l’aggressività che Giampaolo chiede finalmente si nota. Candreva fallisce di poco il pareggio, i compagni col suo aiuto guadagnano corner. E l’Udinese, un po’ rintanata con Arslan che,infatti, chiede di salire, soffre, ma si salva fino al terzo minuto di recupero.

RIPRESA — L’Udinese ricomincia all’attacco, la Samp sembra non riuscir a uscirne. Gioca bene nello stretto la squadra di Cioffi. La partita è più cattiva, il primo giallo della ripresa lo becca Walace (diffidato), poi Ekdal. Ma i bianconeri continuano a costruire occasioni: Pereyra manda alto di poco, Falcone si oppone ancora a Walace. Su corner di Deulofeu, Beto stacca ma colpisce la traversa. Giampaolo rimescola:dentro Sabiri, Vieira e pure Ferrari. Ma gli applausi li becca soltanto Arslan che lascia il posto a Jajalo dopo aver combattuto. Sensi agisce sostanzialmente da regista ma l’imbucata la Samp la trova solo una volta quando Caputo riesce a tirare trovando Silvestri. E’ pesante anche il giallo di Murru diffidato. Che poi esce per Augello, mentre Giampaolo tenta anche la carta Giovinco, che torna in Serie A dopo 7 anni, togliendo proprio Sensi. Cioffi ricorre al secondo cambio ed ecco riemergere Pussetto (Success è misteriosamente fuori anche dalla panchina) per Beto. Va andar fastidio Nacho, anche se non c’è tanto bisogno. La Samp non produce effetti speciali, mentre Deulofeu si becca un inutile giallo e spreca ancora il 3-1. Ma dopo quattro minuti di recupero, la squadra può andare sotto la Nord a festeggiare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Roma, ci pensa ancora Abraham:
1-0 all’Atalanta e aggancio al 5° posto

L'inglese è il match-winner come a La Spezia:
gol segnato al 32’ del primo tempo, sfruttando un assist di Zaniolo.
Nei minuti di recupero espulsi per doppia ammonizione De Roon e Mkhitaryan


Massimo Cecchini


Tutto è possibile, o quasi. La Roma rende piccola l’Atalanta, l’aggancia (ma la Dea ha una partita in meno) e va a dormire a soli tre punti dalla zona Champions League. Tutto questo grazie a un 1-0 santificato dalla rete di Abraham. I nerazzurri non perdevano all’Olimpio dalla stagione 2014-15, ma stavolta troppo poco hanno fatto per evitare un k.o. giunto alla fine di una gara poco spettacolare, che però i padroni di casa hanno capitalizzato con merito, davanti agli occhi di Totti, De Rossi e del c.t. Mancini, che in tribuna non si sono persi questa sfida dal sapore di Europa.

FATTORE Z — In avvio José Mourinho - non in panchina per squalifica - conferma la difesa a tre, preferendo Kumbulla al disponibile Ibanez, ma soprattutto affidando la fascia sinistra al ventenne Zalewski al posto di Vina, proprio come aveva fatto con lo Spezia. Ormai una promozione certificata, visto l’importanza che per i giallorossi riveste il match. Con Mkhitaryan ormai di fatto regista, la squadra contiene senza fatica i bergamaschi, che trae pochi frutti da un 4-2-3-1 distratto in difesa e assai spuntato in avanti, con Pessina, Koopmeiners e Pasalic non molto utili a innescare un Miranchuk chiamato a giocare da centravanti assai spurio. Ne consegue che nel primo tempo la Roma, quando riesce a saltare il primo pressing, sa spesso rendersi molto pericolosa, andando quanto meno a beneficiare di quei calci piazzati da cui di frequente spreme succo prezioso. Non è un caso che già al minuto 3 tocca a Musso deviare in volo un colpo di testa di Mancini innescato da un calcio d’angolo di Pellegrini. Negli spazi i giallorossi si muovono bene, e mentre il palleggio nerazzurro appare sterile (alla fine avranno più possesso palla: 65%), le ripartenze sono chirurgiche. Lo dimostra Zaniolo, che al 18’ e al 30’ impegna Musso in due parate non difficili. La partita è poco spettacolare. Zappacosta viene sostituito con Pezzella dopo aver preso una ditata in un occhio, ma l’Atalanta non decolla. Se si eccettua un tiro telefonato di Freuler bloccato da Rui Patricio, il pericolo maggiore per il portiere portoghese arriva da una mezza dormita di Karsdorp su una palla in area, che per poco non viene trasformata da Demiral. Morale: al 32’, da una sciocca palla persa al limite dell’area romanista, i giallorossi ripartono e Zaniolo manda in gol Abraham, bravo a liberarsi alle spalle di Palomino. È il vantaggio, meritato.

L’ORA DI MURIEL — Nella ripresa Gasperini punta subito su Muriel al posto di Pasalic, spostando Pessina a sinistra e Miranchuk a destra. L’avvio però è giallorosso, con una mischia a due passi dalla porta salvata da Pessina e Musso che deve uscire a valanga su Pellegrini lanciato a rete in solitario. Al 5’, poi, viene annullato un gola Zaniolo pescato in evidente fuorigioco. L’Atalanta, però alza il baricentro e, dopo una bella combinazione in area, Rui Patricio strozza il tiro di Freuler da due passi. Gasp cambia ancora: dentro Malinovskyi e Boga, fuori Koopmeiners e Pessina. La Roma tira fuori l’ottimo Zalewski, acciaccato, per mettere Vina, ma dopo i cambi il primo squillo è nerazzurro, con Malinovskyi che al 17’ impegna Rui Patricio. Il match si scalda e un minuto più tardi, su azione d’angolo, Mancini calcia fuori da buona posizione. La partita si fa più spezzettata. Mourinho si copre inserendo Veretout al posto di Zaniolo per infoltire il centrocampo. Al 35’, da una palla persa da Palomino, arriva una buona occasione per Abraham, che però sciupa non inquadrando la porta. Il difensore argentino esce per Djimsiti, mentre la Roma sostituisce Karsdorp, Pellegrini e Abraham per Ibanez, Oliveira e Felix. I giallorossi alzano il bunker confermando il 5-4-1 nato al momento della uscita di Zaniolo. Per questo Demiral finisce la partita da centravanti per provare a sfruttare le palle alte. Proprio il turco, infatti, al 45’ di testa impegna Rui Patricio in una facile parata. Finisce in una sorta di far-west, di cui fa le spese De Roon, espulso per doppia ammonizione. Stessa sorte capita a Mkhitaryan, che prende un secondo giallo a pochi secondi dalla fine per un fallo di mano volontario. Troppo tardi per qualsiasi cosa. Vince la Roma, perde l’Atalanta, anche se per entrambe il sogno Champions non è ancora sfumato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Anderson ispira la Lazio:
tris al Cagliari, Sarri vede l'Europa

