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ETOILE di Giancarlo Mariottini

Ultimo Aggiornamento: 07/06/2013 21:02
28/05/2013 15:37
 
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TITOLO CORTOMETRAGGIO: Etoile

LOCANDINA DEL CORTOMETRAGGIO:



DURATA: 15 minuti
REGIA: Giancarlo Mariottini
ATTORI PRINCIPALI: Patrizia Vadalà, Fabio Dessi, Alberto Terrile
SCENEGGIATURA: Giancarlo Mariottini, Simone Chiappinelli, Alice Repetto
MUSICHE: Giancarlo Mariottini
FOTOGRAFIA: Davide Melacca
MONTAGGIO: Alice Repetto

BREVE SINOSSI: Uno strano ragazzo, ossessionato da un'eccentrica vicina di casa. Un'enigmatica danza che si ripete tutte le notti come un rituale, sotto gli occhi di un unico misterioso testimone. Incubi notturni. Una discesa negli abissi oscuri in cui il desiderio e la morte si confondono.

BREVE BIOGRAFIA DEL REGISTA: Giancarlo Mariottini, classe 1987, laureato in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo (D.A.M.S.), attualmente studia Scienze dello Spettacolo presso l'Università di Genova. Nel 2009 inizia a confrontarsi col teatro grazie all'incontro con la feconda realtà del Teatro dell'Ortica di Genova, di cui segue vari progetti di teatro sociale (laboratori con studenti medi e universitari, personale scolastico, detenuti e pazienti psichiatrici) e con cui tutt'ora collabora. Dal 2010 a oggi frequenta corsi e seminari teatrali di vario genere e partecipa in veste di attore e aiuto regista a numerosi spettacoli. Parallelamente alla sua formazione attoriale si dedica allo studio e alla pratica della fotografia e del cinema.

FINESTRA player DOVE VISUALIZZARE IL CORTO O EVENTUALE LINK UTILE DOVE POTER VISIONARE IL CORTO:

28/05/2013 20:27
 
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Mi è venuta in mente una dicitura mentre guardavo l’attore di questo video: “La Danza dell’Insonne”.

E’ quella danza che si balla sul letto, da soli, quando ci si gira in continuazione. Movimenti che si compiono alla ricerca della posizione adatta, di un qualcosa che concili il sonno, mentre la noia inevitabilmente prende il sopravvento sulla stanchezza e le coperte ormai calde e sudate ci fanno solo venire voglia di sdraiarci sul pavimento.

Difficilissimo per me parlare di Etoile di Giancarlo Mariottini. Un corto che ricade credo nella categoria del cosiddetto “weird”. Un viaggio ossessivo, dai toni onirici (per forza di cose) nella mente in dormiveglia di un insonne. Una notte insonne l’abbiamo avuta tutti. Una notte piena di incubi anche, e credo che qui entrambe le cose vengano rappresentate con grande cura ed inventiva. C’è molto teatro in questa opera, e io non ne sono un esperto purtroppo. Visioni di questo tipo non sono per tutti i palati (se non addirittura per molto pochi) ma, tuttavia, è innegabile la maestria con la quale è stato realizzato, la grande competenza, la voglia di “raccontare uno stato d’animo”, che inevitabilmente lo fanno apprezzare. Raccontare una cosa intangibile è molto difficile, bisogna essere bravi, e qui lo si è stati. Plauso alle musiche.

Inquietante lo è senza dubbio. Se la sensazione di disagio ed inquietudine rientrano nella categoria dell’“orrore”, allora c’è molto più horror in questo corto che in tanti altri dove si utilizzano secchiate di sangue finto.

Di valore.
[Modificato da boskoz 28/05/2013 20:28]
30/05/2013 00:11
 
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E’ un corto difficile da recensire, questo “Etoile”…un corto non brutto, di certo inquietante e tutto sommato ben riuscito, ma che forse paga per alcune scelte stilistiche troppo insistite, almeno all’inizio non motivate, che tolgono leggibilità alla storia e appesantiscono un’opera a cui avrebbe forse giovato una maggiore snellezza.

Funziona davvero, infatti, questo stile falsamente D’annunziano, Decadente, da cinema primi novecento, quando in realtà si sta raccontando una storia che si svolge al giorno d’oggi, con un ragazzo con la sua bella radiosveglia, il ventilatore, e che a quanto pare è un lettore di manga? Un po’ difficile dirlo, e l’effetto iniziale infatti è straniante, con il corto che rischia – nonostante le intenzioni del regista di omaggiare quel vecchio cinema siano chiare fin dalla locandina - di trasformarsi in un mero esercizio di stile. Per dire: nel 1915 in Italia si girò “Cabiria” in questo modo perché non esisteva il sonoro, e perche le pellicole erano quel che erano…non era stile, quindi, ma scelta obbligata! Trasferire queste tecniche in un corto ambientato oggi (ripeto: tralasciando il desiderio di omaggiare) crea uno strano effetto…è come vedere una Ferrari nuova fiammante che al posto degli pneumatici Pirelli ha le ruote sottili e i cerchioni traballanti di una Ford del 1900. Aggiungendo quelle ruote abbiamo trasformato la nostra Ferrari in un’auto con più stile? No, abbiamo creato un ibrido che barcolla, non tiene le curve e rischia di uscire fuori strada.

