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LO SMALTO NERO di Simone Caridi

Ultimo Aggiornamento: 16/07/2015 20:54
22/06/2015 23:04
 
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TITOLO CORTOMETRAGGIO: Lo Smalto Nero
LOCANDINA



DURATA: 15 minuti
REGIA: Simone Caridi
ATTORI PRINCIPALI: Franco La Sacra, Jessica Zambellini,
Fabio Casazza, Anselmo Nicolino
SCENEGGIATURA: Simone Caridi
MUSICHE: Claudia Murachelli
FOTOGRAFIA: Simone Caridi
MONTAGGIO: Riccardo Di Gerlando
BREVE SINOSSI: Uno scrittore e le sue creature un rapporto tanto stretto di inchiostro e sangue da sembrare reale
BREVE BIOGRAFIA DEL REGISTA: Nato a Sanremo (Italy) il 19/03/1989; si appassiona al cinema e in particolare alla regia a partire dalle superiori e continua questa passione dopo aver conseguito il diploma di Maturità Scientifica.
Nel 2009 frequenta la Scuola D'Arte Cinematografica di Genova Diplomandosi in Regia, dopodichè comincia a fare esperienza su vari set in particolare dell'estremo ponente ligure. Grazie all'incontro sul set col DOP Diego Casciola si appassiona alla direzione alla fotografia continuando gli studi su di essa.
[Modificato da The Reign of Horror 22/06/2015 23:05]
23/06/2015 01:24
 
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Simone Caridi con il suo corto di 15 minuti Lo Smalto Nero si presenta qui al Fest con un prodotto veramente molto elegante, dotato di un soggetto interessante, che immerge lo spettatore in un racconto dai tratti gotici, in un’atmosfera quasi onirica.

Encomiabile da parte di Caridi tutto il lavoro volto al reparto costumi, bellissimi, come pure la ricercatezza delle location e dell’oggettistica, cose in grado di creare e mantenere un’atmosfera gotico medioevale immersiva e credibile.

Sarà vero che ne uccide più la penna che la spada? In questo caso, parrebbe proprio di si.
La storia ci racconta di uno scrittore d’altri tempi, ma subito si sposta tra le righe del suo ultimo scritto, all’interno del racconto. Ci si aggira tra le pagine di una storia non nota, con personaggi che si vedono marchiare e portar via la vita ad opera di una dama in rosso, che uccide con la penna, atta a simboleggiare la fase di un racconto in cui si vede necessario far cessare di vivere di un personaggio.
La dama non è altro che la penna stessa dello scrittore, fredda ed implacabile, che decide vita e morte di chi si aggira nel racconto.

Fino al finale, a onor del vero un po’ criptico, dove racconto e realtà giungono ad essere sullo stesso piano, con la dama-penna che scrive la parola Fine anche per lo scrittore.
Che fosse anche lui parte del racconto quindi? Non il vero scrittore, ma solo un personaggio anch’egli, facente parte di un racconto più grande ad opera di qualcun’altro?

Il regista Caridi ci lascia con qualche dubbio in testa verso il finale quindi, ma la cosa, per chi scrive, non va ad impattare sulla godibilità generale dell’opera, anche se potrei capire benissimo il dubbio di qualche spettatore che avesse voluto veder mantenuto un confine più marcato tra la realtà ed il racconto, senza il twist finale.

Dopo le lodi ai costumi, location ed oggettistica, devo dire che anche il lavoro svolto dagli attori, in sede di casting dal regista in primis, e dagli attori poi, è stato davvero molto buono, con un campionario di volti particolari ed azzeccatissimi per i vari ruoli. Buono l’uso delle musiche, solida la regia anche se, lieve appunto, il regista forse ha scelto di dilungare un po’ troppo il ritmo nella prima parte del corto (la scena della guardia smarrita che si vede bloccare la via dalla dama in rosso nel bosco non era necessario riproporla una decina di volte, bastavano la metà). Di valore anche la fotografia.

