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PEEP SHOW di Davide Pesca

Ultimo Aggiornamento: 01/07/2015 00:53
22/06/2015 23:29
 
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TITOLO CORTOMETRAGGIO : Peep Show

[IMG]http://oi58.tinypic.com/2dsg5sg.jpg[/IMG]

REGIA, MUSICHE , MONTAGGIO, MAKE UP , CAMERA , EFFETTI SPECIALI: Davide Pesca
CAST: Cathlin Strange e Fabio Nobili
SINOSSI: la voglia di vedere sempre di piű a volte supera ogni limite...

PLAYER DOVE VISUALIZZARE IL VIDEO :

23/06/2015 01:07
 
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Con Peep Show, il regista Davide Pesca ci presenta un cortometraggio di stampo allegorico, che ci mostra un uomo seduto in una di quelle gabbie da show a luci rosse mentre paga per ottenere di vedere quello che vuole.
Ma quello che vuole non è mai abbastanza.
La spogliarellista continua a svestirsi, e l’uomo a pagare, per vedere ancora, ed ancora, ma ormai la ragazza si è spogliata di tutto, si è tolta tutto quello che razionalmente era possibile togliersi, ma allora perché l’uomo è ancora qui?
Semplice, perché il suo concetto di ‘limite’ è ben lontano dall’essere lo stesso di quello della giovane ragazza.

Pesca si riconferma essere un creatore di prodotti originali, forti e viscerali, come il suo precedente Life Death and Sins.

Con Peep Show abbiamo un forte prodotto allegorico, lo ripeto perché è la parola giusta, che vuole essere un “monito” verso tutte le esagerazioni. Quando si sente di calciatori di serie A che vanno a trans, quando avrebbero a disposizione tutte le supermodelle del pianeta, o si apprende dell’esistenza della SuperNariwa, l’acqua minerale Giapponese da 10.000 dollari al litro.

Quelle non sono più scelte razionali ormai, è semplicemente il puro senso del “volerne ancora” dalla vita.
Quando si sono avute tutte le donne del mondo, e se ne vuole ancora, sempre di più. Quando si è bevuto tutto quello che si poteva bere, ci si spinge all’eccesso, a fare cose nelle quali il pensiero razionale ormai non è più quello predominante. Non c’è umanamente il bisogno, la necessità, di bere un acqua così costosa, ma lo faccio, perché ha quel gusto particolare…

Il gusto dell’ancora, e il gusto del di più.

Un Bravo a Davide Pesca, che ha sviscerato (è proprio il caso di dirlo) un concetto interessante, in un modo intelligente.
25/06/2015 16:02
 
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L'amico Pesca è, non solo autore prolifico e sfegatato amante dell'horror di serie-z. ma è soprattutto uno dei primi filmaker di quella che può essere definita l'ondata underground horror di fine anni '90 ed inizio 2000. Da sempre i suoi corti si sono contraddistinti per tematiche bizzarre e/o citazioniste dell'horror anni '80 e, quel che è certo, la sua impronta personale è inconfondibile.
PEEP SHOW , corto incluso nella raccolta 17 a Mezzanotte (promossa dallo stesso Pesca) si basa su un'idea interessante che porta con sè l'immancabile morale presente in tutte le opere di Davide.
In questo caso si fa riferimento all'inarrestabile sete di "volere" da parte dell'umano, che spesso conduce alla distruzione.
PEEP SHOW ha i suoi momenti shock, una protagonista avvenente e perfetta per il ruolo e degli fx (curati come sempre dall'autarchico Davide)che non lesinano in ultra-gore.
PERO' c'è, a mio avviso, il solito difetto di Pesca che fa perdere colpi anche al risultato finale del corto.
Mi riferisco all'indugiare, sempre e comunque, per quei secondi "in più" nelle inquadrature. Specie in quelle splatter. Abbiamo l'effetto, raggiunge il culmine e...l'inquadratura prosegue e per assurdo, dal climax la parabola dell'impatto visivo/emotivo inizia a calare.
Se Davide indugiasse meno sul dettaglio, sacrificando alcuni secondi qua e la, probabilmente l'impatto dell'effetto arriverebbe molto di più e la visione stessa dell'opera ne guadagnerebbe.
26/06/2015 17:02
 
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I corti di Pesca mi son sempre piaciuti, gore e squilibrati quanto basta. Anche Peep Show riprende questi temi, con lo spettatore di turno che vuole vedere sempre di più in cerca di qualcosa di nuovo che possa smuovere qualcosa. Il plot non è importante, quello che conta è l' impatto sia visivo che mentale. Tralasciando le scene truculente la cosa interessante è quest' uomo che con i soldi si spinge sempre più in là nelle sue perversioni. Ottima fotografia, musiche eccellenti e conturbante la protagonista. Forse l' unica cosa che mi sarebbe piaciuta di più sarebbe stata l' eliminazione dei "dialoghi", girandolo senza l' esortazione del guardone.



