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I bambini di Mosca

Ultimo Aggiornamento: 02/02/2017 12:03
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02/02/2017 01:05

Avevo visto anche un film e mi è venuto di andare a cercare le varie storie, n.b. non è un attacco al Comunismo ma è un modo di far vedere i lati oscuri di una nazione idrolatata da nostalgici che ne fanno uso come modello di vita.

Un po lunghina ma interessante, penso anche che non siano puttanate inventate, la storia è recente.

Nei convogli vuoti cercano riparo dal freddo e avanzi di cibo
Ma è rischioso: per chi viene scoperto botte e orfanotrofio
I bambini-fantasma di Mosca condannati a vivere sui treni
In 50 mila occupano i vagoni di notte e fuggono all'alba
dal nostro inviato GIUSEPPE VIDETTI


MOSCA - Per vivere sono diventati invisibili. Non possono esistere, se vogliono arrivare almeno ai trent'anni. Devono scomparire dalla famiglia, sloggiare dalle strade e dai sottopassaggi della metropolitana: evitare la metà delle retate, uscire dalle cronache dei giornali. Una volta fantasmi, esplorata la dimensione parallela del tempo e dei luoghi che a nessuno interessano, possono stare in pace. Non è grande il mondo per il popolo sommerso dei bambini abbandonati, o fuggiti da un inferno di vodka e di botte: misura lo spazio dei treni, dei vagoni in sosta sui binari morti, dei soppalchi e dei sotterranei delle stazioni, delle fogne sotto le mense dei depositi postali.

Sono oltre mezzo milione, in Russia, i bambini che quando scende la notte riemergono dal sottosuolo assieme ai topi, o si staccano da sotto i ganci delle carrozze ferroviarie. Cinquantamila solo a Mosca: se riescono ad essere come ombre, se rispettano le regole, troveranno da mangiare e un posto riparato dal gelo.

L'appuntamento è alla Kurkskij, la stazione di chi arriva a Mosca dal Caucaso. Poco prima di mezzanotte sembra deserta. E' solo perdendosi nella notte dei binari, tra la neve gelata contro le ruote dei convogli dei pendolari, che appare il mondo dei bambini dei treni. Vanno dagli otto ai sedici anni: sono vestiti con giacche e luridi cappotti da adulti, colbacchi senza più pelo, stivali ormai senza misura. Una trentina di spettri: accanto ad un vagone, tiepido perché arrivato un'ora fa da Soci sul mar Nero, aspettano il loro turno. Il bigliettaio questa notte è Oleg, 16 anni, indice e medio color cuoio anchilosati su una sigaretta.

Con 50 rubli, un euro e mezzo, ti fa dormire fino alle cinque in una cuccetta sfatta. Ma negli scompartimenti restano anche pezzi di pane, avanzi, bottiglie non finite. Le lenzuola di carta servono per asciugare le scarpe. Sui lettini, stesi immobili a un paio di gradi sopra zero, due bambini si chiudono la testa in un sacchetto. Sasha e Dima, dodici anni, vogliono dormire dimenticandosi di tutto. Troppo poveri, per drogarsi. Respirano l'odore della colla spalmata in una borsa della spesa: poi aprono, prossimi a perdere i sensi.

Il loro volto serio, da vecchi, si distende quando chiudono gli occhi. Due treni più in là gli scompartimenti sono riservati alle donne. Bambine trasparenti e anziane imbottite di maglioni. Nadezhda, Marina, Olja, Sveta, non hanno tempo per parlare. Vivono insieme perché sono tutte tredicenni. Affacciate ai finestrini dicono solo il prezzo: da 30 a 200 rubli. Il dieci per cento se ne va per il silenzio delle vecchie.

Questa notte la retata è passata alla Iaroslavskij, la stazione di chi va in Cina, o in Siberia. Anche tra la Leningradskij e la Kazanskij, dall'altra parte della piazza, un centinaio di bambini è stato portato al comando. Li hanno picchiati e caricati su un treno per Cechov. Un'ora di viaggio e poi fuori, nei campi colmi di neve perché fino all'alba la biglietteria è chiusa. L'ordine è che i bambini dei treni non si devono vedere. "L'altro ieri - dice Vadim, 15 anni, in fuga da Ufa in Bashkiria - due sono morti assiderati. Fratello e sorella di 11 e 14 anni: hanno detto che erano ubriachi".

Il giorno, sui vagoni della Kurkskij, comincia alle quattro. I bambini lasciano le cuccette prima che il personale prepari il treno delle sei per Ekaterinburg. Non ci sono troppi agenti e si può lavorare. Alcuni trascinano i carrelli con i borsoni dei venditori ambulanti, altri puliscono i chioschi dove rifriggono salsicce grigio scuro, qualcuno cerca i posti migliori per rubare, o fruga nei cestini. Aljosha e Irina concordano di chiedere la carità fingendosi figli di due zingare.

