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CAMPANIA MORTIS di Raffaele Cortile

Ultimo Aggiornamento: 30/06/2014 17:35
30/05/2014 20:43
 
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TITOLO CORTOMETRAGGIO: Campania Mortis

[IMG]http://oi59.tinypic.com/2vb8u4h.jpg[/IMG]

DURATA: 21.15
REGIA: Raffaele Cortile
ATTORI PRINCIPALI: Stefano Moffa
SCENEGGIATURA: Ivan Zippo, Marco Granata
MUSICHE: Agostino Zippo
FOTOGRAFIA: Vincenzo Capasso
MONTAGGIO: Raffaele Cortile
BREVE SINOSSI: La vicenda si svolge a Castel Volturno, nel pieno della Terra dei Fuochi. Una particolare epidemia virale colpisce la città che viene subito trasformata in un'area di quarantena. Pochi sopravvissuti, tanti contagiati. Gli infetti non hanno più nulla di umano, loro sono solo affamati, bramano carne viva...
BREVE BIOGRAFIA DEL REGISTA: "Raffaele Cortile nasce a Napoli. Laureando in Filosofia, fin da bambino è appassionato di cinema. Negli anni segue diverse scuole di specializzazione in Critica Cinematografica e Montaggio Video. E' autore e montatore di cortometraggi, mediometraggi e spot televisivi e vince numerosi premi come Miglior Montaggio in vari festival italiani e non, tra cui il Lucania Film Festival, il Napoli Film Festival e il Milano Film Festival"
FINESTRA player DOVE VISUALIZZARE IL CORTO O EVENTUALE LINK UTILE DOVE POTER VISIONARE IL CORTO:

31/05/2014 14:39
 
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viva l'italia (?)
Tratto da un libro, “Campania Mortis” cerca di trasporre su pellicole i temi, le ambientazioni, le storie e i significati contenuti nella storia originale. La cosa – a tratti – si vede: si ha di tanto in tanto l’impressione di assistere a scene estrapolate da un contesto più grande, stralci di un discorso molto più ampio che per forza di cose è stato riassunto, sfrondato, ristretto. Ma va assolutamente detto che il regista ha compiuto un ottimo lavoro in questo processo di riduzione, non sforzandosi di attenersi a un unico canovaccio narrativo ma procedendo per accumulo di materiale a volte senza legame con la storia principale, ma con il pregio di riuscire ad evocare l’atmosfera e il mondo fittizio nel quale l’avventura si svolge. E che mondo! L’italianissima “terra dei fuochi”, da sempre martoriata dal problema dei rifiuti tossici, dei tumori e delle malattie che da essi derivano. L’autore del film – e lo scrittore del libro – fanno semplicemente un passo in più, inserendo in questo contesto già instabile il “rifiuto definitivo”, il residuo tossico che trasforma la gente del posto in morti che camminano, ne più ne meno ciò che sta accadendo nella realtà.

Horror che ha dunque molteplici elementi di pregio, questo “Campania Mortis”. Prima di tutto l’ambientazione italiana e la GRADITISSIMA critica sociale; poi il messaggio contenuto nelle immagini, e infine l’azzeccata scelta di frammentare la storia per darne un ritratto che fosse il più vasto possibile con il minimo spreco di effetti e grandiosità. Ma non finisce qui: è buona la regia e buono il montaggio (a parte alcuni stacchi un po’ troppo repentini). Sono OTTIMI gli effetti speciali (a parte il plasticoso feto mutante abortito, immagine forte ma secondo me troppo esagerata, troppo gratuita per raggiungere il suo obiettivo di denuncia sociale), e a mio parere OTTIMA anche la scelta di mantenere la trama a un livello più ristretto, più “intimista” se così si vuol dire. L’invasione infatti non è mai mostrata direttamente, o nella sua GRANDEZZA; vengono invece scelte delle scene estrapolate da un contesto più grande, della lotta contro gli zombie è mostrato il lato personale, umano, circoscritto; e più che l’evolversi della lotta contro i morti a noi spettatori è dato vedere solo delle situazioni tangenziali all’evento principale, il quale rimane fuori fuoco. E’ un invasione vista dalla parte del singolo. Scelta sicuramente motivata dal budget, dall’incapacità di mostrare un esercito di morti che assedia città bruciate… ma che pure è portata avanti in maniera molto intelligente, e che forse rende e comunica molto di più.

