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Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019: cronache, classifiche e... soprattutto commenti

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2019 00:22
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Serie A, Spal-Chievo 0-0: gara viva ma reti inviolate.
Traversa di Floccari al 94’

La squadra di Semplici si rende più pericolosa e nel recupero colpisce un legno,
quella di Di Carlo trova il quinto pareggio consecutivo in campionato



Un punto a testa, tante occasioni ma niente reti. Primo tempo targato Chievo, ripresa tutta della Spal con due enormi palle-gol nel finale (Paloschi stoppato sotto misura e traversa di Floccari). Pochi sorrisi su entrambi i fronti. La Spal non vince in generale dal 20 ottobre (contro la Roma all’Olimpico) e in casa il successo manca dal 17 settembre (contro l’Atalanta). Dal canto suo, il Chievo centra il quinto pareggio consecutivo (il quarto targato Di Carlo), ma i tre punti a Ferrara erano vitali per poter realmente pensare al miracolo salvezza. Qui il tabellino della gara.

INIZIO CHIEVO — Semplici propone la sua Spal con il classico 3-5-2: dietro c’è Bonifazi con Vicari e Felipe; in regia Schiattarella; Missiroli e Kurtic interni; Lazzari e Fares a tutta fascia; Petagna e Antenucci di punta. Di Carlo lascia in panchina Birsa e Stepinski, e va sul 3-4-1-2: dietro Bani, Rossettini e Barba; Leris, Radovanovic, Hetemaj e Jaroszynski a centrocampo; Giaccherini a ridosso di Meggiorini e Pellissier. Primo tempo senza reti, ma è il Chievo a fare la partita e a creare i pericoli veri. Pellissier ci prova tre volte: diagonale di sinistro deviato in angolo da Gomis; quindi doppia conclusione ravvicinata con Gomis (in uscita bassa) e Lazzari (sulla linea di porta) che sbarrano la strada al capitano dei veneti. Spal mai veramente incisiva, solo conclusioni fuori misura, a parte un sinistro ravvicinato di Fares respinto di petto da Bani a cinque metri da Sorrentino. Lazzari è il più pericoloso dei padroni di casa: scende, punta il diretto avversario e crossa con continuità senza però essere premiato da Antenucci, Petagna e compagni.

LA RIPRESA — Dopo l’intervallo la Spal alza ritmo e baricentro. Il primo tiro in porta è però di Giaccherini: Gomis blocca a terra. È l’ultima giocata dell’ex Juve: entra Birsa. Poco dopo Semplici risponde con Floccari per Petagna. Kurtic ci prova su punizione (blocca Sorrentino) e con un destro a girare dai 20 metri (palla di poco alta). Esce Pellissier (applaudito anche dai tifosi della Spal): in campo Stepinski. Semplici gioca invece la carta Paloschi e richiama in panchina Antenucci. E proprio l’attaccante di scuola Milan va vicinissimo al gol da tre punti: gran controllo nel traffico in piena area, girata di destro rapidissima e miracolosa respinta di Bani a due passi da Sorrentino. In pieno recupero, il missile di Floccari da fuori si stampa sulla traversa.

Mirko Graziano

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Fiorentina-Empoli 3-1, rimonta viola con Mirallas, Simeone e Dabo

Pioli torna al successo: vantaggio ospite al 23’ con Krunic, poi la reazione.
Il belga pareggia la partita al 40’, il Cholito porta avanti i suoi al 59’ e il francese chiude il match



La Fiorentina piomba nella paura per quasi un tempo, poi rimonta e torna alla vittoria dopo due mesi e mezzo: 3-1 (GUARDA QUI IL TABELLINO DELLA PARTITA). Prima sconfitta invece della gestione Iachini, con l’Empoli che non è riuscito a replicare un ottimo primo tempo cadendo nella ripresa sotto i colpi di una Fiorentina vivace e leggera, soprattutto dopo la rete di Simeone. Pioli affianca Mirallas allo stesso Simeone dirottando Chiesa a destra con Ceccherini in difesa al posto di Laurini. Nell’Empoli La Gumina e Caputo formano il tandem d’attacco, con Krunic che recupera e parte titolare.

BOTTA E RISPOSTA — La Fiorentina parte piano, il morale è basso e le gambe ne risentono. Ne approfitta la squadra di Iachini che al 14’ sfiora il vantaggio con Caputo che si gira a centro area e colpisce, Lafont respinge con le braccia. Alla prima azione offensiva i viola passano con un colpo di testa di Biraghi, ma la rete viene annullata per fuorigioco. Poi è Vitor Hugo a mangiarsi il vantaggio di testa tutto solo in mezzo all’area di rigore. Sul capovolgimento di fronte l’Empoli passa. Antonelli vola sulla sinistra, appoggia su Caputo completamente solo che mette in mezzo: Krunic anticipa Biraghi e deposita in gol a porta vuota. La Fiorentina reagisce spinta dalla verve di Mirallas, uno dei pochi a salvarsi nel primo tempo: e proprio il belga pareggia al 40’ servito ottimamente in profondità da Simeone. Botta sotto la traversa e secondo gol italiano dopo quello della scorsa settimana contro il Sassuolo.

SIMEONE SEGNA, LAFONT PARA — Due minuti nella ripresa e Antonelli tutto solo si divora il gol del vantaggio svirgolando a pochi passi da Lafont. L’Empoli però concede molti più spazi rispetto al primo tempo e Chiesa vola via verso la conclusione tre volte a raffica. Il gol è nell’aria e lo segna Simeone di testa su preciso cross di Biraghi. Il Cholito non segnava al Franchi dalla prima giornata di campionato. L’Empoli sparisce dal campo e Provedel salva sulla mezza girata di Chiesa da posizione defilata. Iachini si gioca anche la carta Zajc dietro le due punte mentre, Pioli risponde con Dabo ed Eysseric per Norgaard e Mirallas. Al 75’ l’Empoli sfiora il pareggio con Caputo che calcia di piatto a botta sicura: Lafont con un prodigio riesce a deviare salvando la Viola. Lo stesso Caputo un attimo più tardi perde il pallone con Dabo che ne approfitta e riparte veloce calciando in porta dai venti metri e sorprendendo con un rasoterra preciso Provedel. Gara chiusa e sospiro di sollievo per la Fiorentina che può guardare con un po’ più di serenità alla gara contro il Milan domenica prossima. Cade ma non sfigura l’Empoli. E la classifica resta più che accettabile.

Giovanni Sardelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
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17/12/2018 00:49
 
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Serie A, Frosinone-Sassuolo 0-2:
decisivi un autogol di Ariaudo e Berardi

I neroverdi tornano alla vittoria dopo quattro partite
e si portano momentaneamente al sesto posto in zona Europa.
Per i gialloblù è crisi vera



Troppa differenza di valori: il Sassuolo vince con facilità a Frosinone risultato (GUARDA QUI IL TABELLINO DELLA PARTITA) e in attesa che si completi il programma della giornata si piazza al sesto posto della classifica. La rincorsa all’Europa League continua con convinzione e fiducia, mentre il Frosinone vede diminuire le possibilità di salvezza non solo per il risultato di oggi ma anche per l’atteggiamento mostrato dai giocatori, remissivi e quasi rassegnati alla sconfitta nonostante un inizio di gara in equilibrio.

PRIMO TEMPO — La partita inizia in un silenzio surreale per la protesta dei tifosi del Frosinone contro il Daspo che tiene lontano dallo stadio tre ultrà locali. Ma il silenzio rispecchia perfettamente il nulla prodotto a lungo dalle due squadre, che giocano a un ritmo troppo basso e che non impegnano mai i portieri. Il Sassuolo calcia fuori cinque volte nei primi minuti, ma sono tutte conclusioni velleitarie. Rispetto al solito la formazione di De Zerbi sembra povera di idee e di gioco, non ci sono sovrapposizioni né inserimenti e la causa probabilmente è nella lentezza in costruzione. Il Frosinone per metà tempo lascia il pallino agli avversari, poi prende coraggio e va a disturbare Consigli che è bravo a deviare in corner al 35’ una bella conclusione di Maiello. Dalla bandierina nasce una mischia risolta da Rogerio. Dalle parti di Sportiello, invece, è tutto tranquillo ma quando ormai il primo tempo sembra scivolare via senza sussulti arriva il gol del Sassuolo. Al 43’ Berardi serve Duncan che salta secco Capuano e cerca un assist rasoterra. Il cross è deviato da Ariaudo che spiazza Sportiello e regala il vantaggio ai neroverdi.