Io Sono Leggenda







01/07/2015 00:53
 
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Il corto di quest’anno di Davide Pesca è anche quello che mi vede dargli il voto più alto in assoluto rispetto alle sue opere precedenti. Mai come in questa occasione, infatti, trovo che questo talentuoso regista gore nemico dei compromessi sia riuscito a sintetizzare efficacemente il suo pensiero, evitando ridondanti esibizioni di sangue e torture per concentrarsi unicamente sul messaggio.

La storia dell’uomo che, all’interno di quello che sembra un classico peep show, continua a dare soldi alla spogliarellista anche quando lei si è tolta ormai ogni abito, e non sa più cosa potrebbe offrire (però, nondimeno, continua a farlo macellandosi!) è un bel ritratto che lega i due lati della stessa medaglia, e cioè il cliente e il venditore, il maniaco e la vittima, l’uomo (lo spettatore) ormai assuefatto a tutto, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo che superi i limiti e lo faccia divertire (per i 5, 10 secondi di un’eiaculazione – fisica ma anche mentale)… e la donna (la televisione, ma anche qualsiasi altro mezzo di intrattenimento, qualsiasi tipo di rapporto sociale) chein quel gioco entra, lasciandosi trascinare, oppure come elemento cosciente.

Se infatti di primo acchitto è facile dare tutte le “colpe” all’uomo che guarda e che è annoiato da ogni cosa, e che coi soldi vorrebbe comprare tutto, anche la dignità, anche i segreti, anche la vita, riflettendoci sopra sembra che un certo ruolo attivo nella vicenda lo abbia anche la donna chiusa in gabbia, che in fin dei conti potrebbe anche rifiutare, potrebbe cercare di far ragionare l’uomo, di far rinsavire lo spettatore, non cedendo alla stessa tentazione. Eppure, lo fa. E forse non era nemmeno così impreparata, visto che ne reggicalze nascondeva un oggetto tanto improbabile per uno strip tease come un coltello.
E quando poi alla fine l’uomo gode, e la donna muore, quello che ci viene da pensare è che nessuno dei due potrebbe essere ciò che è senza l’appoggio dell’altro, e che dunque – forse - il male è ovunque, è una spirale senza uscita, o forse è così esteso da non esistere.

Chi diceva (pressappoco) che “nessuna dittatura potrebbe esistere senza un’accondiscendenza, anche minima, anche microscopica, da parte delle sue vittime”? Non ricordo. Ma di certo questo corto di Pesca mi ci ha fatto pensare. E che la figura della spogliarellista nella gabbia rappresenti la vittima innocente, la venditrice abile, la ragazza che cede alle lusinghe del male, questo non cambia il fatto che tutte e tre queste figure siano realmente esistenti, e contemporaneamente rappresentate dalla trama. Sta, credo, solo a noi decidere quale delle 3 stava dentro la stanza.

Quindi ecco il motivo per cui quest’anno Pesca si becca il voto alto. Non certo per il gore (che tra l’altro viene sempre offerto a piene mani, anche in modo esagerato, al punto che non viene più recepito – perlomeno da me – come elemento perturbante, quanto piuttosto come percorso da dover affrontare per forza, anche con un po’ di noia visto con quale insistenza viene solitamente proposto da Pesca, in modo da poter arrivare finalmente al finale e al punto della situazione) quanto piuttosto per il messaggio, e il modo circostanziato e conciso col quale esso è offerto.
Il corto, forte della sua estetica estrema, è coerente con se stesso ma nello stesso tempo privo – anche se non del tutto- di autocompiacimento. E’ più estetico, appunto, che spettacolare (a parte la solita insistenza sulle viscere esposte), e della sintesi fa virtù.

Non sono mai stato un fan del gore (fine a se stesso), della violenza, dell’umiliazione e di percorsi estremi, che spesso mi annoiano col loro pretendere di essere anarchici e satanicamente liberi dalle catene della società; pure, sono in grado di riconoscere quando una modalità di rappresentazione viene utilizzata nel modo giusto, con un obiettivo e con coerenza.
Per cui, bravo Pesca.
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