Dopo il rigore di Immobile, il brasiliano serve a Luis Alberto il raddoppio e firma il tris.
Il quinto posto di Roma e Atalanta dista solo un punto


Stefano Cieri


Vittoria larga e convincente. La Lazio ritrova a Cagliari il sorriso dopo l’eliminazione in Europa League e il k.o. col Napoli. Successo netto e meritato, frutto di una prestazione quasi perfetta nel primo tempo e di controllo nella ripresa. La sblocca il solito Immobile, dal dischetto. E per lui è un gol storico, il 143° in A con la Lazio. Ora è anche (insieme con Piola) il miglior marcatore nella storia del club in campionato. L’attaccante poi finisce la partita in condizioni precarie per una botta al costato. Gli altri gol portano la firma di Luis Alberto e Felipe Anderson. Brutta doccia fredda, invece, per il Cagliari. Dopo la preziosa vittoria con il Torino la squadra di Mazzari fa tre passi indietro nella lotta per la salvezza. Secondo k.o. per i sardi in questo 2022, per mano ancora una volta di una squadra della capitale (l’altra sconfitta era arrivata all’Olimpico con la Roma).

APRE CIRO — Il primo tempo è un monologo laziale. Il Cagliari si fa vedere solo nell’ultima azione del recupero con un colpo di testa di Marin che finisce di poco fuori. Ma fino a quel momento in campo c’è solo la squadra di Sarri. Che si impadronisce del centrocampo fin dai primi minuti e non lo molla più. Il fraseggio stretto è finalmente sarriano, la Lazio attacca soprattutto per vie centrali grazie al gran lavoro dei due interni Luis Alberto e Milinkovic. Gli esterni Felipe Anderson e Zaccagni sono invece meno coinvolti, ma quando si mettono in azione anche loro creano problemi. Di fronte a questa supremazia tecnica e fisica il Cagliari dà l’impressione di non riuscire proprio a controbattere. Non che ai sardi manchino concentrazione e agonismo, ma quelli da soli non bastano a fermare i numeri dei laziali. Dopo i tentativi di Immobile (tiro di poco fuori) e Felipe Anderson (conclusione debole da ottima posizione) a sbloccare la gara ci pensa Immobile dagli 11 metri. Rigore concesso dal Var per fallo di mano di Altare su tiro di Luis Alberto. La Lazio non si ferma e continua a giocare come se si fosse ancora sullo 0-0. Va vicino al raddoppio Milinkovic con un colpo di testa che scavalca Cragno ed anche la traversa. Poi il 2-0 arriva grazie a Luis Alberto al termine di un’azione di contropiede che imposta lo stesso spagnolo per Immobile, il centravanti lancia Felipe Anderson che serve la palla a Luis Alberto per il più comodo dei tap-in.

CHIUDE FELIPE — La ripresa scivola via in maniera non troppo difforme dal primo tempo, anche se la Lazio cala un po’ il ritmo e il Cagliari prova ad avere una reazione. I sardi vanno vicini con Marin al gol che potrebbe riaprire la gara in apertura di ripresa, ma è comunque un episodio isolato nel contesto di una gara che per la Lazio è sempre in controllo. Mazzarri prova a riaprirla con i cambi: dentro Pavoletti e Carboni per Deiola e Altare, quindi anche Baselli per Pereiro (e nel finale Ceppitelli e Zappa per Goldaniga e Dalbert), ma l’inerzia della partita non cambia. La Lazio concede un po’ di campo al Cagliari, ma questo le consente di essere ancora più micidiale nelle ripartenze. Ne sprecano due o tre i biancocelesti, ma poi al momento giusto colpiscono ancora. Milinkovic intercetta una palla a centrocampo e lancia Felipe Anderson che si infila in area, supera due avversari e deposita in rete. La partita finisce lì. Il Cagliari si arrende e la Lazio amministra fino alla fine, anche se nel finale viene espulso Marusic per doppia ammonizione.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Genoa, con l'Empoli l'ennesimo pareggio.
La zona salvezza resta lontana

Di Portanova le occasioni migliori per sbloccare il punteggio,
soprattutto la botta messa sulla traversa da Vicario al 55’


Filippo Grimaldi


Alexander Blessin centra il sesto pareggio di fila in altrettante gare della sua gestione, ma per questo Genoa, che non va oltre lo 0-0, non è buona notizia. L’Empoli si salva, ottiene un punto pesante al Ferraris contro un avversario che non vince in casa ormai da 316 giorni e quest’anno ha ottenuto l’unico successo in campionato a Cagliari nel settembre scorso. Numeri da paura.

Lo zero a zero di Marassi fotografa alla perfezione l’andamento di una sfida che i padroni di casa hanno impostato con lo stesso vigore dell’ultima gara contro l’Inter, ma anche stavolta palesando evidenti limiti in zona offensiva. Andreazzoli, da parte sua, ha impostato una gara attenta, con Bajrami e Verre alle spalle di Pinamonti, cercando di resistere agli affondi rossoblù e chiudendosi con un efficace 5-3-2 nel finale.