SECONDO TEMPO — Tranquillizzato dal risultato, il Sassuolo prende in mano la gara a inizio ripresa e la chiude al 13’ con Berardi che ritrova la rete dopo una lunga attesa e firma il suo cinquantesimo gol in Serie con un preciso sinistro su assist di Duncan. Il Frosinone non riesce mai a rendersi pericoloso, Longo passa prima al 4-3-3 e poi al 4-2-3-1, ma non cambia nulla per quanto riguarda la fluidità del gioco (scarsissima) e l’incisività (nulla). Ferrari colpisce di testa la traversa, il Sassuolo controlla a piacimento la partita, il Frosinone si fa vivo solo con un tiro da fuori mentre i suoi tifosi cantano cori di scherno verso i giocatori gialloblù. La situazione sembra disperata, Longo rischia fortemente l’esonero, il Sassuolo invece riprende l’inseguimento all’Europa.

G.B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Sampdoria-Parma 2-0: gol di Caprari e Quagliarella

I blucerchiati escono dal guscio nella ripresa e portano a casa 3 punti meritatissimi contro gli emiliani:
sorpasso in classifica ed Europa League in vista



Avanti Samp: otto punti nelle ultime quattro partite per la squadra di Giampaolo, che supera per due a zero un Parma combattivo e pericoloso nel primo tempo, ma che poi nella ripresa cede anche fisicamente di fronte agli attacchi blucerchiati (GUARDA QUI IL TABELLINO DELLA PARTITA).

LA SFIDA — Partita in avvio complicata tatticamente per entrambe le squadre, che nel primo tempo regala ben poche emozioni, con il Parma che fa un pressing altissimo con gli esterni d’attacco e costringe la Samp a faticare per impostare le ripartenze. E gli stessi Siligardi e Biabiany fanno l’elastico con la mediana gialloblù e intasano il centrocampo, soffocando anche qui il gioco blucerchiato. Giampaolo capisce che per provare a sfondare serve affidarsi a giocate individuali, e Ekdal in un paio di occasioni trova il varco giusto per creare la superiorità numerica in attacco, però mai sfruttata dalla Samp. Dopo la mezz’ora, però, il Parma allenta la pressione ed i padroni di casa trovano molti varchi sulla destra, dove Murru mette in area almeno tre cross pericolosi. Gli unici pericoli sino all’intervallo arrivano da un colpo di testa di Iacoponi a lato (14’) e da una conclusione di Quagliarella (31’ parata di Sepe). La Samp reclama un rigore al 38’, per un tocco di Rigoni, ma l’arbitro Pairetto – dopo il consulto con il varista Piccinini - assegna invece il fallo a favore del Parma per un fuorigioco di Quagliarella.

RIPRESA BLUCERCHIATA — Si arriva così alla ripresa, dove la Samp prende subito il dominio del campo e con due azioni-fotocopia mette in cassaforte il risultato. C’è sempre Sala, eccellente sostituto di Bereszynski, ad avviare l’azione sulla destra verso Praet, che prima serve Caprari (21’) per l’uno a zero, e quattro minuti dopo si ripete verso il palo più lontano, dove Quagliarella sigla il raddoppio. Partita virtualmente chiusa: i cambi in attacco del Parma, con Ciciretti e Ceravolo al posto di Gagliolo e Siligardi non danno buon esito. C’è, anzi, il tempo per una sgroppata di cinquanta metri di Saponara, subentrato a Ramirez che al 47’ per un soffio manca il tre a zero. La Samp sale al 7° posto in attesa di Atalanta e Roma, con vista sull’Europa League; il Parma resta a quota 21.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Cagliari-Napoli 0-1: Milik su punizione al 91'

Il polacco regala la vittoria agli azzurri in pieno recupero.
Primo k.o. dei sardi in stagione in casa



Il Napoli continua ad esserci. Deve faticare parecchio per battere il Cagliari e per mantenere invariato il distacco dalla Juventus: i punti che lo separano dalla capolista sono otto. Dunque, ancora una volta Arek Milik. E’ suo il colpo magico, su punizione, nei minuti di recupero, che regala ai suoi tre punti pesantissimi: 0-1 (GUARDA QUI IL TABELLINO DELLA PARTITA). L’attaccante polacco è alla sua quarta rete nelle ultime tre partite, ovvero negli ultimi nove giorni. In parte, con la prodezza di questa sera, ha riscattato l’opportunità mancata a Liverpool, sempre nei minuti di recupero. Maran ha provato ad arginare la corazzata azzurra. E, in parte, c’è pure riuscito, perché poi alla fine il gol della sconfitta è arrivato soltanto da palla inattiva.

SENZA PATOS — Carlo Ancelotti conferma soltanto 5 dei titolari schierati a Liverpool, nel martedì di Champions. Il turnover è ampio, Ghoulam è alla terza presenza consecutiva, mentre in regia gioca Diawara. Di contro, Maran deve rinunciare a Srna e Ceppitelli, entrambi squalificati, oltre all’infortunato Pavoletti. Il primo tempo non offre granché, il Napoli non è lucido nella manovra, prova a sfondare soprattutto sulla destra, dove Ounas e Fabian Ruiz impongono a Padoin un supplemento di lavoro. Ma l’azione napoletana è poco efficace, Cragno osserva senza essere impegnato, i tentativi molli di Milik e Fabian Ruiz. Il Cagliari, invece, avrebbe potuto approfittare di un errore in uscita di Ounas (12’) per sbloccare il risultato. Ma la doppia conclusione di Farias prima (respinta da Maksimovic) e di Faragò dopo (respinta da Ospina) trovano l’opposizione della difesa avversaria.

FASE CONFUSA — Si sbaglia parecchio a centrocampo, da una parte e dall’altra. Barella e Bradaric fanno pressing nella metà campo avversaria, mentre Allan si dedica a recuperare palloni com’è nelle sue abitudini. Nessuna delle due squadre, in ogni modo, riesce a creare pericoli pur giocando, prevalentemente, in contropiede. Sul finire del tempo, Ospina compie un prodigio sulla conclusione ravvicinata di Farias (42’), ma è tutto inutile, perché il cagliaritano è in fuorigioco.

PIU’ NAPOLI — La ripresa si apre con il Napoli in attacco, Nel giro di tre minuti, Fabian Ruiz e Milik sfiorano il gol. C’è maggiore convinzione, adesso. Cragno deve superarsi al 63’ per respingere la conclusione di Milik. L’attaccante polacco vuole essere protagonista e ci prova pure di testa (66’), su cross di Mertens. Il pallone sbatte sotto la traversa e ritorna in campo, Cragno con un balzo allontana il pallone. Il Cagliari prova a reagire. Il colpo di testa di Farias finisce alto sulla traversa (68’). Ma la delizia e la riserva per i minuti finali, Milik, quando trasforma un calcio di punizione dai venti metri, lasciando sulle gambe Cragno (91’). Ancelotti esulta nella sua area tecnica, mentre Doveri concede sette minuti di recupero.