Simone Caridi ha stile da vendere, questo è indubbio. Gli auguro buona fortuna nel Festival e più in generale nella carriera, e mi aspetto di rivederlo (sarebbe un piacere) in future edizioni del nostro concorso.
23/06/2015 17:25
 
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Grazie mille per questa bellissima recensione e per le belle parole che mi hai dedicato, ne sono veramente felice soprattutto per il gran lavoro svolto da tutti coloro che hanno partecipato a questo progetto e a cui va un gran merito.
Per quanto riguarda la prima parte hai perfettamente ragione, è una mia ingenuità dettata dall'insicurezza che non fosse abbastanza sottolineata la scena, cercherò di migliorare per il prossimo lavoro!
Grazie ancora!
25/06/2015 22:42
 
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LO SMALTO NERO è un gotico puro che mette in scena una storia di "letteraria vendetta" con molta eleganza e ricercatezza nella composizione delle immagini.
Costumi, oggetti di scena, volti degli attori, trucco di scena...tutto estremamente curato tanto da rappresentare alla perfezione una dimensione passata, misteriosa, sospesa fra sogno e realtà.
Unico neo (a mio avviso) la grande freddezza con la quale il tutto viene messo in scena e narrato. Una freddezza precisa, impeccabile spesso, in grado di creare una confezione più che egregia.
Ma al tempo stesso una freddezza che non consente alcuna forma di empatia con i personaggi e con ciò che accade.
E' vero, il tono gotico da sanguinosa tragedia richiede questa forma di distacco, ma al tempo stesso mi sono ritrovato ad essere puro spettatore che osservava la bellezza, l'orrore e l'enfasi senza mai sentirle vicine.
Erano sempre e solo nello schermo.
Aldilà di questo, mi sembra doveroso comunque un grande applauso per il lavoro svolto!
[Modificato da The Reign of Horror 25/06/2015 22:43]
01/07/2015 00:50
 
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E’ bello di tanto in tanto vedere dei corti nei quali viene curata la parte estetica, con costumi e location scelti appositamente al posto dei soliti salotti di casa o dei vicoletti dei paesi. Questo senza nulla togliere a chi non ha in mano altro se non la propria fantasia, ovviamente. In ogni caso, vedere un prodotto come Smalto Nero rende più facile l’immedesimazione, questo è un dato di fatto: non dobbiamo faticare per “costringerci” a credere che il paesetto italiano che vediamo sia il Vermont, e questo indubbiamente ci permette di concentrarci di più sulla trama.
Ripeto: un dato di fatto, riferito in quanto tale.

Ma gli elementi positivi di questo corto non finiscono qui, e anche la trama – una dissertazione artistica sul rapporto che intercorre tra uno scrittore e la sua opera (ma anche – io credo – tra la vita e la morte) – è piacevole e interessante, un’altra parentesi personale che cerca di seguire strade diverse dal solito horror per concentrarsi su un discorso maggiormente fantastico.
Elemento benvenuto, e riuscito discretamente bene, sebbene il tentativo di far passare il tutto attraverso una cornice un po’ “aulica” abbia contribuito a rendere più nebuloso e non immediatamente comprensibile il significato dell’opera.
Ma poco male, apprezziamo molto l’esperimento. Niente in questo corto appare come il tentativo di fare “di necessità virtù”, ma anzi ogni cosa pare sfruttata attivamente per arricchire l’elemento che viene prima di tutti, e cioè la storia. Ottima cosa, per quel che mi riguarda.

Anche il fatto che non tutto venga spiegato, che elementi come il tatuaggio, o la stessa donna in rosso, rimangano volutamente ambigui, contribuisce ad arricchire la storia (ognuno poi potrà dare l’interpretazione che preferisce), che essendo non troppo complessa e con un finale azzeccatissimo - sebbene in un certo senso annunciato (non appena si rivede lo scrittore al suo tavolo, ero sicuro che da un momento all’altro avrebbe sentito un TOC TOC alla porta, e in effetti pregavo che così fosse, perché solo in quel modo l’opera avrebbe assunto il suo senso compiuto) - riesce a portare a casa la vittoria senza far eccessivo sfoggio di spettacolo o di svolte misteriose di trama, bensì adoperando nel modo migliore degli attori di bella presenza estetica e una narrazione lenta, pensata, elegante.

L’unica cosa che avrei cambiato? La parte iniziale con il soldato inseguito nella notte e la ragazza che sbuca in continuazione dagli alberi: le scene in soggettiva fanno venire il mal di mare, e la comparsa della donna misteriosa è troppo insistita. Sarebbe stato meglio a questo punto inserire un’unica apparizione più lunga e complessa. L’opera ne avrebbe giovato. Ma a parte questo non ho niente di negativo da segnalare.
Il rapporto che intercorre tra lo scrittore – che poi è una specie di Dio – e le sue opere è un argomento che personalmente apprezzo molto, e che credo possa dare spunto per infinite riflessioni. Non per niente almeno tre dei racconti che sto scrivendo per la mia antologia trattano proprio di simili concetti.

