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Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019: cronache, classifiche e... soprattutto commenti

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2019 00:22
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Sassuolo-Atalanta 2-6, tripletta di Ilicic

Lo sloveno subentra e decide la partita.
La squadra di Gasperini sale a 4 punti dalla zona Champions


È sparito il Sassuolo. Ma sparito sparito. Se ne sono viste due tracce (durante una gara persa e strapersa) più per volontà che per meriti veri, perché per il resto c’è stata l’Atalanta, tanta Atalanta, troppa Atalanta: tripletta di Ilicic, gol e traversa di Gomez, poi Mancini e Zapata. Due a sei, e i numeri danno con evidenza innocenti e colpevoli. La gara è durata il tempo per far illudere i neroverdi, all’inseguimento ma poi quasi sempre schiacciati e infine umiliati da un risultato che riporta alla mente quello 0-7 contro l’Inter in casa datato settembre 2013. Una batosta allora e ancor più fragorosa adesso. De Zerbi dovrà lavorare su testa e gambe: fisicamente e nei meccanismi quel bel Sassuolo di inio stagione si è liquefatto.

ASSETTI — De Zerbi sceglie Matri al centro dell’attacco (e sbaglierà anche un gol quasi fatto), mette Babacar in panchina e proprio lì, accanto a lui, rivede Boateng dopo l’infortunio patito contro il Parma che lo ha lasciato out quasi due mesi. La missione è una soltanto: vincere in casa, cosa che non succede dal 3-1 all’Empoli, gara datata 21 settembre 2018. L’Atalanta, invece, vuole continuare a sfruttare il suo buon momento dopo il 2-2 con la Juventus, l’emersione dopo un avvio difficile e quell’eliminazione (primordiale) dall’Europa League: Gasp punta ovviamente su Zapata e dietro a lui mette Barrow e unp scatenato Gomez; Palomino è in mezzo alla difesa, dentro Pasalic e fuori Ilicic (che poi entrerà spaccando ulteriormente e completamente la partita).

SUPERIORITÀ — L’Atalanta asfissia da subito, il Sassuolo agisce di contropiede e non è la solita macchina da guerra di De Zerbi, perché ha poco fiato, paura di sbagliare e perché si trova a lavorare più coi palloni lunghi che con fraseggi. Dopo la prima occasione firmata (o quasi) da Matri (il numero 10 viene tappato da Palomino dopo palla filtrante di Locatelli al 10’), ecco che l’Atalanta lavora la palla e la nasconde: arriva al gol con Zapata di testa su punizione di Gomez al 19’ e al raddoppio proprio col Papu che si accentra, esplode il sinistro oltretutto toccato da Magnani. Gomez non segnava dall'11 novembre, due a zero per Bergamo e nel mezzo dell’esondazione atalantina c’è un’occasione per Matri: solo, girata a lato, gol sbagliatissimo. Al minuto 44’, poi, la superiorità è schiacciante: solo Consigli evita lo 0-3 alla fine del primo tempo su tiro di Zapata.

LUNA PARK — Il Sassuolo s’illude all’inizio del secondo tempo: de Zerbi deve aver urlato di tutto ai suoi che rientrano trovando il 2-1. Volata di Duncan a destra, Mancini non copre e l’interno con gli occhi delle big addosso infila la palla di potenza sul primo palo. Reazione definitiva? No: perché l’Atalanta su angolo battuto da Gomez vede Hateboer fare la torre per Mancini che tutto solo infila il 3-1. Ma il Sassuolo è bestia da calcio che non se ne sta buona: tiro di Duncan da fuori area, deviazione di Palomino e 3-2. Un inizio di Lato B da Luna Park. In cui poi entra Boateng, Di Francesco sfiora il pari (Berisha respinge di piede), con Gasp che infila Ilicic per il bravo Barrow: c’è ancora tempo per una traversa colpita da Papu Gomez (su mezza magia proprio di Ilicic) e per la definitiva e schiacciante vittoria dell’Atalanta che con la tripletta di Ilicic arriva al 2-6. Brutta botta per De Zerbi, i problemi sono enormi. Di tenuta e carattere.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Udinese-Cagliari 2-0, Pussetto show stende i rossoblu

I friulani dopo cinque turni ritrovano la vittoria e si allontano dalla zona retrocessione.
Cragno para un rigore a Lasagna. In rete anche Behrami.
Espulsi Ceppitelli e Mandragora



Al terzo scontro diretto consecutivo l’Udinese fa un passo (importante) verso la salvezza, ritrovando la vittoria dopo due pareggi e segnando finalmente più di un gol in casa, come non le succedeva da più di un anno. Il passo del Cagliari invece è indietro, e clamoroso, rispetto alla vittoria con il Genoa. Alla fine di una partita anche nervosa (due rossi e due ricorsi al Var di Mariani), ma giocata con ben altra determinazione, la vittoria della squadra di Nicola è indiscutibile, considerando anche il rigore del possibile 3-0 sbagliato da Lasagna.

LE SCELTE — Nessuna sorpresa da Nicola, ad eccezione di Behrami (che rientra) impiegato da interno destro, con Mandragora riportato davanti alla difesa. Il vivacissimo D’Alessandro è confermato sulla fascia sinistra, con Lasagna-Pussetto coppia offensiva. Per Barak, rientrato da poco, ancora un inizio in panchina. Varie novità invece nel Cagliari: Maran non chiede straordinari dal 1’ a Pavoletti, tornato da poco, e con pochi allenamenti alle spalle, dopo un infortunio: al suo posto Cerri, con Ionita mezzala e Joao Pedro recuperato in extremis da trequartista alle spalle delle punte. Sulla sinistra della linea difensiva né Padoin né Pajac, ma Pisacane, che lascia a Romagna il ruolo di centrale accanto a Ceppitelli.

PRIMO TEMPO — Solo un paio di brividi per i due portieri prima del gol che stappa la partita: al 17’ un tiro di Larsen - da subito il migliore dell’Udinese - respinto con i pugni da Cragno (e Pussetto conclude male sugli sviluppi dell’azione), al 27’ risposta simile di Musso a un colpo di testa di Cerri su suggerimento di Joao Pedro. L’1-0 Udinese è un premio alla tenacia di Opoku che conquista un pallone trasformato in assist da Larsen con un immediato cambio gioco: Pussetto ruba il tempo a Srna, in ritardo, e sblocca la partita con un diagonale di sinistro. Giusto così perché fino a quel momento l’Udinese ha se non altro attaccato di più: inconsistente il Cagliari soprattutto dalla metà campo in su, l’unica scossa dopo lo svantaggio arriva da Joao Pedro, che conclude aprendo troppo il tiro dopo uno-due con Bradaric.

SECONDO TEMPO — La partita gira definitivamente dopo 5’ della ripresa, quando Ceppitelli abbocca alla pressione di Pussetto che gli ruba palla, vola in porta e viene atterrato dal difensore rossoblù: rosso ma senza gol convalidato a Lasagna (che era arrivato da dietro a segnare) erché l’arbitro aveva fischiato prima della conclusione. In dieci il Cagliari crolla, dopo meno di 10’: su servizio da sinistra di D’Alessandro, Pussetto spalle alla porta serve Behrami che indovina lo spiraglio giusto. Lasgana potrebbe chiudere la partita al 14’, quando Barella in ritardo, lo atterra in area, ma il centravanti bianconero si fa respingere la conclusione dal dischetto da Cragno. Al Cagliari non basta che al 33’ venga ristabilita la parità numerica, per fallo di Mandragora su Cerri. Anzi, è l’Udinese che per due volte va vicina al 3-0: prima reclamando un rigore per trattenuta in area di Cerri su Larsen (ci stava il rigore) e poi, al quinto minto di recupero, con l’ennesimo tentativo di Fofana, murato da Cragno.

