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CONFESSION di Carlo De Santis

Ultimo Aggiornamento: 01/07/2015 18:56
22/06/2015 23:27
 
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TITOLO CORTOMETRAGGIO: Confession


[IMG]http://i57.tinypic.com/154fujd.jpg[/IMG]






DURATA: 9:32
REGIA: Carlo De Santis
ATTORI PRINCIPALI: Gabriele Troccoli, Nicola Dell'era, Ezio Radogna, Giulia Radogna
SCENEGGIATURA: Carlo De Santis
MUSICHE: Carlo De Santis
FOTOGRAFIA: Carlo De Santis
MONTAGGIO: Nunzio Santoro

BREVE SINOSSI: "In una notte di pioggia, un ragazzo di nome Davide, si presenta a casa del suo amico Mirko, confessandogli di aver assassinato una persona. Ne consegue una serratissima confessione, affrontando inaspettatamente un vortice di follia e deliri."

BREVE BIOGRAFIA DEL REGISTA: Carlo De santis, nasce ad Acquaviva delle Fonti (BA) il 17 febbraio 1989. Sin da bambino, dopo aver assistito alla proiezione del film
"Nuovo cinema Paradiso" di Giuseppe Tornatore, sogna di diventare regista. Inizia a dedicarsi al cinema, realizzando cortometraggi con il supporto di familiari e
amici. Appassionato di horror, scrive molteplici racconti e sceneggiature, che trasformerà in corti negli anni successivi.Ama ideare storie che vanno oltre l'irrazionalità, addentrandosi spesso, in racconti che rasentano la pura
psicosi.



23/06/2015 01:08
 
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Confession di Carlo De Santis è uno di quei lavori che gode di più chiavi di lettura.

Giunto quasi alla conclusione dell’opera, mi stavo già trovando a soppesarne pregi e difetti, questi ultimi rintracciabili in una serie di dialoghi un po’ troppo meccanici, pieni di parole che colloquialmente non si usano mai, soprattutto fra ragazzi (pervaso, dilaniato, fendenti..), termini troppo “eruditi” per il linguaggio comune, adatti più ad un racconto scritto che alle parole, e poi una sceneggiatura che cominciava bene, ma che poi mi sembrava non fosse approdata da nessuna parte…e, mentre pensavo tutto ciò, l’illuminazione.

Tramite una delle chiavi di lettura con le quali si può intendere il corto (e non è obbligatorio intenderlo così, anzi, potrei benissimo sbagliare) tutti i difetti che avevo riscontrato nel corso della visione verrebbero meno.
In realtà, quello che si è visto non è accaduto (o per lo meno non così, e non ancora) in quanto, con la mia interpretazione, è il ragazzo che abita nella casa con Emma ad aver ricevuto una lettera di offerta di denaro, una volta, ed è stato lui stesso a compiere un omicidio: quello della ragazza.
Poi, si è messo a riflettere sul modo di poter uscire da questa situazione con le mani relativamente pulite, ed è proprio questo che noi vediamo nel corso di tutto il corto: le sue macchinazioni.
Attirare a casa sua un amico a ora tarda, ucciderlo, dandogli la colpa dell’uccisione di Emma e passando lui stesso per vittima, ‘colpevole’ magari solo di autodifesa.

E, mentre pensa a tutto questo, lo pensa con la sua testa, ed ecco spiegati i dialoghi zeppi di “paroloni”, questi scambi di battute un po’ romanzati, perché lui è uno scrittore in fondo, ed è con tali termini che si esprime di solito, con i quali lavora il suo cervello.

De Santis con Martin vinse il premio come miglior sceneggiatura l’anno scorso al festival del 2014 ed anche in quel caso io percepii un “secondo livello” di sceneggiatura, nascosto sotto il pavimento di ciò che semplicemente si vede su schermo, e credo che quest’anno sia successa la stessa cosa.

O, per lo meno, certamente è successa a me.

Quindi, dopo un attimo di riflessione post visione, devo ammettere di avere per le mani un ottimo lavoro, nonostante qualche limite puramente tecnico (un audio di basso livello che porta a dialoghi rimbombanti, per esempio) ma che consiglierei di vedere a chiunque, perché c’è della sostanza vera messa in campo da De Santis, questa volta come l’anno passato.

Bravo.
01/07/2015 00:43
 
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Cortometraggio che vive di contrasti.
Una buona idea di base ed uno sviluppo che tende a varcare il confiene fra senso e caos.
Una buona resa visiva, a tratti estremamente eficace, ed un comparto audio decisamente scarso.
Una tensione pungente ed una recitazione che convince a tratti e che causa proprio il calo di pathos.
CONFESSION è un'opera che mostra di "poter avere" sostanza ma che si sviluppa in modo singhiozzante e convince a tratti purtroppo.
Notevole il finale, notevoli alcuni sprazzi visionari ma , al tempo stesso, non sempre efficace la narrazione che fa perdere colpi lungo la strada.
01/07/2015 00:54
 