PRESSIONE ROSSOBLÙ — Nel primo tempo, la gara è scivolata via secondo un canovaccio dunque almeno in parte atteso. Grande spinta del Genoa, l’Empoli che prova a infilarsi negli spazi, pronto ad approfittare di qualche errore rossoblù. Il Grifone parte su ritmi alti, ma la prima occasione da gol è degli ospiti con una punizione alta di poco sulla traversa di Bajrami (8'), che un attimo dopo (9') su un errore di Melegoni impegna Sirigu. Il Genoa mette intensità, l’Empoli soffre, ma c’è poca lucidità da parte della squadra di Andreazzoli, che resta troppo bassa, si affida ai lanci lunghi e davanti non ha grandi occasioni. Gli ospiti si lamentano per un contatto Maksimovic-Benassi in area genoana, murato in modo rude dal difensore genoano al momento della conclusione. Vicario, invece, è attento sul tiro di Badelj (15'), poi Asllani sulla riga sventa a porta vuota sul colpo di testa di Ostigard (sugli sviluppi di un angolo di Gudmundsson, con Vicario fuori posizione al 18’). E’ questa, la migliore occasione del Genoa nel primo tempo. Cresce la pressione dei padroni di casa: sugli sviluppi di un nuovo calcio d’angolo di Gudmundsson, Maksimovic stacca altissimo (20’) di testa: pallone sopra la traversa. Al 25’ Vicario è decisivo su Portanova (cross di Melegoni), poi Zurkowski rimedia, ma i padroni di casa manovrano bene sino alla trequarti, senza riuscire a finalizzare. Lascia qualche dubbio l’episodio al 32' del primo tempo – stavolta in area dei toscani -, quando Benassi tira la maglia di Portanova, ma Aureliano anche stavolta fa proseguire il gioco. Contatto al limite, il dubbio c’è.


CAMBIO DI PASSO — Nella ripresa, con l’uscita di Verre, La Mantia affianca Pinamonti nell’attacco empolese per mettere pressione sui centrali del Genoa. Vicario compie la seconda prodezza della giornata al 10' deviando il pallone sulla traversa sulla botta da fuori di Portanova. Blessin si gioca la carta Destro, cresce la pressione rossoblù, che però si incartano al limite dell’area. E neppure la vivacità di Amiri (trequartista al posto di Melegoni) e di Rovella cambia la situazione. Andreazzoli piazza Henderson alle spalle delle punte, Bandinelli va sull’esterno, e al 29' impegna Sirigu. Destro ci prova di testa (35'), ma l’Empoli – nel frattempo passato al 5-3-2 – soffoca il gioco, abbassa i ritmi e salva lo zero a zero in un finale nervoso, dove Stulac rischia grosso per un’entrata pericolosa su Ostigard. Aureliano lo grazia. Finisce 0-0.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Bologna e Torino ci provano, ma
davanti a Mancini al Dall'Ara finisce 0-0

Partita intensa, ricca di duelli, ma con poche occasioni da gol.
Ottima partita di Medel, Belotti fa a sportellate ma non sfonda


Mario Pagliara


Bologna e Torino portano a casa il classico punto che muove la classifica di entrambe. Un tempo a testa anche sul piano del gioco: più bello il Bologna nel primo tempo, si fa preferire il Toro nella ripresa. La bilancia delle occasioni è spostata verso la sponda granata: la squadra di Juric sbatte su due interventi miracolosi di Skorupski nel primo tempo, prima su Singo poi su Djidji, che salvano partita e risultato. Finisce senza reti.

SUPER SKORUPSKI — A metà della domenica meglio il Bologna sul piano del gioco, più pericoloso il Toro. Anzi, a dirla proprio tutta Sinisa Mihajlovic deve abbracciare il suo portiere, Skorupski, se all’intervallo non si ritrova sotto di almeno un gol. Perché l’episodio che mantiene questo Bologna-Torino sul filo dell’equilibrio corre lungo quei trenta secondi al minuto numero ventinove: Skorupski prima smanaccia un siluro al volo di Singo, poi sugli sviluppi dell’angolo riesce a intercettare con l’istinto del gatto un colpo di testa a botta sicura di Djidji. Prima e dopo questo break granata, è il Bologna a provare con maggiore insistenza a condurre la partita. Sansone gioca da falso nove, per sostituire l’assente Arnautovic, De Silvestri spesso si accentra per mettere in difficoltà la difesa del Toro sulle palle alte. Se le occasioni della squadra di Juric sono di quelle clamorose, meno pulite sono le due dei padroni di casa. La prima, al quarto d’ora, è una conclusione di Svanberg respinta col petto da Singo. La secondo porta ancora la firma di Svanberg, tiro sporcato in angolo dal ginocchio di Rodriguez. All’intervallo è zero a zero.

GIALLO MEDEL — Nel primo tempo si verifica anche un episodio che poteva cambiare la storia della partita. Skorupski e Medel sono nell’area piccola per battere un tiro dal fondo. Skorupski pone la palla sul punto di battuta e la tocca con il piede per Medel a mo' di passaggio corto. Medel raccoglie il pallone con le mani, risistemandolo e poi calciando. Mandragora protesta chiedendo un calcio di rigore: le immagini non chiariscono se Medel prende il pallone perché autorizzato dall’arbitro, e quindi a gioco fermo, o se commette una ingenuità da sanzionare con il rigore. Il dopo partita chiarisce che sarebbe stato rigore.

RIPRESA PIÙ TORO — Quando si riparte, il Toro dopo trenta secondi sfiora subito il vantaggio con un’invenzione di Brekalo: sfiora il palo. Nella ripresa Pobega cresce di condizione, e il Toro se ne avvantaggia riuscendo a conquistare un bel po’ di campo. Il Bologna smarrisce la fluidità di gioco della prima parte, ma ai granata manca lo spunto negli ultimi trenta metri dove pure prova a sfondare con Singo sulla destra e centralmente Pobega, ma senza creare mai veri grattacapi a Skorupski.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Caprari risponde a Piatek: la sfida vista
Europa tra Fiorentina e Verona finisce 1-1



I viola vanno in vantaggio al 10' con il polacco, ma al 20' i gialloblù trovano il pari su rigore.
Poi tante occasioni, ma il punto conquistato serve poco a entrambe


Pierfrancesco Archetti

Frenata per l’Europa. Mentre Roma e Lazio sabato avevano allungato, Fiorentina e Verona con questo pareggio perdono terreno. Due gol nel primo tempo, quando il Verona ha in mano la gara. Ma nella ripresa c’è più equilibrio e il risultato non cambia più.