Andrea Elefante

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Napoli-Bologna 3-2: doppio Milik e Mertens, Ancelotti torna a sorridere

Partita sulle montagne russe:
ai partenopei servono due gol del polacco e il guizzo decisivo di Mertens per piegare i rossoblu



La strana coppia tiene il Napoli aggrappato alla Juventus, anche se 9 punti di distacco sono davvero tanti. Ma il San Paolo vuole crederci. La doppietta di Milik, dieci gol in campionato, e la rete vincente di Mertens, che non segnava dal 2 novembre, hanno evitato il sorgere di una crisi. Perché c’è da dire che il Bologna ha giocato una partita esemplare, soprattutto sul piano tattico, mentre la difesa napoletana ha incassato due gol su altrettante palle inattive. Ottima la prestazione di Palacio che, da solo, ha mandato in tilt la difesa napoletana.

NOVITÀ — Ancelotti deve fare a meno degli squalificati Koulibaly e Insigne e dell’infortunato Hamsik. Le assenze gli danno l’opportunità di riproporre Simone Verdi, al rientro dopo l’infortunio muscolare. Con lui, c’è pure Malcuit, sulla destra. Inzaghi, invece, punta su Palacio alle spalle di Santander e prova a giocarsi la partita. Insomma, niente barricate, il suo Bologna non vuole sapere di arrendersi prima ancora d’iniziare. E sono proprio gli emiliani che sorprendono per la partenza sparata. Poli (4’) sfiora il palo con un tiro d’esterno destro su suggerimento di Palacio. Quattro minuti più tardi i due si ripetono, stavolta Meret para.

ANCORA MILIK — Il Napoli gioca molto sulle fasce, dove Malcuit e Ghoulam spingono con insistenza. Il gol, però, arriva nel bel mezzo di una mischia e lo segna Arek Milik dopo due tentativi di Mertens respinti dalla difesa avversaria. Il collettivo di Ancelotti ha l’opportunità per raddoppiare, ma sul tiro a giro di Mertens (25’) Skorupski si supera volando all’incrocio dei pali e deviando in angolo. Un quarto d’ora di pressione azzurra, poi il Bologna riprende a affacciarsi nella metà campo napoletana. Santander calcia a lato (29’) da buona posizione. Ma è sempre Milik a tenere in apprensione i due difensori centrali di Inzaghi: al 33’ stacca sull’angolo di Ghoulam, il pallone pizzica la traversa. Un minuto dopo ancora lui, sempre di testa, sul cross di Verdi, la palla finisce di poco fuori.

STACCO VINCENTE — Stacca Milik, ma stacca anche Santander, sul finire del primo tempo (37’), per deviare in rete la sponda di Palacio sulla punizione battuta da Poli. Qualche minuto dopo l’attaccante è costretto a lasciare il campo per un problema muscolare. Al suo posto, Inzaghi inserisce Falcinelli. Un brutto colpo, per il Napoli, il pareggio del Bologna. Anche perché Ancelotti avrebbe preferito andare all’intervallo con il gol di vantaggio. Ma i suoi difensori non sono nella serata migliore, l’assenza di Koulibaly pesa.

DECIDE MERTENS — E’ più deciso, il, Napoli, nella ripresa. La pressione è costante, il Bologna è costretto a arretrare. A 6’, Malcuit s’inventa un cross d’esterno destro sul quale si avventa Milik, sovrastando Mattiello per battere Skorupski. Stavolta, però, i napoletani sono più attenti, concedendo all’avversario soltanto qualche ripartenza, come al 10’ quando Palacio mette fuori di testa un cross di Mattiello. Ancelotti richiama in panchina Verdi e Ghoulam per inserire Fabian Ruiz e Mario Rui, mentre Inzaghi sostituisce Svanberg con Nagy. Il Bologna non molla, vuole il pareggio e lo ottiene al 35’, ancora su palla inattiva. La punizione di Pulgar viene girata di testa in rete da Danilo. Ci vuole la giocata del singolo, in ogni modo, per consentire al Napoli di ritornare in vantaggio. Ed è quella di Mertens (43’) che infila il pallone sulla destra dell’estremo difensore bolognese. Un gol insperato, che regala ad Ancelotti tre punti pesanti. Ma il Bologna non avrebbe rubato nulla se avesse tenuto il pareggio.

Mimmo Malfitano

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Milan-Spal 2-1: decide Higuain, dopo i gol di Petagna e Castillejo.
Suso espulso

I rossoneri vincono in rimonta e riavvicinano il quarto posto: Lazio a un punto.
Lo spagnolo vede rosso e salta la Supercoppa con la Juve. Donnarumma super nel finale


Il Milan ritrova la vittoria, quello di cui squadra e allenatore avevano più bisogno. Non tanto per la classifica che resta compressa, quanto per salvare la panchina e dimostrare di essere ancora competitivi. Rino si affida al modulo che conoscono meglio lui e i giocatori: a farne le spese è Cutrone, in panchina per fare spazio a Castillejo a sinistra e al recuperato Suso a destra. Nella Spal il pericolo è Petagna. Dalla partenza lanciata i rossoneri sembrano voler inviare un messaggio a tutto l'ambiente: noi siamo con l'allenatore. E per mettere subito le cose in chiaro ecco una serie di calci d'angolo e una pressione che resta costante dalle parti di Gomis. Su uno dei tanti corner, Romagnoli segna ma il vantaggio è subito cancellato della Var per fuorigioco. Così alla prima uscita avversaria Petagna ha il tempo di girarsi (Romagnoli non gli copre lo spazio) e di calciare: una deviazione inganna Gigio e su San Siro cala il silenzio. Quando il Milan incontra la prima difficoltà si scioglie, era stata l'ultima autocritica dell'allenatore: stavolta invece la reazione c'è ed è immediata con Castillejo, che fa subito pari con un missile mancino. Dopo 395 minuti il Milan ritrova il gol. E subito si rimpossessa del gioco e della partita: le occasioni migliori per ribaltarla sono di Bakayoko, che alza sopra la traversa, e Calhangolu, a lato.

FINALMENTE HIGUAIN — Fino a quel momento, inteso come il gol di Higuain, il Milan sembrava aver calato il ritmo. I cambi di Rino hanno prodotto la scossa: è la discesa di Calabria ad avviare l'azione, rifinita da Calhanoglu, che permette al Pipita di ritrovarsi la palla tra i piedi. Controllo e ricerca dello spazio sono perfetti, il bolide sganciato sotto la traversa ugualmente preciso. Inizia qui la festa di San Siro: l'attaccante è travolto dai compagni, abbraccia l'allenatore, esulta finalmente di una rabbia positiva. Rimessa la partita sui binari giusti e sbloccato il proprio centravanti, il Milan pensa a controllare la partita, e la Spal fa poco per scardinare l'ordine rossonero. A Bakayoko e Calhanoglu replicano Cionek e Petagna, tutti con molta meno freddezza di Higuain. Il più preciso sarebbe Fares ma c'è spazio per l'ennesimo miracolo di Donnarumma. Così San Siro ha ritrovato tutti i suoi eroi.

Alessandra Gozzini

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2018/2019 19ª Giornata (19ª di Andata)

29/12/2018
Juventus - Sampdoria 2-1
Chievo - Frosinone 1-0
Empoli - Inter 0-1
Genoa - Fiorentina 0-0
Lazio - Torino 1-1
Parma - Roma 0-2
Sassuolo - Atalanta 2-6
Udinese - Cagliari 2-0
Napoli - Bologna 3-2
Milan - Spal 2-1

Classifica
1) Juventus punti 53;
2) Napoli punti 44;
3) Inter punti 39;
4) Lazio punti 32;
5) Milan punti 31;
6) Roma punti 30;
7) Sampdoria punti 29;
8) Atalanta punti 28;
9) Torino punti 27;
10) Fiorentina punti 26;
11) Sassuolo e Parma punti 25;
13) Cagliari e Genoa punti 20;
15) Udinese punti 18;
16) Spal punti 17;
17) Empoli punti 16;
18) Bologna punti 13;
19) Frosinone punti 10;
20) Chievo(-3) punti 8.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
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30/12/2018 00:02
 
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Juventus campione d'inverno e campionato che va in pausa (secondo il modello inglese) fino al 19 gennaio prossimo con gli anticipi della 20ª giornata (1ª di ritorno).