Qualsiasi regista privo del talento e della finezza necessaria, affrontando una storia del genere, avrebbe sicuramente messo in piedi un’incredibile invasione usando quattro comparse a significare migliaia di zombie, e una casetta scalcinata per significare un’intera città. Qui invece si compie il percorso opposto: si stringe l’obbiettivo sui singoli, e si lascia da parte l’irriproducibile GRANDE storia per narrarne significativi effetti collaterali. Molto ben fatto, molto ben pensato.

Recentemente, cortometraggi con zombie di taglio “esistenzialista” hanno iniziato a prendere piede. Me ne ricordo in particolare un paio; in uno di essi un’intera apocalisse zombie è narrata attraverso il percorso di un singolo morto vivente, un impiegato di un parco divertimenti chiuso in un costume rosa da coniglio (mi pare) il quale una volta morto percorre per mesi e mesi il suo paese. Nell’altro, un padre morso che deve trovare il modo di salvare la figlia neonata prima di trasformarsi in zombie.

Ci sono echi di questi corti in “Campania”, e devo dire che anche in questo caso l’effetto è stato soddisfacente. Di grande impatto anche il finale, con la ninna nanna cantata ad una spiaggia di cadaveri bruciati e sommariamente seppelliti; forse la parte più “alta” di tutta l’opera.

Dirò di più: il significato e gli obiettivi di questo breve film sono così elevati che mi pare anche inutile mettere in luce i due o tre aspetti della trama che non mi hanno convinto del tutto. Sarebbe quasi un dispetto nei confronti di due autori che così bene hanno saputo integrare l’italia e la realtà con il mondo dell’orrore. Mi limiterò a citare l’unica cosa che ho trovato un po’ didascalica: nel finale i cacciatori di morti fanno gli sbruffoni, ma quando si accorgono che il tipo che hanno appena ucciso con crudeltà ha con se una foto (i suoi figli? Non so, non ho capito bene ma suppongo si tratti di loro) di punto in bianco si pentono del loro comportamento. Vuol forse dire che fino a quel momento i tre non avevano mai riflettuto sull’aspetto umano dell’invasione? Sul fatto che le persone che stanno uccidendo erano fino a poco tempo prima i loro vicini di casa o paesani? E dopo tanta morte e distruzione basta una semplice foto a metterli di fronte con sgomento ai loro errori? L’impatto che tale foto ha su di loro mi è parso quasi troppo enorme per essere realistico, così come mi è parso poco realistico che tre persone abituate ormai a maciullare cadaveri di tutti i tipi si trovino di colpo così indifesi di fronte alla “rivelazione” che quell’immaginetta porta con se.

Riconosco comunque che la scena era costruita appunto per mettere l’accento sull’ umanità del “nemico”, fino a poco prima vittima tanto quanto chi ora è sopravvissuto ed è divenuto la loro preda. In questo senso la cosa fuziona… è solo l’eccessivo didascalismo che non mi ha molto convinto; ma credo che – con un minutaggio così breve a disposizione – scelte come questa siano state inevitabili.

In definitiva, “Campania” è davvero un ottimo corto. Sia per come è girato, sia per l’alto impatto di alcune scene (tra tutte la bellissima sigla coi telegiornali, i cittadini che premono per uscire dalla città, il vagare del protagonista morto, la donna sotto il tunnel, la donna armata di coltello che piange dietro la porte… e ovviamente il malinconico e riuscitissimo epilogo)sia per il modo originale e profondo col quale è stata narrata la storia, sia per l’italianità molto realistica e per il messaggio di fondo.

Davvero un’opera della quale andare fieri. I miei complimenti.
31/05/2014 19:12
 
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Ragazzi, Raffaele Cortile ha sfornato un vero classico.