BOTTA E RISPOSTA — La Fiorentina pensa di aver risolto subito i suoi problemi segnando già al 10’ con Piatek. L’azione nasce da un rilancio del portiere, Ikoné si fa stoppare il tiro da Casale ma la palla carambola su Ilic e il rimbalzo diventa un assist involontario per il polacco, al secondo centro in casa. Vincenzo Italiano, da giocatore anche capitano del Verona, conferma Terracciano in porta anche dopo il k.o. in coppa con la Juventus, posiziona Maleh a centrocampo dove manca lo squalificato Bonaventura e affianca al centravanti Piatek gli esterni Ikoné e Saponara. Ma nel primo tempo questi non riescono a dare profondità e vengono cambiati all’intervallo, mentre il Verona è dilagante sulla sinistra con Lazovic e Caprari. Così su un cross del serbo, Milenkovic colpisce Lasagna e l’inevitabile rigore viene trasformato da Caprari, al decimo centro stagionale. L’Hellas continua a comandare la partita ma manca il raddoppio soprattutto con Lasagna al 40’: lanciato da solo verso Terracciano, l’attaccante si fa deviare la conclusione dal portiere.

LE MOSSE — Igor Tudor recupera Casale e Günter in difesa, mentre al posto dell’infortunato Barak tocca di nuovo a Lasagna che compone il trio offensivo con Caprari e Simeone. Il grande ex non riesce a essere pericoloso. Italiano fa entrare subito dopo l’intervallo Callejon, Sottil e Duncan e la Viola acquista solidità. Quando esce Lazovic il Verona non riesce più a sfondare, le occasioni migliori sono della Fiorentina, ma Torreira, che non è un attaccante, ne manca tre. Il pareggio non si cancella più.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Show di rigori a Venezia:
il Sassuolo ne segna 3 su 3
e domina contro Zanetti

Raspadori segna in apertura, poi i penalty di Berardi e Scamacca,
quindi l’1-3 di Henry a fine primo tempo prima del terzo rigore di Berardi.
Nel finale Aramu è l’unico a sbagliare dagli 11 metri


Fabio Bianchi


Il Sassuolo passeggia su quel che resta del Venezia, che perde l’ennesima partita in casa. È dal 7 di novembre, esattamente 4 mesi, che non raccoglie tre punti al Penzo. E adesso per la salvezza si fa davvero dura. Prima di tutto perché la squadra di Zanetti, rivoluzionata (Busio, Cuisance e Johnsen out, Crnigoj e Caldara in panca) ha ripetuto gli stessi errori, e sembra una squadra arresa. Si risveglia solo, come gli capita speso, quando i buoi sono già scappati dalla stalla. Il Sassuolo, superiore per qualità e ritmo, superiore in tutto, vince una partita rocambolesca, con ben 4 rigori e una conduzione di Pairetto quantomeno discutibile. Ma vince senza dubbio con merito.

UN-DUE-TRE — La partita infatti sembrava finita prima ancora di cominciare. Al minuto due, alla prima azione del Sassuolo, Svoboda si è fatto ubriacare da Raspadori che poi trovava l’angolino. Dopo il vantaggio, il Sassuolo ha continuato a spingere con un Venezia che non riusciva mai a creare gioco, perdeva palloni per passaggi sbagliati e sembrava paralizzato dalla paura. Traorè solo davanti a Romero si faceva parare il tiro e qualche minuto su una punizione di Berardi, Aramu toccava con la mano in area. Pairetto non la vede ma il Var sì. Rigore firmato da Berardi. Pairetto non ha visto nemmeno la spinta ad Muldur a Henry ma poi, curioso, ha concesso senza esitazione il secondo penalty al Sassuolo per un presunto scontro tra Romero e Berardi lanciato da Kyriakopoulos. Ma l’attaccante s lascia palesemente cadere. Stavolta è Scamacca a firmare il 3-0. Il Venezia da qualche minuto ha cacciato i timori e ha reagito trovando il gol di Fiordilino, annullato per fuorigioco. Ma al minuto 35 riesce a bucare Consigli con un a zuccata di Henry. Consigli che poco dopo nega il 3-2 a Mateju.

REAZIONE MOZZATA — Nel secondo round il Venezia è entrato con un altro piglio e quando Fiordilino ha tirato a botta sicura ma Ferrari sulla traiettoria per caso ha deviato s’è capito che quando le cose vanno male possono andare peggio. È seguito il gol di Nsame annullato per fuorigioco con il Sassuolo che andava di ripartenza e spaventava Romero con Scamacca e Traorè. dal possibile 3-2 è arrivato il terzo rigore, il più limpido, per atterramento. Raspadori da parte di Svoboda, firmato da Berardi. Alla fine ha avuto un rigore anche il Venezia, cinque minuti dopo il fatto (Nsame atterrato) perché uno stordito Pairetto è stato richiamato ancora dal Var, ma Aramu lo sbagliava.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Morata-gol e Spezia battuto,
la Juve rinforza il quarto posto

Quattordicesimo risultato utile consecutivo per
la squadra di Allegri, e altra vittoria di corto muso.
Quarta sconfitta di fila per i liguri di Thiago Motta


Livia Taglioli


La Juve supera lo Spezia 1-0, taglia il quattordicesimo risultato utile consecutivo in campionato e rinforza la quarta posizione, con l’Atalanta che deve recuperare una partita ma ora è attardata a -6. Il gol della vittoria è realizzato da Morata, a segno dopo 21 minuti. Per lo spagnolo è la prima rete del 2022 in campionato: il suo ultimo centro risaliva allo scorso 18 dicembre, nel 2-0 contro il Bologna. Quarta sconfitta consecutiva invece per la squadra di Thiago Motta: è la prima volta in Serie A. La vittoria in serata del Milan riporta la distanza dal vertice a 7 punti, a 10 gare dal termine e con l'Inter che ha ancora un match da recuperare.