In definitiva, Smalto Nero è un prodotto personale e professionale, elegante, che non cede alle tentazioni dello spettacolo ma si incammina sicuro per la sua strada, risultando non indimenticabile o particolarmente innovativo ma di certo solido in ciò che racconta, e soprattutto intenso per quel che riguarda la messa in scena.
Bella prova.
01/07/2015 19:03
 
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Molto bello questo corto che riesce a ricostruire l' epoca storica egregiamente con costumi molto belli e scenografie suggestive. Uno scrittore sta scrivendo un libro su una maledizione, nel bosco vicino al suo castello si può trovare una dama vestita di rosso che porterà la morte con una piuma acuminata. Saranno molti gli sventurati a perire ma soprattutto il suo creatore alla fine ne pagherà le conseguenze. Confezione pregevole e storia che regge bene fino alla fine con l' epilogo a sopresa che non stona.



Io Sono Leggenda







15/07/2015 19:30
 
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osmanspare, 01/07/2015 00:50:

E’ bello di tanto in tanto vedere dei corti nei quali viene curata la parte estetica, con costumi e location scelti appositamente al posto dei soliti salotti di casa o dei vicoletti dei paesi. Questo senza nulla togliere a chi non ha in mano altro se non la propria fantasia, ovviamente. In ogni caso, vedere un prodotto come Smalto Nero rende più facile l’immedesimazione, questo è un dato di fatto: non dobbiamo faticare per “costringerci” a credere che il paesetto italiano che vediamo sia il Vermont, e questo indubbiamente ci permette di concentrarci di più sulla trama.




Già dobbiamo solo non "costringerci" a credere che nel medioevo la gente andasse in giro con i vestiti puliti appena usciti dal negozio,che si praticassero tatuaggi tribali,che le ampolle fossero quelle de "il piccolo chimico",che le ragazze avessero un trucco come le ragazze di adesso... non critico il corto, ne le critiche più che legittime rivolte al mio, dato che di mancanze ne ha eccome, ma queste frecciatine gratuite e questi metodi di misura che variano in base al gusto e non all'oggettività... questi sono pur sempre prodotti amatoriali girati con poco e niente, ma se vogliamo fare i precisini facciamolo con tutti e non facciamo paragoni tra un corto e l'altro,perchè ogni lavoro è una cosa a se stante...ed è anche una cosa poco "professionale" o anche "corretta" da fare. Grazie
[Modificato da Dario Bagatin 16/07/2015 12:08]
15/07/2015 20:35
 
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Se mi permetti Dario, questo non è affatto un corto storico di stampo medievale, io non l'ho mai affermato e nessuno ha mai affermato questa datazione storica; anche perchè i vestiti dello scrittore sono databili nel 1600 come quelli dell'alchimista, solo la divisa del soldato è databile al 1200; quello della ragazza è addirittura non databile, ma frutto della creatività di una stilista che lavora per diverse Band Gothic metal e Film Fantasy. l'idea voleva essere quella di creare un corto gotico/fantastico che richiamasse certe atmosfere, non con una chiara datazione storica ; che ovviamente non mi sarei, come hai ben scritto, potuto permettere per ragioni di budget.
Perdona la puntualizzazione
[Modificato da caridi.simone 15/07/2015 20:36]
16/07/2015 09:58
 
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Vorrei evitare di essere frainteso e che il mio messaggio passase come i tanti post frustrati di chi non è arrivato in finale.La mia è una critica alla forma usata da osmanspare per spiegare un concetto.ora enfatizzo la cosa per arrivare al succo,ma se dico "questo è un corto,altro che quella merda di..." è un modo scorretto e sgradevole per sottolineare un difetto di un opera amatoriale, che sia presente o no. PS tra l'altro il tuo corto non mi dispiace affatto
16/07/2015 11:09
 
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Perdonami Dario ma non mi pare affatto che osmanspare abbia voluto intendere "questo è un corto,altro che quella merda di..."
E mi pare, oltretutto, che del tuo corto ne abbia anche parlato più che bene nella sua recensione.
16/07/2015 13:58
 
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Vorrei puntualizzare che le lodi che ho rivolto a Smalto Nero non riguardavano la sua capacità di riprodurre fedelmente questa o quell’epoca storica, bensì – cito testualmente da me stesso, like a boss, ahahahaha – la capacità di “rendere più facile l’immedesimazione” dello spettatore.