Buone feste a tutti !
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Roma-Torino 3-2: El Shaarawy firma il gol vittoria, dopo la rimonta granata

Avanti di due gol con Zaniolo e Kolarov,
i giallorossi si fanno raggiungere da Rincon e Ansaldi,
prima di trovare la vittoria con una rete del Faraone:
Di Francesco è quarto



Una vittoria pesantissima per la Roma, un bel carico di rammarico per il Torino. Perché poi la Roma la partita l'ha condotta a lungo nel primo tempo, tranne poi vedersela scivolare dalle mani a metà ripresa per riprenderla poi in corsa. Decisivo il gol finale di El Shaarawy, anche se a fare la differenza tra i giallorossi sono stati soprattutto Kolarov e Zaniolo. Il Torino, invece, dopo un primo tempo grigiastro ha tirato fuori il cuore e l'orgoglio che gli appartengono, riequilibrando partita e valori in campo e sfiorando nel finale con Belotti anche il 3-3. Per i granata è la prima sconfitta esterna in campionato, per la Roma la quarta vittoria nelle ultime 5 sfide di A. Il che, in attesa delle sfide di Lazio e Milan, riporta i giallorossi al quarto posto, in piena zona Champions.

ZANIOLO SUPER — Di Francesco perde Under (problema alla coscia sinistra, 26esimo infortunio muscolare della stagione giallorossa) dopo appena 6' di gioco, ma trova una Roma che giostra le danze a lungo. Zaniolo è in un formato strepitoso, Karsdorp dietro offre garanzie mai immaginate prima e Lorenzo Pellegrini e Cristante sono praticamente i padroni del centrocampo. Dall'altra parte, invece, ci sono tantissime difficoltà, soprattutto nella costruzione del gioco, considerando anche che in mezzo mancano Baselli e Meité. Così al 15' la Roma passa con Zaniolo, che prima impegna dal basso Sirigu, poi sulla ribattuta arpiona il pallone di destro e insacca di sinistro. I giallorossi creano un altro paio di azioni pericolose con Manolas (testa fuori) e Pellegrini (tiro centrale), fino al raddoppio del 34', quando Karsdorp accelera centralmente e serve di esterno un pallone d'oro a El Shaarawy, che Sirigu non può che mettere giù: calcio di rigore di Kolarov e 2-0 di piatto. Sembra finita, anche perché al 46' El Shaarawy si divora il 3-0 a tu per tu con Sirigu sull'ennesima pallone messo dentro da Kolarov. Un minuto prima dell'intervallo, però, il Torino ha finalmente un sussulto e su di una ripartenza a campo aperto Belotti pesca bene Iago Falque, che di sinistro colpisce il palo esterno.

CUORE GRANATA — La ripresa si apre con la Roma che dilapida ancora una volta l'occasione per il 3-0, con Dzeko che di piatto praticamente appoggia il pallone tra le braccia di Sirigu da dentro l'area piccola. Il fatto, però, è che il Torino è una squadra profondamente diversa rispetto al primo tempo, non solo dal punto di vista della voglia e del carattere. Così al 6' Rincon accorcia le distanze con un piattone chirurgico dal limite sul palo lontano di Olsen e Aina (tra i migliori degli ospiti) poco dopo ha anche l'occasione per il clamoroso pari. E la Roma? Sembra rimasta negli spogliatoi sia con la testa sia con le gambe, con Dzeko e Zaniolo che cincischiano davanti alla porta. Mazzarri capisce il momento e si gioca la carta Zaza (con Iago Falque che va via polemicamente dal campo) per aggiungere peso e pericolosità al fronte offensivo granata. Così a mettere le ali al Torino è Ansaldi, che prima sfiora il palo su punizione, poi al 22' pareggia i conti con un bel destro al volo dal limite (finta decisiva di Parigini davanti a Olsen). In mezzo la Roma reclama per un presunto fallo di mano di Lyanco in area (per il Var Irrati è tocco con la spalla). Sul 2-2 i giallorossi passano al 4-2-4 (dentro Schick), ritrovando un po' di verve e anche il gol con El Shaarawy (bello il no look di Pellegrini). Oramai è una corrida e ogni azione può essere fatale. Belotti reclama il rigore, Dzeko impegna di piedi Sirigu, ancora Belotti sfiora il 3-3 con una spaccata in corsa. L'ultima carta di Mazzarri è allora Berenguer, con il Toro che passa anche lui al 4-2-4. In pieno recupero il gol annullato a Kolarov per fuorigioco (giusto). Finisce così, con la Roma che inaugura il 2019 in campionato con una vittoria e il Toro che va a casa immalinconito.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Udinese-Parma 1-2, Gervinho firma la vittoria

Alla Dacia Arena, gli emiliani festeggiano la quinta vittoria in trasferta.
Al rigore di Inglese risponde Okaka, poi il gol dell'ivoriano chiude il match



E il Parma va, va soprattutto in trasferta: quinta vittoria fuori casa per questa squadra che non sa pareggiare, ma consolidare la sua identità assolutamente sì. Questa vittoria dice che i suoi 28 punti sono tantissimi ma meritati, questa sconfitta dice all’Udinese che la strada verso la salvezza è ancora lunga. Dopo tre risultati utili consecutivi e due partite senza prendere gol, arriva uno schiaffo alle certezze faticosamente trovate da Nicola, a cui non basta il gol trovato subito dal neo acquisto Okaka.

LE SCELTE — Nicola decide per l’"all in": il neo acquisto Okaka non ha ancora i 90’, ma il tecnico - a cui mancano, fra gli altri, gli squalificati Mandragora e Pussetto - preferisce giocarselo subito al fianco di Lasagna, arretrando De Paul nel ruolo di mezzala. Una sola "sorpresa", ma in realtà era un ballottaggio, da D’Aversa: Biabiany e non Siligardi a completare il tridente con il rientrante Inglese e Gervinho. A centrocampo Deiola (ultima con il Parma?) preferito a Dezi e Stulac da play, con Scozzarela, appena recuperato, in panchina. L’ultimo arrivato Kucka, come annunciato ieri, inizia in panchina.

PRIMO TEMPO — Al Parma bastano meno di 8’ per guadagnarsi la possibilità di mettere in discesa la partita: un’iniziativa di Gervinho poco dentro il limite dell’area viene contrastata prima da Opoku (che non fa fallo) e poi da De Paul: l’intervento dell’argentino è evidentemente falloso quanto avventato, visto che l’ivoriano non sta puntando la porta, ma a Mazzoleni serve l’aiuto della Var per concedere il rigore, che verrà trasformato da Inglese. A quel punto il Parma ha ancora più buon gioco a sviluppare il suo calcio semplice ma concreto e emergono ancora di più le difficoltà dell’Udinese, che rimpiange gli assenti (la regia è orfana di Mandragora, e si sono visti gli impacci di Behrami) e non trova in Lasagna (non al meglio), in Okaka (arrugginito) e De Paul (discontinuo) i terminali in grado di compensare uno sviluppo della manovra faticoso e disordinato. Le occasioni- gol, se così si possono chiamare, sono dunque solo due: al 19’ un colpo di testa alto di Lasagna, su cross di D’Alessandro, e al 28’ una chance sprecata da Larsen, pescato con un invito perfetto di De Paul. Per il Parma nessun’altra chance pericolosa, ma la costante sensazione di poter fare male in ripartenza, grazie alle iniziative di Gervinho e allo straordinario lavoro di Inglese (è pronto per il c.t. Mancini, che non a caso lo segue con grande interesse) su tutto il fronte offensivo.