VLAHOVIC C’È, A SEGNO MORATA — Tornano in due, Rugani direttamente in campo dal 1’ e Bernardeschi in panchina, ma sono fuori Bonucci, De Sciglio e Dybala (Allegri ha parlato di un “problemino al flessore”) oltre ad altri sei già previsti (Chiesa e Kaio Jorge, McKennie e Zakaria, Alex Sandro e Chiellini). Centrocampo dunque obbligato con Arthur centrale e Vlahovic confermato titolare, per l’ottava gara su 8 nel mese trascorso a Torino. Allegri schiera un 4-3-3 elastico, che diventa 3-5-2 in fase di possesso, Lo Spezia parte con un 4-3-3 a specchio, che gioca con linee molto compatte e grande aggressività. E’ la Juve a fare la gara: la incanala su ritmi bassi ma imposta con buona intensità; lo Spezia pressa, strappa parecchi palloni in mezzo o sulla trequarti, ma non arriva praticamente mai al tiro. Fourneau tollera un gioco deciso, lo Spezia non arretra, la Juve indottrinata da Allegri tesse la sua tela con pazienza e al 21’ trova il corridoio giusto: Locatelli inventa il suo terzo assist, che Morata trasforma nel suo sesto gol in campionato, complice un rilancio errato di Provedel. Poi il copione non cambia, anzi i bianconeri abbassano un po’ il baricentro, come a voler attirare in avanti i liguri. Locatelli cresce e si conferma abile incursore, non solo nell’occasione dell’assist, Cuadrado si spolmona su e giù, perdendo un po’ di lucidità. Vlahovic lotta da par suo, ma ancora è servito poco e male. A mancare in casa bianconera sono un po’ di decisione nel tiro e un po’ di qualità nell’ultimo passaggio. Soprattutto il cross non viene quasi considerato come arma letale per innescare l’attaccante serbo.

PARTENZA COL BRIVIDO — Rientra in campo una Juve forse troppo rilassata. A suonare la sveglia ci pensa dopo 6 minuti Gyasi, che di testa raccoglie un cross di Verde e impegna Szczesny, che si accartoccia sulla linea e para la conclusione ravvicinata. Alza i giri la Juve, Nikolau stoppa una botta di Morata, i bianconeri tornano in sella al match. I liguri non si danno per vinti, Fourneau ora distribuisce generosamente gialli (anche a Bernardeschi, nel frattempo subentrato a Pellegrini, che dunque salterà la Samp), Szczesny non passa inosservato (leggi grande chance per Agudelo al minuto 80). Rispetto alla prima frazione la Juve rischia qualcosa di più, ma non smette di cercare il raddoppio, complice qualche fessura in più fra le linee liguri. Il gioco si fa meno macchinoso, i giocatori della Juve giocano meno spalle alla porta. Ma non per questo riescono a vedere spesso negli occhi Provedec. Anzi, col passare dei minuti devono guardarsi le spalle e far sempre trovare il muro pronto: lo Spezia non molla. Kean prende il posto di Vlahovic negli ultimi 5 minuti regolamentari: anche lui sarà utile nella diga con cui la Juve blinda il risultato, in un finale al cardiopalma, fra il forcing finale dello Spezia ma anche il raddoppio sprecato da Morata su assist di Cuadrado.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Milan, impresa a Napoli.
Giroud riporta il Diavolo davanti a tutti

Un gol del francese a inizio ripresa dà ai rossoneri i
tre punti che valgono il primato solitario in classifica:
l’Inter torna a -2 (con una gara in meno).
Prova di forza in chiave scudetto per gli uomini di Pioli


Marco Pasotto


Il profumo di scudetto ovviamente non può essere forte come quello di 34 anni fa, ma il Milan adesso può davvero respirarlo a pieni polmoni e con pieno diritto. Da qui alla fine ci sono ancora dieci curve e tutto può accadere, però questa è la candidatura più forte che il Diavolo potesse calare sul tavolo in un momento cruciale del torneo. A Napoli è impresa rossonera, al Diego Armando Maradona tutto vestito di azzurro finisce 1-0 e il Milan si riporta al comando del campionato. Con una esaltante novità rispetto alla vecchia classifica: stavolta è primato solitario. Controsorpasso sull’Inter andato a segno, sempre ovviamente con l’appendice della gara in meno giocata dai nerazzurri. Tutti avvisati, Juve compresa. Un Milan che si conferma regina delle sette sorelle – 21 punti in 10 incroci - nel match più importante, contro l’avversario più in forma di tutti nel 2022. Un risultato, tra l’altro, che riporta anche in parità gli scontri diretti con i campani, dato da non sottovalutare in prospettiva. Pioli, che batte per la prima volta in carriera Spalletti, in vigilia aveva assicurato che il derby di Coppa Italia non aveva sottratto energie, ma semmai ne aveva date di nuove. Ha avuto ragione.

LE SCELTE — Spalletti può schierare la miglior formazione possibile. Particolarmente importante il rientro di Lobotka in mediana dal primo minuto al posto di Demme. E’ l’unica novità rispetto alla vittoria di Roma con la Lazio. Nel tridente alle spalle di Osimhen confermato anche Politano, preferito a Elmas, con Zielinski a fare taglio e cucito tra attacco e mediana. Pioli ha finalmente ritrovato Ibrahimovic. Dopo un mese e mezzo ai box, solo panchina ovviamente per lo svedese. Davanti nuova chiamata per Giroud, alla settima consecutiva da titolare in un mese. Anche stavolta la novità (annunciata) è arrivata al centro della trequarti: dopo Krunic nel derby, ecco Kessie – un déjà vu – incaricato di martellare Fabian Ruiz. Messias a destra. Mediana quindi con Tonali e Bennacer, Kalulu al posto dell’infortunato Romagnoli. Il primo tempo di Napoli-Milan è un ottimo esempio di come una partita possa essere godibile e divertente anche senza troppe occasioni da gol: cronaca praticamente inesistente, ma spettacolo garantito dall’alta intensità. Da una fase difensiva di entrambe le squadre studiata al microscopio, dal disinnesco reciproco dei giocatori chiave con trattamenti mirati. E quindi: Zielinski su Tonali da una parte, Kessie su Fabian Ruiz dall’altra, Lobotka e Bennacer a ringhiarsi addosso togliendosi il respiro (meglio l’algerino comunque). Pochi i varchi veri riusciti a materializzarsi da una parte e dell’altra. Il Napoli ne è stato capace più che altro a destra grazie alle ottime intuizioni di Di Lorenzo e a Zielinski, che andava ad allargarsi nei territori di Politano. Il Milan sempre su quella fascia, con Leao come sempre devastante nel momento di puntare l’uomo – a volte anche due – e Hernandez che ha dosato saggiamente gli inserimenti per evitare voragini difensive.

