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Campionato di Calcio Serie A 2019 - 2020. Tutte le partite - Calendario - Commenti.

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2020 23:36
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Hellas, carattere vero: Juric vola con Verre e Zaccagni, Genoa nei guai

Nicola si illude con il gol di Sanabria, nella ripresa il Verona domina e vince


Francesco Fontana


Perin para (quasi) tutto, Sanabria è in serata "sì", Romero è poco lucido in area e le scelte (quelle a sorpresa) di Juric, alla fine, pagano. Così il Verona passa 2-1 su un Genoa comunque generoso, dimostrando di avere qualcosa (se non molto) in più, soprattutto nel secondo tempo: decidono il rigore di Verre e il tap-in di Zaccagni, che firmano il sorpasso dopo il vantaggio di Sanabria (gran gol al 41').

LE FORMAZIONI — Juric cambia là davanti, dove lascia in panchina Pazzini, Di Carmine e Stepinski dando fiducia a Zaccagni come unica punta. Alle sue spalle spazio a Pessina e Verre. Centrocampo a quattro con Faraoni, Amrabat, Veloso e Lazovic, mentre in difesa - tra i pali Silvestri - ecco Rrahmani, Kumbulla e Gunter. Dall'altra parte, Nicola punta sulla coppia Pandev-Sanabria, mediana a cinque con Ankersen, Cassata, Schone, Sturaro e Barreca con Biraschi, Romero e Criscito nella solita difesa a tre. In porta c'è Perin, Radu va in panchina.

ANTONIO "ALLA HERNAN" — Dopo 15' di ritardo (righe del campo non regolamentari), si parte con il primo tempo. Meglio il Verona nel complesso, con Perin protagonista e strepitoso due volte: prima si oppone sul destro a botta sicura di Lazovic (16'), poi si allunga e con la manona vola a prendere la mezza rovesciata di Pessina (28'). Due parate che pesano come un macigno, perché quella famosa regola non scritta colpisce esattamente 13' dopo: "Chi sbaglia, paga", dicono. E infatti, al 41', il Genoa va: ripartenza letale con Cassata che serve Barreca sull'out di sinistra, cross in mezzo e Sanabria (il migliore dei suoi) anticipa tutti e con un esterno destro "alla Crespo" batte Silvestri sul secondo palo. Vantaggio quasi improvviso del Grifone, che però dovrà fare i conti con la pesante ammonizione di capitan Criscito (diffidato, salterà la Roma).

SORPASSO MERITATO — Nessun cambio all'intervallo, cambia solo il "look" di Sanabria, che rientra con la testa bendata per proteggere una ferita procuratasi durante l'esultanza. Hellas più in palla in avvio, così Nicola si copre scegliendo i muscoli di Behrami (graziato poi per un duro fallo su Amrabat, solo giallo per lo svizzero) al posto della tecnica di Schone, ma i piani vengono stravolti dal fallo (ingenuo) di Romero su Zaccagni al 9'. L'arbitro Mariani non ha dubbi, netto il rigore che Verre non fallisce: 1-1 e si ricomincia. Al 13' dentro Favilli per uno spento Pandev, ma il Grifone in attacco non si vede più. Così il Verona prende campo, possesso e punti, consegnati dal minuto 65: Rrahmani è bravo a bucare l'area di rigore e il suo sinistro - non irresistibile - beffa Perin (male in presa, rovinato un match da Super-Man). Pronto Zaccagni, che da bomber firma il più classico dei tap-in. Nel finale il Verona non corre rischi e porta a casa tre punti fondamentali che gli consegnano quota 25 (a -4 dalla zona Europa League), mentre il Genoa resta laggiù, con 14 punti. Nel prossimo turno Juric va a Bologna, per Nicola c'è la Roma.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La Juve domina e poi trema.
Ma batte la Roma ed è campione d’inverno con Demiral e CR7

Infortuni al ginocchio per il turco, autore del primo gol, e Zaniolo, fuori in lacrime.
Nella ripresa inutile gol di Perotti su rigore


Andrea Pugliese

La Juve è campione d’inverno e da Roma se ne torna a casa con una vittoria pesantissima, che la riposiziona in classifica davanti a tutti. La squadra di Sarri capitalizza al massimo gli errori iniziali dei giallorossi, soffre nel finale, ma alla fine torna a vincere all’Olimpico a sei anni di distanza dalla sua ultima volta (2014, con gol dell’ex Osvaldo). Ieri a marchiare la vittoria bianconera ci hanno pensato Demiral e Cristiano Ronaldo (su rigore), a cui ha replicato Perotti (sempre dal dischetto). Il dolore più grande per la Roma (e per la Nazionale) è però la perdita di Zaniolo fino al termine della stagione. Per lui probabile rottura del legamento crociato del ginocchio destro, in queste ore a Villa Stuart si sta decidendo quando (eventualmente) operarlo.

CINISMO BIANCONERO — Sarri davanti rinuncia al Dygualdo, lancia ancora un volta in mezzo Rabiot e Ramsey e dietro conferma Demiral per De Ligt. Fonseca invece non cambia nulla, resta con la difesa a 4 e se la va a giocare con gli stessi undici del k.o. con il Torino. Il problema per la Roma è che nei primi dieci minuti ne combina di tutti i colori, tra fase difensiva e d’impostazione. E quando sbagli con la Juventus, rischi di pagare sempre. Così dopo 3’ i bianconeri sono già avanti con Demiral (male Kolarov in marcatura) sugli sviluppi di una punizione laterale di Dybala, ed al 10’ Ronaldo raddoppia su rigore conseguente a un pasticciaccio di Veretout in fase d’uscita dal pressing bianconero. E bene era andata poco prima, con Florenzi a salvare in extremis su Ramsey un pallone che sarebbe stato un bocconcino prelibato ancora per Ronaldo. Insomma, per la Roma non poteva esserci partenza peggiore, per la Juve una dolce discesa verso il titolo di campione d’inverno. Anche perché in mezzo la squadra di Sarri ha tutti palleggiatori sopraffini (Pjanic, Rabiot e Ramsey) e una volta avanti di due reti, cambia il suo piano partita, congelando il match e cercando di far allungare la Roma per colpirla ancora negli spazi. In una partita maschia ma mai cattiva, sono costretti a lasciare il campo prima Demiral e poi Zaniolo. Dei due, il k.o. più preoccupante sembra quello del giovane romanista (con la faccia del c.t. azzurro Mancini in tribuna che è eloquente, in tal senso, in vista dell’Europeo): rottura del legamento crociato del ginocchio destro e stagione finita. Poi la Roma l’occasione per rimettersi in partita ce l’ha anche, ma il tiro di Pellegrini viene salvato sulla riga da Rabiot (il cui braccio è attaccato al corpo), mentre dall’altra parte Ronaldo mette ancora paura a Pau Lopez.

REAZIONE GIALLOROSSA — La ripresa giallorossa inizia con un carico di rabbia ed una serie di mischie che però non portano sostanzialmente a nulla. La Juve, invece, continua a giostrare come se fosse una fisarmonica: a volta si allunga, a tratti si accorcia, per cercare di gestire il possesso palla e trovare i corridoi dove andare. C’è un altro braccia di Rabiot in area su cui i giallorossi protestano, poi Fonseca si gioca la carta Cristante, di ritorno dopo due mesi e mezzo di assenza. Sarri, invece, per alleggerire la pressione alza il baricentro e vuole una Juventus più alta, soprattutto sulle rimesse dal fondo giallorosse. Il problema per la Juve però è che così facendo si spezza in due e proprio su questo atteggiamento prende il 2-1: prima il palo dice no a Dzeko, poi sugli sviluppi della stessa azione Szczesny salva due volte su Under dall’altra parte ma con la complicità del fallo di mano di Alex Sandro, con Perotti che dal dischetto (rigore chiamato dal Var) è glaciale. E allora per la Roma cambia anche la partita, mettendo paura alla Juve in un paio di palle alte (anche perché Pjanic intanto ha iniziato a sbagliare tanto). A sfiorare il gol di testa però è Cristiano Ronaldo, che ha il pallone per chiudere i giochi ma lo spreca al lato. A segnare il 3-1 è allora Higuain (subentrato nel frattempo a Ramsey) in una ripartenza a campo aperto, ma l’argentino è in leggero fuorigioco. Poi l’occasione d’oro per il pari ce l’ha Pellegrini in pieno recupero, ma calcia alto da ottima posizione. Finisce così, con la Juve a godersi il titolo d’inverno e la Roma a leccarsi le ferite per la seconda sconfitta consecutive casalinga. Da capire se fanno male più queste o il lungo stop di Zaniolo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Riscatto Parma: l'Europa ora è a un punto.
Lecce alla quarta sconfitta di fila



Le reti di Iacoponi e Cornelius mandano in orbita gli emiliani: salentini ancora sconfitti


Il colpo di testa di un difensore (Iacoponi) e la zampata di un panchinaro entrato in campo da appena due minuti (Cornelius) mandano in orbita il Parma, che cancella la disfatta con l'Atalanta e si porta a un solo punto dal Cagliari, sesto, ossia dalla zona-Europa League. Il Lecce, invece, incassa la quarta sconfitta consecutiva e perde l'occasione per allontanarsi dalla zona retrocessione, tenendo vive le speranze di Genoa, Brescia e Spal che inseguono.

