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MARTIN di Carlo De Santis

Ultimo Aggiornamento: 11/06/2014 20:12
30/05/2014 20:35
 
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TITOLO CORTOMETRAGGIO: Martin



DURATA: 3:53
REGIA: Carlo De Santis
ATTORI PRINCIPALI: Nicola Dell'era, Gabriele Troccoli, Carlo De Santis
SCENEGGIATURA: Carlo De Santis
MUSICHE: Carlo De Santis
FOTOGRAFIA: Carlo De Santis 
MONTAGGIO: Nunzio Santoro

BREVE SINOSSI: Uno strano individuo, ha messo in circolo una nuova droga. Tutti ne sono attratti e assuefatti. Martin, un insolito spacciatore, utilizza un particolare
"ingrediente"...

BREVE BIOGRAFIA DEL REGISTA: Carlo De santis, nato ad Acquaviva delle Fonti (BA) il 17 febbraio 1989, sin da bambino, dopo aver assistito alla proiezione del film
"Nuovo cinema Paradiso" di Giuseppe Tornatore, sogna di diventare regista. Inizia a dedicarsi al cinema, realizzando cortometraggi con il supporto di familiari e
amici. Appassionato di horror, scrive molteplici racconti e sceneggiature, che trasformerà in corti negli anni successivi. Nel 2011, si trasferisce a Roma, dove lavora
per due cortometraggi in qualità di cameraman. Nel contempo, scrive diverse sceneggiature per fumetti, webseries e cortometraggi. Nel 2014, lavora come operatore per un
lungometraggio destinato al cinema. Ama definirsi innovatore, ideando storie che vanno oltre l'irrazionalità, addentrandosi spesso, in racconti che rasentano la pura
psicosi.

 
31/05/2014 14:50
 
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merda d'artista (PieroManzoni)
“Martin” è davvero l’horror che fa male, che colpisce basso, sotto la cintura, e lascia addosso un potente senso di disagio… cosa che l’horror dovrebbe fare sempre, ma che spesso e volentieri NON fa, risultando frutto di compromessi o – in alcuni casi – un rassicurante buffetto su una guancia.
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Ecco: “Martin” di rassicurante non ha nulla. La storia è tanto semplice quanto efficace, i contenuti sono assolutamente disturbanti (ma in senso buono, se si può dire così), e la messa in scena è di grande impatto.
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“Martin”, in pratica, coi suoi tre minuti scarsi, è la dimostrazione che con uno straccio di idea funzionale, due personaggi, degli oggetti inquietanti e una lampadina blu si possono ottenere ENORMI risultati; e per dimostrarlo farò una cosa che faccio di rado: consiglio a tutti i lettori di questa recensione di smettere di leggere e vedersi subito il corto, per evitare SPOILER.
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Fatto?
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Bene.
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“Martin” offre una prospettiva distorta e desolante dell’essere umano come ho visto di rado all’interno di questo concorso (e altrettanto di rado fuori di qui). Mette a nudo un bel po’ di cose brutte, e lo fa con una patina fredda adattissima al tema trattato.
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Se dovessi azzardare un paragone, direi che l’uomo che raccoglie il suo “ingrediente” speciale per creare la droga di cui tutti sono golosi è una metafora dell’Artista e delle sue fantasie masturbatorie… quelle che diventano Arte, quelle che poi lui offre al pubblico in adorante attesa, anzi in frenetica, spasmodica attesa. E in questo senso è interessante anche l’ambivalenza con la quale Martin offre il suo prodotto ai fans/tossici: con rabbia, con odio, con disprezzo assoluto. Disprezzo per loro, che sono così abietti, che sono disposti a tutto pur di trovare la soddisfazione dei loro desideri… ma forse disprezzo anche per se stesso, che lungi dal vivere una vita di successi e di eccessi, è “costretto” a continuare a masturbarsi all’infinito – anche se forse lui per primo ne è stanco e schifato – perché se smettesse il pubblico non tornerebbe più da lui.
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C’è estrema ambivalenza nel rapporto tra il tossico e lo spacciatore, ed è stato questo che mi ha fatto pensare alla metafora sull’Arte. Non so se ci ho colto, forse il regista potrebbe illuminarmi in proposito, ma in ogni caso il risultato finale rimane – per me – ottimo. Forse la stessa ambivalenza, il vedere all’interno di “Martin” qualcosa che nasce dal nostro ragionamento, da una nostra interpretazione, fa parte della metafora stessa. Chissà.