APPROCCIO — Una partita a scacchi tatticamente bellissima da osservare, due squadre con un sistema simile e una differenza evidente: Napoli alla ricerca frequente di Osimhen, anche con lanci lunghi, Milan maggiormente portato alla manovra collettiva per provare ad armare Giroud. Come dicevamo, nei primi 45 occasioni reali pari allo zero. L’unico brivido – testa di Messias, super riflesso di Ospina – è stato azzerato da un fallo in attacco di Giroud. Per il resto, primi venti minuti tanto rabbiosi quanto improduttivi per il Napoli, che ha piantato le tende nella metà campo rossonera, e seconda metà di frazione decisamente più equilibrata, con i rossoneri che hanno alzato il baricentro e risistemato gli equilibri del match. Appunti spiccioli: proteste da una parte e dall’altra per un intervento di Koulibaly su Bennacer e Tomori su Osimhen, entrambi in area, Napoli che al 37’ si è ritrovato con i due centrali difensivi ammoniti. Nella ripresa il Milan si presentato in campo con lo stesso approccio del Napoli a inizio partita: convinto, cattivo, lucido. E in questo caso i frutti sono arrivati subito. Minuto numero quattro: punizione di Tonali, tiro di Kessie ribattuto, altro tiro – tiraccio – di Calabria destinato abbondantemente fuori e deviato furbescamente in porta da Giroud, lasciato solo da Rrahmani e Koulibaly. Il graffio del centravanti d’esperienza.

SCINTILLE — A quel punto la partita è stata stravolta e hanno iniziato a piovere occasioni da una parte e dall’altra, con gli azzurri che hanno caricato a testa bassa e allo stesso tempo hanno aperto ai rossoneri varchi fin lì chiusi a chiave. Pericoloso Osimhen, poi Bennacer, ma a spiccare è soprattutto l’imprecisione del Napoli sulla trequarti. Una pressione più di pancia che tecnica. A metà ripresa dentro Krunic e Rebic per Tonali e Giroud (infortunato), Elmas e Ounas per Politano e Insigne. Scintille Osimhen-Hernandez e ammoniti entrambi: il francese era diffidato, salterà l’Empoli. Nell’ultimo quarto d’ora può succedere praticamente di tutto perché salta qualsiasi logica tattica. Può pareggiare il Napoli, può raddoppiare il Milan, ogni azione vale potenzialmente un gol ma il Diavolo difende bene, senza mai smarrire la lucidità, e non concede più del lecito. Ounas va vicino al palo (31’), Osimhen sbatte contro Maignan (41’), Hernandez trasforma Ospina nell’uomo ragno (41’) e Saelemaekers si divora il due a zero. Cala il sipario, il Napoli torna dietro le quinte, il Milan resta sul palcoscenico a festeggiare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2021/2022 28ª Giornata (9ª di Ritorno)

04/03/2022
Inter - Salernitana 5-0
05/03/2022
Udinese - Smpdoria 2-1
Roma - Atalanta 1-0
Cagliari - lazio 0-3
06/03/2022
Genoa - Empoli 0-0
Bologna - Torino 0-0
Fiorentina - Verona 1-1
Venezia - Sassuolo 1-4
Juventus - Spezia 1-0
Napoli - Milan 0-1

Classifica
1) Milan punti 60;
2) Inter(*) punti 58;
3) Napoli punti 57;
4) Juventus punti 53;
5) Atalanta(*) e Roma punti 47;
7) Lazio punti 46;
8) Fiorentina(*) punti 43;
9) Verona punti 41;
10) Sassuolo punti 39;
11) Torino(*) punti 34;
12) Bologna(*) punti 33;
13) Empoli punti 32;
14) Udinese(**) punti 29;
15) Sampdoria e Spezia punti 26;
17) Cagliari punti 25;
18) Venezia(*) punti 22;
19) Genoa punti 18;
20) Salernitana(**) punti 15.

(gazzetta.it)


19ª giornata: Udinese - Salernitana è per ora non disputata (per il forfait della Salernitana causa Covid-19), ma la decisione del
giudice sportivo di assegnare la vittoria a tavolino all'Udinese e un punto di penalità alla Salernitana è stata ribaltata in
appello ed ora è da recuperare.
20ª giornata: Bologna - Inter, Atalanta - Torino, Salernitana - Venezia e Fiorentina - Udinese non disputate
per forfait di almeno una delle squadre a causa del Covid, in attesa di ulteriori decisioni.
(*) una partita in meno
(**) due partite in meno
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Salernitana, si fa sempre più dura:
col Sassuolo in 10 finisce 2-2

Granata avanti con Bonazzoli dopo 8’, poi le reti di Scamacca (20’) e Traoré (30’) ribaltano il match.
Nella ripresa, espulsione di Raspadori per doppio giallo, e poi pareggio di Djuric.
Nel finale, al 94’ clamorosa occasione fallita da Bonazzoli


Alex Frosio


Un pari non basta. Vale per la Salernitana, in vantaggio per prima ma in affanno fino alla fine, e vale per il Sassuolo, che rimane in dieci e vede sfumare la quarta vittoria consecutiva con cui si sarebbero spalancati orizzonti europei. L’approccio del Sassuolo sembra da gita al mare. Ed è tutto nella presa blanda di Consigli sul colpo di testa di Djuric: lascia lì il pallone e Bonazzoli irrompe per gasare l’Arechi. Ottavo minuto e la Salernitana è già avanti. Che la rincorsa sia possibile? La Salernitana ci crede, pressa alto – il gol è arrivato da un recupero di Ruggeri nella metà campo avversaria -, raddoppia ma in fuorigioco di Kastanos, tiene il campo con autorità intorno alla regia dinamica di Ederson.