Fino alle sette, quando rischiara: pochi minuti e scompaiono tutti. Passata la notte, terminato il lavoro, inizia il viaggio quotidiano della salvezza. Senza meta.
Divisi per bande, ordinati, gli spettri adolescenti di Mosca si rintanano sui convogli in partenza. I capi-banda hanno compilato un listino: i treni che vanno lontano, caldi ma controllati, quelli suburbani, freddi ma sicuri, quelli che portano la posta, dove è più facile nascondersi ma non ci si può stringere ai cappotti dei passeggeri, né chiedere cibo. Il prezzo è un barattolo di cetrioli, o un pezzo di pane rubato da un banchetto.

I più grandi possono arrivare fino a Kyzyl, verso i confini con la Mongolia, salendo e venendo buttati fuori cento volte da rotte non più lunghe di duecento chilometri. Una settimana di viaggio, una scocciatura, ma nessuno ti pesta e gli avanzi dei passeggeri sono più abbondanti. I bambini abbandonati che lasciano la capitale non vengono fermati, o spediti all'ospedale numero 21 di Morosov, o restituiti alle famiglie, o chiusi negli orfanotrofi. Chi sta alla larga da Mosca può vivere giorni, nascosto su un vagone, prima di tornare. Sono piuttosto le centinaia che arrivano ogni giorno, sulle linee della miseria e della droga, dall'Azerbaigian e dal Kirghizistan, dalla Moldavia e dalla Bielorussia, a dover fare attenzione. Più ci si avvicina alla metropoli e più, per chi è senza biglietto, cresce il pericolo.

Su una carrozza per Noghinsk, tra i venditori di uova, il piccolo Volodia racconta di quando l'hanno "mandato all'istituto". A sette anni, una mattina, non ha più trovato sua madre. Casa sigillata. Pescato nel gabinetto del Nievskij-Express ("errore fatale, salire su un treno di lusso verso San Pietroburgo") l'avevano mandato in orfanotrofio. Lui come altri 740mila bambini russi ogni anno: 7600 sono sieropositivi. "Frustate - dice - rapato a zero e sempre fame. Tre volte alla settimana il custode poteva dormire nel mio letto". Ora viaggia con una banda di dodici bambini, due per vagone, seduti accanto a giovani contadine per dare l'idea della famiglia. Una fuga che dura quanto l'inverno, da ottobre a maggio. Chi non muore di fame o di freddo, o di tubercolosi, chi non viene internato, si ritrova al primo sole caldo sulla Komsomolskaja, la fermata del metrò più vicina alle stazioni moscovite.

E' allora che i bambini dei treni, ogni anno, si contano: hanno genitori uccisi dall'alcol, fuggiti a loro volta per la povertà, trasformati in belve dalla disperazione, assenti per i tre o quattro mestieri cui sono costretti per sopravvivere, morti di vecchiaia a quarant'anni. Nelle famiglie russe - secondo un rapporto della Duma - sono 2 milioni i figli vittime di violenze: duemila all'anno sono uccisi dalle percosse. I due terzi di essi non hanno sei anni. Quasi tre milioni vengono definiti vagabondi, duecento al giorno sono ricoverati in ospedale. I piccoli che riescono ad arrivare all'estate, dalle linee ferroviarie si trasferiscono su quelle sotterranee della metropolitana. Con il bel tempo e le vacanze si confondono con i coetanei che vanno in piscina, o sui prati.

A otto anni, denutriti, sono già fumatori cronici. Nel loro viaggio della speranza verso Mosca, hanno imparato a difendere la proprietà: un sedile, un gabinetto, una buca scavata sotto le rotaie, una grotta nelle fogne che dà direttamente sulla pensilina. Il governo russo, per combattere questo scandalo invisibile, ha stanziato 800 milioni di dollari per il triennio 2003-2006. "Una goccia nel mare - sussurra un poliziotto fuori dalla stazione Kievskij - con 30 milioni di russi alla fame, l'esercito dei piccoli perduti cresce di mese in mese e nessuno riesce più a contenerlo".

Alle tre di notte Tania e Natasha siedono in un vagone ristorante abbandonato. E' gelido, buio, i binari del deposito sono deserti. Qualcuno ha dimenticato lo sportello aperto. Non c'è da mangiare: le due undicenni parlano fitto e sghignazzano. Nessuno aveva visto che quel posto era incustodito: questa notte staranno al coperto gratis, nessuno ruberà lo loro lattina di birra. Una notte e un treno tutti per loro.
(9 febbraio 2004)
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02/02/2017 12:03

Spesso quando penso a Mosca.... immagino tuttaltre cose... invece... [SM=x44468] [SM=x44471]
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