Vi ricordo che l’anno scorso ha trionfato all’edizione numero 8 del Festival Ivan King, proponendo un classico sui vampiri, niente di originale: il morso, il morbo, la trasformazione, e quello che ho appena finito di vedere oggi altro non è che un classico; si parla di zombie questa volta.

Classico si, ma ciò che conta è come è stato realizzato. Alla stregua del signor King l’anno passato, mi sento di dire che Raffaele Cortile ha trattato un genere che è caposaldo dell’orrore, come lo zombie movie, con rispetto ed estrema competenza.

Quando un genere viene “sporcato” dal cinema mondiale, che non fa altro che deviare dalle origini credendo di essere “originale” propinandoci zombie/comedy, zombie/romance, zombie/action (Ma quando diavolo è stato l’ultimo film zombie horror? 28 Giorni Dopo di Boyle, forse…) è inevitabile che diventi il classico la vera novità, quello che il vero horror-maniac anela, e io proprio prodotti come questo vorrei vedere più spesso.

Qui, in Campania Mortis, in pieno stile Romeriano non troviamo solo l’argomento zombie trattato veramente bene ma, proprio come nei primi lavori del papà dei non morti, è anche forte la tematica sociale.
La "terra dei fuochi" individua una vasta area situata nell'Italia del Sud, caratterizzata dalla forte presenza di rifiuti tossici e non, con relativi roghi. La lunga sequenza iniziale formata da spezzoni di filmati reali fornisce allo spettatore il tempo necessario per riflettere sulla malandata situazione della zona, tutto vero, prima di introdurre l’elemento di finzione. Siamo di fronte ad un vero tributo allo zombie movie come dovrebbe essere: non è un action, è un dramma, dramma fatto di luoghi e di persone.

A tratti viene da pensare che ci potremmo meritare sul serio, anche nella realtà, una bella invasione di zombie. Chissà che un evento tanto eclatante non facesse discutere per bene le alte sfere di un problema che, per il momento, a nessuno piace affrontare.

Volendo passare ad analizzare il corto come puro sforzo cinematografico, diciamo che veniamo introdotti alla vicenda da degli scienziati (probabilmente parenti degli Americani della saga de Il Ritorno dei Morti Viventi) che hanno ben pensato di smaltire dei bidoni di sostanza zombificante senza le dovute precauzioni, e giustamente la cosa è subito sfuggita di mano.

Interessante la scelta di non seguire per forza il solito gruppetto di sopravvissuti, di non avere protagonisti fissi, se non la vicenda stessa. Sarebbe stato facile farsi attirare da un modello alla Walking Dead, per esempio. Si segue invece un po’ il vagabondare senza meta di uno zombie specifico, ricalcando lo stile se vogliamo del tanto chiacchierato “Colin” del 2008, ma nel contempo non si manca di ritornare a dare uno sguardo alla situazione generale di tanto in tanto, che degenera, e ai primi survivors, come da tradizione. Si cerca di fare un po’ di tutto, una panoramica, e la si fa bene. Si viene congedati con una sequenza dalla musica struggente atta a mostrare il “post” apocalisse, andando così praticamente a toccare ogni tipo di situazione zombie si potesse pretendere da un corto di venti minuti.

Tutto quello che è stato detto fino a questo momento è stato realizzato con perizia ed impegno ben visibili, dispendio in termini di mezzi (costumi, effetti speciali..) e numero di partecipanti, una regia molto solida, ottime musiche, più che dignitosa recitazione.

Non ho veramente nulla da obiettare, ed invito un po’ egoisticamente Raffaele Cortile a ripresentarsi di nuovo a questo Fest semplicemente perché avrei voglia di vedere altri suoi lavori.
01/06/2014 20:28
 
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Veramente ottimo
Campania Mortis non solo è un ottimo cortometraggio a tema zombie, forse uno dei migliori che mi sia capitato di vedere nell'ultimo periodo, ma ha anche delle connotazioni sociali che fanno automaticamente pensare al maestro Romero. Un ottimo lavoro, bravi!
10/06/2014 20:32
 