CIABATTE — Poi però il Sassuolo si toglie le ciabatte e inizia a giocare. E come gioca. Al 20’ il pareggio: apertura di Berardi per Traoré, sovrapposizione di Kyriakopoulos e cross che cade tra i pali giusto per la testa di Scamacca, mollato da Fazio e non preso da Gyomber. Dodicesimo gol per il centravanti azzurro. La Salernitana si spegne, il Sassuolo macina. Al 30’ il sorpasso: percussione di Lopez, sempre magistrale nel risalire il campo, al largo da Traoré che salta Veseli rientrando e col destro fulmina Sepe. Diventa un monologo neroverde, anche perché l’uscita di Ederson per il meno mobile Radovanovic non aiuta. E arrivano occasioni in serie: destro largo di Traoré dopo aggancio maestoso di Scamacca in area, deviazione alta di Frattesi dopo un altro aggancio magistrale di Scamacca, gol annullato a Traoré per fuorigioco, destro centrale di Traoré dopo combinazione con Raspadori nei sedici metri.

RIPRESA — Si ricomincia con Zortea per l’emorragico Veseli e Perotti per Kastanos nella Salernitana, Tressoldi per Chiriches nel Sassuolo. La partita è sempre neroverde: Raspadori al 1’ e Scamacca al 4’ calciano sull’esterno della rete spaventando l’Arechi. Poi la gara cambia verso in 120 secondi, cioè l’intervallo in cui Raspadori si prende due ammonizioni, tra il 12’ e il 14’, per falli su Perotti e Radovanovic. Sassuolo in dieci, ma la superiorità numerica non aiuta comunque la Salernitana: Nicola la stimola con Mousset per Verdi e Ranieri per l’esausto Ruggeri. Il nuovo attaccante fa disperare i tifosi per i suoi tocchi maldestri. Di là invece Frattesi stimola di testa Sepe e al 32’ va vicinissimo al colpo del k.o.: il suo destro si stampa sulla traversa interna. La Salernitana si aggrappa a Djuric: al 28’ sfiora di testa il palo, al 36’ sempre in aria rianima la squadra incrociando su cross di Zortea. La Salernitana vuole crederci e Bonazzoli ha le due occasioni della speranza: al 45’ sinistro alto, al 49’ a porta spalancata il suo tiro viene intercettato da un gran tuffo di Consigli. Il 2-2 con questo Sassuolo sarebbe pure un gran risultato, ma con la classifica da risalire non può bastare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Erlic e Manaj rilanciano lo Spezia.
Al Cagliari non basta un super Cragno



La squadra di Motta torna a vincere dopo 4 k.o. di fila e si allontana dalla zona retrocessione.
Il portiere dei sardi para un rigore a Verde


Francesco Velluzzi

Con questo spirito ci si salva. Per lo Spezia quattro sconfitte di fila erano eccessive, serviva un cambio di rotta, una svolta vera. Un punto nelle ultime cinque gare, la vittoria che mancava dal 23 gennaio. Il pericolo a un passo. Thiago Motta ha scacciato gli incubi: due a zero (Erlic e Manaj) al Cagliari che ora si ritrova lui nell’incubo di non retrocedere dopo una partenza lanciata nel nuovo anno. La sconfitta in Liguria preoccupa decisamente più di quella subita la settimana precedente in casa dalla Lazio. Squadra involuta, incapace di imbastire un’azione offensiva e di creare un solo patema allo spettatore Provedel, operoso solo per qualche buona uscita alta. Mazzarri incartato da Motta che ha piazzato Kiwior difensore aggiunto davanti ai quattro e ha scatenato il moto perpetuo dei giocatori più avanzati con Gyasi che ha fatto vedere le stelle a Lovato che la settimana prima aveva neutralizzato Immobile e Agudelo e Verde che hanno sempre il pieno di benzina. Lo Spezia sale a 29 e prima della sosta va a casa del Sassuolo per cercare la relativa tranquillità. Il Cagliari, inchiodato a 25, dovrà ospitare il Milan, ma la salvezza si conquista negli scontri diretti (tutti fuori) e quello di Spezia era fondamentale. Il Venezia è dietro, ma deve anche recuperare la gara con la Salernitana.

PRIMO TEMPO — La partita: in tribuna c’è Alberigo Evani, il vice c.t. di Roberto Mancini che deve testare la condizione e l’adattabilità di Joao Pedro, alla fine deludente. Le scelte di Motta portano all’esclusione iniziale di Manaj come punta centrale. Il tecnico spezzino disegna una formazione che davanti ai quattro difensori (a destra c’è Amian) ha Kiwior, che, poi, difensore è. Una sorta di 4-1-2-3. Maggiore e Bastoni agiscono più avanti, più liberi di spaziare, a sostegno di un tridente con Verde, Gyasi e Agudelo. Mazzarri unisce davanti Pavoletti e Joao Pedro, ma in mezzo non rinuncia alla fisicità di Deiola e per dare una maglia da titolare a Baselli perde il dinamismo di Marin. Dietro Altare, diffidato e più pesante, resta al suo posto con Goldaniga e Lovato. Si gioca senza che nessuno prenda il sopravvento. Partita brutta, sporca e cattiva con i padroni di casa che chiedono sanzioni per Pavoletti che i gomiti li usa eccome quando salta. Cragno ha gioco facile su timidi tentativi dello Spezia, deve ricorrere ai pugni su un corner velenoso di Verde che calcia in porta. Gyasi è attivissimo e pure Lovato fa fatica. Dopo 3’ Pavoletti abbatte Kiwior che riprende col turbante. Orsato non può evitare il giallo al centravanti del Cagliari, e 3’ dopo deve concedere il rigore, andando a rivedere al monitor un contatto tra Dalbert ed Erlic dal quale entrambi escono malconci. Inizialmente sembrava che l’arbitro veneto avesse indicato la rimessa dal fondo. Sul dischetto va Verde, un po’ titubante, ma Cragno si supera e respinge in tuffo. È lui il grande protagonista della gara perché dopo è strepitoso anche su Agudelo che ha una grande occasione sulla palla rubata da Gyasi a Grassi. Il Cagliari davanti si vede solo al 45’ con un tiro da fuori di Grassi e in mezzo al campo con una litigata di Joao Pedro con i centrali dello Spezia. Ammonito pure lui. La gara è nervosa, difficile, sporca, tosta. Nessuno vuole perderla. Anche se chi ci ha messo tutto per vincere nella prima parte è stato lo Spezia.