Mimmo Malfitano

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Roma-Genoa 3-2: Di Francesco ritrova la vittoria dopo più di un mese

Partita incredibile, con i giallorossi due volte sotto e Olsen in una serata da incubo.
Ma Cristante nella ripresa consegna tre punti fondamentali ai suoi


La Roma torna a vincere e interrompe così un'astinenza di 5 partite, tra campionato e Champions. Ma la prestazione è tutt'altro che convincente, con i giallorossi costretti a inseguire e ribaltare in corsa e poi graziati nel finale dal mancato rigore su Pandev per spinta evidente di Florenzi. Alla fine per Di Francesco contava vincere e ci è riuscito, nonostante una papera (e mezza) di Olsen. A dargli i tre punti le reti di Fazio, Kluivert e Cristante. Nel Genoa bene Piatek e Hiljemark, male Zukanovic e la gestione in campo di alcune scelte.


LA CONTESTAZIONE — Di Francesco cambia tutto, passando alla difesa a tre e lasciando fuori pezzi da novanta come Schick e Pastore e lanciando Zaniolo come falso nueve, al centro dell'attacco. La mossa però non funziona o almeno lo fa solo a intermittenza. Anche perché si gioca in un clima surreale, con la contestazione aperta e costante nei confronti della società giallorossa. A finire nel mirino è chiaramente il presidente James Pallotta, ma anche il d.g. Mauro Baldissoni. Il malcontento e la disaffezione della gente, poi, è dimostrato anche da un Olimpico desolatamente vuoto: poco più di 29mila spettatori, record negativo della stagione, ma in realtà nello stadio le presenze superano appena le 20mila, con tanti abbonati che hanno deciso di restare a casa. Così si gioca anche, ma la confusione della Roma è perpetua. Di trame di gioco se ne vedono poche o niente e se la Roma alla fine chiude il primo tempo ancora in corsa è perché davanti ha il Genoa e non una squadra con il killer instinct. Gli ospiti infatti, vanno avanti due volte e in entrambi i casi si fanno poi rimontare. Prima Piatek sfrutta una papera colossale di Olsen (pallone in mezzo alle gambe, con il polacco che ribadisce in rete di prepotenza), poi Hiljemark realizza al volo sugli sviluppi di un angolo. Le repliche giallorosse arrivano invece con il tap-in in area di Fazio e l'affondo in velocità di Kluivert, su una ripartenza costruita da Kolarov e orchestrata di tacco da Under.

GIRANDOLA ED EMOZIONI — La ripresa si apre con Zaniolo più basso (a formare stavolta un 3-5-2) e subito un'occasione d'oro per Under (che calcia alle stelle da ottima posizione), a cui fa seguito una seconda paperona di Olsen, che stavolta si fa passare sotto l'avambraccio un tiro facilmente gestibile di Lazovic. Di Bello convalida, ma al Var il gol viene annullato per fuorigioco di Piatek a inizio azione. Al 14' però la Roma passa ancora: bella giocata Cristante-Kluivert-Cristante, con tiro al limite dell'ex atalantino che si infila sotto il braccio di Radu. Così Prandelli corre ai ripari, toglie subito un disastroso Zukanovic e poi si gioca anche la terza punta, Goran Pandev. Di Francesco replica con Santon e un 3-4-2-1 che vede Florenzi spostato in mediana di Cristante e Zaniolo alle spalle di Kluivert, unica punta. Nel tourbillon tattico, è Piatek a farsi ancora pericoloso al 32', con Schick che entra poco dopo accolto dai fischi della curva. Poi la Roma quasi chiude la gara, con Radu che respinge sui piedi di Cristante un tiro di Kolarov, ma il centrocampista giallorosso da pochi passi spedisce sul palo. Nel finale i brividi sono per Olsen, con Pandev che spreca il possibile 3-3 di sinistro, calciando alto un bell'assist dal fondo di Lazovic. Nel forcing del Genoa la Roma si raggomitola in area a difendere la vittoria, con l'ultimo brivido al 5' di recupero: Florenzi spinge alle spalle Pandev, impedendogli davanti a Olsen di colpire di testa. È rigore, ma Di Bello lascia correre. La Roma vince, ma è una vittoria che non guarisce.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Atalanta-Lazio 1-0:
Zapata fa bella la Dea, biancocelesti k.o.

All'Atleti Azzurri d'Italia decide un gol del colombiano:
nerazzurri a - 2 dalla zona-Champions, alla squadra di Inzaghi annullato per fuorigioco un gol di Acerbi nel recupero



Ancora Zapata, ancora Atalanta. Con un gol in apertura dell'attaccante colombiano la squadra di Gasperini piega la Lazio e si porta a ridosso della zona Champions, a un punto dalla formazione di Inzaghi e a due dal quarto posto del Milan, impegnato domani sera a Bologna. Vittoria di testa e di cuore quella dei bergamaschi (clicca qui per il tabellino della gara). Da formazione matura oltre che bella. Brava a sfruttare i momenti decisivi e ancora più brava a ridurre al massimo le potenzialità della Lazio. Che continua a vivere il suo momento di crisi. Settima partita senza vittorie per Inzaghi (tra coppa e campionato) e classifica che, piano piano, inizia a diventare sempre meno bella. Poco fortunata la formazione romana, che occasioni per il pareggio le crea, ma non le sfrutta. E, quando ci riesce, proprio sul gong, arriva il Var a toglierglielo.

FLASH ZAPATA — Pronti, via e l'Atalanta è già in vantaggio. È Zapata, ancora lui dopo la tripletta di Udine, a buttarla dentro. Il colombiano sfrutta uno svarione di Radu sul cross di Gosens e infila Strakosha. Male la difesa della Lazio perché, prima di Radu, sbagliano anche Marusic (che non chiude su Gosens) e Acerbi che buca l'intervento di testa. Il gol a freddo, di solito, rende la partita più aperta e meno tattica. Non così stavolta. Perché l'Atalanta, per quanto galvanizzata dal gol, evita di andare all'arrembaggio e la stessa Lazio cerca sì il pareggio, ma senza scoprirsi troppo. Ne viene fuori una partita a scacchi fino all'intervallo. Con i padroni di casa che hanno un paio di opportunità per il raddoppio (salvano prima Acerbi su Gosens e poi Radu sul traversone di Zapata) e gli ospiti che, dopo aver sfiorato subito l'1-1 con Immobile (bravo Berisha), si fanno pericolosi soprattutto nell'ultimo quarto d'ora del primo tempo. Ci provano Milinkovic e Immobile di testa e poi Correa con un tiro ravvicinato che respinge provvidenzialmente Palomino.

FINALE THRILLING — La ripresa si sviluppa sulla stessa falsariga della prima frazione. L'Atalanta è più reattiva nel primo quarto d'ora. Cerca e sfiora il raddoppio ancora con Zapata. Poi preferisce controllare piuttosto che continuare a cercare il 2-0. La Lazio cerca di riequilibrare le sorti della gara, ma col passare dei minuti perde autostima e convinzione. Prova a rianimarla con i cambi Inzaghi. Mette dentro prima Luis Alberto e Lukaku, quindi Caicedo, chiudendo con una squadra a trazione anteriore. Gasperini, a sua volta, toglie prima Ilicic (dentro Pasalic), quindi Gomez per Masiello. Col chiaro intento di conservare il risultato. Il castello sembra crollare in pieno recupero, quando sul cross di Luis Alberto Acerbi svetta più in alto di tutti e supera Berisha. Ma il Var, dopo una interminabile attesa, pesca un fuorigioco millimetrico dello stesso Acerbi. L'Atalanta può esultare.