QUANTI ERRORI — Primo tempo di rara bruttezza, con tanti errori, sia in impostazione sia nella fase di rifinitura, e nessun pericolo serio per i portieri. Tanti urlacci degli allenatori D'Aversa e Liverani e taccuino senza appunti rilevanti. Di occasioni serie (non cancellate da fuorigioco) neppure l'ombra, forse giusto un colpo di testa di Kucka in tuffo finito a lato. Poca roba. Il Parma ha fatto debuttare Kurtic sul lato sinistro del tridente, ma la fase offensiva dei padroni di casa è stata carente per la serata non brillantissima di Inglese e, soprattutto, di Kulusevski, ombra di se stesso per tutta la prima fase. Il Lecce è stato ordinato e compatto nei primi minuti, ma poi sono cresciuti gli errori (soprattutto di Tachtsidis) e anche in area parmense si sono visti parecchi pasticci. Liverani aveva l'alibi delle tante assenze (Calderoni, Majer, Tabanelli, Shakhov, Farias e Bleve infortunati, Benzar, Imbula e Lo Faso fuori per scelta tecnica) e il debuttante Deiola, da solo, non poteva certo incidere in modo profondo su una squadra che aveva raccolto un punto in quattro partite.

IL PARMA COLPISCE — Fare peggio del primo tempo era, onestamente, difficile. Infatti qualcosa di meglio si è visto subito in avvio di ripresa. Un illuminante inserimento di Kulusevski in area ha propiziato il tiro di Kucka, deviato in angolo da Gabriel. Un primo squillo. Immediata la replica del Lecce, con Sepe che ha imitato il collega e ha mandato in angolo una conclusione di Mancosu. Al Parma è bastato che si riaccendesse Kulusevki, dopo il black-out dei primi 45 minuti, per portare il panico in area leccese. Così, al 12' è arrivato il gol del vantaggio: angolo di Hernani e perfetto colpo di testa di Iacoponi. Liverani ha dovuto correggere la squadra: dentro Lapadula al posto di Mancosu, per dare più peso offensivo. Ma è stato più bravo (o più fortunato) D'Aversa, che ha trovato il raddoppio con l'appena entrato Cornelius, bravo a ribattere in rete la palla mandata sulla traversa da Kucka. Lapadula ha tentato un numero dei suoi per riaprire la gara, ma per il Parma non è stato difficile gestire i due gol di vantaggio. Anzi, negli spazi sono stati Kulusevski e Gervinho ad andare vicinissimi al 3-0.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2019/2020 19ª Giornata (19ª di Andata)

11/01/2020
Cagliari - Milan 0-2
Lazio - Napoli 1-0
Inter - Atalanta 1-1
12/01/2020
Udinese - Sassuolo 3-0
Fiorentina - Spal 1-0
Sampdoria - Brescia 5-1
Torino - Bologna 1-0
Verona - Genoa 2-1
Roma - Juventus 1-2
13/01/2020
Parma - Lecce 2-0

Classifica
1) Juventus punti 48;
2) Inter punti 46
3) Lazio(*) punti 42;
4) Atalanta e Roma punti 35;
6) Cagliari punti 29;
7) Parma punti 28;
8) Torino punti 27;
9) Verona(*) e Milan punti 25;
11) Napoli e Udinese punti 24;
13) Bologna punti 23;
14) Fiorentina punti 21;
15) Sassuolo e Sampdoria punti 19;
17 Lecce punti 15;
18) Brescia e Genoa punti 14;
20) Spal punti 12;

(*) Lazio e Verona una partita in meno.
Lazio - Verona spostata al 05/02/2020 per esigenze di calendario (finale di Supercoppa a Riad).

(gazzetta.it)
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Super Immobile, Lazio da urlo: Samp distrutta.
E sono 11 vittorie di fila!

Tre gol per il bomber, gloria anche per Caicedo e Bastos.
Biancocelesti a -1 dall'Inter, impegnata domani a Lecce, e a -3 dalla Juve


Nicola Berardino


Undicesima vittoria di fila in campionato per la Lazio, che si porta a un punto dal secondo posto in attesa della gara dell’Inter di domani a Lecce. Senza discussione il 5-1 alla Sampdoria, che va al tappeto già in avvio di partita: tre gol dei biancocelesti in 20 minuti. Apre Caicedo, poi due reti di Immobile a dettare un supremazia consolidata nella ripresa dai gol di Bastos e ancora di Immobile. Tripletta per il capocannoniere del campionato, ora a quota 23 gol. Una prova spettacolare della Lazio per incorniciare pure il centesimo successo di Inzaghi, che sale a 183 presenze sulla panchina biancoceleste, affiancando Tommaso Maestrelli, il tecnico dello scudetto del 1974. Sampdoria impietrita dai ritmi e dalle giocate biancocelesti: il gol di Linetty alla fine è solo una magrissima consolazione in un pomeriggio tutto da dimenticare.


TRIS LAZIALE IN 20' — Inzaghi recupera Correa, che però parte dalla panchina: confermato Caicedo al fianco di Immobile. Jony rileva lo squalificato Lulic sulla corsia di sinistra. Patric dà il cambio a Luiz Felipe in difesa. All’ultimo Ranieri deve rinunciare a Quagliarella, alle prese con fastidi al flessore: l’attaccante va panchina, al suo posto c’è Caprari. In difesa torna Colley. Alla prima azione Sampdoria subito al tiro con Linetty: para Strakosha. Al 4’, la replica della Lazio: rasoterra di Luis Alberto di poco a lato. Ed al 7’ i biancocelesti si portano in vantaggio: azione insistita di Immobile che si libera di Chabot e conclude a rete, sulla ribattuta di Audero si scaglia Caicedo, che sfugge a Colley e insacca. Quinto gol in campionato per l’ecuadoriano. Al 17’ il raddoppio della Lazio con Immobile su rigore (mani di Murru). E al 20’ il capocannoniere del campionato segna ancora: lancio lungo di Acerbi, slalom in area dell’attaccante, che supera anche Audero prima di calciare a rete. Salgono così a undici le reti rifilate da Immobile alla Samp in Serie A. Lazio irrefrenabile, la formazione di Ranieri non riesce a reggere il passo. Al 26’ Luis Alberto cerca il gol direttamente su calcio d’angolo. La Samp riemerge al 36’: Strakosha devia in angolo un tiro di Caprari. La Lazio abbassa il ritmo, la formazione di Ranieri si rilancia. Ma al 44’ è Audero ad opporsi a una parabola di Luis Alberto dopo una chance di Acerbi. Biancocelesti all’intervallo tra gli applausi.

TRIPLETTA DI IMMOBILE — Nella ripresa Ranieri comincia con Ekdal al posto di Jankto. Al 4’, Inzaghi inserisce Bastos: Radu risente di una botta al petto appena ricevuta. E proprio l’angolano, servito da Leiva, va a segnare il quarto gol in una sua incursione in area: secondo gol di fila per l’angolano, a segno anche martedì in Coppa Italia contro la Cremonese, per siglare un atro 4-0. Al 13’ Adekanye dà il cambio a Caicedo, applauditissimo dal pubblico. La Lazio continua a spingersi in avanti. Ancora al tiro Luis Alberto: deviato in angolo. Al 17’, secondo cambio nella Samp: fuori Murru, dentro Augello. Chiffi passa dal Var per un mani di Colley nell’azione precedente e concede il rigore alla Lazio. Al 20’ al dischetto Immobile porta a cinque i gol con la sua tripletta.Salgono così a dodici le reti rifilate da Immobile alla Samp in Serie A. Inzaghi avvicenda Acerbi con Vavro. A 25’ va segno anche la Sampdoria: Linetty infila dopo una respinta di Strakosha su un tiro di Gabbiadini. Che poi viene sostituito da Bonazzoli. Al 29’, espulso Chabot per aver atterrato Adekanye lanciato a rete: così la Samp resta in dieci. Al 35’, su assist elegante di Luis Alberto, Immobile sfiora il suo quarto gol. E al fischio finale, Olimpico in festa per i biancocelesti sempre più in alto, a passo di record. E Simone Inzaghi lancia il pallone al figlio Lorenzo per andare a segnare anche lui sotto la Curva Nord.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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L'uragano Boga stende il Torino.
Il Sassuolo torna a vincere dopo due mesi



De Zerbi ribalta i granata nella ripresa con le reti dell'ivoriano e di Berardi
dopo il vantaggio piemontese nel primo tempo grazie all'autogol di Locatelli.
Nel finale traversa di Millico


Mario Pagliara

C’è un Boga scatenato a frenare la rincorsa del Toro: nella serata di Reggio Emilia, il Sassuolo raccoglie in rimonta quella vittoria in casa che le mancava dall’8 novembre e si rialza dopo tre sconfitte consecutive. Boga è l’assoluto protagonista: un gran gol all’incrocio e l’assist per il due a uno di Berardi. Il Toro invece ha da mangiarsi le mani, dopo aver messo un piede avanti grazie all’autogol di Locatelli (su tiro di Rincon) e aver sprecato con Belotti e Verdi più volte il colpo del k.o.

TRE CONTRO QUATTRO — Se si osservano le premesse della notte del Mapei, l’impressione è che ci siano tutte le condizioni per una serata di spettacolo. Quattro giocatori offensivi per il Sassuolo, tridente per il Toro: lungo la via Emilia c’è una sfida di attaccanti dall’elevato tasso di interesse. Perché Mazzarri non rinuncia a Verdi, Berenguer, Belotti; De Zerbi rilancia il suo 3-4-2-1 con Boga, Traoré, Berardi alle spalle di Caputo. E la serata è senza dubbio divertente.

SVEGLIA RINCON — Il Sassuolo non pecca certo di ordine e regolarità, ma di fronte si ritrova in avvio un Toro bello compatto che concede poco, anzi pochissimo. Nei primi 20' la squadra di De Zerbi si fa preferire sul piano del palleggio, commettendo l’errore (grave) di svolgere spesso un puro esercizio stilistico. Così fino al ventesimo: se non ci fosse stato un errore di Aina (lancia Boga in contropiede, Nkoulou salva alla disperata), il film della partita si sarebbe archiviato anche senza occasioni. Ci pensa Rincon a rompere il giro palla del Sassuolo. Minuto 20: assist di Verdi su calcio d’angolo, botta al volo di Rincon, sporca Obiang, Locatelli accompagna in rete – la deviazione è decisiva - e spiazza Consigli. Il General granata poco dopo si farà ammonire: era diffidato, salterà Torino-Atalanta (come Aina).

