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VAGNARD CORVO NELL'ORRIDO MONDO DI ARBEIT di Fabio Firpo

Ultimo Aggiornamento: 04/07/2015 19:37
22/06/2015 23:07
 
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TITOLO CORTOMETRAGGIO: Vagnard Corvo nell'orrido mondo di Arbeit
LOCANDINA DEL CORTOMETRAGGIO:

[IMG]http://oi62.tinypic.com/w8tb0w.jpg[/IMG]

DURATA: 21:33
REGIA: Fabio Firpo
ATTORI PRINCIPALI: Vagnard Corvo, Claudio Ciannarella, Silvia Crow, Fabio Firpo.
SCENEGGIATURA: Fabio Firpo
FOTOGRAFIA: Fabio Firpo
MONTAGGIO: Fabio Firpo
BREVE SINOSSI: Vagnard Corvo gestisce un negozio di articoli di giocoleria. Nonostante l'enorme passione per la sua professione, i clienti scarseggiano, ma forse da qualche parte c'é chi ha bisogno di gente come lui...
BREVE BIOGRAFIA DEL REGISTA: nonostante abbia quasi 34 anni, Fabio Firpo nasce veramente solo nel 2006, quando scopre la sua passione per il cinema fai da te. Assieme ai suoi amici e a semplici estimatori, a sua volta da lui stimati, porta avanti da anni una fantomatica casa di produzione immaginaria, chiamata "Firpo Productions", spaziando tra horror, poliziottesco, commedie, fantasy etc... Trattandosi di no budget, a volte i film vengono male, altre bene, ma non lo fa apposta. In fondo ha solo 9 anni.
FINESTRA player DOVE VISUALIZZARE IL CORTO O EVENTUALE LINK UTILE DOVE POTER VISIONARE IL CORTO:
23/06/2015 01:21
 
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Il buon Fabio Firpo è una lieta ricorrenza qui al Festival, e presenta sempre prodotti che nonostante lui definisca essere a budget zero, sono comunque rispettabilissimi nella messa in opera generale.
A questo possiamo aggiungere che il marchio di fabbrica del regista è senza dubbio quello di dotare i suoi lavori di un’idea di fondo originale, per trama o sviluppo.

Vagnard Corvo nell'orrido mondo di Arbeit ci conferma entrambe le cose, raccontandoci la strana vicenda che colpisce un gestore di negozio di giocoleria (attenzione, non giocattoli!) che sta attraversando un periodo di profonda crisi delle vendite. Un giorno, alla chiusura, sentirà dei versi bestiali provenire dal magazzino e, scostata una porta, si ritroverà su due piedi a camminare in una foresta.

Citando un po’Narnia ed il suo mondo raggiungibile da un armadio-portale e richiamandoci una sequenza del mostro volante in prima persona alla Evil Dead di Raimi apprendiamo che Vagnard ha raggiunto un Reame dal quale tutti cercano di fuggire, perché abitato dal temibile mostro padre Arbeit.
Dopo alcune truculente peripezie a discapito di alcuni nuovi amici appena conosciuti, Vagnard finirà per combattere il temibile demone a colpi di giocoleria fino al…risveglio.

Che però sarà stato veramente tale?

Questo piccolo prodotto fantahorror dai toni spesso volutamente leggeri lascia molto spazio all’interpretazione dello spettatore.
Infatti la vicenda, che gode di un “filo logico”, ne gode solo fino ad un certo punto.
Il tutto pare infatti a tratti essere solo un sogno, quando il nostro Vagnard si risveglia la prima volta, salvo poi mettere in dubbio tale ipotesi quando sia gli amici che il mostro si presenteranno nella vita reale, con una spiegazione riguardante il demone essere nient’altro che un’incarnazione della rassegnazione, che avrebbe potuto manifestarsi ogniqualvolta tale sentimento avrebbe preso il sopravvento sul gestore del negozio. Ma poi, alla fine, pare che Vagnard possa recarsi a piacimento a sfidare il demone qual’ora ne abbia voglia entrando nel portale dello scantinato, per il puro gusto di una scazzottata in allegria.
A meno che, per inciso, tutto questo non sia un altro colpo di sonno.