SECONDO TEMPO — Ad inizio ripresa (3’) il Parma potrebbe ammazzare la partita, ma un tiro preparato bene ma angolato male da Inglese è il prologo del pareggio Udinese: fa tutto Okaka, costruzione di forza e conclusione di testa, dopo una mezza mischia in area. Ma l’1-1 non scompone il Parma, che in ripartenza con Gervinho trova sempre modo di creare insidie, come al 15’ quando incassa ad un suo slalom irresistibile Biabiany e mira alto un comodo tiro per il 2-1. E’ un presagio, si capirà poco dopo, per l’Udinese, che perde l’occasione per andare in vantaggio a cavallo del 21’ (colpo di testa di Lasagna parato da Sepe e sulla respinta palo esterno di De Paul) e del 22’ (ancora De Paul e ancora un prodezza del portiere che vola all’incrocio dei pali a togliere il tiro a giro dell’argentino). E paga un minuto dopo quando Stulac, coperto male da D’Alessandro, lancia la cavalcata di Gervinho che in faccia alla porta evita Opoku e Musso e non sbaglia. Poi ci penserà ancora Sepe (su Machis e poi ancora De Paul, con l’aiuto del palo) a blindare l’ennesimo blitz gialloblù.

Andrea Elefante

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Serie A, Inter-Sassuolo 0-0: De Zerbi ferma Spalletti

Il girone di ritorno dei nerazzurri inizia senza gol.
Nel finale i neroverdi sfiorano il colpaccio



Oltre diecimila bambini e nemmeno un gol da festeggiare. Non sapremo mai come suona un boato post-rete creato da soli voci “bianche”. Inter e Sassuolo sprecano un’occasione più unica che rara, chiudendo sullo 0-0 la gara dei BUU, intesi come “Brothers Universally United”. Ma non è per troppa “fratellanza”, o per non scontentare nessun bimbo (ce n’erano anche del Sassuolo), che le due squadre si prendono un punto a testa. Il pareggio è frutto di due tempi simili per svolgimento, con i neroverdi a comandare nelle parti iniziali e i nerazzurri ad andare all’assalto, creando pericoli, in quelle finali. Nel recupero il Sassuolo legittima ulteriormente il risultato (o forse recrimina), quando i subentrati Boga e Bourabia mettono paura alla Curva Sud, oggi più rumorosa di quella Nord. Sassuolo guidato da un Boateng sontuoso (manca solo l’acrobazia gol nel finale), Inter con Icardi poco coinvolto, e che non trova il bersaglio di testa nell’unica occasione vera (quella che di solito trasforma).

POCHE IDEE — L’Inter ferma a tre la mini-serie di vittorie consecutive, non riuscendo mai davvero a prendere possesso del match: Spalletti nel finale rimette dentro Lautaro, ma stavolta le sue conclusioni non sono vincenti. Poco prima era entrato Nainggolan, per una mezz’ora che non passerà alla storia. Inizialmente in panchina, Joao Mario lo sostituisce anche nel ruolo di rifinitore centrale nel 4-2-3-1: non è da lì che passa il gioco interista nel primo tempo. I pericoli maggiori nascono infatti dai piedi di Perisic, in versione uomo assist (al 32’ trova Politano, sul tocco al volo salva Consigli), il più convinto nel cercare la porta è Vecino, con inserimenti frequenti. Non tantissime idee, comunque.

SASSUOLO ATTRAENTE — Il Sassuolo di De Zerbi si conferma squadra “attraente”, che a tratti seduce con la capacità di creare azioni offensive. Berardi ha “voglia” e tira ripetutamente, concludendo anche con una tiro a giro un’azione “da Barça” (o quasi) al 25’. Quella va fuori, ma altre volte servono le manone di Handanovic. Boateng fa il “nueve” poco falso e molto riferimento, anche se poi sa smistare il pallone per i compagni. Nel 4-3-3 Locatelli è quello più libero di inserirsi: nel primo tempo ha la palla buona su un buco di De Vrij, ma tira fuori, nella ripresa innesca il Boa che di testa fa quasi 1-0. Il finale sembra una concessione al pubblico di bambini, che vuole un gol: squadre lunghe, occasioni su entrambi i fronti. Nulla di fatto, ma molto di dimostrato dal Sassuolo. Per l’Inter è una frenata, anche a livello di gioco e convinzione: in mezzo manca un po’ di spinta, in difesa Skriniar conferma di valere tutti quei soldi di cui si parla, Handanovic risolve problemi. Servirebbe qualche guizzo in più davanti: con Perisic pian piano si spegne anche Politano. Poteva anche andare peggio, a livello di risultato.

Valerio Clari

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Frosinone-Atalanta 0-5: Duvan Zapata segna 4 gol!

La apre Mancini, poi il poker del colombiano,
momentaneamente capocannoniere con Ronaldo a quota 14 gol:
per i nerazzurri l’Europa è sempre più vicina



L’Atalanta va. Più forte, più tecnica, più spettacolare. E tutto si compie secondo la volontà del migliore: Duvan Zapata, l’uomo del match. Il centravanti colombiano, in stato di grazia, imprime il suo marchio sulla partita piegando il Frosinone (dopo l’1-0 di Mancini) con un poker di reti travolgente, dimostrandosi puntuale con il gol - il 14° di fila in 8 gare, di cui una in Coppa Italia - e imprendibile per i difensori ciociari. Così i nerazzurri, stretti attorno al loro gigante, si prendono la scena irrompendo in zona Europa, momentaneamente al sesto posto a quota 31 (in attesa di Genoa-Milan): manita e una sensazione diffusa di orizzonti illimitati, per la felicità dei mille tifosi nerazzurri al seguito allo Stirpe.

VAI MANCINI — È l’Atalanta a manovrare. Un possesso palla (due tocchi al massimo) usato come fune per issarsi fino ai sedici metri. E un primo rischio il Frosinone (sceso in campo senza gli infortunati Ariaudo, Ciofani e Zampano e gli squalificati Ciano e Capuano), lo corre già al 7’, quando De Roon raccoglie lo spiovente di Pasalic e appoggia indietro su Zapata che non trova la conclusione verso la porta. È il rumore di valanga, passano 4’ e i nerazzurri passano in vantaggio: Gomez ricama al limite dell’area, Pasalic pennella in mezzo per la testa vincente del gigante Mancini sfuggito a Goldaniga.

IMPLACABILE — Punti nell’orgoglio, i ciociari producono un assalto orchestrato da Molinaro che trova infine l’opposizione di Castagne che libera l’area di testa. Il match diventa più equilibrato quando i padroni di casa decidono di alzare un po’ il baricentro e di rendersi più efficaci sulle linee di passaggio altrui. Eppure il finale di tempo è ancora di marca ospite: stavolta è Pasalic ad impegnare con un colpo di testa Sportiello (reattivo nell’occasione) sul cross di Ilicic, a riprova di quanto i ciociari soffrano sulle palle alte. E puntuali arrivano gli acuti dell’altro gigante, Zapata, lesto ad insaccare di testa sui cross del solito Pasalic a cavallo del primo e secondo tempo. Di più. Il colombiano non solo chiude anzitempo il match, ma si regala pure due perle supplementari al 19’ e al 29’ correggendo in rete altrettanti palloni spiovuti in mezzo, con la difesa del Frosinone incapace di reagire. I ciociari, pericolosi solo in un’occasione con Pinamonti (che colpisce la parte esterna della rete), devono arrendersi all’evidenza. E l’Atalanta potrebbe pure chiudere la partita con un vantaggio ancora più largo. La gente dello Stirpe va via comprensibilmente amareggiata. Penultimi e fermi a quota 10 punti, gli uomini di Baroni non vedono la luce in fondo al tunnel.

Alessio D’Urso

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Fiorentina-Sampdoria 3-3:
doppietta di Quagliarella e Muriel.
Pezzella pareggia al 93'



Una partita incredibile con due attaccanti gioiello a renderla spettacolare. Finisce 3-3 al Franchi ed a conti fatti il risultato rispecchia quanto visto sul campo. Giocate, azioni, anche errori ed alcune reti pazzesche. La Fiorentina acciuffa il pari all'ultimo soffio dopo che aveva creduto prima di vincere e poi di perdere la gara. Merito di Pezzella e della sua zampata al 93esimo, con dedica a Davide Astori. In precedenza Muriel e Quagliarella hanno regalato gol ed emozioni agli spettatori presenti.