CAPUTO VS BELOTTI — È il punto di svolta della gara, il momento in cui tutto cambia. Il Sassuolo ci mette temperamento, il Toro risponde colpo su colpo, il risultato è un primo tempo che finisce in crescendo. Diventa anche il confronto tra Belotti e Caputo. Il Gallo ha due occasioni (Consigli coi pugni prima, diagonale a lato il secondo), Caputo invece si trova sulla sua strada il solito gigantesco Sirigu (29’). Il Toro, pur soffrendo sulla sua sinistra dove Berardi doppia sempre Aina, segna anche il secondo gol (al 31’, colpo di testa di Izzo su angolo di Verdi), ma la palla era già uscita e il gioco era fermo. E quando il primo tempo volge al tramonto, Verdi si divora il più incredibile dei gol: assist perfetto di Belotti, Verdi prova l’acrobazia a due passi dalla porta con Consigli battuto e s’incarta. Erroraccio.

MERAVIGLIOSO BOGA — Il secondo tempo si apre con l’occasione del colpo del k.o. sulla testa di Belotti, ma la zuccata del Gallo è di pochi centimetri fuori. A questo punto, la benzina del Toro sembra essere agli sgoccioli e il Sassuolo comincia a crescere in maniera vistosa. De Zerbi alza i giri del motore e al possesso palla della prima parte della gara aggiunge anche l’incisività e la pericolosità. Nel frattempo Mazzarri toglie dal campo uno spento Verdi, dentro Laxalt. Ma ora gioca solo il Sassuolo e il pari è una logica e meritata conseguenza: arriva al 16’ su un meraviglioso e potente arcobaleno uscito dai piedi di Boga dai trenta metri all’incrocio. Imparabile. Il Sassuolo non si accontenta, e continua a spingere. Sirigu deve allungarsi su Locatelli (21’) per non capitolare, ma il portierone del Toro non può nulla sulla fucilata di Berardi (28’) su cross ancora di Boga. Mazzarri mette dentro il giovane Millico per Djidji, Meité per Rincon: prova il tutto per tutto. Il classe Duemila non ci mette molto a farsi notare ed è subito pericoloso: la sua voglia si ferma sulla traversa (37’). Nel recupero, Laxalt sciupa l’occasione del pari. Il Sassuolo fa festa, il Toro è rimandato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La Fiorentina gode con Chiesa e Vlahovic:
per il Napoli è una serata da incubo

Vittoria meritata dei viola, a segno con l’azzurro e il giovane serbo.
Campani spenti e quasi mai pericolosi: la squadra col nuovo allenatore non funziona


Mimmo Malfitano


La crisi del Napoli è ufficiale. Non ci sono attenuanti: è una squadra alla sbando. Che bella, invece, la Fiorentina. Bella e concreta, che Beppe Iachini ha saputo risollevare. I gol di Chiesa e Vlahovic le hanno regalato tre punti importanti, che ne hanno premiato la prestazione. Su tutti, Gaetano Castrovilli che si è saputo imporre con la tecnica e con la fisicità al debole centrocampo napoletano. Alla fine, la gioia dei 500 tifosi viola al seguito della squadra. E’ finita male, invece, per Insigne e compagni fischiati dalla gente, stanca ormai di questo mediocre andazzo.

TRISTEZZA SAN PAOLO — Niente da fare, questo Napoli non tira. Non bastano le buone intenzioni dichiarate, occorre vincere per ritornare ad essere convincenti. Sugli spalti del San Paolo ci sono poche decine di migliaia di spettatori, sparsi nei vari settori. Ma i vuoti sono tanti, mettono tristezza. Tocca a Gattuso e i suoi provare a riportare entusiasmo tra la gente. L’allenatore si affida alla formazione base, con la sola eccezione di Di Lorenzo spostato centrale, al fianco di Manolas, e di Luperto che agirà sull’esterno sinistro. La Fiorentina risponde con la migliore formazione alla quale ha aggiunto, la scorsa settimana, Patrick Cutrone, realizzatore di un gol nella gara d’esordio, contro l’Atalanta, in coppa Italia.

SUBITO VAR — Pronti via e si intuisce subito che Luperto sulla fascia sinistra non può essere una buona idea. Chissà chi o cosa avrà consigliato a Gattuso una scelta del genere. La Fiorentina parte sparata, Lirola va via a Insigne e crossa: il tocco di Castrovilli è impreciso (10’). Due minuti più tardi tocca a Milik saggiare la condizione di Dragowski. La sua girata a volo, sul cross di Allan, è deviata dal portiere gigliato con una bella parata. Macina gioco, il Napoli, ma non riesce a capitalizzare il maggiore possesso palla. Anzi, al 18’, Pasqua deve ricorrere al monitor, perché l’arbitro Fabbri, addetto alla Var, lo invita a rivedere l’azione del calcio d’angolo battuto su Pulgar sul quale la respinta di testa di Luperto finisce sul braccio di Allan. E’ palese l’involontarietà del tocco e l’arbitro, dopo aver rivisto le immagini, fa segno di riprendere il gioco, da dove l’aveva interrotto.

CHIESA GOL — L’azione del Napoli è più insistente, Fabian prova a motivare gli attaccanti con qualche buona apertura, ma le ripartenze della Fiorentina possono far male. Mentre in difesa Pezzella e Caceres s’interessano di evitare pericoli a Dragowski, Castrovilli, Pulgar e Benassi tengono il centrocampo. Proprio dal destro di Castrovilli (26’) parte il cross sul quale Benassi tocca indietro per l’accorrente Chiesa. Pronto il controllo e il tiro dell’attaccante della nazionale per il vantaggio dei viola. I problemi del Napoli riemergono, in difesa non c’è equilibrio, Manolas riesce a prevalere sulle palle alte, mentre dopo 32’ Gattuso si accorge che Luperto sulla fascia sinistra non è stata una buona intuizione. Allora, prova a rimettere ordine riportando Di Lorenzo a destra, Hysaj a sinistra e Luperto al fianco di Manolas. L’unica occasione importante capita a Callejon il cui colpo di testa, tutto solo dinanzi a Dragowski, finisce a lato: la delusione è tanta, mentre dopo 3 minuti di recupero, Pasqua manda tutti negli spogliatoi per l’intervallo.

RADDOPPIO VIOLA — L’inizio del secondo tempo è caratterizzato dalla conclusione di Lorenzo Insigne che accarezza il palo (6’). Il Napoli è comunque in difficoltà, a centrocampo dominano Castrovilli, Pulgar e Benassi, mentre Allan, Fabian Ruiz e Zielinski sono soltanto la brutta copia degli originali. Castrovilli è un indemoniato, mezzo Napoli gli corre dietro, inutilmente. Lui, all’11’, s’inventa uno scavino che libera Chiesa alla conclusione tutto solo dinanzi a Ospina: il portiere devia la conclusione. Intanto, Gattuso richiama in panchina Allan per fare spazio a Demme. Il mediano brasiliano non la prende bene e va via, direttamente negli spogliatoi. Poco prima della mezzora, arriva il capolavoro di Vlahovic che Iachini ha inserito al posto di Cutrone. Il suo sinistro a giro è una vera perla, che sorprende Ospina e regala alla Fiorentina tre punti d’oro e meritati.

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Rebic all'ultimo secondo fa godere il Milan: l'Udinese è ribaltata

I rossoneri tornano alla vittoria in campionato a San Siro che mancava dal 31 ottobre:
grandi protagonisti il croato (doppietta) e Theo Hernandez


Alessandra Gozzini


Il Milan conquista una vittoria come non lo aveva mai fatto: con la cattiveria e la voglia di non arrendersi. Piega l'Udinese con tre gol (dopo essere passato in svantaggio e poi rimontato) senza il contributo di Ibrahimovic. Zlatan collabora ma non finalizza: in giornate così è positivo anche questo. Pioli lo presenta titolare a San Siro per la prima volta, nella giornata in cui deve rinunciare a Musacchio, Calhanoglu e Calabria. Dall’inizio anche Kjaer (già testato in Coppa Italia), Bonaventura e Conti. Per Gotti ancora Okaka e Lasagna davanti, De Paul è l’uomo di qualità a centrocampo. San Siro aspettava Zlatan ma dopo sei minuti colpisce Stryger Larsen, danese dell’Udinese: è pronto e preciso a segnare dalla distanza dopo l’uscita a vuoto di Donnarumma. Non è un grande Milan, gli avversari pressano e il centrocampo rossonero non ha tempo di ragionare. Castillejo è nella versione tuttofare confusionario e a Ibra arrivano pochi palloni giocabili. Il primo ad andare vicino al pareggio è così Romagnoli di testa su calcio piazzato. I rossoneri conquistano una serie di calci d’angolo, ma non vanno oltre: Ibrahimovic stacca ma è impreciso, Leao è murato quando riesce ad andare al tiro. Troppo poco Milan e infatti San Siro all’intervallo fischia una prestazione senza cattiveria.