Stefano Cieri

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Bologna-Milan 0-0: Bakayoko espulso, Higuain impalpabile

Partita con poche emozioni e occasioni da gol.
I rossoneri allungano a +2 sulla Lazio, ma contro la Fiorentina saranno pure senza Kessie.
I rossoblù restano terzultimi


Inzaghi era costretto alla vittoria per mantenere il posto, Rino no ma aveva altrettanto da perdere: senza una riscossa immediata dopo Atene sarebbe andato incontro alla sfiducia della società e dell'ambiente. Finisce che entrambi si accontentano di un pareggio triste, senza gol e con pochissimi sussulti. A sorpresa nel Milan c'è capitan Romagnoli, recuperato a tempo di record e scongelato nella serata più fredda. In avanti Gattuso ritrova Suso, assenza pesantissima in Grecia. Inzaghi si affida ancora a Palacio e Santander: a loro il compito dei gol salva panchina. E classifica. Oltre al gelo c'è una gran nebbia che in realtà nasconde poco: in campo le squadre fanno quasi nulla per scaldare la serata. Il possesso è rossonero, ma si traduce in poche occasioni: un paio di tentativi dalla distanza di Calhanoglu e altrettanti tiri centrali di Higuain. Il Bologna è pericoloso con Palacio, che però trova l'opposizione di Donnarumma: niente di straordinario e sul tap-in Santander è in fuorigioco. Il Bologna è più coperto dietro e Inzaghi si arrabbia in panchina per tutte le ripartenze sbagliate. Anche il Milan però non punge: arriva fino al limite dell'area e si scontra sul muro avversario. Tra Suso, Cutrone, Calhanoglu e il Pipita le combinazioni sono poche e le occasioni, come detto, altrettante: una delle prime mosse della ripresa sarà proprio la sostituzione di Patrick con Castillejo e la modifica del sistema nel 4-2-3-1.

ROSSO BAKA — Il secondo tempo inizia finalmente più vivo: Santander calcia malissimo davanti a Gigio, meglio fanno Calhanoglu, Cutrone (prima di uscire) e Calhanoglu, che però non inquadrano la porta. In generale il copione resta lo stesso: Milan che prova a fare la partita (ma quanti errori) e Bologna che si vorrebbe affidare al contropiede rapido di Palacio, che ha vita dura con Romagnoli. Inzaghi cambia con Dzemaili che ha il merito di provarci personalmente o cercando la verticalizzazione: buone entrambe le idee, meno la realizzazione. La partita potrebbe svoltare mezz'ora dopo l'intervallo: Bakayoko rimedia due gialli in meno di tre minuti, il primo per un fallo su Dzemaili, il secondo per una trattenuta su Santander lanciato verso Donnarumma. Ancora Bologna e ancora un rossonero costretto al giallo (Kessie, diffidato, salterà la Fiorentina: centrocampo da inventare): sulla punizione che ne segue c'è una gran confusione in area, ma niente di determinante. Orsolini e Destro (a lui l'ultima occasione per segnare) aumentano il potenziale d’attacco del Bologna, Laxalt per Suso va nella direzione opposta. Finisce così senza gol. Per un pareggio che accontenta tutto, o nessuno.

Alessandra Gozzini

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2018/2019 16ª Giornata (16ª di Andata)

15/12/2018
Inter - Udinese 1-0
Torino - Juventus 0-1
16/12/2018
Spal - Chievo 0-0
Fiorentina - Empoli 3-1
Frosinone - Sassuolo 0-2
Sampdoria - Parma 2-0
Cagliari - Napoli 0-1
Roma - Genoa 3-2
17/12/2018
Atalanta - Lazio 1-0
18/12/2018
Bologna - Milan 0-0

Classifica
1) Juventus punti 46;
2) Napoli punti 38;
3) Inter punti 32;
4) Milan punti 27;
5) Lazio punti 25;
6) Atalanta, Roma e Sassuolo punti 24;
9) Sampdoria punti 23;
10) Fiorentina e Torino punti 22;
12) Parma punti 21;
13) Cagliari punti 17;
14) Empoli, Spal e Genoa punti 16;
17) Udinese punti 13;
18) Bologna punti 12;
19) Frosinone punti 8;
20) Chievo(-3) punti 4.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
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La Juve dovrà perdere tre partite, il Napoli le dovrà vincere tutte, sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno, ogni Cristo scenderà dalla croce, anche gli uccelli faranno ritorno! [SM=x611915]





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Lazio-Cagliari 3-1: Milinkovic torna al gol
e i biancocelesti ritrovano il successo

I biancocelesti tornano alla vittoria in campionato dopo 5 giornate


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Arriva Tommaso e la Lazio vede il Paradiso. Plana sull'Olimpico il tifosissimo leader dei The Giornalisti e la Lazio fa gol facendo sbloccare dopo tre mesi Sergej Milinkovic-Savic. La squadra di Simone Inzaghi torna alla vittoria che mancava da cinque turni di campionato e da sette complessivi, considerando i due di Europa League. Un 3-1 (CLICCA QUI PER IL TABELLINO) al disastrato Cagliari di oggi, un messaggio forte al campionato in cui la Lazio vuol restare in corsa per l'Europa dei grandi. Manca solo la ciliegina del gol di Ciro Immobile, poi c'è tutto. Un bel Natale, insomma. Pessimo, invece, per la squadra di Rolando Maran, senza Pavoletti, Castro, Srna e Ceppitelli, ma soprattutto, per la prima volta, senza anima, senza tutte quelle doti che l'hanno portata a fare 11 risultati positivi su 16 fin qui e a sfiorare pure il buon risultato col Napoli domenica scorsa. Ma ora è necessario svoltare col Genoa per evitare guai.

PRIMO TEMPO — Simone Inzaghi propone un 3-5-2 con Parolo a dettare i tempi e Luis Alberto mezzo sinistro. Non c'è un trequartista puro, ma tanto supporto per Correa e Immobile con Marusic mobilissimo sull'asse di destra. Il Cagliari è nel suo solito schieramento con Barella a fare il trequartista sotto gli occhi del vero titolare del ruolo Lucas Castro che, impegnato nella riabilitazione per l'infortunio al crociato a Roma, è qui a soffrire con i compagni. Ionita, che sembrava a pezzi, è regolarmente in campo. Partita: tre corner di fila della Lazio, un solo tiro di Cerri telefonato per Strakosha e poi comincia la danza laziale. Correa tira a giro da destra Cragno respinge ma Milinkovic-Savic è in ottima posizione e infila senza problemi il primo vantaggio tornando al gol che gli mancava dal 23 settembre quando segnò al Genoa la sua prima e unica rete nelle 16 giornate iniziali. La Lazio si concede un'unica distrazione sulla quale Ionita non arriva per un soffio. Ma la difesa del Cagliari concede molto, molto di più. Infatti il raddoppio lo sfiora Ciro Immobile che su azione partita da Correa e proseguita con Milinkovic-Savic manda il pallone sotto la traversa. Ma la palla non entra. Entra tre minuti dopo sulla spinta di forza di Francesco Acerbi che, dopo essersi visto annullare il gol del pari a Bergamo dalla Var, stavolta lo vuole prepotentemente. Sul corner di Luis Alberto subisce la respinta di Cragno sulla prima conclusione, poi mette dentro. La curva applaude Simone Inzaghi, il Cagliari non c'è proprio. Soprattutto come atteggiamento. Nel finale Joao Pedro serve Cerri che calcia fuori, mentre nel minuto di recupero Strakosha si oppone a Faragò.

SECONDO TEMPO — Maran prova a fare la rivoluzione: Pajac (ma non era rotto?) al posto di Klavan (che ha un tendine a pezzi) e Farias per Cerri che ha fallito un'altra occasione. Padoin va a fare il centrale e Pajac si mette a sinistra al suo posto. Ma è Correa che costringe Cragno all'intervento di piede. Poi ancora Faragò spaventa Strakosha che si oppone benone. La partita sembra non avere più senso, la Lazio la controlla, ma prima del Natale vuole regalarsi qualcosa di grande e al minuto 22 la chiude definitivamente con Lulic che in contropiede, servito da Immobile, non dà scampo a Cragno. Tutto parte da un rimpallo perso da Romagna con Correa in cui l'argentino resta a terra. Da quel momento ci sono solo cambi, anche Maran si arrende: toglie Barella e mette Dessena. La Lazio sfiora il 4-0, Immobile non ha la gioia personale, mentre i rossoblù chiudono meno mestamente beneficiando di un rigore (giusto) assegnato da Manganiello per una gomitata di Bastos a Joao Pedro che dal dischetto fa 3-1 e segna il quarto gol in campionato.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Empoli-Sampdoria 2-4:
decisiva la doppietta di Caprari nel finale

Il doppio sigillo del 25enne romano, subentrato all'85',
lancia i blucerchiati alla conquista dell'Europa che conta.
Per i toscani è la seconda sconfitta consecutiva



La Samp sale ai margini della zona Champions, Quagliarella realizza il settimo centro consecutivo superando il record di Barison (stagione 1963-64) e Caprari realizza una doppietta entrando dalla panchina. La squadra di Giampaolo batte per 4 a 2 l’Empoli dopo una gara che ha visto più volte entrare in campo la Var. Per i toscani è la seconda sconfitta consecutiva.