SECONDO TEMPO — E infatti la squadra di Motta rientra con lo stesso spirito che il tecnico aveva chiesto alla vigilia. Mazzarri lascia negli spogliatoi Dalbert sostituendolo con Zappa e spostando Bellanova a sinistra per avere più cross, ma dopo 10’ lo Spezia è in vantaggio: solito corner di Verde, Dalbert si perde Erlic che è sveglio, preciso e opportunista e insacca. Il suo secondo gol in campionato dopo quello al Verona. Mazzarri chiama i cambi: dentro Marin e Pereiro per aumentare il potenziale offensivo, subito dopo anche Motta sostituisce due punte: fuori Verde e Agudelo e dentro Manaj e Kovalenko. Sono i suoi innesti che fanno la differenza anche se Mazzarri aumenta ancora il tasso offensivo inserendo anche Keita e optando per il 4-2-3-1. Ma l’albanese Manaj ci mette appena sei minuti per far impazzire la curva Ferrovia: si gira da campione e batte Cragno. 2-0 e Picco in estasi con il pubblico che sventola le bandierine bianche distribuite in tribuna dove il presidente del Cagliari Giulini è una sfinge. Perché è consapevole che così non ci si salva.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Juve, la striscia continua:
doppio Morata e vittoria anche in casa Samp

Allegri in partenza rinuncia anche a Vlahovic, oltre agli otto assenti.
Senza di lui la squadra va a segno due volte:
autogol di Yoshida e calcio di rigore dello spagnolo, che bisserà nel finale.
Sczcesny respinge un tiro dal dischetto, di Sabiri il gol ligure


Livia Taglioli


Sotto gli occhi del c.t. Mancini, una Juve implacabile affonda la Samp già nel primo tempo di Marassi con due reti e nessun tiro in porta su azione. Un capolavoro di cinismo che porta le firme di Yoshida, autore dell’autogol che ha sbloccato la gara dopo 23 minuti e di Morata, che ha realizzato un calcio di rigore procurato da Kean. Un paio di parate di Szczesny completano il quadro di un primo tempo senza altre occasioni. Nella ripresa prima Sczcesny respinge un tiro dal dischetto di Candreva, poi Sabiri trova il gol su punizione, complice una deviazione di Morata, infine è lo stesso spagnolo a fissare il risultato sul 3-1 a favore dei bianconeri. E intanto la Juve non solo resta imbattuta nel 2022, ma infila anche il quindicesimo risultato utile consecutivo, mentre la Samp si arrende, dopo due vittorie casalinghe.

PRESENTI E ASSENTI — La Juve ha recuperato De Sciglio e Alex Sandro, all’inizio in panchina e dunque ha “solo” 7 assenti per infortunio (oltre ai tre lungodegenti Chiesa, Kaio Jorge e McKennie, sono out Chiellini, Bonucci, Zakaria e Dybala), cui si aggiunge Bernardeschi squalificato. Ma la notizia è la scelta di Allegri di iniziare rinunciando anche a Vlahovic, in panchina dopo 8 gare di fila giocate quasi per intero. La Samp risponde rispolverando Augello e Thorsby, al rientro dalla squalifica, con Sensi dietro alla coppia Quagliarella-Caputo.

UNO-DUE JUVE NEI PRIMI 45’ — Nel vento di Marassi parte decisa la Samp, la Juve prende subito le distanze, imponendo ritmo basso e ragionato alla gara. I bianconeri costruiscono dal basso ed allargano molto il gioco sulle fasce, ma non riescono a dar velocità alla manovra nei ribaltamenti di fronte, diventando prevedibili e mai insidiosi. Se la squadra di Allegri non sbaglia un colpo nella fase difensiva, in attacco si muove troppo su linee orizzontali, e non riesce a mandare al tiro nessuno. La Samp chiude bene ma non punge, il risultato è un primo spicchio di gara da colpo di sonno. Al 20’ il match si accende: la Samp costruisce un paio di situazioni potenzialmente pericolose in area bianconera, Sczcesny respinge il primo tiro nello specchio visto a Marassi, un minuto dopo passa la Juve: al primo affondo in velocità, al 23’ Cuadrado crossa in area per Kean, intercetta Yoshida che manda però alle spalle di Falcone. La Samp risponde con una conclusione angolata di Sensi deviata in angolo da Sczcesny, ma come alza il ritmo la Juve mette paura ai liguri. La prova: Kean parte in velocità e si fa tamponare da Colley in area. Al 34’ Morata dal dischetto spiazza Falcone di destro, realizzando il suo decimo gol stagionale. Allegri chiede ai suoi ordine, la squadra obbedisce e chiude il primo tempo sul 2-0.

SCZCESNY PARA-RIGORI — Si scalda Vlahovic all’intervallo ma la ripresa comincia senza sostituzioni. Anche il copione è lo stesso dei primi 45’: la Juve controlla e gestisce, rendendo del tutto innocua una Samp comunque ispirata. I bianconeri si vedono spesso in avanti, o con le folate dei suoi laterali o con qualche incursione più centrale. Ma le conclusioni a rete sono assai rare, così come le azioni realmente pericolose. Del resto il possesso palla a qualsiasi latitudine del campo viene privilegiato rispetto alle puntate in area. Col passare dei minuti, salvo un tiro di Caputo, la Samp appare sempre più rassegnata e la Juve più tranquilla nel dirigere il traffico. Al minuto 65 Vlahovic prende il posto di Kean, si rivede anche Giovinco al posto di Sensi. Cerca di servirlo con un pallone filtrante in area Locatelli, ma il passaggio è troppo forte. Un braccio in area di Rabiot viene punito col calcio di rigore, ma Sczcesny ribatte il tiro dal dischetto di Candreva, al 74’. E' il terzo rigore stagionale parato dal numero 1 polacco: nessun portiere dei maggiori cinque campionati europei ha fatto meglio. Dieci minuti più tardi Sabiri accorcia su punizione, complice una deviazione di schiena di Morata. Ma è lo stesso spagnolo a chiudere definitivamente il conto, all’88’: su cross di Locatelli colpisce di testa e manda alle spalle di Falcone, che tocca anche con un piede. La Juve festeggia, al Villarreal comincerà a pensare da domani.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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