DOPPIO REBIC — Il secondo tempo è di un’altra marca e si intuisce subito: così il Milan può ribaltare il risultato dopo 25’ di pressione costante. Pioli cambia con Rebic per Bonaventura e funziona: Conti in discesa dalla destra serve in mezzo il croato per il primo gol rossonero. Un gol in A che per il 18 del Milan torna a 1540 giorni di distanza: aveva segnato in campionato con la Fiorentina nel 2015. L’arbitro Pairetto beccato dalla Curva Sud ricorre al Var per un tocco di mano sul contrasto tra Ibra e Becao: il rigore non c’è e il polemico Pioli viene ammonito. Se la rimonta si compie è anche perché prima Gigio riscatta l’errore sul vantaggio bianconero con una parata difficilissima su Mandragora, che calcia da pochi metri, e poi con una deviazione al volo sul tentativo di Okaka. Sugli sviluppi di un corner può allora arrivare il raddoppio rossonero: Theo Hernandez si avventa sulla palla respinta dalla difesa friulana e con un sinistro al volo trova da fuori area l’angolo basso dove Musso non può arrivare. Theo è così il capocannoniere rossonero in campionato: per ritrovare un difensore del Milan capace di segnare 5 gol in A si deve indietreggiare a Panucci nel 95-’96. Ora i rossoneri controllano con maggiore attenzione di prima, quando le imbucate avversarie erano frequenti. Ibra richiama l’attenzione su di sé due volte in quattro minuti: all’80’ per un giallo, all’84 per il primo vero pericolo verso Musso, ma il destro in scivolata è alto di poco. Quando la partita sembra ormai chiusa l’Udinese trova il pareggio con Lasagna: Stryger Larsen stavolta è in versione assist man, sul suo cross il colpo di testa del compagno è imparabile per Gigio. Per Lasagna è il quinto gol consecutivo a San Siro contro Milan e Inter. Finita qui? Macché, perché questa è la giornata di Rebic. Che al 93’ raccoglie da Ibra, continua in azione personale e trova l’unico angolo scoperto. San Siro esplode: il Milan trova la vittoria e una preziosa risorsa in più.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Borini, debutto con gol. il Verona rimonta il Bologna in 10: 1-1

Rossoblu in vantaggio al 20’ con Bani, che al 66’ viene espulso per doppia ammonizione.
L’ex rossonero coglie il pari a 9’ dalla fine e sfiora il gol della vittoria nel recupero


Matteo Dalla Vite


Col coltello fra i denti, Fabio Borini (bolognese di Bentivoglio che non segnava da Milan-Bologna 2-1 del 6 maggio 2019) agguanta il pareggio a Verona esondante anche perché il Bologna rimane in 10 dal 21’ s.t. (rosso a Bani) e via via subisce, quasi sbriciolandosi ma resistendo. Finisce 1-1 e non c’è dubbio che gli scaligeri abbiano preso campo non solo perché in superiorità numerica ma già a partire dalla ripresa, quando si è ripresentato un Bologna sì in vantaggio ma molle, passivo e contratto. Stesso risultato dell’andata insomma, col Verona che resta davanti in classifica e si prende il quarto risultato utile di fila mentre il Bologna (con Mihajlovic in panchina) alla fine riesce a strappare un punto dopo il vantaggio di Bani, lo stesso che lo ha lasciato in 10 per un’entrata scomposta su Zaccagni in zona di non-pericolo immediato.

BANI E PALO — Arbitra Ayroldi (nipote d’arte al debutto in A), Sinisa Mihajlovic sceglie di far rifiatare Palacio (poi mai entrato) e mettere Santander al centro dell’attacco, dando di fatto un tema-e-svolgimento allo sviluppo della manovra diverso dal solito. Essendo il Verona squadra massiccia e che ti toglie il respiro già in avvio d’azione, il tecnico serbo (alla decima panchina stagionale) decide di dare alla propria squadra anche l’opzione lancio lungo a scavalcare il centrocampo dell’Hellas, reso corposo da Juric che sceglie le due mezzepunte (Pessina e Zaccagni) dietro a Di Carmine. Entrambe le squadre hanno novità in panchina (Borini, poi decisivo, e Barrow) mentre il Bologna presenta subito (come preventivato) la coppia baby Schouten-Dominguez: buon primo tempo dei due… biondi, una prima frazione nella quale il Bologna lavora con attenzione trovando gol e situazioni buone. La rete dell’1-0 arriva al minuto 20 ed è di Bani (al terzo gol stagionale): calcio d’angolo battuto da Orsolini con deviazione di Kumbulla che agevola l’inserimento del difensore bolognese. E’ la settima volta che i rossoblu segnano direttamente da calcio d’angolo. Poi, le occasioni: di Soriano due volte (bravo Silvestri), Sansone (palo) con il Verona che si mangia un gol quasi fatto di testa con Pessina al 46’ p.t.

BORINI IL BOLOGNESE — La ripresa vede troppo Verona perché il Bologna è rattrappito, forse stanco, sicuramente meno aggressivo e lucido rispetto alla prima frazione. Al 2’ c’è un sussulto bolognese (il Var non concede, giustamente, un rigore a Santander perché Dawidowicz la ribatte di petto, era stato anche espulso), e poi è quasi solo Hellas che – già più tonico – si prende il pareggio (cross di Lazovic da sinistra, Borini che sale in testa a Mbaye al minuto 36’) e sfrutta perfettamente la superiorità numerica contro un Bologna in dieci al 21’ s.t.: Skorupski ribatte due tiri di Borini e uno ravvicinato di Di Carmine, poi anche alcuni cross velenosi, mentre Sinisa infila Barrow e Poli, piazzando il 4-4-1 ma ricevendo solo un’occasione buttata al vento da Soriano. Nel frattempo, Juric ha infilato Pazzini ma è stato ancora Borini a tentare la “magata”: partendo da destra, l’ex Milan si è accentrato e ha sparato alto di poco. Alla fine il Verona esulta e il Bologna si mangia le mani per non aver raddoppiato in un primo tempo in cui le occasioni le ha create, belle ma poi buttate.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Show di Torregrossa e Joao Pedro: due doppiette.
Brescia-Cagliari finisce 2-2

Il brasiliano, al tredicesimo gol, evita il sesto k.o. di fila.
Corini ringrazia il suo numero 11, nel finale rosso a Balotelli


Matteo Brega


Finisce 2-2 tra Brescia e Cagliari, risultato incastonato dalle doppiette di Torregrossa e Joao Pedro. Espulso Balotelli dopo 8’ dal suo ingresso in campo per, pare, parole in libertà espresse dopo un cartellino giallo. Il pomeriggio era iniziato in un altro modo. Mario in panchina, Mateju a casa per problemi gastrointestinali. Il Brescia di Eugenio Corini si presenta così contro il Cagliari, con Donnarumma al fianco di Torregrossa e Mangraviti terzino sinistro nel 4-3-1-2. Rolando Maran, dopo non aver convocato Castro, tiene Nainggolan e Joao Pedro alle spalle di Simeone nel 4-3-2-1.

LE GIOIE DALL'ALTO — Il primo squillo è del Cagliari con Simeone che al 3’ sfrutta un lancio lungo di Pellegrini e con la punta obbliga Joronen al primo intervento del pomeriggio. La risposta del Brescia è più ficcante: Torregrossa si costruisce un gran tiro, Olsen respinge e Ndoj da ottima posizione spara alto. La sorpresa è vedere Sabelli calciare benissimo una punizione al 17’: destro a giro, non lontano dalla porta di Olsen. Ma è il Cagliari a passare in vantaggio al 20’ con Joao Pedro, rapido ad anticipare di testa Cistana sul cross di Nandez. Dodicesimo centro in campionato per il numero 10 del Cagliari. Ma l’equilibrio torna dopo 7’ ancora per vie aeree. Punizione di Tonali, Torregrossa stacca più in alto di tutti e il capitano pareggia. La partita si risveglia e i sardi tentano il nuovo allungo. Scambio Nandez-Joao Pedro sulla destra e conclusione del brasiliano che Joronen respinge. Il Brescia vorrebbe cavalcare l’entusiasmo, ma rischia di scoprirsi alle ripartenze sarde. Come quella del 33’ chiusa da un destro di Nainggolan sporcato da un difensore sul fondo. Al 35’ Simeone si ritrova davanti a Joronen che conserva il pareggio.

MAGIA TORREGROSSA, FREDDEZZA JOAO — Il primo tempo finisce 1-1 e alla ripresa del gioco il Brescia si presenta con Dessena (in campo dopo tre mesi, si era rotto il malleolo della gamba destra contro la Fiorentina) e Bjarnason (nuovo acquisto) al posto di Ndoj e Spalek. Corini ridisegna la squadra in un 3-5-2 con Romulo esterno di sinistra, Bjarnason e Dessena mezzeali. Ma a cambiare la partita dopo 4’ è un gesto individuale di Torregrossa che sgancia un sinistro dalla distanza sula quale Olsen può solo appoggiare un dito senza cambiarne il destino. All’8’ Nainggolan prova a rispondere, Joronen respinge in stile pallavolo. Pochi secondi e anche Sabelli carica il destro, qui Olsen riesce a dire no. La gara è apertissima: Nainggolan trova la testa di Joao Pedro in corsa, palla alta di poco. Al 21’ la leggerezza da chi non ti aspetti, Romulo. Il passaggio verso Tonali in uscita dal lato corto dell’area è pericoloso, Sandro non si avvede alle spalle dell’arrivo di Simeone che lo anticipa e lui lo calcia. Per Giua è rigore che batte Joao Pedro al 23’: Joronen intuisce ma non ci arriva ed è 2-2. Il portiere finlandese tiene la magia per il 25’ quando vola sul sinistro a giro di Joao Pedro. Al 29’ entra Balotelli per Donnarumma e pochi istanti dopo da corner Chancellor di testa prende la parte alta della traversa. Il Brescia insiste e Torregrossa come Joao Pedro sfiora la tripletta al 32’. La partita di Balotelli dura 8’: al 37’ si prende un giallo per un intervento a gamba tesa (secondo Giua), il che gli avrebbe fatto saltare per squalifica la prossima gara di venerdì contro il Milan. Ma forse l’arbitro deve aver sentito qualche parola e in pochi istanti dopo il giallo estrae il rosso. Il finale è di sofferenza per Corini e soci. Joronen al 42’ azzera in maniera eccezionale un destro di Nainggolan potente e preciso. A un minuto dalla fine il portiere finlandese spegne anche un tiro di Cerri e la gara finisce così. Il punto serve a entrambe per smuovere le rispettive situazioni.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Inter lenta e senza idee: a Lecce è solo 1-1.
E la Juve scappa a +4



Dopo il mezzo passo falso in casa contro l'Atalanta, altro pareggio per i nerazzurri,
che dopo il gol-illusione di Bastoni incassano la rete di Mancosu


Davide Stoppini

Quel che aveva tolto alla Juve, il Lecce lo porta via anche all'Inter: altro 1-1, ancora Mancosu a frenare la corsa di una grande. E l'Inter si mangia le mani, perché a 18' dalla fine era riuscita a sbloccare con Bastoni una partita complicatissima, salvo poi concedere il pareggio agli uomini di Liverani. Battuta d'arresto dunque per i nerazzurri: la Lazio, terza a meno due, ha una partita in meno e dunque potenzialmente è avanti. E in assoluto, il trend racconta che l'Inter ha vinto solo due delle ultime sei partite di campionato. E stasera la Juventus è già a +4.