VIOLA SPRECONA — Pioli sfrutta al massimo il proprio potenziale offensivo inserendo Muriel accanto a Simeone con Chiesa a svariare sulla fascia. In mezzo Gerson preferito a Benassi, non al top. La Samp risponde con Caprari accanto a Quagliarella e Ramirez nel ruolo di trequartista. Il primo tiro è di Edimilson Fernandes servito da Chiesa al limite dell'area, diagonale fuori al minuto numero otto. Un minuto dopo è Chiesa a mangiarsi il vantaggio sparando fuori da ottima posizione. Meglio i viola all'inizio con la Sampdoria che fatica a farsi vedere dalle parti di Lafont. Al 12' Chiesa vola a destra e serve Simeone che da due passi non riesce a trovare il vantaggio la Fiorentina. Al 27' altro guizzo gigliato con un tiro al volo di Muriel bello ma poco preciso finito alto sopra la traversa.

BOTTA E RISPOSTA — Ad un quarto d'ora dal termine del primo tempo enorme occasione per la Samp con Ramirez che crossa forte verso Quagliarella. L'attaccante tocca ma non riesce ad inquadrare la porta con Lafont fuori causa. A passare così è la Fiorentina con un super gol del grande ex, Luis Muriel. Il colombiano parte da metà campo spostato sulla sinistra, salta tre uomini in velocità battendo Audero con un tocco preciso evitando poi di esultare per rispetto dei tifosi doriani. In queste giocate il paragone con Ronaldo sembra meno azzardato. Partita vivace e Samp subito brava a reagire con il destro di Caprari bloccato da Lafont. Al 38' però la gara cambia. Edimilson Fernandes commette un fallo a centrocampo trovando un giusto secondo giallo. Viola in dieci per un'ora. Prima dell'intervallo la Samp pareggia. Fallo molto contestato di Veretout su Ekdal. Ramirez calcia la punizione trovando l'incorcio. Finisce il primo tempo con l'arbitro Di Bello nel mirino di tutta la Fiorentina per la direzione di gara.

MURIEL-QUAGLIARELLA SHOW — Pioli si copre inserendo Dabo per Simeone. Nella Samp fuori Ramirez, a rischio espulsione nel primo tempo, dentro Saponara. I ritmi si abbassano con la Fiorentina che difende e prova ad andare in contropiede con lo scatento Chiesa. Al 23' uno scambio nello stretto tra Muriel e Chiesa permette all'azzurro di calciare verso la porta: tiro respinto. Giampaolo si gioca la carta Defrel al posto di uno spento Caprari. Ad andare in vantaggio però è ancora la Viola con un altro gol pazzesco di Muriel. Controllo con il tacco a centrocampo, volata verso la porta e destro chirurgico sul secondo palo. Gli ospiti provano il tutto per tutto con l'ingresso di Gabbiadini per Jankto. Mentre Pioli toglie uno straripante Muriel per inserire Laurini. A dieci dal termine però Vitor Hugo commette una clamorosa sciocchezza colpendo con la mano in piena area di rigore. Penalty sacrosanto trasformato da Quagliarella. L'attaccante si ripete due minuti dopo beffando Milenkovic e Pezzella e segnando un super gol in diagonale. Sembra finita, gli animi si scaldano ed i cartellini gialli si moltiplicano. All'ultimo minuto di recupero arriva il pari. Chiesa prova il cross, deviato da un giocatore della Samp con il pallone che arriva sul secondo palo dove Pezzella tutto solo deposita in rete. Finisce così con un punto a testa ed emozioni a raffica. La Fiorentina al Franchi ha vinto solo una delle ultime sei, ma la prestazione pur condita da errori è stata buona. La Samp ha sofferto, poi è cresciuta. Vedendosi sfilare il risultato pieno nel finale. Ma consolidando una ottima posizione di classifica mantenendo 3 punti di vantaggio sulla Fiorentina.

Giovanni Sardelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Spal-Bologna 1-1: a Palacio risponde Kurtic

Ritmi altissimi e tante occasioni per entrambe le formazioni:
il pareggio non fa bene alle due squadre, ma serve più ai ferraresi;
i bolognesi restano in zona retrocessione



Un tempo a testa: Bologna superiore e più fisico e intraprendente nel primo; Spal che – sollecitata dal proprio pubblico a "tirare fuori le p…" - confeziona una ripresa migliore, meno confusa, con addosso la seria idea di poterla vincere e nello zaino dei rimpianti pure un gol annullato ad Antenucci con la Var per fuorigioco di Petagna. Entrambe le squadre hanno provato a vincerla, e questo è un buon segnale. Gli altri segnali buoni sono la capacità di reazione da parte della Spal da una parte e il cambiamento netto di mentalità da parte del Bologna: Inzaghi comincia a far vedere qualcos'altro, anche perché il mercato qualcos’altro gli sta dando.

VARIABILI ED EUROGOL — Entrambi gli allenatori attingono ai nuovi arrivi, ai tre rimpatriati: Viviano in porta da Semplici, Soriano e Sansone per Inzaghi spalmati uno nella zona interna sinistra del campo e l’altro come ala mancina del tridente. Sì, perché finalmente Pippo torna a sfoderare il 4-3-3: a differenza del recente passato, e soprattutto proprio grazie all’arrivo di Sansone, il tecnico del Bologna ha la possibilità di avere alternative in attacco mentre Semplici adotta il suo solito 3-5-2 in cui c’è Valdifiori al posto di Schiattarella. L’avvio è assalto da una parte e dall’altra: la Spal guadagna angoli su angioli e due colpi di testa; il Bologna ha più spessore in mezzo al campo e arriva subito al tiro pericoloso due volte con Palacio e Soriano, tiri sui quali Viviano si presenta da gran califfo qual è. La svolta – dopo un primo tempo giocato più dal Bologna che da una Spal un po’ ingolfata – arriva al minuto 24’ quando Vicari diventa colpevole di un’introduzione che porta Palacio (schierato dal Falso 9) a segnare un eurogol: Bologna in vantaggio e tutto sommato – nonostante un rasoterra di Antenucci sul quale Skorupski para basso – è meritato.

ANCORA KURTIC — La Spal rientra in campo con gli stessi uomini ed è normale che cerchi qualcos’altro cercando di abbandonare la confusione della prima frazione: all’8 c’è il gol annullato ad Antenucci (su palla protetta di Petagna che viene scovato in fuorigioco con la Var). Un minuto prima, il pubblico del Mazza aveva appena contestato la squadra vedendola confusa, smarrita, senza la bava alla bocca per cercare una vittoria che manca da metà settembre (contro l’Atalanta). La ripresa del Bologna è poca roba: due contropiede sbagliati e altrettanti tiri senza storia di Orsolini e Sansone; la Spal, invece, fa sul serio: minuto 28’, Lazzari entra nel campo e infila un pallone in mezzo sul quale la difesa bolognese non c’è, Skorupski attende e Kurtic arriva prima di tutti. L’uomo che segnò all’andata punisce anche al ritorno.