In ogni caso, ho trovato il corto davvero interessante, e con un contenuto sul quale c’è da riflettere e da discutere. Qui, cari amici, si scherza davvero poco.
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Unica cosa che forse gli ha nuociuto è una regia un po’ semplice, una messa in scena un po’ artigianale per quanto riguarda le scene di esterni e nei dialoghi con il primo tossico. Una maggiore cura di quelle parti avrebbe tolto quella piccola patina di “amatoriale” che purtroppo stona un po’ in un corto come questo, che mi pare punti molto più in alto rispetto alle solite storie di fantasmi o zombie.
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Non pretendo di essere nel giusto, non sono di certo infallibile, ma devo dire che la visione di questo corto mi ha davvero stupito, tanto che – ma guarda un po’! – finita la visione ho dovuto vederlo di nuovo… perché ne volevo ANCORA, compiendo forse la chiusura definitiva del cerchio che questo film ha iniziato. “Quot erat demostrandum”, avrebbero detto i latini.
E aggiungo che il tema mi ha ricordato l'artista italiano Manzoni, che molti anni fa inscatolò le sue feci e le mise in mostra - e in vendita - come "opera d'arte". Ecco, direi che con "Martin" siamo forse dalla stesse parti di Manzoni?
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Regista, direi che la missione è compiuta. Ottimo lavoro.
31/05/2014 19:57
 
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Carlo De Santis con Martin ci propone la storia di uno spacciatore che mette letteralmente ‘tutto sé stesso’ nel suo lavoro, nel produrre una droga alla quale pare sia davvero difficile resistere.

Che dire, il corto, di breve durata, ha alla base sicuramente un’idea.
Potrebbe essere quella che nelle droghe, è risaputo, non si sa mai quello che vi è contenuto, e si rischia di ingerire letteralmente di tutto, sono documentati veleni, topicidi, schifezze varie. Stavolta si è andati più leggeri per quanto riguarda la pericolosità mortale della sostanza, ma certamente si è spinto parecchio sul pedale delle “schifezze varie”.

Il lavoro però può anche essere visto in modo totalmente diverso: ovvero che la persona dipendente non siano quelli che bussano alla porta di Martin, ma Martin stesso. Dipendente da cosa? Dalla masturbazione.
La ‘masturbazione compulsiva’ esiste ed è comprovata, si dice anche sia molto peggiorata con l’avvento di internet, con le ultime generazioni, divenute popolo delle rete, che socializza più in modo telematico che di persona. Forse Martin è un masturbatore compulsivo, uno che non riesce a smettere, che è dipendente.
Il fattore dello “spaccio” potrebbe semplicemente essere accessorio alla narrazione, non esistere nemmeno, forse immaginario nella mente di Martin, forse addirittura onirico.

A portare in scena la vicenda ci pensa una regia sufficientemente capace, una discreta fotografia (buona la scelta dei colori, della tonalità) e una generale competenza.

Tirando le somme il corto ha una sua chiave di lettura, per chi la vuole vedere, e questa è una bella cosa. Nel suo complesso ci si assesta sulla sufficienza meritata, ma non si va oltre, per il sottoscritto.

Controversa inoltre la scelta di girarlo totalmente in inglese senza saperlo ben pronunciare, ne viene favorito sicuramente l’aspetto dell’internazionalità, ma a scapito della qualità generale (in italiano veniva meglio).

Carino.
01/06/2014 14:28
 
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Very good
Ottimo cortometraggio quello di Carlo De Santis. Ben confezionato a livello tecnico e visivo (azzeccata la scelta delle luci), interessante e abbastanza originale l'idea centrale del corto e, grazie anche alla breve durata, scorre velocemente riuscendo a rimanere impresso nella mente dello spettatore.
11/06/2014 20:12
 
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La maschera di Martin mi ha ricordato quella che indossa il protagonista in "Bruiser" di Romero...una persona "senza volto", un po' come questo "spacciatore" di una droga alla quale, a quanto pare, è difficile resistere.
Un uomo senza volto che il nome di un vampiro romeriano ( un caso ? ) che elargisce in giro, senza scrupoli, un po' del tanto amato "Latte più" che fa frizzare i cervelli di chi lo utilizza.
Un lavoro ermetico, molto interessante, probabilmente un ottimo soggetto per un qualcosa che potrebbe essere sviluppato con esiti davvero imprevedibili.
Un cortometraggio ultra-pessimista che ribalta un certo tipo di concezione...fino a prova contraria infatti quel tipo di "droga", dovrebbe generare vita ( e intelligenza ), qui accade l'esatto contrario.
Molteplici sono i punti di lettura per uno dei migliori lavori in concorso.
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