PRIMO TEMPO — Liverani opta per la prima volta per uno schieramento a specchio: linea a cinque, Petriccione che fa da schermo subito davanti ai tre centrali, Lapadula e Babacar quasi abbandonati al loro destino. L'Inter è la solita e rischia di passare subito in vantaggio per un infortunio di Rispoli, che dopo neppure tre minuti con un colpo di testa impegna il proprio portiere costringendolo alla deviazione. Pochi secondi ed è Lukaku a sfiorare il vantaggio, con un sinistro potentissimo di poco fuori. Il match sembra subito indirizzato, almeno nell'andamento. Ma il Lecce sorprende l'Inter al 7': ripartenza veloce, il cross di Rispoli in mezzo trova una leggera deviazione di Babacar ma soprattutto un Mancosu liberissimo sul secondo palo, che però manda in cielo la conclusione. Il copione è scritto, Lecce cortissimo nella propria metà campo. Si gioca in pochi metri, spazi strettissimi, il rischio di contatti è elevatissimo. Come al 19', quando Donati affonda il piede sulla caviglia di Barella: l'arbitro Giacomelli lo punisce con il giallo, poi va a rivedere l'intervento al video nel dubbio del cartellino rosso ma non cambia la decisione. La squadra di Conte non trova molti spazi, i cross dalle fasce sono preda dei tre centrali di Liverani. E così la via più logica è quella delle giocate in velocità per vie centrali. In due minuti, non a caso, Brozovic sfiora più volte il vantaggio: prima al 29' dopo una percussione con tanto di scambio con Lukaku, ma la conclusione del croato finisce sul palo. Minuto 31: azione simile, stavolta è Lautaro ad appoggiare per Brozovic, Gabriel prima respinge poi blocca sulla successiva conclusione dello stesso croato. Il Lecce è bassissimo, al 33' Babacar prova a fare da sponda per Lapadula: tiro da dimenticare. In pieno recupero ancora la Var protagonista: ripartenza del Lecce al secondo dei due minuti di recupero, il colpo di testa di Babacar finisce sul braccio di Sensi, Giacomelli indica il dischetto. Ma poi, richiamato dal Var Guida, rivede l'episodio e annulla la concessione del rigore, tra le proteste del Via del Mare.

SECONDO TEMPO — La partenza è senza cambi. Ed è di marca leccese: neppure un minuto e Donati spaventa l'Inter con una conclusione deviata in angolo, poi Babacar spedisce di poco fuori un destro dal limite. Dall'altra parte ci prova Lautaro: al 3' forbice stilisticamente perfetta su cross di Biraghi, ma innocua per Gabriel. Il Lecce pare crederci di più in fase di ripartenza: da una di queste ci prova Rispoli, all'8, conclusione bloccata da Handanovic. Primo cambio, minuto 17: Liverani toglie Lapadula e mette dentro Majer, avanzando dunque la posizione di Mancosu a supporto di Babacar. Lautaro impensierisce Gabriel al 21', poi Conte sostituisce Godin con Bastoni. Partita bloccata, ci vuole una giocata. La prova Sensi, al 26', destro deviato in angolo da Gabriel. E' il momento decisivo: Biraghi cross, sul primo palo sbuca il neo entrato Bastoni che di testa batte il portiere del Lecce. Inter avanti, Liverani allora - è il 31' - butta dentro Falco per Rispoli. A suo modo è una mossa decisiva, perché Donati passa a destra: da un suo tiro cross il pallone arriva a sinistra per Majer, pallone dentro per Mancosu che anticipa Bastoni e fa 1-1, al minuto 32. Emozioni continue: Falco dal limite coglie il palo esterno con un sinistro magistrale su punizione. Ancora sostituzione: minuto 38', Conte gioca la carte tridente e dunque Sanchez per Sensi, mentre Borja Valero rileva un dolorante Brozovic. Liverani invece torna alla difesa a cinque - abbandonata temporaneamente con l'ingresso di Falco - e inserisce Meccariello per Mancosu. Siamo al rush conclusivo. All'ultimo tuffo Lautaro ha un'occasione dopo un'uscita difettosa di Gabriel, pallone in angolo. Non c'è più tempo: esultano i giocatori del Lecce, i tifosi pugliesi insultano Conte - l'avevano fatto a più riprese durante la partita, pure con uno striscione -, all'Inter non resta che interrogarsi per la frenata.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La Roma torna a correre: 3-1 al Genoa con gli "amici ritrovati" Under e Spinazzola

Sesta vittoria esterna dei giallorossi, quarti da soli aspettando l'Atalanta:
in gol anche Dzeko, al primo centro del 2020.
I rossoblù tornano penultimi


Filippo Grimaldi


La Roma riprende la sua corsa, conquista la prima vittoria in campionato del 2020, e si rilancia provvisoriamente al quarto posto. Un successo costruito sugli errori di un Genoa che ha cuore e coraggio, ma sull’1-2 fallisce l’aggancio agli ospiti ad inizio ripresa, prima che il gol di Dzeko metta il sigillo definitivo al successo della squadra di Fonseca. Per un tempo, però, rossoblù e giallorossi sembrano due mondi lontani che all’apparenza non si incontrano mai. La squadra di Fonseca chiude in vantaggio per due a uno all’intervallo, e soltanto la prodezza di Pandev quasi allo scadere della metà gara tiene in vita un Grifone spesso in affanno sotto la pressione costante ed efficace di un avversario che recita a memoria. Roma che per i primi 45 minuti copre bene gli spazi, sfrutta le fasce, con un possesso palla mai fine a se stesso: questo è il gruppo di Fonseca, e poco importa che abbia assenze pesanti, Florenzi e Kolarov su tutti.

TUTTO FACILE — Ovvio che il gol dell’uno a zero in apertura di partita (6’) metta la sfida in discesa per la squadra di Fonseca ancor più di quanto il differente valore tecnico farebbe dedurre. Dzeko e compagni danno l’impressione di gestire senza fatica e il primo gol – traversone dalla destra di Under sul quale Pellegrini non interviene, tagliando però fuori Perin – è il manifesto di una squadra che al Ferraris capitalizza al massimo gli errori dei padroni di casa. Il Genoa ha buona volontà, ma la chiamata collettiva alla battaglia fatta da Nicola ai tifosi nulla può in avvio per pareggiare i valori. Dietro, fra l’altro, i rossoblù piazzano Romero a sinistra e Goldaniga centrale per supplire all’assenza di Criscito, e la mancanza del capitano a tratti si fa sentire, nonostante il gran lavoro di Barreca. Genoa in affanno e a lungo costretto in difesa, anche se gli va dato merito di non smettere mai di provarci, come in occasione del contropiede di Pandev su cui Mancini chiude provvidenzialmente, quando la gara era ancora sullo zero a zero.

CONTROLLO TOTALE — Il 4-2-3-1 dà però alla Roma superiorità in mezzo, mentre il Genoa che abbassa Ghiglione e Barreca non ha altrettanto peso specifico in mediana dove Schone fatica, anche se poi è proprio il danese lesto a pescare Pandev per il gol dell’1-2. Diawara e Veretout fanno un gran lavoro di raccordo fra i reparti, in una Roma che va avanti senza sussulti. La squadra di Nicola viaggia a fiammate, ma prima del gol del macedone ha solo una vera occasione da gol: Sturaro e poi Ghiglione, però, non finalizzano (35’). Dzeko (36’) colpisce di testa a lato, ma è diversa in assoluto la reattività della Roma. Al 44’ arriva il raddoppio giallorosso su un traversone di Spinazzola sporcato da Biraschi, che inganna ancora una volta Perin. Partita chiusa? Macché: al 45’ la riapre Pandev (quinto gol stagionale) con un pallonetto su lancio di Schone, ma il concorso di colpa della difesa giallorossa è evidente.