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Molto interessante il fatto che, quest'anno, siano stati presentati per due cortometraggi "politici" dove cioè l'elemento horror si mischia a quello relativo alla critica sociale.
Se in "Miracolo Veneto" veniva preso di mira il malaffare al nord, qui invece si colpisce ( e duro ) verso un certo tipo di ambiente divorato dalla camorra.
"Campania Mortis" è un lavoro molto ambizioso, dal soggetto molto interessante con un incipit notevole: le riprese tratte dai vari telegiornali che mostrano la disperazione dilagante in certe zone campane.
Nel corto viene ipotizzato che l'eccessivo inquinamento riesca non solo a uccidere le persone ( come accade oggi ) ma anche a trasformarle in famelici zombi.
Dal punto di vista di critica sociale, "Campania mortis" funziona ( ovviamente ci vengono mostrate le forze militari come quasi ostili alla popolazione e il finale è davvero poco rassicurante ).
Come "horror" in senso stretto, cioè come prodotto di intrattenimento mirato a spaventare e/o a "disgustare" lo spettatore, qualcosa in questo lavoro zoppica.
Nonostante l'ottima intepretazione del protagonista, il corto mi è sembrato un po' troppo macchiettistico, non compatto: alcune scene, seppur funzionali alla narrazione, non hanno a mio avviso un "fine".
Qualche momento di gore eccessivo che sfocia quasi nel trash ( lo zombie che trascina il feto di un bambino, seppur scena coraggiosa, risulta di minor impatto a causa di effetti speciali non all'altezza, inoltre non capisce perchè uno zombie debba vomitare...vermi..., aggiungiamo poi che il tizio che frugava nel portabagagli doveva proprio essere rincotto per non accorgersi dell'arrivo di uno zombi alle sue spalle...) poteva a mio avviso essere sviluppato meglio.
Non molto credibile la reazione dei tre ragazzi che, alla fine, vedono la fotografia dello zombi appena "ucciso"...l'avrei capita solo nel caso fosse un loro conoscente...in quel caso specifico mi sembra un po' forzata.
"Campania mortis" va premiato per il coraggio, per la buona messa in scena, per l'encomiabile dedica ai morti a causa del malgoverno ( ma, forse, è anche causa nostra che continuiamo a votare pd e pdl ) e, ovviamente, il finale è anche un po' commovente... ma, preso come semplice film "horror", è a mio avviso solo sufficiente.
20/06/2014 09:04
 
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Un salve a tutti.
Io sono Marco Granata, e ho contribuito alla realizzazione del video "Campania Mortis" in qualità di creatore degli effetti speciali, e come parte della regia e della sceneggiatura assieme ad Ivan Zippo e Raffaele Cortile.
Prima di tutto, e non lo dico affatto come semplice convenevole, vorrei ringraziare chiunque ci abbia permesso di partecipare al festival, nonché tutti coloro che hanno espresso il loro personale parere riguardo il nostro video, tanto con critiche positive quanto con quelle negative.
Potrei giustificare gli errori del nostro video in molti modi, dicendo ad esempio che mancavano dei fondi reali per realizzarlo, che gli attori non erano affatto tutti professionisti, che molte cose sono state "improvvisate" sul momento o, soprattutto, che si è trattato del nostro primissimo video indipendente. Ma non è di questo che voglio parlare, sebbene queste siano comunque tutte cose vere.
Però ci tengo ad affrontare le vostre critiche, per una semplice ragione: le condivido tutte e sono quindi d'accordo con tutti voi, noi siamo i primi a riconoscere per tali i difetti del nostro video.