PRIMO TEMPO — L’inizio di partita è scoppiettante. La Sampdoria al 4’ va a segno con un colpo di testa di Quagliarella su cross di Murru. Ma il bomber doriano è in fuorigioco. Come segnala il guardalinee e conferma la Var. Al 9’, invece, è l’Empoli a passare in vantaggio. Murru crolla addosso a La Gumina. L’arbitro Calvarese indica il dischetto. E la Var conferma. Perfetta l’esecuzione di capitan Pasqual che spiazza Audero. La squadra di Iachini invece di cavalcare il vantaggio si abbassa di colpo. Consentendo alla Samp di conquistare metri preziosi. Quagliarella arriva con un attimo di ritardo su un cross invitante. Poi, il pareggio al 41’. Splendida azione individuale di Ramirez che salta un paio di avversari, entra in area di rigore e con un potente sinistro beffa Providel.

SECONDO TEMPO — Ancora la Var protagonista in avvio di ripresa. L’arbitro Calvarese concede il rigore alla Samp per un presunto contatto in area Silvestre-Tonelli. Il direttore di gara viene chiamato al video e dopo quasi tre minuti annulla la sua decisione. La squadra di Giampaolo comunque è padrona del campo. Forte anche di una condizione fisica decisamente migliore. Al 20’ il primo cambio. La Samp inserisce l’ex Saponara (accolto da tanti fischi) al posto di Ramirez. Uno dei protagonisti della prima ora di gioco. I doriani insistono all’assalto. Al 24’ il vantaggio sembra cosa fatta. Quagliarella colpisce in tuffo a botta sicura. Ma la palla vola alta sopra la traversa. L’attaccante si riscatta subito dopo realizzando il gol del 2 a 1. Cross di Murru e stavolta il colpo di testa di Quagliarella va a segno. Iachini prova a cambiare qualcosa inserendo Zajc al posto del deludente difensore Rasmussen e passa al 4-3-3. Ma è ancora la Samp a sfiorare il bersaglio con un colpo di testa di Andersen. Providel blocca con bravura. Al 31’ l’Empoli pareggia con Caputo che batte Audero con un perfetto diagonale in corsa. Calvarese annulla per fuorigioco su segnalazione del guardalinee. Ma la Var cambia ancora la decisione del direttore di gara. Caputo è in posizione regolare e il gol è valido. Ma non è finita.

CAPRARI SHOW — Al 42’ la Samp torna in vantaggio. Micidiale contropiede, bel tocco di Saponara che libera Caprari. L’attaccante va a segno con la complicità del portiere Providel. Arriva anche il 4 a 2, lo mette a segno ancora Caprari che tenta un cross che si trasforma in una conclusione imparabile per Providel. Segna anche La Gumina ma la Var annulla una rete che comunque non avrebbe cambiato l’esito della sfida.

Luca Calamai

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Genoa-Atalanta 3-1: Radu salva, Piatek segna.
Prima vittoria per Prandelli

A Marassi il portiere di casa ferma Ilicic dal dischetto, lanciando i rossoblù.
Autogol di Toloi, poi Lazovic e il polacco:
prima gioia per il nuovo tecnico Alla Dea non basta il rigore di Zapata



Il Genoa torna al successo dopo 83 giorni con il primo successo della gestione-Prandelli (clicca qui per leggere il tabellino della gara), contro un’Atalanta penalizzata dal k.o. in avvio di De Roon (costretto a uscire in barella), poi sbaglia un rigore con Ilicic e nella ripresa chiude in nove per le espulsioni di Palomino e Toloi.

HANDICAP — Partenza a handicap per la squadra di Gasperini, che perde in avvio De Roon per un intervento scomposto di Romero (ammonito). Il giocatore atalantino è costretto a uscire in barella, e al suo posto Gasperini inserisce Pessina, sino a ieri solo 2 presenze e 53 minuti in campionato. Una sfida da cuore e batticuore, in un primo tempo che dopo un grande intervento di Radu su Toloi al 20’, si accende all’improvviso al 33’. Romero salta a braccia aperte, tocca il pallone con la mano sinistra, ma il signor Doveri fa proseguire il gioco, nonostante le proteste nerazzurre.

VAR UNO — Trenta secondi dopo, però, su segnalazione del varista Fabbri, consulta il monitor e assegna il rigore. Sono attimi di grande tensione, la panchina rossoblù esplode e ne fa le spese il d.g. genoano Perinetti, espulso. Dal dischetto Ilicic si fa respingere il rigore da Radu. C’è tensione anche sulla panchina ospite: il fisiologo Bangsbo e Raimondi vengono allontanati dal campo.

VAR DUE — Quasi allo scadere del primo tempo, Atalanta ancora vicina al gol con Gomez (palo), ma Doveri ferma ancora il gioco per un sospetto tocco di mano di Criscito. Stavolta il gioco riparte e al sesto minuto di recupero Toli tocca sciaguratamente in gol un colpo di testa di Piatek e inganna Berisha. La squadra di Prandelli va così al riposo in vantaggio per uno a zero. Dopo l’intervallo, il tecnico rossoblù inserisce Rolon al posto di Veloso, un po’ in affanno nel primo tempo. Parte subito forte l’Atalanta, che al 2’ manca il pari con Zapata (conclusione a lato da distanza ravvicinata). Piatek (4’) sfiora il palo, ma subito dopo (9’) Criscito stende Freuler in area. Rigore per l’Atalanta e stavolta dal dischetto Zapata non sbaglia. Uno a uno. Il pari ospite toglie qualche certezza a Piatek e compagni e dall’altra parte Gasperini inserisce Rigoni per Gomez. Eppure, su un pallone rubato da Kouame, Romulo centra dalla destra un cross lungo che pesca dal lato opposto Lazovic: stop, controllo, tiro forte e angolato che sorprende Berisha. Genoa di nuovo in vantaggio. Ma la tensione non scende: dalla panchina genoana viene allontanato anche il preparatore dei portieri, Scarpi, per proteste. Berisha risponde da campione (30’) a un diagonale di Bessa, mentre Prandelli rinuncia a una punta e rinforza la mediana con Sandro. A dieci minuti dalla fine, il secondo giallo per Palomino (fallo su Piatek) lascia l’Atalanta in inferiorità numerica e apre grandi spazi per i rossoblù. Toloi passa al centro, a destra scala Hateboer, il cui errore (38’) porta i rossoblù vicini al terzo gol con il polacco. Che, al 43’, va comunque a segno con un destro all’incrocio su cross di Bessa che fa esplodere il Ferraris. Prima del fischio finale, secondo rosso atalantino a Toloi, poi è solo festa genoana.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Milan-Fiorentina 0-1, Chiesa segna, il Diavolo scende al 5° posto

I rossoneri attaccano nel primo tempo ma Lafont para tutto.
Nella ripresa il gol-vittoria del figlio d'arte, una splendida botta
da fuori area che fa scivolare Gattuso in classifica.
Ritorno in campo per Conti



Non sarà un gran Natale per il Milan, sconfitto in casa dalla Fiorentina e privato del quarto posto dalla Lazio. Partitaccia di un Diavolo confuso e incerottato, che nelle ultime quattro gare tra campionato e coppa ha raccolto la miseria di due pareggi e due sconfitte (con eliminazione dall’Europa League). Finisce 1-0 per la Viola, rilanciata verso l’alto da un gioiello di Federico Chiesa.