Smalto Nero è chiaramente un corto d'impronta fantasy, e nei limiti delle proprie possibilità cerca di comportarsi come tale con location e costumi apprezzabili, ottenendo il risultato che – pur con ovvie improvvisazioni e imperfezioni – chi guarda la storia possa “entrare” con maggiore facilità nel mondo che il regista ha tentato di mettere in piedi.

Diverso è – a mio parere – avere un regista che ad esempio ti dice “siamo nella terra degli hobbit, dove i draghi volano su Mordor” e intanto ti inquadra la torre di un acquedotto abbandonato con sotto un distributore dell’Agip.

Mi-Go, infatti, avrebbe TOTALMENTE evitato la mia critica se – invece di sforzarsi di ambientare tutto in america – si fosse anche solo limitato a far dire ai suoi personaggi: “salve, sono il professor Mancinelli e vivo a Trezzate d’Adda”. Quello che criticavo in Mi-Go (perlomeno nella prima parte dato che la seconda è migliore), e che invece ho lodato in Smalto Nero, non è stata l’accuratezza o la precisione, quanto piuttosto la capacità del regista di FAR CREDERE allo spettatore che la sua imperfetta location sia VERAMENTE quella che lui afferma che sia.

Smalto Nero ha detto: “siamo in un mondo fantastico e medioevaleggiante”, e ci mostra gente in costume con cappelli e alambicchi. Sono perfetti? No. Ma sono coerenti, quindi per me – considerando che nessuno di noi è ricco ma anzi deve lavorare con ciò che ha – lo sforzo è da mettere in evidenza.

Mi-Go mi dice “siamo in Vermont nel 1980”, e poi mi mostra l’alfa romeo nuova, la tastiera con l’euro, la stazioncina dei treni italiana e i personaggi che parlano con evidenti cadenze dialettali. Il contenuto è coerente con le premesse? Non proprio, svia l’attenzione dello spettatore, è imperfetto, quindi per me non va.

Ma – come ripeto – sarebbe bastato POCHISSIMO; semplicemente il “coraggio” di ambientare Mi-Go a Milanello, mostrando un’ambientazione un minimo coerente con l’epoca storica presa in considerazione, e io non avrei posto alcuna critica ma anzi lodato il corto mille volte di più, anche solo per il suo coraggio di usare luoghi italiani come tali. Abbiamo un grande paese, pieno di folklore e leggende, perché dobbiamo sempre affondare nell’imitazione degli americani?

DETTO QUESTO – che non vuole essere una nuova presa in giro ma solo una spiegazione più accurata del mio punto di vista, che forse non si era capito - capisco benissimo se Dario è rimasto offeso, e direi che dal SUO punto di vista ne abbia tutte le ragioni.

Chi mi conosce sa benissimo che io ho il MASSIMO rispetto per tutti gli autori che si impegnano a fare corti horror, e che quando ho inserito il riferimento al Vermont non era certo come una presa per il culo, ma solo per fare un riferimento INTERNO al Fest, in modo che chi avesse voluto avrebbe potuto fare i debiti confronti tra i due modi di narrare, e proprio per far capire meglio attraverso quale metro di giudizio ho valutato come valido Smalto Nero, e meno valido Mi-Go.

Chi però non mi conosce, come Dario, non ha alcun modo di credere alla mia buona fede, quindi non ho problemi a ringraziarlo della puntualizzazione e scusarmi se ha pensato che lo volessi offendere. Io non ho fatto altro che fare riferimento a un errore che consideravo tale e del quale avevo già parlato apertamente nella critica al corto stesso, ma capisco che il paragone può sembrare offensivo, e forse è poco rispettoso nei confronti di un autore, che comunque – a prescindere da ciò che vale – si sente usato come pietra di paragone intesa in senso negativo.

Io l’ho fatto, in perfetta buona fede (e dando per scontato che tutti capiscano il mio rispetto e le mie motivazioni) perché credo che comunque quando gli errori ci sono è inutile nasconderli, ma da essi si può solo imparare o far imparare gli altri, ed ecco perché a volte mi permetto di essere “cattivo” nei confronti dei partecipanti. Ma ovviamente un conto è essere il critico, e un contro è essere l’autore. Vedrò quindi di non ripetere in futuro questo modo di fare.