Sì, la parte finale con la reazione effettivamente eccessiva dei tre sopravvissuti ammazzazombie è visibilmente un errore, quasi un errore "logistico" direi, questo perché a furia di stecchire cadaveri si sarebbero almeno dovuti abituare all'idea di trucidare quelle che comunque una volta erano delle persone. Credo che avremmo dovuto semplicemente sottolineare il concetto con un primo piano fatto di scambi di sguardi velati da un fugace senso di colpa, e basta. Ma volevamo sottolineare la drammaticità del personaggio zombie principale, quindi abbiamo enfatizzato la cosa a discapito di maggior coerenza.
La "vomitata" coi vermi. Che dire, di sicuro siamo comodamente ricorsi ad una trovata d'effetto, su questo non ci piove. La sensatezza della cosa io non la ricercherei troppo, anche perché in realtà manca (da un punto di vista scientifico) in tutto il contesto che riguarda l'esistenza zombesca. Non ha un senso, è vero, ma ci piaceva e l'abbiamo inserita.
Il feto abortito della ragazza zombie. Avete fin troppa ragione anche qui, il feto è visibilmente posticcio. Ma c'è un perché: è semplicemente un lavoro che feci circa 5 anni fa e che quindi già mi ritrovavo. Ma come ho detto, il video è stato realizzato con circa 180-200 euro, quindi non siamo andati per il sottile. Lo so, avrei dovuto crearlo in un materiale flessibile (silicone o lattice) poiché si vede perfettamente che è in resina (quindi rigido), così come avrei dovuto dargli l'aspetto più credibile di un reale feto (più piccolo, più realistico e con aspetto più "gelatinoso") ma mancavano sia i soldi che il tempo per farlo. Questa è forse l'unica reale giustificazione che mi concedo, per il resto non solo accettiamo tutte le critiche ed i dubbi, ma li condividiamo appieno.

Detto ciò, dico solo che, in riferimento ai commenti positivi, mi avete personalmente reso felice ogni qualvolta li ho letti e riletti, perché rispecchiano esattamente ciò che volevamo trasmettere con questo nostro lavoro. La questione della terra dei fuochi, il video girato in REALI location contaminate e degradate del litorale Domizio ed il coinvolgimento personale di tutti noi che viviamo nel "triangolo della morte" sono i reali strumenti che ci hanno permesso di porre un ulteriore accento alla questione, adoperando appunto gli emblematici ed arcinoti zombie. Oltretutto, il concetto di horror fine a sé stesso non ci appartiene; credo che i film horror, se fatti bene, debbano essere una forma d'arte come tutte le altre e quindi comunicare dei concetti attraverso l'elemento "horrorifico" criticando aspetti sociali e politici al pari della vera e propria satira. L'essere stati in qualche modo accostati a George Romero mi ha emozionato in un modo che non sto a dirvi per non sminuirlo, ma sinceramente, e non per falsa modestia, mi sento di dire che non ce lo meritiamo.
Ma una cosa voglio dirvela per ringraziarvi ulteriormente. Sappiate che le due premiazioni che abbiamo ricevuto a questo fest, nonché i vostri commenti e le vostre critiche, saranno lo stimolo di base per altri futuri lavori che realizzeremo, e lo slancio che ci spingerà a fare di meglio. Concludo quindi questo mio lungo post con un arrivederci alla prossima edizione alla quale con tutta probabilità parteciperemo con una nostra nuova "polemica" horror!
Grazie ancora a tutti!
30/06/2014 13:33
 
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Ulteriori complimenti per "Campania Mortis" e per la passione che avete messo nella realizzazione del corto.
Mi permetto però di chiedere ai realizzatori...ma la scena del feto...era davvero necessaria? E' stata inserita come semplice elemento "shock" oppure a fini metaforici?
30/06/2014 17:35
 
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L'abbiamo aggiunta per entrambe le ragioni, sia perché come elemento shock rendeva bene (e l'abbiamo appurato con le reazioni di chi ha visto il video in nostra presenza) sia perché rendeva meglio il concetto di contaminazione a più livelli. Un feto nato deforme, poi, riportava automaticamente alla mente immagini reali e già viste di animali e bambini nati con malformazioni a causa di errori umani.
Per noi sì, era necessaria per completare il concetto di base di contaminazione, anche perché gli zombie del nostro video nascono prima di tutto come infetti e poi solo dopo come zombie "classici".
Che poi il feto lo avrei dovuto far meglio e con materiali appositi (ma costosi e quindi fuori budget) e non con una scultura in resina che già mi ritrovavo, su questo non ci piove.
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