CALHA SPRECA — Accorrono in oltre 52mila al Meazza per assistere a quello che dovrebbe essere uno scontro diretto per il posto in Europa, possibilmente quella di Champions. Il primo tempo, però, offre più voglia che precisione: l’impegno delle due squadre non manca, ma non è sempre supportato dalla lucidità negli ultimi venti metri. Le occasioni, in realtà, il Milan le avrebbe anche. E capitano quasi tutte a Calhanoglu: due tiri parati, uno respinto da Milenkovic a portiere battuto, uno sprecato in solitudine. Al conto va aggiunto un sinistro di Rodriguez dal limite, su cui Lafont interviene in tuffo.

PIPITA A SECCO — Quello che scende in campo all’inizio è un Milan che torna al 4-3-3 e che presenta Calabria in mediana, ruolo che non ricopriva dai tempi delle giovanili. Accanto a lui c’è Mauri, mentre in attacco spazio a Castillejo (panchina per Cutrone). Gli occhi sono puntati su Higuain, a secco da 7 partite prima di questa, ma il Pipita si vede raramente e non dà l’idea di essere al meglio. Neppure la Fiorentina, con Mirallas confermato in avanti, punge granché. Chiesa va spesso in accelerazione per conto suo, Simeone non ha molti palloni giocabili. Piuttosto scontato lo 0-0 all’intervallo.

DECIDE CHIESA — Higuain ha un sussulto a inizio ripresa, dopo una chance per Mirallas e una per Suso: gira bene di testa, Lafont è ancora reattivo. A metà ripresa, Gattuso svolta verso il 4-4-2 con Calabria e Calhanoglu interni, esperimento degli esperimenti: Cutrone (dentro per Mauri) ritrova il suo posto accanto al Pipita, a sinistra si colloca Laxalt (dentro per Castillejo). Montolivo resta in panchina una volta di più. La mossa, però, non paga. Ed è la Viola a trovare il varco giusto, al minuto 73. Il guizzo di classe è firmato Federico Chiesa, che si salta secco Calabria e scarica un destro da fuori area su cui Donnarumma non può arrivare. Il Milan accusa il colpo, ha una sola vera chance per pareggiare con Rodriguez, ma Lafont disinnesca il suo colpo di testa. L’unica notizia per rendere meno indigesto il panettone è il ritorno in campo di Andrea Conti: non giocava un match ufficiale in prima squadra dall’agosto del 2017.

Stefano Cantalupi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Napoli-Spal 1-0: gol di Albiol

Il colpo di testa dello spagnolo a fine primo tempo porta
i campani momentaneamente a 5 punti dalla Juventus



Col minimo sforzo, ma anche col patema finale. Il Napoli batte la Spal e guarderà con interesse al risultato della Juventus, in campo tra poche ore contro la Roma. C'è voluto un colpo di testa di Albiol, su palla inattiva, per sbloccare il risultato. Un vero toccasana, considerata la scarsa vena degli attaccanti, ancora una volta rimasti al palo. E così l'astinenza di Insigne e Mertens continua, nonostante la piena fiducia concessa loro da Ancelotti. La Spal s'è difesa come ha potuto e nel finale ha addirittura sfiorato il pareggio che gli è stato negato da una parata prodigiosa dell'ex Meret.

POCHI RISCHI — Ancelotti non vuole rischiare niente e limita il turnover ad un paio di cambi, considerando che Allan è fuori per un problema alla schiena. Sorprende la scelta dell'allenatore napoletano di tenere fuori Arek Milik, l'uomo che ha deciso le ultime due trasferte, a Bergamo e Cagliari. E sorprende anche la decisione di schierare Koulibaly e Insigne, entrambi diffidati. Probabilmente, la poca consistenza dell'avversario avrà consigliato al tecnico di rischiarli, a prescindere. Ed in effetti, pronti via, la Spal si sistema nella propria metà campo rimettendosi ad improbabili ripartenze che dovrebbero esaltare la velocità di Paloschi e Lazzari: il tentativo non riesce.

PALLA INATTIVA — Il Napoli, in ogni modo, fa fatica a trovare gli spazi giusti per sorprendere Gomis. Ci prova Insigne (11') e riesce pure a segnare, ma il gol è annullato per fuorigioco. Il primo tiro in porta degli emiliani arriva al 36': la conclusione di Cionek è alta. La pressione del Napoli è costante, la Spal si difende a oltranza, arretrando anche i due esterni di centrocampo, Lazzari e Fares. La barriera eretta da Semplici a difesa di Gomis regge per tutto il primo tempo e crolla soltanto nei minuti di recupero (46') quando Albiol salta più in alto di tutti e gira di testa in rete il calcio d'angolo battuto da Mertens. Ancelotti tira un sospiro di sollievo, il suo Napoli al riposo in vantaggio.

MIRACOLO MERET — La parte iniziale della ripresa è un monologo del Napoli, interrotto dalla conclusione di Schiattarella (8') che Meret respinge col corpo. Tanto lavoro, ma poca concretezza, perché nell'area della Spal va in onda il festival dei gol sprecati. L'idea di dover arrivare in porta col pallone spesso penalizza la fase offensiva. Ci prova Mertens (18'), ma il tiro è controllato da Gomis. È la volta di Koulibaly (23') a colpire male di testa il pallone a pochi metri dal portiere emiliano. La spinta del Napoli si esaurisce al 36' con il palo colpito da Mertens. Poi, il San Paolo assiste timoroso all'assalto finale della Spal. Meret deve superarsi in due occasioni: su Plaoschi (46') respingendo coi pugni e un minuto dopo sul colpo di testa di Fares: il suo colpo di reni per togliere il pallone dalla porta è un vero prodigio.

Mimmo Malfitano

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Sassuolo-Torino 1-1: Belotti illude, Brignola pareggia al 92’.
Gol annullato a Iago al 94’

Partita molto equilibrata a Reggio Emilia: granata in vantaggio nella ripresa con il gol del Gallo.
I neroverdi pareggiano al 92’, due minuti più tardi annullata la rete a Falque



La Var cancella il colpaccio del Torino: è 1-1 (GUARDA QUA IL TABELLINO DELLA PARTITA). Perché sui fuorigioco il controllo è obbligatorio, su spinte e trattenute (i lamenti del derby) no. E quindi la zampata della vittoria firmata Iago Falque viene annullata dopo un minuto di rivisitazione dell’azione alla moviola: resta il pareggio acciuffato di testa da Brignola un minuto dopo il novantesimo e resta l’amarezza dei granata, che avevano condotto a lungo il match grazie al diagonale di capitan Belotti (54’) ispirato da un assist al bacio di Zaza. Che con Ichazo (parata decisiva su splendida sforbiciata di Matri, 50’) ha riscattato il pasticcio della stracittadina anche attraverso una prestazione finalmente incisiva.

EQUILIBRIO — Partita incandescente nel lungo recupero (oltre 6’), e nel complesso equilibrata. Le squadre si sono alternate nel comando delle operazioni fin dalla prima parte, dove ci sono stati soltanto due acuti in zona gol, uno per parte.

MARCATURE — De Zerbi ha preferito Matri a Babacar (entrato poi), Mazzarri si è preoccupato molto di bloccare le fonti di gioco e quindi ha piazzato Baselli a uomo su Sensi e Meité addosso a Locatelli. I due granata si sono invertiti i compiti nella ripresa. Mentre Bourabia è finito contro Rincon che perciò slitta spesso a sinistra rispetto la sua abituale posizione centrale laddove Baselli ha agito agisce praticamente da trequartista.

BUON BERARDI — In avanti il Sassuolo può contare sul grande dinamismo di un Berardi in condizioni atletiche eccellenti. Pure Di Francesco, sull’altra fascia, è bello vivace. Il Toro ripropone la coppia offensiva del derby con Zaza che appare ben disposto e capitan Belotti impegnato a cucire il gioco con i centrocampisti, un compito assai dispendioso.