Ecco, diciamo che chi vi scrive avrebbe preferito godere della visione un po’ più “circoscritta” della vicenda nella sua totalità, di un finale più chiaro, tutto sommato, con una spiegazione del quadro generale un tantino più specifica e mirata. Ma, in fondo, anche con questa risoluzione molto aperta e pressappochista non è che si vada ad intaccare più di tanto né il soggetto originale del corto, o tantomeno tutto ciò che si è visto nei 20 minuti che ci hanno portato al finale, quindi lo si può digerire anche se non piace del tutto.

Tecnicamente parlando, come dicevo all’inizio, la realizzazione complessiva del corto è più che sufficiente. La regia è pulita, capace, c’è una buona scelta delle location, dei dialoghi, anche se il punto forte rimane la sceneggiatura, seppur nel fattore criptico del finale.

Non è il prodotto che mi è piaciuto di più proveniente dalle mani di Fabio Firpo, forse perché tutto sommato è molto soft, ma l’idea è godibile, e siamo di fronte a 20 minuti che non annoieranno certamente nessuno e che potrebbero, anzi, magari colpire più nel vivo, rispetto a me, persone a cui piacciono molto i racconti di stampo magico e tendenti alla fiaba.

E’ sempre un piacere vedere qualcosa di Fabio Firpo, restiamo in attesa della prossima idea!
23/06/2015 09:02
 
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Finale
Boskoz, grazie per la consueta stima e la recensione, che condivido appieno. Vorrei pero' spiegare un po' meglio il finale. Vagnard Corvo, dopo che i due amici se ne vanno, cade di nuovo in un momento di sconforto ("parlo da solo... mi sto rincoglionendo")...poi riceve la telefonata del suo amico, alquanto irritato perchè lo sta aspettando, fatto che fa deprimere ancora di piu' il protagonista. Ho inserito il tema malinconico proprio per sottolineare questo stato d'animo. E' per questo che Arbeit si fa di nuovo sentire dalla cantina (non so se il suo verso si sente abbastanza, ma credo di si'). Poichè la ragazza aveva detto "Ogni volta che vivrai di nuovo un periodo di sconforto, Arbeit si manifesterà di nuovo, ma tu saprai come affrontarlo, grazie alla tua passione (la giocoleria)", Vagnard quindi prende tutti gli articoli di giocoleria... anche una pistola, per sicurezza, visto che non si sa mai ... e si precipita in cantina per sfidare di nuovo Arbeit, stavolta in maniera piu' consapevole. Vabbè... naturalmente tutto cio' appartiene alla mia fantasia. Comunque girare questo corto è stato estremamente divertente, soprattutto per la parte degli effetti speciali. Abbiamo realizzato un castello di polistirolo ed un modellino di Arbeit per la scena in cui quest’ultimo precipita, dopo essere stato colpito da Vagnard. Per la scena delle corde, che escono dalla cantina per catturare Arbeit e riportarlo nel suo mondo, abbiamo usato uno skateboard, due funi e due fili di nylon invisibili, seguendo in pieno lo stile di Mario Bava, che viene anche citato in una scena.
29/06/2015 23:03
 
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Il buon Firpo ci regala un cortometraggio che mescola commedia, fantasy, action e horror in dosi equilibrate ed efficaci.
Partendo da uno spunto che , in un certo senso, sembra rielaborare una sorta di Narnia in stile "spaghetti", il corto si dipana grazie ad un ritmo crescente in un caleidoscopio di situazioni grottesche.
Alcune efficaci, altre meno, soffrendo di penuria di mezzi ma compensando con belle location, qualche buona trovata visiva ed un cast simpatico e in parte.
Ho apprezzato anche la "morale" finale che trovo, oltre che piuttosto delicata, quantomai attuale nel nostro belpaese.
UN plauso al sempre bravo Vagnard Corvo (insuperabile però in DON CRISTINO, L'ERETICO [SM=g27828] )
01/07/2015 00:35
 
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Sebbene IN FABULA sia il corto di Firpo al quale sono più affezionato, e che continuo a ritenere il migliore in quanto a messaggio, contenuti e immediatezza, devo dire che questo ARBAIT si può definire il suo corto più riuscito, in quanto come tecnica narrativa, come complessità e come sviluppo della trama è nettamente superiore.