RISCATTO GENOANO — A quel punto, il Genoa prova ad alzare il baricentro ad inizio ripresa, mettendo pressione agli ospiti. Tentativo vano, perché la Roma – anche se meno efficace del primo tempo - non sbaglia più ed è pure aiutata dalla buona sorte sulla conclusione di Goldaniga (12’), con Pau Lopez decisivo per salvare il vantaggio, facendo il bis sul rasoterra di Barreca al 16’. Al 18’ Veretout impegna Perin, poi Dzeko spara alto sulla ribattuta del portiere genoano. E’ l’anticamera del gol (1-3) che chiude la partita alla mezz’ora, con Dzeko – servito da Pellegrini - freddo al momento di battere a rete. Per Nicola, secondo k.o. di fila dopo quello di Verona. E la classifica è sempre più cupa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La Juve non brilla, ma col Parma ci pensa super CR7: doppietta e più 4 sull’Inter

Prestazione scialba della capolista che ringrazia la sua stella e prova la prima fuga dell’anno.
Per gli emiliani pari momentaneo pari di Cornelius


Fabiana Della Valle


Il protagonista è sempre lui, l’uomo che nel 2020 non sbaglia un colpo. Se la Juventus approfitta del pareggio dell’Inter per allungare a +4 il merito è soprattutto di Cristiano Ronaldo, che schianta il Parma 2-1 con una doppietta e consente a Madama di festeggiare nonostante i momenti di apnea nel finale.

CR7 SI FA IN SETTE — Sarri conferma la formazione anti Roma con l’unica novità di De Ligt al posto dell’infortunato Demiral: quindi ancora niente Dygualdo ma Ramsey trequartista dietro a Dybala e Cristiano Ronaldo, con Higuain ancora in panchina. Nel Parma di D’Aversa l’osservato speciale è Kulusevski, acquistato dalla Juventus per la prossima stagione. La gara si apre con un minuto di silenzio per Pietro Anastasi, scomparso due giorni fa. Dopo venti minuti in cui la Juve è in assoluto controllo della gara, il tecnico perde Alex Sandro per un problema fisico, sostituito da Danilo. La sensazione è che i bianconeri possano fare gol da un momento all’altro, perché attaccano solo loro, però il Parma pur non superando mai la metà campo si difende in maniera compatta e ordinata. I ritmi sono bassi, però quando c’è CR7 tutto può cambiare in un istante: è lui a risvegliare un match sonnacchioso poco prima dell’intervallo con un destro che per Sepe diventa imparabile, complice anche la deviazione di Darmian. Per il portoghese, a segno per la settima gara consecutiva, è il gol numero 15 in campionato (17 in totale). Nei minuti di recupero Juve vicinissima al 2-0 con Ramsey, che colpisce il palo.

PAREGGIO E RILANCIO — Tutto sembra scritto, anche perché la Juve parte subito forte e prende un altro palo con Danilo, ma così non è: il Parma dopo 10’ pareggia con un colpo di testa di Cornelius, entrato al posto dello zoppicante Inglese subito dopo il vantaggio di Ronaldo. L’1-1 ha un effetto sveglia per la Signora, che all’improvviso si desta e da una delle azioni più belle della partita nasce la doppietta di Ronaldo: apertura di Pjanic per Dybala che confeziona l’assist per il diagonale letale di Cristiano. Però la Juve continua a soffrire quando il Parma s’affaccia in area. Nel finale c’è spazio prima per Higuain e per il tridente pesante, poi per Douglas Costa (al posto di Dybala), ma sono gli ospiti a inseguire fino all’ultimo il pareggio. Il fischio finale è liberatorio: la Juve soffre ma vola a +4 sull’Inter.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Petagna e Valoti ribaltano l’Atalanta: grande impresa della Spal

Alla Dea non basta il gran gol di tacco di Ilicic:
gli emiliani restano in partita e nella ripresa trovano
la clamorosa rimonta e tornano in corsa per la salvezza


Francesco Fontana


“Missione aggancio” fallita per l’Atalanta, può esultare una grande Spal che si porta a casa tre punti pesantissimi in ottica salvezza. A Bergamo decide l’uno-due micidiale a inizio ripresa firmato Petagna-Valoti, che annulla il momentaneo vantaggio di Ilicic al 16’. Così la Dea resta a -3 dalla Roma (quarta con 38 punti dopo il successo di ieri a Genova), mentre Semplici sale a quota 15 agganciando il Brescia al terzultimo posto lasciando dietro il Genoa (ultimo a -1).

LE FORMAZIONI — Senza lo squalificato Hateboer e l’infortunato Castagne, Gasperini conferma la formazione ipotizzata alla vigilia, con il solo Sportiello che torna tra i pali dopo il 5-0 sul Parma (Gollini va in panchina). Per il resto, linea a tre con Toloi, Caldara e Palomino. A centrocampo De Roon largo a destra a dare una mano in fase difensiva, con Freuler-Pasalic al centro e Gosens a sinistra. Infine, il solito tridente: Gomez alle spalle di Ilicic e Zapata. Dall’altra parte, nel 3-5-2 di Semplici, ecco gli ex Berisha (tra i pali, applauditissimo prima del calcio d’inizio), Reca (sull’out di sinistra) e ovviamente Petagna come riferimento offensivo. In difesa Cionek, Vicari e Igor, in mediana spazio a Strefezza, Valoti, Missiroli e Dabo, mentre davanti c’è anche Di Francesco.

JOSIP DI TACCO — Si parte con una buona Atalanta contro una Spal coraggiosa, capace - nelle occasioni - di aprire e chiudere il primo tempo: al 4’ ecco il destro dalla distanza di Strefezza, sul quale Sportiello ci mette le manone. Mentre nel finale, su cross dalla destra proprio dell’esterno numero 21, Petagna coglie il palo con la specialità di casa (il colpo di testa). Nel mezzo, tanta Dea che passa al 16’ grazie a 2/3 del tridente delle meraviglie: ruoli invertiti per Ilicic e Zapata, con quest’ultimo bravo a regalare dalla sinistra un “cioccolatino” per lo sloveno, pronto nell’area piccola a metterla dentro di tacco (sei gol negli ultimi sei match tra Serie A e Coppa Italia). Applausi e classico coro dalla nuova Curva Nord. Al 32’ è Duván a sfiorare il raddoppio, con un’azione super terminata con una bomba all’incrocio. L’Atalanta preme e sfiora il raddoppio anche con Freuler e Pasalic nel giro di 2’, ma poi è la Spal ad annusare l’1-1 con l’inzuccata di Petagna nel finale. Come detto, Sportiello è salvato dal legno. Intervallo e tè caldo per tutti.

UNO-DUE SUPER — Nella ripresa il copione si ribalta, con la Dea a sbagliare (all’8’ impreciso Zapata da buona posizione) e la Spal a far male. E ci riesce, esattamente 1’ dopo. Reca brucia Djimsiti (dentro al posto di Freuler) e, come Duván con Ilicic nel primo tempo, serve Petagna all’interno dell’area: da pochi passi è impossibile sbagliare, così realizza (senza esultare) il quinto gol da ex in quattro partite. Semplici guadagna campo, Gasperini cambia: c’è Malinovskyi al posto di un Gomez non al top (recuperato in extremis dopo gli acciacchi post-Firenze), ma neanche il tempo di “catechizzare” l’ucraino che la Spal passa grazie al destro da fuori di Valoti (15’). Il match si accende e i nerazzurri - ancora con Zapata - vanno subito vicino al pareggio (bravo Berisha a chiudere in uscita). A questo punto, il Gasp tenta il tutto per tutto inserendo una punta (Muriel) per un difensore (Caldara). Al 24’ Pasalic ha una grandissima chance, ma è ancora Berisha strepitoso (con la complicità di Missiroli) ad alzare il muro. Muro che resiste fino al 95’ grazie (ancora) al “portiere volante” Missiroli e ai guantoni dell’albanese, rispettivamente super al 34’ nel respingere sulla linea un colpo di testa di Djimsiti e al “gong” su un tentativo di Zapata. Finisce qui: Semplici e i suoi ragazzi salgono sul pullman per Ferrara con un sorriso enorme, mentre Gasperini si augura di rivedere la vera Atalanta già sabato, nella trasferta contro il Torino.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2019/2020 20ª Giornata (1ª di Ritorno)

18/01/2020
Lazio - Sampdoria 5-1
Sassuolo - Torino 2-1
Napoli - Fiorentina 0-2
19/01/2020
Milan - Udinese 3-2
Bologna - Verona 1-1
Brescia - Cagliari 2-2
Lecce - Inter 1-1
Genoa - Roma 1-3
Juventus - Parma 2-1
20/01/2020
Atalanta - Spal 1-2

Classifica
1) Juventus punti 51;
2) Inter punti 47
3) Lazio(*) punti 45;
4) Roma punti 38;
5) Atalanta punti 35;
6) Cagliari punti 30;
7) Parma e Milan punti 28;
9) Torino punti 27;
10) Verona(*) punti 26;
11) Napoli, Bologna, Fiorentina e Udinese punti 24;
15) Sassuolo punti 22;
16) Sampdoria punti 19;
17 Lecce punti 16;
18) Spal e Brescia punti 15;
20) Genoa punti 14;

(*) Lazio e Verona una partita in meno.
Lazio - Verona spostata al 05/02/2020 per esigenze di calendario (finale di Supercoppa a Riad).

(gazzetta.it)
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Gigio salva il Milan, poi entra Rebic e la risolve anche a Brescia

La squadra di Corini gioca meglio e mette in crisi i rossoneri, ma ci pensa ancora il croato.
Nel finale traversa di Hernandez


Matteo Brega


Il Milan vince 1-0 a Brescia grazie al gol di Rebic e continua la risalita. Il Brescia senza Mario Balotelli (squalificato) si presenta con Florian Ayé in attacco al fianco di Ernesto Torregrossa e ritrova titolare Daniele Dessena mezzala. Il Milan si presenta con Zlatan Ibrahimovic titolare e Simon Kjaer al centro della difesa.