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Appena finita la visione di Confession, il mio primo pensiero è stato quello di aver visto un OTTIMO corto, una via di mezzo tra 13 Beloved (non so se il titolo è giusto, un film thailandese, coreano o quel che è, del quale hanno fatto un remake americano, e che parla di un tizio che riceve soldi a patto di sottoporsi a prove sempre più estreme – fisicamente ma soprattutto psicologicamente) e non so più quale altra pellicola, rovinato in parte da dialoghi un po’ azzardati.
La prima impressione, comunque, era quella di avere davanti un ottimo regista e un ottimo scrittore (soprattutto il secondo vera merce rara di questi tempi). Poi, però, in cerca di conferme riguardo la mia prima impressione, ho letto la rece di Boskoz, e devo dire che appoggio in pieno – o meglio, ci spero – la sua ipotesi.
E se la confessione che l’amico X viene nel cuore della notte a fare all’amico Y fosse solamente un “film mentale” che l’amico Y sta girando nella sua testa, e che gli servirà a incastrare X… che passerebbe quindi da carnefice per surreali motivi a vittima inconsapevole?
Accidenti, giuro che non me n’ero accorto, ma in effetti se il senso del corto fosse proprio questo, per me balzerebbe subito ai primissimi posti di questo Fest (non posso dire al primo perché ancora non ho finito di vederli).
Sarà davvero così? Chissà. In effetti, se Y vuole incastrare X, come può rendere verosimile la storia dopo avervi inserito in mezzo altri 2 cadaveri che – essendo parto della sua immaginazione – non sono ancora tali? Cosa dovrebbe fare a quel punto Y, ucciderli per dare veridicità alla sua storia? Oppure la storia va presa solo come una “bozza”, una prova generale, nella quale vengono inseriti elementi a caso, che al limite potrebbero essere giustificati da Y come vaneggiamenti di X. Tutto quadrerebbe, quindi; e magnificamente, devo dire.

Ma il vero problema, a questo punto, è un altro: come giudicare questo corto? Come quello che forse è o come quello che noi crediamo sia? Come quello che forse NON è, o come quello che noi speriamo si riveli? Ahimè, impresa difficilissima e nella quale è facile cadere in errore. Sarebbe bastata un’inquadratura più chiara in fondo al corto, anche un piccolo PP del viso di X, per farci sorgere subito tutti i sospetti “giusti”. Ma ahimè, forse perché non ci abbiamo preso – anzi, Boskoz non ci ha preso, io non avevo capito nulla! – o forse per una coerenza stilistica che vuole celare il secondo livello di lettura, ecco che ci ritroviamo tagliati fuori da tutto.
Anche questa, immagino, è una precisa scelta stilistica: a questo punto ognuno potrebbe scegliersi quale versione della storia preferisce. Y è un assassino in cerca di giustificazione (magari ha semplicemente ucciso la moglie in un impeto di follia e ora che è rinsavito vuole uscirne con le mani pulite), oppure la prossima vittima di una catena di morte che si perpetua all’infinito? (anche se c’è da dire che questa seconda possibilità ha minori probabilità di essere vera: se Y chiama davvero un amico Z al quale confessare quello che è successo, come può perpetrarsi la catena? Nessuno dei due coinvolti avrebbe motivo di uccidere l’altro, giusto? A meno che Y – che sa che andando alla polizia con la storia dell’amico X non sarebbe creduto, abbia intenzione di chiedere davvero consiglio a un terzo incomodo, o a domandargli di fare il testimone per lui, oppure a incastrarlo a sua volta. Boh.)

Chissà, magari mettendo quell’inquadratura in più, però, si sarebbe ottenuto l’effetto opposto, cioè abbandonare l’incertezza intelligente per un senso univoco e lineare che forse non avrebbe raccolto gli stessi consensi… Io però credo lo avrei apprezzato. Vedendo un’inquadratura finale rivelatrice avrei, in effetti, potuto subito rivalutare tutta l’opera, ragionando da me sulle sue verità nascoste. Mi sarei sentito parte del gioco e non escluso a priori dalla cerchia degli “iniziati”. Il mio pensiero, infatti, è che sia necessario trattare il pubblico con una certa distanza, ma sempre come amico da coinvolgere, e non come peso da sopportare, escludendo i “non degni” dalla verità.

Ma c’è poco da dire: in questo caso una verità “Vera” non è conoscibile se non dagli autori. Quel che resta, comunque, è un corto di grande spessore, con una regia veloce, adattissima ricca di atmosfere, incisiva, che acchiappa, lineare, adattissima alla storia, che è interessantissima, narrata con precisione e profondità, con personaggi tanto semplici quanto realistici, davvero validi.

E’ un vero piacere vedere di tanto in tanto una grande attenzione da parte degli autori a “cose di poco conto” come una STORIA complessa e intelligente, le strategie della tensione, lo storytelling e le atmosfere. Una vero, grande piacere. E proprio per questo non posso che fare vivissimi complimenti agli autori di questo video.

Quale che sia il vero significato della storia, la loro professionalità e bravura è assolutamente indiscutibile.
Promossi senza la benché minima riserva.
Mi aspetto grandi cose.
01/07/2015 18:56
 
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Un gioco di morte che avviene, almeno nell' opera in questione, tra amici o conoscenti e che si avvale di un' ottimna fotografia e di un' atmosfera abbastanza buona. Se il gioco regge bene tra i due protagonisti, confessione e lettera ricevuta per assassinare la moglie/donna dell' amico, mi è sembrato una forzatura il colpo di scena finale, capisco il senso, ma secondo me era meglio se fosse finito senza.



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