Un saluto a tutti!





16/07/2015 15:44
 
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Diciamo che la frase...

un prodotto come Smalto Nero rende più facile l’immedesimazione, questo è un dato di fatto: non dobbiamo faticare per “costringerci” a credere che il paesetto italiano che vediamo sia il Vermont

...dalle mani di una persona alla quale piace stare più sul generico, per esempio me, sarebbe forse risultata in...

un prodotto come Smalto Nero rende più facile l’immedesimazione, questo è un dato di fatto: non dobbiamo faticare per “costringerci” a credere che l'ambientazione sia davvero quella voluta, cosa che invece non accade in altri prodotti del Fest

...ma non è necessariamente una cosa migliore, anzi, avremo detto la stessa cosa, sia io che Osman, semplicemente io l'avrei fatto "paraculandomi" e difendendomi dietro questa patina fumosa di "non ho detto il nome preciso", mentre Osman, più coraggioso se vogliamo ma anche sempre più diretto e preciso del sottoscritto nelle sua analisi, non teme di fare un nome, anche solo per portare un esempio e non parlare in modo generico.

Capisco e condivido il senso di "offesa" che può percepire l'autore del corto tirato in ballo come esempio, ma se anche la frase fosse stata stesa nel "mio" modo, il senso sarebbe stato comunque il medesimo.
Probabilmente stando sul generico, si sarebbe dato luogo ad una frase innocua, ma di significato più blando, come spiegazione di ciò che si voleva dire, mentre dando un esempio tangibile l'intento era solo quello di analizzare meglio il corto.

In ogni caso quest'anno è andata così, un po' in generale i toni sono stati caldi (saranno sti benedetti 40 gradi in tutta la penisola!!) ma ora certamente ci siamo chiariti, la cosa che si voleva dire qui era semplicemente che il recensore ha notato una certa cura negli ambienti in questo corto, che nemmeno per un secondo gli ha fatto credere di trovarsi su un set, allestito ad arte, mentre in altri corti lo ha notato.
16/07/2015 16:13
 
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Le critiche che sono state mosse a MI-Go non solo le accetto, ma le condivido tutte e spero di non ripeterle in futuro... la mia osservazione si limitava solo al aver fatto un paragone tra un corto e un altro. Scusate se ho alzato un polverone
PS.
è vero che le location sono poco americane e molto italiche,ma la storia non è ambientata nel 1981, bensì nel 1992 e quel tipo di alfa romeo è davvero degli anni 90.
16/07/2015 18:06
 
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Re:
Dario Bagatin, 16/07/2015 16:13:

Le critiche che sono state mosse a MI-Go non solo le accetto, ma le condivido tutte e spero di non ripeterle in futuro... la mia osservazione si limitava solo al aver fatto un paragone tra un corto e un altro. Scusate se ho alzato un polverone
PS.
è vero che le location sono poco americane e molto italiche,ma la storia non è ambientata nel 1981, bensì nel 1992 e quel tipo di alfa romeo è davvero degli anni 90.




Allora mi rimangio l'Alfa.
Però Alfa o non Alfa spero tu abbia capito quello che volevo dire (qui ho riassunto in breve i concetti, senza tornare a controllare la loro esattezza), e soprattutto che non era mio desiderio prendere in giro nessuno.
16/07/2015 19:52
 
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Re: Re:
osmanspare, 16/07/2015 18:06:




Allora mi rimangio l'Alfa.
Però Alfa o non Alfa spero tu abbia capito quello che volevo dire (qui ho riassunto in breve i concetti, senza tornare a controllare la loro esattezza), e soprattutto che non era mio desiderio prendere in giro nessuno.




Sì tranquillo, a volte sul web capita di fraintendersi ;)
16/07/2015 20:54
 
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Ho partecipato a questo corto come aiuto regia.
Io lo trovo molto gotico e non condivido le critiche fatte ( a mio avviso molto forzate e insensate)
Caridi sa bene il mio pensiero sulla sua opera ( non ne ho parlato solo positivamente) ma credo resti un gioiellino nel suo genere.
Alla fine De gustibus non est disputandum !
[Modificato da riccardodiger 16/07/2015 20:55]
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