IBRA, CHE ERRORE — La gara è intensa, ma il primo tiro arriva solo al 17’ con un sinistro dal limite di Bennacer che accarezza la rete esterna. Ed è ancora il Milan due minuti dopo a costruire una buona occasione, questa volta con Ibra il cui colpo di testa viene respinto da Joronen. Il Brescia passa la prima mezzora senza costruire occasioni nitide, ma non è sottomesso ai rossoneri. Tant’è che proprio a cavallo del 30’ la squadra di Eugenio Corini schiaccia il Milan per alcuni minuti. E al 34’ sul calcio d’angolo di Tonali la testa di Torregrossa arriva decisa ma imprecisa finendo fuori per poco. Un minuto dopo è ancora Brescia con una velocissima ripartenza: Sabelli crossa da destra, Ayé di testa obbliga Gigio Donnarumma a respingere proprio sulla riga. La partita resta sullo 0-0 anche quando accade l’impensabile: cross basso da sinistra di Hernandez, Chancellor scivola e Ibra in area piccola manca il gol con un piatto estremamente facile. Il primo tempo finisce senza reti.

BRESCIA, AVVIO SPRINT — Si riparte con le stesse facce in campo. Al 6’ Torregrossa illude il Rigamonti con una girata meravigliosa nel cuore dell’area: palla fuori di pochissimo. Il Brescia spinge e al 10’ andrebbe anche in vantaggio con Torregrossa se non fosse stato annullato per fuorigioco del capitano del Brescia. Al 13’ Tonali sfiora il vantaggio con un tiro-cross che ha ricordato quello più fortunato visto contro il Genoa (segnò su piazzato). Un altro minuto e Torregrossa schiaccia troppo un sinistro dall’interno dell’area sul quale Donnarumma interviene facile. Ma è un assedio, con lo stesso numero 11 del Brescia che obbliga ancora Gigio alla parata in corner. Il Milan tenta di respirare al 19’ con un destro di Calhanoglu che sfila sul fondo di poco. Il Brescia torna a farsi vivo con Chancellor che sporca un angolo di Tonali andando vicino al gol. Ma basta una disattenzione bresciana per concedere il vantaggio ai rossoneri. Al 26’ Ibrahimovic entra in area dalla destra, cross dello svedese, Chancellor non riesce a liberare bene e nemmeno un suo compagno lo aiuta, Rebic irrompe e pulisce tutto segnando l’1-0. La prima reazione bresciana è di Ndoj che raccoglie una palla orfana al limite e la calcia non benissimo con Donnarumma rapido a deviare. Al 38’ Castillejo raddoppia, ma il gol viene annullato per fuorigioco. Il Milan prova a chiuderla con la cavalcata di Hernandez, ma la botta finale si stampa sulla traversa. Termina con il successo del Milan per 1-0 e il Brescia allunga la striscia negativa a sei partite consecutive (4 sconfitte e due pareggi).

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Petagna illude la Spal, poi è show Bologna.
E Mihajlovic ritrova la vittoria

I ferraresi passano in vantaggio su rigore.
L'autogol di Vicari e le reti di Barrow e Poli ribaltano il risultato.
Sinisa aggancia il Torino a quota 27, Semplici rimane in zona retrocessione


Matteo Dalla Vite


Due minuti e inizia il Festival Barrow: Sinisa Mihajlovic infila il gambiano (minuto 13 s.t.) per un fallibilissimo Santander e Musa spacca una partita condotta troppo spesso dal Bologna per poter essere in bilico fino alla fine. Il momento arriva al 15’ della ripresa: volata di Palacio a sinistra, cross, palla toccata da Igor ma nel tassello sbagliato perché Barrow solissimo la piazza con una disinvoltura che rimette il Bologna in vantaggio (poi la chiuderà Poli su assist di Soriano) e nella carreggiata giusta di un 2020 in cui non aveva ancora vinto una partita. La Spal invece, dopo la vittoria di Bergamo, torna a rivedere gli incubi dopo una gara troppo attendista e poco ordinata per poter portarsi in tasca qualcosa di più: quinta sconfitta in casa, troppo.

RIGORE E PARI — Semplici non infila subito Bonifazi (acquisto dell’altroieri, lo metterà nella ripresa per l’ammonito Cionek) ma conferma l’ex viola Dabo in mezzo al campo. Mihajlovic, nel primo tempo dentro un gabbiotto in tribuna per le condizioni atmosferiche (pioggia e umidità incessanti), mette in panchina il mercato per far posto a Santander nel suo ruolo di centravanti e Palacio ala al posto dello squalificato Sansone. La Spal è senza le ali titolari (i lungodegenti D’Alessandro e Fares) mentre il Bologna deve fare a meno, oltre che di Sansone, di Bani, Denswil, Krejci, Medel e Dijks (fuori da ottobre). L’inizio è bolognese con una zuccata di Santander fuori di poco a cui risponde Missiroli (8’) calciando a lato una percussione centrale. Le situazioni vere, insomma, arrivano dal ventesimo in poi: su un pallone aperto verso sinistra, a centro-area Paz trattiene inizialmente Di Francesco che poi crolla in area; l’arbitro Fabbri poco dopo ferma il gioco perché viene richiamato dal Var che assegna il rigore poi trasformato da Petagna, che esulta facendo il segno del canestro a basket. Siamo al 22’ e un minuto dopo il Bologna trova il pari: un traversone-tiro di Soriano è sporcato da Vicari a tal punto da spiazzare Berisha e infilare l’1-1. Primo tempo godibile: il Bologna fa gioco, la Spal aspetta il momento giusto per ripartire trovando quasi il 2-1 quando Reca si vede bloccare da Tomiyasu un gol già fatto al minuto 40. Poco prima, la seconda palla vera l’aveva avuta Santander: Berisha esce, para, poi lo travolge, prende il giallo ma – dopo un consulto col Var – Fabbri non concede il rigore. Ancora Reca, poi, arriva vicino al gol ma non trova il colpo giusto in tap-in sulla fascia destra.

UNO-DUE — La ripresa è ancora bella, combattuta e vede Mihajlovic in panchina perché il tempo si è fatto leggermente più clemente. E’ sempre il Bologna a fare gioco: dopo una bordata alta di Strefezza, inizia il Bologna-show con Berisha che annulla Soriano e Paz che manda fuori di poco un colpo di testa susseguente a calcio d’angolo. Poi ecco l’ingresso di Barrow che alla prima palla giocata la piazza nell’angolino opposto, dando di fatto il via all’esondazione rossoblù che poi arriva al terzo gol con Poli, scivolata sottoporta dopo cross di Soriano. Il Bologna ha ancora una doppia occasione con Berisha che blocca Svanberg e poi Skov Olsen: la Spal guarda e manovra lentamente, c’è Skorupski che para una legnata di Petagna ma è tardi. Bologna che meritatamente si prende i tre punti ma gli applausi vanno anche per la Curva Ovest che, nonostante il derby perso, incita la sua squadra con trasporto e calore.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La Fiorentina ringrazia Dragowski, punto d'oro per il Genoa

Castrovilli si ferma per un lieve malore: accertamenti in ospedale.
Il portiere viola respinge il rigore di Criscito al 13' e poi fa almeno tre interventi prodigiosi


Giovanni Sardelli


Un pari che dà una mano soprattutto al Genoa, che non è più ultimo da solo. Mentre cambia poco nella classifica viola che resta ibrida e tipica del "vorrei ma non posso". Finisce 0-0 ma la Fiorentina è salvata solo da un super Dragowski, autore di quattro interventi salva risultato, compreso il rigore parato a Criscito. Resta imbattuto Iachini ma certo, sul piano del gioco, il passo indietro è stato netto.

EQUILIBRIO — Il tecnico viola sceglie Cutrone come partner di Chiesa mentre Nicola davanti inserisce Favilli accanto a Pandev. Dopo pochi minuti Milenkovic scuote la traversa di Perin con un colpo di testa a centro area. Il Genoa è intimorito, la Viola pare indiavolata. Ma un clamoroso errore di Pezzella al 13' porta al calcio di rigore per il Genoa. Favilli atterrato nettamente dall'argentino. Criscito calcia dagli undici metri cercando la potenza, Dragowski con il ginocchio respinge e si gasa: è il primo rigore sbagliato in carriera da Criscito. La partita è intensa, gli attaccanti ci provano. Favilli prima e Cutrone poi non trovano l'angolo. Con il passare dei minuti gli spazi si riducono e gli errori si moltiplicano. Il Genoa tiene il campo e la Fiorentina fatica a creare gioco. Logico il pari all'intervallo.

CHE DRAGO! — Ci mette otto minuti la Fiorentina a calciare in porta. Ci pensa Cutrone dopo uno scambio volante con Benassi, pallone fuori. L'ex Milan poco dopo lascia il campo a Vlahovic, Nicola risponde con Sanabria per Pandev e Pinamonti per Favilli. Castrovilli esce invece per un malore (giramenti di testa, nelle prossime ore sarà sottoposto ad accertamenti in ospedale) lasciando il campo ad Eysseric. Ed è proprio il francese che prova a dare la scossa con un gran tiro respinto da Perin in un secondo tempo bloccato e frammentato con pochissime giocate. A sette dal termine il Genoa inizia a produrre palle gol a raffica. Prima un clamoroso "tentativo di autogol" di Milenkovic, salvato da Dragowski, che si ripete un attimo dopo sul colpo di testa di Biraschi. Straordinario il balzo del polacco che prima del novantesimo si supera ulteriormente ipnotizzando Pinamonti, completamente solo davanti a lui. Lo stesso attaccante ha rischiato moltissimo con una vistosa trattenuta nella sua area ai danni del solito Milenkovic che nello stacco gli aveva preso il tempo. Ma Orsato non ha visto e nemmeno è stato richiamato dal Var. I sei minuti di recupero non cambiano il risultato. Il Genoa si mangia le mani, la Fiorentina ringrazia il proprio portiere. Ed ora guarda alla sfida di Coppa Italia contro l'Inter.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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licic show: ne fa tre, l'Atalanta... sette!
Crollo Toro: una notte da dimenticare



Lo sloveno è scatenato e segna pure da centrocampo.
Di Gosens, Zapata e doppietta di Muriel gli altri gol.
Izzo espulso nel finale.
I nerazzurri raggiungono la Roma al quarto posto


Mario Pagliara

C'è un'Atalanta stellare a illuminare la notte di Torino. Bellissima, travolgente, irrefrenabile: rifila al Toro la peggiore umiliazione casalinga della sua storia. C'è un Ilicic imprendibile: tripletta, gol alla Maradona da centrocampo (quello dello 0-4) e pallone portato a casa. In mezzo anche lo squillo di Gosens e il rigore di Zapata, allo scadere la doppietta di Muriel. Finisce sette a zero per i bergamaschi (ma Gasperini ne poteva fare anche di più), che agguantano la Roma al quarto posto a 38 punti, in attesa del derby della Capitale. Per Mazzarri e il suo Toro (che chiude in 9 uomini: espulsi Izzo e Lukic) non è stata una partita, è stato un incubo.