CAMBI E MERCATO — Il resto? Bologna che non smette mai di provarci, Spal idem: con i cambi però nessuna delle due riesce a cambiare la stria del match. La classifica vede sempre 4 punti fra le due squadre ma sta peggio ancora il Bologna terz’ultimo. Un nuovo Bologna, più vivo e messo meglio, che non vionce dal 30 settembre ma che domani potrebbe avere Farias e Caceres in più.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Cagliari-Empoli 2-2:
botta e risposta, pari sardo nel recupero

Sardi in vantaggio col solito gol di testa dell'attaccante livornese,
ma nella ripresa gli azzurri ribaltano il risultato con Di Lorenzo e Zajc.
Farias firma il pari al 91'



Finisce 2-2 tra Cagliari ed Empoli. Un risultato che premia la costanza, il coraggio, l'impegno di una squadra quella di Beppe Iachini, che, dopo quattro sconfitte consecutive, torna a fare risultato in una serata da incubo perché cominciata con troppi assenti. Ma la qualità dei suoi uomini migliori, Zajc su tutti (strepitoso contro i sardi anche alla prima giornata), e un secondo tempo di bassissimo livello del Cagliari portano L'Empoli quasi in paradiso. Serve in pieno recupero un assolo di Diego Farias (terzo gol), il brasiliano con la valigia, gettato nella mischia per disperazione per salvare Maran e il Cagliari da una clamorosa sconfitta. Il Cagliari questo scontro diretto doveva vincerlo e, invece, come all'andata, L'Empoli (che vinse 2-0) risulta indigesto. La squadra patisce davanti e paga dopo un'ora, calando di ritmo. Ora ci vorrà coraggio a far partire Farias, che manifesta mal di pancia salvavita a Frosinone (1-1), col Genoa (gol vittoria) e con L'Empoli.

PRIMO TEMPO — Maran ha un solo rebus, quello del regista, lo risolve per la seconda gara di fila a favore di Cigarini che non aveva convinto in coppa Italia con l'Atalanta, ma guadagna una nuova chance. Iachini non sa a che santo votarsi: ha fuori tantissimi giocatori, Lagumina in attacco, Bennacer e Krunic squalificati, e deve rispolverare Brighi in difesa. Saltano anche Capezzi e Maietta. Un lazzaretto. Il Cagliari non ha scelta, deve spingere sull'acceleratore. L'innesco di Birsa è un toccasana, lo sloveno non solo crea scompiglio, ma non sbaglia mai una scelta. La squadra di Maran sceglie la corsia di destra per far male, l'asse Ionita-Birsa-Srna sforna cross ripetizione ma Pavoletti cade cinque volte nella trappola del fuorigioco, prima di salire (36') sulla testa di Di Lorenzo sul traversone di Ionita e sbloccare la partita. Oltre a sbloccarci lui stesso che non segnava dalla partita di Ferrara, 10 novembre. La sua testina è sempre d'oro e Pavoloso firma la settima rete stagionale. Pasqua fa un silent check, ma stavolta il fuorigioco non c'è. L'Empoli, per rispondere e reagire, non ha tante frecce nel suo arco. Caputo è imbavagliato nella morsa di Pisacane e Romagna, ma Padoin (e Barella) concedono qualche spazio di troppo a Di Lorenzo e Acquah, mentre a sinistra è Traorè (alto livello) a creare qualche fastidio a Srna. Ma I toscani colpiscono solo con un rovesciata di Zajc che nel modulo di Iachini giostra dietro Caputo, in un 3-5-1-1 che in difesa diventa ovviamente un 5-3-1-1-. Per il resto guadagnano solo calci d'angolo.

SECONDO TEMPO — La ripresa parte soft, e a Iachini non resta che immettere forze fresche. Dopo 12' Brighi, esausto e non più abituato a questi ritmi, lascia il posto a Ucan, dopo 21' Acquah esce per Rodriguez. L'ex cesenate è la carta per alzare il baricentro e provare il tutto per tutto. Iachini va sul 3-4-1-2 dando più libertà a Zajc sul quale Cigarini non riesce a far tanto filtro. Ma è Maran che stupisce: guarda la mossa del collega e inserisce Faragò per Birsa, un cambio che lascia perplessi. Infatti dopo 2' L'Empoli pareggia: cross di Pascual e Di Lorenzo, lasciato colpevolmente solo da un Barella in serata no, insacca. L'altra mossa di Maran. Farias per Joao Pedro, ma un capolavoro di Zajc, il migliore in campo, lasciato ancora libero di fare da Barella, regala l'insperato vantaggio ai toscani. Sembra notte fonda per il Cagliari, quando da un lancio di Barella Veseli (che erroraccio) manca l'intervento favorendo la cavalcata di Farias che non perdona Provedel e fa 2-2 salvando un Cagliari mediocre e in riserva sparata.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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20/01/2019 23:37
 
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Napoli-Lazio 2-1: quattro pali, Callejon e Milik battono Immobile

Gli azzurri fanno collezione di legni, ma ringraziano anche Meret,
protagonista almeno di 2-3 parate importanti: la Juve è a 6 punti.
Acerbi espulso per doppio giallo


Senza quattro titolari, ma con lo spirito di sempre e la lucidità dei giorni migliori. Pur privo di Koulibaly, Hamsik, Allan e Insigne il Napoli supera la Lazio e, almeno per una sera, si porta a sei punti dalla Juve. Vittoria netta e meritata, molto più di quanto dica il punteggio finale. Oltre ai due gol il Napoli colpisce infatti ben quattro pali (i primi due sullo 0-0, gli altri due sul 2-0) e confeziona almeno altre tre palle-gol nitide. Supremazia costante quella dei padroni di casa, interrotta solo a tratti dalla Lazio. Se un neo c'è per i partenopei è quello di non aver chiuso la gara e averla tenuta aperta fino alla fine nonostante la superiorità numerica avuta negli ultimi venti minuti di gioco per l'espulsione di Acerbi. La squadra di Ancelotti si conferma in ogni caso squadra solida e capace anche di saper soffrire oltre che di produrre bel gioco. Ancora una sconfitta contro una grande invece per la Lazio di Inzaghi. Un tabù che si manifesta soprattutto nel primo tempo nel corso del quale la squadra di Inzaghi resta in balia degli avversari. Un po' meglio nella ripresa, ma non fino al punto di recuperare il risultato. E così la formazione biancoceleste scivola fuori dalla zona Champions.


UNO-DUE MICIDIALE — La partita resta in bilico fino alla mezzora, ma l'equilibrio reale c'è solo nei primi dieci minuti nel corso dei quali le squadre si studiano e si annullano. In questo periodo è anzi la Lazio a rendersi più pericolosa, con il colpo di testa di Milinkovic su cross di Leiva (Meret si supera per respingerlo, ma il serbo potrebbe fare meglio a tu per tu col portiere). Poi il Napoli prende il controllo del centrocampo grazie agli strappi di Fabian Ruiz e all'attenta copertura di Diawara e la partita fino all'intervallo diventa un monologo dei padroni di casa. Che sfiorano due volte il gol con Milik, fermato dal palo prima al 12' (splendida girata al volo su cross di Mario Rui) e poi di nuovo al 22' (colpo di testa in tuffo su assist di Zielinski). I padroni di casa vanno vicini al vantaggio anche con Fabian Ruiz e di nuovo Milik (tiri dalla distanza che escono di un soffio). Il gol è insomma nell'aria quando effettivamente arriva. Succede al minuto 34 grazie a Callejon che finalmente si sblocca (prima marcatura stagionale): non poteva accadere che contro la Lazio, che punisce per la sesta volta (e diventa così la sua vittima preferita). L'assist per lo spagnolo è di Mertens, l'esecuzione, da poco dentro l'area, perfetta. Callejon è poi determinante quattro minuti dopo anche per il 2-0, perché si procura la punizione dal limite (fallo di Acerbi) che Milik trasforma in maniera magistrale (palla all' incrocio dei pali con Strakosha impossibilitato a intervenire).