PRODEZZE — La sfida si mantiene interessante anche se le difese finiscono per prevalere puntualmente sui tentativi di sfondamento. Al riposo i tifosi granata ripensano con rammarico al diagonale mancino di Zaza respinto in volo da Consigli. Quelli neroverdi non hanno digerito la parata in tuffo di Ichazo sul colpo di testa ravvicinato di Berardi. Il sostituto di Sirigu si ritrova la palla tra le mani giusto sulla linea bianca perché l’attaccante del Sassuolo impatta la sfera in modo sporco: l’avesse presa di fronte piena sarebbe stato impossibile evitare il gol, si era nell’area piccola.

Nicola Cecere

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Udinese-Frosinone 1-1: gol di Mandragora e Ciano

Lo scontro-salvezza si risolve senza vincitori:
al vantaggio dei padroni di casa rispondono i ciociari nella ripresa



L’Udinese tira di fatto una sola volta in porta, fa gol con Mandragora (32’ del primo tempo), ma resta in letargo per tutta la gara e alla fine l’1-1 (pareggio di Ciano su rigore) penalizza soprattutto il Frosinone. Fischia la Dacia Arena, sonora contestazione: nel mirino giocatori e società. Prestazione sconcertante, sia fisicamente sia a livello di personalità dei ragazzi di Nicola. Buon inizio invece per Baroni, che muove la classifica e prende atto di avere fra le mani un gruppo ancora vivo.

RITMO BASSO — Squadre praticamente a specchio: 3-5-2 con De Paul da una parte e Ciano dall’altra a svariare lungo tutto il fronte offensivo a supporto rispettivamente di Lasagna e Ciofani. Non solo, i due di fatto sono i veri registi avanzati delle rispettive squadre: rientrano anche di parecchi metri per cercare di dare qualità e qualche idea decente in una gara però bloccata, davvero bruttina per tutto il primo tempo. E in effetti il gol di Mandragora arriva dal nulla dopo oltre mezzora di non gioco, ritmo bassissimo e attacchi sempre a difesa schierata. Il gesto tecnico del centrocampista di scuola Juve è comunque da applausi: lungo centro da destra di Larsen e sinistro di prima intenzione di Mandragora appostato sul secondo palo con Zampano che non riesce a chiudere in tempo. L’Udinese è di fatto tutta qui prima dell’intervallo: da segnalare un paio di tiri da lontano (Fofana e De Paul) fuori misura. In mezzo al campo, Behrami va soprattutto di vanga, Fofana spinge in maniera disordinata e Mandragora sbaglia parecchio in appoggio. Sulle fasce da registrare la generosità di D’Alessandro e la “timidezza” di Ter Avest. Il Frosinone? All’11’ Chibsah colpisce di testa da buona posizione ma Musso blocca a terra. Quindi, una volta in svantaggio, ecco il missile dai 25 metri di Ciano che colpisce il palo alla destra di Musso: sorpreso e immobile il portiere argentino.

LA RIPRESA — Poco prima dell’ora di gioco, Baroni cala la carta Pinamonti: fuori il deludente Ciofani. Il baby attaccante piazza subito un paio di pressing che danno fastidio là dietro ai friulani. Al 15’, Ekong tarda a rinviare un centro velenoso a due passi da Musso, e quando trova i giusti tempi per calciare sembra invece colpire le gambe di Ciano che nel frattempo aveva preso posizione fra palla e avversario: rigore. È lo stesso Ciano a trasformare. Baroni toglie allora Fofana: dentro Pussetto; Udinese con De Paul a ridosso di Lasagna e appunto Pussetto. Ma i bianconeri non cambiano mai passo ed è anzi il Frosinone ad alzare il baricentro: pericolosissimo il sinistro a girare di Pinamonti (sporcato in angolo da Ekong), poi Musso blocca a terra il destro di Chibsah.

Mirko Graziano

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Serie A, Chievo-Inter 1-1:
Perisic non basta, Pellissier pareggia nel recupero

A Verona Spalletti scappa con un gol del redivivo croato,
ma nel finale arriva il clamoroso gol del pari da parte del sempreverde bomber gialloblù



Quando ti si rivoltano contro anche gli amici… L’Inter tradita dal recupero, che tante soddisfazioni aveva dato in questa stagione. Il Chievo ferma i nerazzurri al minuto 91’, su un lancio lungo di Rossettini, prolungato di testa da Stepinski: l’eterno Pellissier colpisce, gelando un’Inter che già si vedeva a +8 sul Milan quinto. E esaltando un ambiente, quello veronese, che ha bisogno di credere che i miracoli siano possibili, con 5 punti in classifica. Non è un miracolo, il pari contro un’Inter che manca di killer instinct, che sembra aver perso un po’ di personalità, ma che comunque nel secondo tempo aveva legittimato il vantaggio. Sembrava bastare il gol di Perisic, finalmente ritrovato su buoni livelli, sembrava bastare un tempo da leader di Icardi, sembrava che l’esperimento finale del 3-5-2 con Mauro e Lautaro, e Ivan a tutta fascia, potesse essere una traccia anche per il futuro. Invece la voglia del Chievo trasforma il tutto in una frenata, fa sì che il Napoli prossimo avversario si più lontano (8 punti). E apre legittimi dubbi sullo stato di forma dei nerazzurri, mai davvero in grado di prendere “possesso” della partita e troppo brutti nei primi 45’.

RITORNA IVAN — Il feeling di Ivan con il Chievo è confermato: sesto gol nelle ultime quattro partite contro i gialloblù. Un anno fa ne fece 3 nel 5-0, quest’anno la rete è pesante perché toglie il freno a mano all’Inter, che si muoveva a fatica. E chiude anche un suo digiuno che iniziava a diventare “importante”: tanto da meritare un festeggiamento di rabbia, con calcio al palo. Dopo 12 gare senza reti il croato conclude con un tocco ravvicinato una bella azione che lui aveva innescato con un velo sul passaggio in verticale di De Vrij: da lì la palla finisce a Icardi, che la smista a sinistra per D’Ambrosio, che crossa basso. 1-0. E’ il 39’, i nerazzurri avevano creato una sola vera occasione con un altro cross del terzino sinistro, ma Sorrentino reattivo aveva chiuso su Icardi. Per il resto poche idee, qualche rischio con passaggi sbagliati in impostazione, un po’ di sofferenza sul pressing, pochi strappi da Nainggolan (60’ complessivi) e Joao Mario.

ACCESI — Levato il freno, superata l’ansia di scardinare la doppia linea clivense, l’Inter si distende. Di Carlo passa al 3-5-2, apre un po’ di spazi ma prova anche a offendere, tanto che serve un super Handanovic su Pellissier innescato da Giaccherini (13’). Ma è la partita che si accende, provando a rendere un po’ meno silente l’infreddolito pubblico del Bentegodi. Icardi dopo 45’ di attesa torna quello delle ultime uscite: più generoso (anche un gran recupero difensivo), più collaborativo e più volte pericoloso. Sorrentino chiude sull’azione più bella, con dialogo con Perisic, finta su Bani, tiro sul primo palo. Entra Lautaro, l’Inter passa 3-5-2, ma non sembra davvero dannarsi per trovare il secondo gol. Errore, perché di là c’è un 39enne che ancora scatta al 91’, prendendosi un punto.

Valerio Clari

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Serie A, Parma-Bologna 0-0: gara spenta e senza reti

Poche occasioni da gol nel derby dell’Emilia: la squadra di D’Aversa non trova i tre punti
che mancano da un mese e quella di Inzaghi non approfitta del pari tra Udinese e Frosinone



Un palo, uno pseudo gol annullato e poi la nebbia: di gioco, idee, incisività. Il derby finisce per raffreddare ogni velleità quando a un certo punto, vuoi per mancanza di trame o per sfinimento fisico o soprattutto per errori tecnici, Parma e Bologna finiscono per conservare, sbagliare, annebbiarsi a vicenda e annoiare. Poi il punticino mantiene i ducali in un posto che sa di tranquillità e il Bologna sempre in zona-retrocessione: la squadra di Inzaghi ha festeggiato proprio oggi un anno senza vittorie esterne (l’ultima a casa-Chievo il 22 dicembre 2017). E da festeggiare c’è ben poco.