QUANTO SEI BELLA DEA — A metà del percorso resta negli occhi la bellezza sfrontata di un'Atalanta che riscalda con un gioco europeo di finissima qualità la fredda serata dell'Olimpico. Sotto un ritmo avvolgente, infilato da tutte le parti, il Toro sbuffa, soffre maledettamente ma capitola presto. Il ritmo e lo spettacolo offerto dalla squadra di Gasperini affondano sui demeriti, i difetti e gli errori del Toro di Mazzarri. Il contropiede di Belotti dopo dieci minuti è solo un abbaglio (ottimo il recupero con salvataggio di Gosens), perché tutto il resto del copione è un monologo nerazzurro. Con Gasperini a scrivere lo spartito dalla panchina, Gosens e Hateboer a mettere in ginocchio Laxalt e De Silvestri sulle fasce, Ilicic in serata di grazia, Freuler padrone assoluto della zona di mezzo.

INCUBO TORO — Non stupisce, quindi, se all'intervallo l'Atalanta sia avanti con il triplo vantaggio. Una lezione dura per questo Toro in totale emergenza e si vede: Meité, Laxalt, Berenguer sono in bambola ma Mazzarri a centrocampo e sulle fasce non ha cambi di ruolo. L'Atalanta è devastante, il Toro sembra da subito un pugile suonato e ci mette anche del suo con un paio di errori clamorosi. Come quello di Laxalt (17'), che si fa soffiare il pallone in tackle da Palomino, aprendo la strada per l'assist per il primo gol di Ilicic. Un minuto prima c'era stato il primo intervento di Sirigu sul colpo di testa di Palomino. Tra l'Atalanta e Sirigu è una sfida continua, e il portierone granata prova almeno a tenere a galla il Toro con un'uscita puntuale su uno scatenato Gosens (22'). Ma quando i granata commettono l'ennesimo errore, stavolta con Berenguer che perde una palla sanguinosa a centrocampo, Sirigu non può più nulla. È il 28': Freuler riparte a mille dopo il regalo di Berenguer, Sirigu compie prima un doppio miracolo ma subito dopo sulla botta al volo di Gosens alza bandiera bianca. Alla mezz'ora l'Atalanta è già sullo 0-2. Prova a reagire il Toro con Verdi, finito a terra in area (31') dopo un contatto spalla a spalla con Palomino, ma la Dea gioca in sicurezza e cala il tris a un minuto dall'intervallo. Lukic strattona Illicic mentre prova il dribbling nell'area granata, lo sloveno va a terra, Guida non ha dubbi: dal dischetto Zapata è una sentenza. Nel primo tempo del Toro entra anche l'ammonizione a Izzo: era diffidato, salterà Lecce, ma tanto sarà espulso più tardi.

ILICIC ALLA MARADONA — Quando si riparte nella ripresa la musica non cambia affatto. L'Atalanta accelera ancora, il genio di Ilicic risplende cristallino e il Toro viene fatto a pezzi. Dopo otto minuti Ilicic trova addirittura la rete da metà campo: Guida assegna una punizione a centrocampo per un fallo di mano di Djidji, Ilicic si accorge che Sirigu è fuori dall'area di rigore e disegna una palombella alla Maradona: è lo 0-4. Ma la tempesta atalantina non è ancora finita, perché due minuti dopo da una combinazione Gomez-Ilicic (sì, ancora lui) arriva anche il cinque a zero. Il Toro è in ginocchio, graziato pure da Gomez che si ferma sul palo (13'). Prima della doccia, Izzo si fa ammonire per la seconda volta. Nel finale, Meité atterra Toloi: Muriel fa 0-6 dal dischetto e 0-7 poco dopo, ancora su assist di Gomez. E al 90' Lukic si fa espellere per un fallo di frustrazione. Per Mazzarri è stato un incubo, mentre Gasperini si gode il suo nuovo capolavoro.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Nainggolan ferma l'Inter: altro pari a San Siro.
Nel finale rosso a Lautaro e scoppia il caos

Apre l'argentino al 13' ben innescato dal nuovo acquisto Young.
Il belga trova il pari al 78' con una conclusione (deviata dalla distanza)


Davide Stoppini


L'X Factor colpisce ancora: terzo pareggio consecutivo per l'Inter, quinto delle ultime sette partite di campionato. Stavolta è il Cagliari è bloccare la squadra di Conte: altro 1-1, altra rimonta subita, stavolta ad opera dell'ex Nainggolan, dopo che nel primo tempo Lautaro aveva firmato il vantaggio. La frenata è ora rumorosa, oltre che evidente. Niente festa per il Capodanno cinese di Steven Zhang: la classifica, aspettando i risultati di Juventus e Lazio, rischia di complicarsi ancor di più.

PRIMO TEMPO — Al Cagliari è bastato di fatto copiare il Lecce. Maran infatti sceglie la difesa a tre, mentre l'Inter è quella annunciata con l'esordio di Young sulla destra. L'inizio non è dei più brillanti per la squadra di Conte, il Cagliari prende possesso della metà campo nerazzurro e al 9 va vicino al gol: Nandez da destra mette dentro per Simeone, controllo e destro da ottima posizione che termina in curva. Conte perde subito un pezzo: Skriniar, non al meglio per colpa di una sindrome influenzale, lascia il posto al 17' a Godin. Lo squillo Inter è al 19': Lukaku accelera per Sensi, che entra in area dalla sinistra ma perde il tempo e favorisce il recupero di Walukievicz in angolo. I nerazzurri crescono, ora riescono a trovare le punte con maggiore facilità, come quando al 23' Godin va in verticale per Lautaro, movimento eccezionale dell'argentino, Cragno devia in angolo. E' l'antipasto del gol: minuto 29, Young lavora un bel pallone sulla destra, il suo cross trova la testa di Lautaro che beffa Walukievicz e di testa firma il vantaggio. Il Cagliari si lamenta per una spinta dell'attaccante sul difensore, ma Manganiello conferma la propria decisione dopo il consulto con il Var Banti. Maran, ammonito per proteste proprio sul gol, spinge i suoi in avanti. Al 36' Borja Valero perde un pallone sulla propria trequarti, Simeone assiste Nainggolan ma la conclusione non è precisa. Ora la partita si apre, al 41' l'occasione del raddoppio per l'Inter capita sui piedi di Lautaro, bravissimo a disorientare Klavan per poi concludere con un sinistro ribattuto da Cragno. All'ultimo secondo di recupero, invece, è l'altro il portiere protagonista: Handanovic infatti devia in tuffo un colpo di testa di Faragò.

SECONDO TEMPO — Si riparte senza cambi. Ed è ancora Lautaro al 5': destro dopo una combinazione con Lukaku, parata di Cragno. Copione identico, il Cagliari palleggia, l'Inter punge. E in meno di due minuti costruisce due occasioni per il raddoppio. Al 14' è Sensi dopo una gran giocata a fallire l'occasione davanti a Cragno, al 15' lo stesso centrocampista si fa respingere la conclusione dal portiere del Cagliari, poi Lautaro sbaglia il tap-in a porta quasi spalancata. Momento buono per i nerazzurri, dall'altra parte - minuto 19 - Handanovic è impegnato invece da un tiro-cross di Pellegrini, e sul successivo corner Bastoni rischia l'autogol. Metà ripresa, si gioca con un occhio al serbatoio della benzina. Maran cambia: dentro Castro, fuori Oliva, poi Mattiello per Pellegrini. Sostituzioni in qualche modo decisive: Godin si fa beffare sulla destra da Joao Pedro che serve in mezzo, velo di Castro, Nainggolan arriva in corsa e con il destro trova prima la deviazione di Bastoni e poi il pareggio. Tutto da rifare per Conte, il Cagliari va pure vicino al raddoppio al 35' con una bella giocata sulla destra di Simeone che non trova al centro il tap-in di Nandez e Joao Pedro. Così Lukaku prova a mettersi in proprio: minuto 36, il belga abbassa la testa, innesca la sesta, si mangia il campo a dal limite spara un sinistro che finisce di pochissimo alla sinistra di Cragno. Dentro Sanchez per Sensi, poi Conte sceglie pure Dimarco per Biraghi, non prima di aver visto provarci anche Mattiello con un destro dal limite. Siamo in volata. Cambio per Maran: esce Nainggolan, in campo Cigarini. In pieno recupero Lautaro rovina la sua partita, trovando prima il giallo e poi il rosso per proteste. Non c'è più tempo. Finisce con San Siro che becca Manganiello: l'arbitro dopo il fischio viene avvicinato da Berni, che corre a stringerli polemicamente la mano protestando platealmente.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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