Per rendersene conto basta guardare tutta la scena iniziale che vede Vagnard entrare nel negozio, e attendere per tutto il giorno l’arrivo di un cliente – scena tutta basata sulle immagini, nel silenzio assoluto – e il momento in cui il cliente arriva davvero, e scambia diverse battute con il protagonista.
Ecco: i due momenti sono perfetti. Il primo perché descrive con grande mestiere una situazione, un ambiente, uno sconforto, un passare del tempo lento e tormentato. Il secondo perché racconta in maniera estremamente realistica e con dialoghi praticamente perfetti il dissidio tra i due personaggi, il venditore e il recalcitrante cliente (che quasi quasi sarebbe venuta voglia di mandare in quel posto anche a me).
E quando poi, dopo essersi presa tutto il tempo che gli occorreva, arriva la “svolta di trama”, ecco che ritroviamo con la massima disinvoltura (anche se il grido del mostro, davvero bruttino e senza anima, lo avrei volentieri cambiato con qualcosa di più… non so, espressivo, significativo) in un mondo fantastico che poi è quello di Arbait, il mostro che divora i suoi figli e dal quale non c’è scampo.

Per chi non lo sapesse, in tedesco la parola Arbeit significa LAVORO. E credo basti questo a spiegare tutto il senso – o perlomeno UNO dei sensi – di questo corto, di certo uno dei migliori che ho visto in questa edizione del FEST, perlomeno fino a questo momento.
Arbait, il terribile mostro, sembra davvero non lasciare via di scampo, e la sua essenza favolistica (più che fantasy), è un altro elemento tipico del cinema di Firpo, da sempre uno dei migliori. Firpo è, in effetti, un regista solo “prestato” all’horror, che usa la paura per parlare d’altro, e che “sacrifica” spesso la logica per dare vita a trame e situazioni che gli permettono di esprimere al meglio la sua natura e le sue riflessioni del momento.

Così accade qui, ma in maniera particolarmente riuscita, direi. E anche il finale, quando arriva, non delude affatto, anzi ha il pregio di tentare di smitizzare anche il (purtroppo) immancabile “spiegone”, croce e delizia di ogni autore e di ogni spettatore, elemento che meno lo vedo e meglio sto, soprattutto quando pare sforzarsi di spiegare una barzelletta a chi, in realtà, l’ha già capita.

Ho apprezzato in ogni caso l’integrità del personaggio di Vagnard, che anche di fronte all’incredibile continua ad aggrapparsi alla sua disillusione, concedendosi solo nell’ultima scena di credere finalmente ai suoi sogni. Francamente, a questo corto non si poteva chiedere di più.

E’ tutto perfettamente logico in questo corto? Non so. Come fanno ad esempio i due fratelli uccisi dal Lavoro essere vivi e vegeti nel nostro mondo, nel quale volevano fuggire? Non è ben chiaro, e non so quanto sia possibile. Eppure, se c’è una cosa che Firpo mi ha insegnato, è proprio il fatto che non bisogna sempre giudicare ogni cosa con il metro da sarto, ma bisogna anche sacrificare un po’ di razionalità per potersi godere in pieno la visione di un’opera.

Come e perché i due fratelli siano scappati non importa poi tanto. Forse la temporanea morte di Arbait ha permesso loro di sfuggire alle sue grinfie. Ma quel che importa davvero è che ce l’abbiano fatta, e che prima di iniziare la loro nuova vita siano venuti ad avvertire il loro salvatore, sebbene “cannando” clamorosamente il significato della metafora… oppure beccandoci in pieno? Arbait, dunque, è il duro mondo del Lavoro che macina tutti e non risparmia nessuno, oppure è la semplice materializzazione dello sconforto umano, che vive nelle cantine della nostra anima e prospera sulle nostre sofferenze?

Chissà, magari è entrambe le cose, o nessuna di esse. Ma poco importa: quel che conta alla fine è esserci divertiti.
Bel lavoro questo di Firpo, che lo conferma ormai come regista più che dotato, capace di grande tecnica, ottimo comunicatore, mai esagerato o inutilmente violento, sempre (auto)ironico, personale e capace di tirare fuori il massimo da un budget minimo.

Ottimo lavoro davvero.
04/07/2015 19:37
 
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Vagnard Corvo diventerà un attore cult dei corti horror italiani. Divertente e ben dosato tra humor e horror. Le scene tra Vagnard e il cliente rompipalle sono molto spassose e la recitazione tiene bene per tutta la durata. Trama interessante e di ispirazione fantasy. Mi è piaciuto molto il make up di Arbeit, un po' meno i costumi utilizzati dagli altri personaggi.



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