IMMOBILE CI PROVA — Inzaghi prova a rianimare la Lazio abulica e inconcludente del primo tempo inserendo Correa al posto di Lukaku (nel primo tempo aveva già dovuto togliere l'infortunato Luiz Felipe e inserire al suo posto Bastos). Con Correa in campo la Lazio passa dal 3-5-1-1 iniziale a un 3-4-1-2 con Lulic che torna sulla fascia sinistra, Parolo che si sistema a destra e Luis Alberto che fa il trequartista alle spalle di Immobile e dell'argentino. La mossa risveglia un po' la squadra ospite (testa di Correa di poco fuori, girata di Immobile sulla quale Meret si supera per respingere), ma la espone anche in maniera preoccupante ai contropiede del Napoli. Che colpisce altri due legni clamorosi. Il primo con una conclusione di Fabian Ruiz, il secondo con un colpo di testa di Callejon. Errori che la squadra di Ancelotti paga caro perché subito dopo il palo di Callejon arriva il gol di Immobile che riapre la partita. Gioco di prestigio di Correa sul limite dell'area e palla filtrante per il centravanti che punisce Meret con un diagonale preciso. La Lazio a quel punto ci crede, ma l'espulsione di Acerbi (doppia ammonizione, entrambe per falli su Callejon) le spezza le gambe proprio nel momento decisivo. Inzaghi inserisce Patric per Milinkovic e ridisegna la squadra con un coraggioso 4-2-3. Mossa alla quale Ancelotti risponde inserendo Verdi per Diawara. Il modulo resta il 4-4-2, con Zielinski che si accentra, ma con Verdi in campo diventa a trazione anteriore per sfruttare gli spazi che si aprono con la Lazio in dieci. Poi il tecnico napoletano toglie pure Mertens e inserisce Ounas. Che pochi minuti dopo essere entrato in campo sfiora il terzo gol (salva Strakosha). Nel finale c'è poi spazio anche per Hysaj che rileva Callejon. Chiaro l'intento di Ancelotti si coprirsi per non correre rischi. E infatti non accade più nulla.

Stefano Cieri

Fonte: Gazzetta dello Sport
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E stasera c'è la Juve che gioca in casa contro il Chievo, riuscirà la squadra veronese a fermare la corsa dei bianconeri? [SM=x611823]





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Re:
ilpoeta59, 21/01/2019 06.15:



E stasera c'è la Juve che gioca in casa contro il Chievo, riuscirà la squadra veronese a fermare la corsa dei bianconeri? [SM=x611823]




Nooooooo..... (anche se Ronaldo sbaglia il rigore).
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Genoa-Milan 0-2: Borini e Suso gol, Paquetà incanta e colpisce un palo

Rossoneri quarti in classifica. Soffrono nella prima mezzora, poi nella ripresa piegano i rossoblù.
Traversa di Veloso per i liguri


Il Milan sorpassa da destra: a Marassi, dove su quel binario ingrana la marcia giusta per il 2-0 con cui stende un buon Genoa, e in classifica, dove infila tre punti d'oro e si piazza davanti a Roma e Lazio, riaccomodandosi al quarto posto che significa Champions League. Il Diavolo soffre e rischia, poi la porta a casa grazie ai gol di Borini, imbeccato dalla freccia Conti, e di Suso, che punisce stadio e tifosi dove è sbocciato in Serie A tre stagioni fa.


CHE CONTI — Per 72 minuti a Marassi non si vedono gol e nemmeno gli 11 punti che separano Genoa e Milan in classifica fino a quel momento. Meglio i prandelliani nel primo tempo, anche se il brivido più forte lungo la schiena dell'ex c.t. lo provoca un palo di Paquetà allo scadere; rossoneri più pericolosi nella ripresa, anche se mai davvero padroni del match: il lampo di Conti, che manda in gol Borini servendo il secondo assist consecutivo qui a Genova − dopo quello in Coppa Italia con la Samp – è un messaggio per Gattuso: nelle gambe, l'ex Atalanta ha i 90 minuti e soprattutto i colpi per sbloccare rebus complicati come questi. Sarà dura tenerlo fuori anche contro il Napoli.


LAMPO PAQUETÀ — Il Milan si presenta a Marassi privo degli squalificati Romagnoli, Calabria e Kessie, oltre ai lungodegenti Biglia, Caldara e Bonaventura, e la lista degli assenti si allunga poco prima del quarto d'ora: Zapata è costretto a uscire per un problema alla coscia destra, Riccio (in panchina per Gattuso, anche lui squalificato) inserisce Conti spostando Abate al centro.
A proposito di linee centrali, è proprio lì che il Genoa costruisce la sostanza del suo primo tempo: la pressione dei prandelliani soffoca i propositi di palleggio della linea Paquetà-Bakayoko-Calhanoglu, l'ottimo Criscito tampona spesso Suso e rilancia le azioni rossoblù. Che si rendono pericolosi con Kouame (doppio colpo di testa fuori), Lazovic (destro deviato) e soprattutto Bessa: imbeccato da un magnifico filtrante di Pandev al 27', si divora l'1-0 sparando addosso a Donnarumma da due passi. Il Milan? Soffre dietro e combina pochino dalle parti di Radu; a svegliare il Diavolo ci prova Paquetà con un sinistro al volo al 44': gesto perfetto, mira quasi, visto che il tiro si stampa sul palo.

SOSTANZA— Prandelli vuole vincerla e inserisce Favilli per Pandev nella ripresa, ma senza Piatek (oggi squalificato, domani milanista) sfondare lì davanti è molto più complicato. Non basta la corsa di Kouame né la generosità di Bessa, che sfiora di nuovo il gol dopo una botta di Veloso deviata da un difensore e da Gigio. Il Milan ragiona e cerca di gestirsi senza perdere la bussola: Paquetà si fa sentire in fase difensiva (prende anche un giallo), prova a ispirare con tocchi di classe per i compagni, come il lancio con cui pesca Borini al 62' (diagonale fuori di nulla) e si infila facendo valere i suoi 180 cm di altezza, ma il colpo di testa al 66' (cross di Calhanoglu) è troppo debole per impensierire Radu. E così serve l'accelerata di Conti-Borini per sbloccare il match, mentre il raddoppio di Suso – bellissimo il lancio di Cutrone, oggi più prezioso in fase di raccordo – è il sigillo per gestire gli ultimi minuti con tranquillità. In mezzo, l'ultimo rischio: gran tiro di Veloso e deviazione di Donnarumma sulla traversa. Dopo il 2-0, invece, il Milan amministra in tranquillità. Una bella boccata d'aria, dopo un avvio di 2019 passato perennemente in apnea.

Marco Fallisi

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Juve-Chievo 3-0, a segno Costa, Emre Can e Rugani.
CR7 sbaglia un rigore

I bianconeri vincono facile contro l'ultima in classifica e tornano a +9 sul Napoli.
Decisive le reti del brasiliano e del tedesco nel primo tempo, del centrale difensivo nella ripresa.
CR7 si fa ipnotizzare dal dischetto da Sorrentino


All’umore grigio del terribile “Blue Monday”, andrebbe aggiunto il gelo spietato, lo Stadium con insoliti buchi e la luna storta di Cristiano. Eppure, anche nel giorno più triste dell’anno, la Juve può scacciare il malumore e stare su di morale: i tre gol nel testacoda di classifica contro il Chievo sono tutt’altro che scontati. Ronaldo avrà pure sbagliato un rigore – sì, capita pure questo nel Blue Monday – ma tra Douglas Costa, Emre Can e pure Rugani le buone notizie non mancano: ha segnato un trio che finora è stato meno al centro della scena.

APRI-SCATOLA — All’inizio c’è il ginocchio di Khedira a costringere Allegri a uno sforzo di fantasia: il tedesco per una botta va in panchina in via precauzionale e allora bisogna ingegnarsi. Tocca a Douglas Costa che, in un frenetico gioco di alternanze, occupa le fasce insieme a Bernardeschi: con il Dybaldo davanti, almeno in partenza, la Juve usa il 4-4-2, modulo migliore senza Mandzukic. Ma il sistema è mobile proprio perché i due esterni hanno l’innato istinto di entrare dentro al campo e, a quel punto, è un privilegio vedere gli uno-due con Cristiano e Dybala. Il gol apri-scatola arriva così, con la solita sgasata in diagonale di Douglas: stavolta, però, il brasiliano si mette in proprio e col mancino affilato trova l’angolino.