PALO E CAOS — Pronti-via e il Bologna fa subito l’errore difensivo: Siligardi si ritrova solo davanti a Skorupski, tiro sicuro, palo. È un gol mangiato ma dà il senso della partita: solitamente abituato ad agire di rimessa coi suoi contropiedisti, il Parma sceglie di tenere palla e confezionare qualcosa. È il Bologna, infatti, a chiudersi per cercare ripartenze che porteranno giusto un tiro moscio di Palacio al 35’: il resto è nulla, nel senso che il Parma (col trio Gervinho-Inglese-Siligardi) lavora di incroci e sponde attendendo il sostengo di un centrocampo in cui Scozzarella è libero di agire. Inzaghi non ha cambiato praticamente formazione rispetto allo 0-0 contro il Milan: c’è Dzemaili al posto dell’infortunato Poli e le notizie (se così si può dire) sono che Orsolini e Destro sono ancora in panchina. Soprattutto riferendosi al primo, è fin troppo chiaro che nel primo tempo il Bologna non riesca a costruire nulla di buono: gli esterni sono di burro (Mbaye e Mattiello), Svanberg tocca un solo pallone, Santander deve fare da sponda e solo una volta arriva lungo su raro cross dal fondo. Insomma: primo tempo targato-Parma che però oltre al palo di Siligardi arriva al tiro con lo stesso esterno d’attacco (fuori) e ad alcuni cross inutili.

FUORIGIOCO — La ripresa si fa un po’ meno intensa: perché la confusione regna anche se Inzaghi prova – inserendo prima Orsolini e poi Destro – a cercare di sfatare quella benedetta mancanza di vittorie esterne. Il sussulto del Bologna comunque arriva: palla manovrata da sinistra che produce un calcio d’angolo; Santander spizza all’indietro e Calabresi – pescato poi in fuorigioco – prima colpisce il palo e poi la infila sempre di testa in rete. Pseudo-gol annullabile e annullato. Il Parma reagisce con cambi che danno qualcosina ma non abbastanza: Sprocati cerca la porta due volte e su una di queste una deviazione di Inglese fa rischiare l’1-0; ancora il centravanti parmigiano è protagonista con una girata di testa che Skorupski controlla agilmente e lascia sfilare fuori. Ancora cambi (dentro Stulac e Ciretti nel Parma) ma la storia non cambia: la squadra di D’Aversa fatica a proporsi bene, il Bologna tenta una volata con Palacio che corre come un ragazzino senza però arrivare alla conclusione. E la conclusione è: zero a zero che fa contento un Bologna comunque e ancora in zona-B.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Juventus-Roma 1-0: decisivo il gol di Mandzukic

Un colpo di testa del croato su cross di De Sciglio piega i giallorossi.
Annullate due reti ai bianconeri: a Chiellini e a Douglas Costa, Olsen il migliore dei suoi



Il Natale bianconero si festeggia nel tepore di chi si scalda con mezzo scudetto: l'1-0 sulla Roma, mai in discussione in una sfida dominata con i muscoli e col ritmo, significa titolo d'inverno con due turni d'anticipo. Venticinque punti più giù ecco la Roma, più che doppiata in classifica: il Natale giallorosso è più gelido e non solo per la differenza vista allo Stadium. A DiFra serve tutt'altro atteggiamento per uscire dalla palude e trovare nuovi motivi per godersi le feste nelle prossime due. Allegri, invece, si può specchiare nella faccia cattiva di Mandzukic, spietato guerriero vichingo. Pazienza se attorno a lui allo Stadium ci sarebbe pure spazio per i buoni sentimenti: prima del match, Marchisio a metà campo ha salutato il suo vecchio popolo. Tra l'altro, la temperatura deve avergli ricordato la Russia, nuova patria. Ha pure fatto un giro sotto alla curva, come ai bei tempi, come continuano a fare dopo ogni vittoria (Genoa escluso) i suoi ex compagni.

BICOLORE — Cristiano non si riposa, non oggi, non adesso che la Juve vuole mettere sotto l'albero il primo posto a metà campionato. Con lui i due compagni di merende con cui sa banchettare meglio: Dybala gioca di fino, Mandzukic usa la corazza a tutto campo. Con la benzina delle mezzali Matuidi e Bentancur, la Juve finisce per dominare, anche perché una Roma arrendevole le dà una discreta mano. Florenzi, molto basso a sinistra, è chiamato soprattutto a soccorrere Kolarov, costretto a sua volta a stringersi accanto ai centrali Manolas e Fazio. Zaniolo, rimpianto bianconero, è più vicino ai centrocampisti che ai due attaccanti, Under e Schick. Quest'ultimo, più che rimpianto, è stato sedotto e abbandonato dalla Signora: la versione sbiadita vista all'Allianz non ha sicuramente fatto cambiare idea ai dirigenti bianconeri. Alla fine dei conti, il prudente 3-5-2 nei piani di Di Francesco dovrebbe limitare il gioco sulle fasce dei bianconeri, fonte primaria in cui si abbevera Allegri. Ma il piano funziona poco e niente e il primo tempo è un bicolore bianco e nero.

SFONDAMENTO LENTO — È da sinistra che la Juve sfonda più volte, risucchiando i giallorossi nella fossa delle Marianne: Alex Sandro, Matuidi, Cristiano danno un dinamismo vorticoso. È proprio il brasiliano, ringalluzzito dal nuovo contrattone da cinque milioni, ad andare vicino al gol tre volte in 20 minuti: in due occasioni Olsen si supera, in un'altra un tiro ravvicinato è ribattuto dalla difesa. La differenza di ritmo è evidente: sulle punte giallorosse cade sempre la mannaia degli anticipi dei centrali bianconeri, in primis di Bonucci, preferito a Benatia. Se da un lato la Juve mette nel pallottoliere calci d'angolo su calci d'angolo, dall'altro la Roma fatica a uscire dal guscio. Il portiere svedese, in super serata, resiste ai tentativi portoghesi, ma capitola di fronte allo strapotere croato: su un cross dolce di De Sciglio, insolito perché mancino, Mandzukic si esibisce nella specialità dell'anno. È il salto sulle spalle del terzino di turno. Dopo aver "bullizzato" nell'ordine Mario Rui, Rodriguez e Asamoah, Mario stavolta stravince il duello aereo con il povero Santon e fa 1-0.

LA SFIDA DI CR7 — Kluivert è per la Juve quel centravanti raffinato dell'Ajax sconfitto in finale di Champions: regala ricordi dolci. Il figlio Justin ieri ha sbattuto il muso contro una vecchia rivale di papà Patrick: entrato in campo al posto di Florenzi per spostare il baricentro, non è riuscito tanto nell'impresa. Al contrario, Cristiano continua il suo duello alla baionetta contro Olsen: lo svedese gliele prende tutte, di testa e di piede, da vicino e da lontano. Al portoghese non rimane che scalciare il palo e sbracciare contro il destino e la stanchezza: Allegri ha già detto che in una delle prossime due, tra Atalanta e Samp, gli darà un po' di tregua, forse necessaria. Anche se lo strappo nel recupero per il cross tramutato in rete da Douglas Costa e annullato dal Var certifica la necessità di averlo sempre e comunque in mezzo alle difese avversarie. Il suo sodale Mandzukic, invece, dimostra fino alla fine di avere una cilindrata diversa dal resto della compagnia: è il primo dei difensori quando la Roma prova a imbastire qualcosa di buono. Ha la stessa fame di capitan Chiellini che continua nello stato di forma sublime: andrebbe pure a fare il 2-0 di testa, ma l'arbitro annulla. Negli ultimi dieci minuti gli capita di marcare il ben più pericoloso Dzeko, ma non sembra esserci davvero niente che possa rovinare il Natale bianconero.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
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