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CIRCONDATO DALLE TENEBRE di Eros Bosi

Ultimo Aggiornamento: 04/07/2015 19:29
01/07/2015 00:33
 
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Dopo Perugia città della droga e degli assassini, ecco Terni città dei vampiri, in un corto che – da quel che ho capito – è la versione ridotta di un film vero e proprio, che comunque si presenta come un corto della durata di mezz’ora. Non ho modo di sapere come era il film vero e proprio, ma la sua versione ridotta pare non aver sacrificato niente per quel che riguarda storia e atmosfere (a volte assurde), e chissà, forse l’opera ne avrà anche giovato, sacrificando lungaggini o ridondanze che in questo corto sono del tutto assenti, e sono sicuramente il suo pregio migliore.
Ci sarebbero molte cose da dire riguardo Circondato, e cercherò di sintetizzarle in appunti sparsi. Prima di tutto: mi è piaciuto? Nonostante le premesse poco promettenti, direi di sì. Il corto, in effetti, nell’arco di quella fitta mezz’oretta, unisce così tante scene, così tante avventure, così tanti momenti d’azione e cambi di ambientazione che risulta interessante, divertente da seguire e sempre più scanzonato. Come ripeto: non avendo visto il montaggio originale non so dire se questo è un bel corto ricavato da un brutto film o un bel corto che riassume perfettamente un film già simpatico di suo, ma diciamo che propendo per la seconda ipotesi, e devo dire di non aver rimpianto il tempo speso a guardarlo.

Ovviamente, non si può dire che l’opera sia perfetta. La scena iniziale con i due fidanzati in casa è estremamente rigida e innaturale (che poi, la tua ragazza torna a trovarti e tu esci col tuo amico lasciandola sola a casa?), gli attori tentano ma non riescono a dare molto, e anche la scena nel bosco con la ragazza che sviene e rinasce vampira è un po’ tirata via. A salvare baracca e burattini però intervengono a questo punto le numerose scene d’azione, l’entrata e uscita di scena dei vari personaggi, il montaggio interessante (addirittura i flashback con il prete, idea sensata e che non tutti adoperano), la velocità e soprattutto il fatto che il regista alzi sempre di un po’ la posta in gioco, ribaltando le premesse e trasformando la vittima in predatore.
All’elenco dei pregi ho volutamente evitato di aggiungere la cresente “assurdità” della trama, il fatto che col procedere dei minuti il corto divenga sempre più surrale, ironico e divertente. Questo non perché tale assurdità non abbia giovato alle pellicola – anzi, a mio parere l’ha salvata dall’anonimità – ma piuttosto perché non saprei dire se vada considerata un pregio o un difetto. Viste infatti le premesse estremamente serie e realistiche, non sono riuscito a capire se la svolta era meditata fin dall’inizio (ma la grande serietà iniziale non aiuta a capirlo) oppure una sorta di ripiego nato dal fatto di non sapere bene come continuare a sviluppare la storia.

Personalmente propendo per la prima ipotesi, visto che il corto nomina all’inizio – e addirittura cita nella dedica finale – il grande Freak Antoni, e spero proprio che sia così. La volontà di essere assurdi diventerebbe dunque il pregio principale della pellicola. Ma ripeto: ci sono scene così volutamente “serie” che non saprei proprio dire quanto di ciò che ho citato è scelta e quanto improvvisazione.
Quando si decide di adottare uno stile “assurdo”, bisognerebbe usare la “cortesia” di avvertire il proprio pubblico il più rapidamente possibile, e non aspettare a metà pellicola. Chi guarda un film deve poter sapere fin dall’inizio se deve avere paura o deve sorridere, è essenziale. Il rischio, per chi non lo fa, è che il pubblico rimanga spaesato, trovi strano un cambio di registro tardivo, e non riesca ad apprezzarlo come si deve. Ne sia d’esempio il traballante remake della casa: più si va avanti più il regista inizia a mischiare i generi, proponendo – dopo un inizio cupissimo – scene a volte serie e a volte assurde. Risultato? Il pubblico in sala quando sono andato a vederlo io non sapeva bene se avere paura oppure no, e alla fine si è messo a ridere in una scena drammatica. “Fail”, come dicono oggi.
Tutti interessanti i personaggi di contorno, che di certo danno ritmo alla trama. Simpatiche le ambientazioni, divertente anche il protagonista, che nell’assurdo trova una dimensione molto più adatta a lui. Un po’ troppo “raffazzonate” le scene d’azione (soprattutto quella dell’acqua santa, con i vampiri che stanno lì a prendersela senza far nulla… e alla fine esplodono come in un film di Michael Bay! A chi è venuta questa idea peregrina?) Effetti speciali poco speciali. Montaggio valido. Regia altalenante. Vampira protagonista sottilmente inquietante.
C’è una cosa che a dire il vero non ho capito, e cioè come mai il protagonista da’ appuntamento alla vampira a casa sua (tanto tu lo sai qual è il mio palazzo, le dice) ma poi si nasconde in un appartamento che è del tutto diverso dal suo, quello nel quale ha lasciato la fidanzata. Forse il primo appartamento apparteneva alla sua ragazza? Non mi sembra, visto che è lui a farla entrare con le sue chiavi, le dice che spera che si trasferirà presto “lì”, e si muove con disinvoltura in cucina andando a prepararle la cena e prendendo da bere in frigo.

Quindi di chi è la seconda casa? Come mai è vuota anche se evidentemente ci abita qualcuno? Ovviamente una spiegazione immagino ci sia, ma sospetto che sia andata persa in fase di (ri)montaggio. Comunque, quella scena è forse la peggiore di tutte per quel che riguarda il comparto logica. La forte vampira, che però non è in grado nemmeno di forzare una porta, accetta con gran serenità che il tizio col quale ha combattuto fino a poco prima ora se ne sia tornato a casa e, come se niente fosse, si stia facendo un bagno. Mah. Poco plausibile. Comunque, nell’atmosfera di assurdità che si va sviluppando, forse non troppo fuori posto.

Colpo di scena finale telefonatissimo, e appiccicato col nastro adesivo, “giusto per”, per un corto che comunque si chiude lasciando un piacevole ricordo, soprattutto per merito di una regia che nei 30 minuti si fa sempre più sicura, divertente e divertita, e che riesce anche a far sorridere quando occorre. Peccato per il budget zero, e per alcuni momenti poco ispirati; ma per il resto la visione è simpatica. E la storia, pur non dicendo nulla di nuovo, viene portata avanti in modo sufficientemente coinvolgente.

Che dire, a me vedere autori che si divertono fa sempre piacere, a prescindere dai risultati. Se poi alcuni di questi risultati sono anche buoni, ben venga.
Terni batte vampiri uno a zero.
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