GRONDANO PERICOLI — Il Chievo non sembra una di quelle squadre che vengono allo Stadium con rassegnazione: con la difesa a tre e l’ex Giaccherini Di Carlo prova a portare la palla vicino a Perin e costruisce almeno qualche cross insidioso. La coppia più longeva della A, Pellissier-Meggiorini, non riceve mai rifornimenti adeguati. Anzi, gioco forza, concede spazi e così per la Juve grondano le occasioni: cross tagliati vero il centro, fendenti ronaldiani, azioni sguscianti di Berna. Assieme al brasiliano, l’azzurro è tra i più propositivi, con la gamba e la testa di inizio stagione. All’andata al Bentegodi, quando gli onori erano tutti per il portoghese appena arrivato, Giaccherini aveva fatto venire le traveggole alla difesa bianconera: stavolta il numero 17 è meno ispirato e tutto il Chievo ne risente.

LESA MAESTÀ — La storia nella storia, però, è il primo gol italiano di Emre Can, mediano a due per una sera assieme a Matuidi: l’atterraggio sul pianeta Juventus è stato più turbolento di quello che il tedesco immaginava, un po’ per problemi di inserimento un po’ per problemi di salute. Adesso, in una mediana in cui non regna l’abbondanza, servirà come il pane: tra l’altro, la posizione nel 4-4-2 sembra stargli meglio addosso rispetto al ruolo di mezzala. Cristiano, invece, non è un canonico riferimento davanti e si defila per indole. Dopo il solito bombardamento da lontano, il portoghese avrebbe l’occasione di riprendersi il trono dei bomber in solitaria, ma il rigore del possibile 3-0, causato dalla mano birichina di Bani, regala una micro-vendetta a Sorrentino: il portiere del Chievo para un rigore alieno e non è lesa maestà A CR7. All’andata aveva subito un trauma cranico e la rottura del setto nasale in un contrasto con lo stesso Cristiano: erano piovute critiche perché alcuni bianconeri avevano esultato per il gol di Mandzukic in quella stessa azione, poi annullato con la Var. L’onta del rigore sbagliato deve aver lasciato traccia se dopo Ronaldo fallisce un gol che di solito segna bendato: in fondo, era il Blue Monday anche per lui. Non per Rugani, tornato titolare: il suo 3-0 è un altro schiaffo alla tristezza. E il Napoli torna a -9 dai bianconeri.

Filippo Conticello

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SERIE A 2018/2019 20ª Giornata (1ª di Ritorno)

19/01/2019
Roma - Torino 3-2
Udinese - Parma 1-2
Inter - Sassuolo 0-0
20/01/2019
Frosinone - Atalanta 0-5
Fiorentina - Sampdoria 3-3
Spal - Bologna 1-1
Cagliari - Empoli 2-2
Napoli - Lazio 2-1
21/01/2019
Genoa - Milan 0-2
Juventus - Chievo 3-0

Classifica
1) Juventus punti 56;
2) Napoli punti 47;
3) Inter punti 40;
4) Milan punti 34;
5) Roma punti 33;
6) Lazio punti 32;
7) Atalanta punti 31;
8) Sampdoria punti 30;
9) Parma punti 28;
10) Fiorentina e Torino punti 27;
12) Sassuolo punti 26;
13) Cagliari punti 21;
14) Genoa punti 20;
15) Udinese e Spal punti 18;
17) Empoli punti 17;
18) Bologna punti 14;
19) Frosinone punti 10;
20) Chievo(-3) punti 8.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
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Sassuolo-Cagliari 3-0: gol di Locatelli, Babacar e Matri

I neroverdi tornano al successo in casa dopo quattro mesi.
Per i sardi un solo successo nelle ultime 10 partite



Roberto De Zerbi, tecnico del Sassuolo, in settimana non aveva gradito la cessione di Boateng al Barcellona e lo aveva detto chiaramente. Il lavoro da falso nueve dell’attaccante rigenerato gli serviva troppo. Ma così è andata, al di là dei problemi sentimentali del Boa con Melissa Satta e il tecnico si è messo al lavoro per modellare un 4-3-3 perfetto anche senza il ghanese. Nessun problema, la squadra che sabato scorso ha spaventato a San Siro un’Inter salvata più volte da Handanovic è solida, concreta gioca bene e, soprattutto diverte. Troppa differenza col Cagliari di questi tempi che, senza Lucas Castro, ha fatto appena 7 punti in 8 partite (vincendone una sola col Genoa) e ha ottenuto un solo successo nelle ultime 10 gare. Male male. Non bastano i 12 calci d’angolo. Conoscendo il presidente Tommaso Giulini, qualcosa andrà aggiustata a livello di mentalità e dovrà essere il tecnico Rolando Maran ad assumersi la responsabilità di una risalita non facile visto che le prossime due sfide saranno con Atalanta (senza Barella squalificato) e Milan. Mentre il Sassuolo andrà a verificare altre ambizioni a Marassi col Genoa.

PRIMO TEMPO — De Zerbi, che ha Sensi squalificato, conferma la linea difensiva che ha fatto bene a San Siro contro l’Inter, ma in mezzo lascia Duncan in panchina e butta dentro dall’inizio il franco-marocchino formatosi Bourabia tra Bulgaria e Turchia (fa benissimo), davanti c’è Babacar al centro del tridente. Maran assomma altri guai: Bradaric accusa un fastidio muscolare in mattinata e non va neppure in panchina, così il padrone di casa Cigarini, che già vedeva aria di conferma, gioca davanti ai suoi parenti. Senza brillare. Altra novità: turno di riposo per Padoin, riappare dietro a sinistra il greco Lykogiannis che non giocava da fine novembre col Torino. La coppia difensiva è formata dal rientrante Ceppitelli e da Pisacane, mentre davanti c’è un’altra chance per Joao Pedro col litigioso Farias che resta a guardare. In tribuna a osservare i suoi giovani talenti c’è Gigi Di Biagio, ct dell’Under 21. Il Cagliari comincia guadagnandosi qualche angolo, ma dopo 9’ il Sassuolo va in vantaggio: tiro potente di Berardi che Cragno respinge davanti a Babacar e Locatelli che sono soli davanti a lui, è l’ex milanista che insacca. Il Cagliari va in svantaggio per l’undicesima volta in questo campionato. La reazione non c’è, il Sassuolo gioca che è un piacere, esce veloce in ripartenza, con tocchi di prima a tutta velocità, le fasce che producono e un tridente in costante movimento. Dopo 14’ il diffidato Barella becca il giallo e sulla punizione di Bourabia Cragno vola da campione. C’è il giallo anche per Peluso che, con Magnani, non concede nulla a Joao Pedro e Pavoletti. Il Cagliari sembra scomparire, Pisacane addirittura scivola innescando Babacar neutralizzato da Ceppitelli, ma nel recupero su un contatto Srna-Djuricic si fa male Pisacane e l’arbitro Irrati nella sosta forzata per l’infortunio va a consultare il VAR. E’ rigore: litigano Berardi e Babacar per la battuta, ma tira il secondo che segna, senza neppure ricevere l’abbraccio del compagno infuriato. Litigano ancora, ma il Sassuolo va al riposo sul 2-0. Letale per il Cagliari.

SECONDO TEMPO — Maran prova a correre ai ripari facendo entrare subito Farias per lo spento Lykogiannis e spostando Faragò terzino nel nuovo 4-4-2. Il Cagliari sembra avere un altro piglio ma in 10’ c’è solo una girata alta di Joao Pedro. Magnani e Peluso sono due giganti dietro. Il Sassuolo, invece, rallenta non può tenere il ritmo forsennato del primo tempo ma qualche pericolo lo crea ancora prima che da una parte e dall’altra comincino i cambi. Rogerio arriva un attimo in ritardo su un bel cross del solito Bourabia. Dentro Birsa (l’unico che produce qualcosa e pure un tiro pericoloso) per Cigarini e più tardi Padoin per l’irriconoscibile Srna) , dentro Matri, Duncan e Boga che è il più fresco di tutti e semina scompiglia, anzi nel finale si pure ipnotizzare da Cragno (il migliore dei suoi) con la palla del 3-0. Che arriva comunque a 3’ dal 90 con Alessandro Matri che chiude a porta vuota su un pallone messo in mezzo da Duncan

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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