Un ulteriore problema, ad esempio, lo crea il filtro rosso accecante: maschera così tanto che si fatica a star dietro alla storia (tanto per dire, mi ci sono volute tre visioni per accorgermi che, quando la Diva balla, di fronte a lei c’è la capoccia capelluta del suo Spettatore!)

Il rischio di sbagliare c’è, quindi; e solo il regista può dirci se la sua scelta stilistica è semplice omaggio oppure ha voluto usare un metro stilistico che avesse un senso collegato alla trama. Ma possiamo comunque affermare che alla fine il corto “si salva”, sia per le atmosfere che riesce a creare e sia in virtù di un finale azzeccato, angoscioso, e che tutto sommato giustifica lo stile Decadente.

Veniamo alla trama: un ragazzo …(che l’autore nella sinossi definisce “strano”…ma nella pellicola questa stranezza da cosa si vede? Dal fatto che dorme storto o legge “Up”?... forse qualche elemento è rimasto in testa al regista, non è stato adeguatamente trasferito nella sua opera: credo di aver già detto da qualche parte che se la vostra storia si capisce non guardandola ma solo leggendone il riassunto, allora vuol dire che c’è qualcosa che non va! Vi è mai capitato di andare al cinema e di ricevere col biglietto un foglio in cui sono riassunti elementi della trama perché non li vedrete spiegati dalla proiezione? Credo di no, giusto? Tutto, TUTTO di ciò che volete comunicare deve essere detto dal vostro corto, e stop! Chiusa parentesi.)

Un ragazzo, dicevo, subisce i silenziosi tentativi di seduzione di una sua vicina, che lo attende quando lui rientra a casa e di notte ne ossessiona il riposo, mentre balla per un misterioso uomo al suono di un vecchio grammofono. Si scoprirà poi che la vicina, una soprannaturale Ammaliatrice che non ha niente da invidiare alle bellezze del cinema muto, ha gettato su di lui una sorta di incantesimo, col quale costringerà il povero e indifeso giovane a prendere il posto dell’ormai morto – o moribondo – precedente spettatore dei suoi balli.

L’Ammaliatrice è dunque una sorta di strega? Un’attrice che ha fatto un patto col demonio? Vive forse da cento, duecento anni in quell’appartamento, mantenendosi viva e giovane grazie alle energie che sottrae ai suoi “spettatori”? Oppure gli spettatori sono semplici giocattoli che lei usa per passare il tempo, o per credersi ancora affascinante? Non si sa, il corto resta ambiguo, ma l’ambiguità giova alla storia ben più del solito finale con lo “spiegone”, e con questa buona trovata il regista ottiene un doppio effetto: crea una storia sensata e ammaliante, e nello stesso tempo riesce a giustificare – anche se non del tutto – la ricercatezza dello stile: il cambio di filtro che si vede nelle scene ambientate nei pianerottoli fa capire che il rosso è una sorta di rappresentazione del “mondo dei sogni”, il mondo delle fantasie del giovane oniricamente plagiato dalla Strega, e allo stesso tempo rappresenta il mondo “parallelo” che vive tra le pareti dell’appartamento in cui tale Strega vive…Molto bella infatti la scena in cui vediamo la donna aprire la porta del suo appartamento, rivelandocelo rosso fuoco (peccato la camminata all’indietro un po’ incerta, e non troppo riuscita: lei è sicura di sé, era meglio che se ne andasse senza voltarsi indietro.), così come è ottima la parte in cui il ragazzo entra e percorre il corridoio, nel quale vede oggetti abbandonati alla rinfusa sul pavimento: il suo smarrimento mentre avanza ci fa capire subito che non era quello che si aspettava, che c’è qualcosa di strano in quella casa e nella donna che la abita (ottima la tecnica di comunicare notizie sul personaggio descrivendo ciò che fa parte del suo mondo: registi, segnatevela!) , e ci comunica un senso di disagio e di paura senza usare nemmeno una parola: bella scena, davvero efficace e molto comunicativa!

Un’altra buona scelta a mio parere è stata il non scegliere per la parte della Strega la solita giovane e bella ragazza…l’attrice più matura dà più spessore al personaggio, gli dona un’aura di malinconia e nello stesso tempo di terrore…mi ha fatto l’effetto delle tre madri di Dario Argento, donne non più giovani, e tremendamente inquietanti. E in effetti la ricercatezza nelle luci richiama molto quei vecchi film italiani che ben conosciamo.

In definitiva, quindi, nonostante la fatica data da un inizio molto lento (ritmo pesante!) e complicato da seguire anche a causa di uno stile troppo insistito, il corto è da considerarsi riuscito. Storia esile ma interessante, suggestiva; regia solida, belle atmosfere e molto efficace l’ambiguità.

Fossi stato nei panni del regista avrei riservato lo stile “Antico” solo per delle parti prettamente oniriche (distinguendo ancora di più la realtà/veglia dal mondo onirico) e lo avrei sfruttato nella sua interezza forse solo nel finale, quando il ragazzo entra nella tana della Strega, penetrando così in tutti i sensi nel suo mondo; ma in ogni modo devo dire che il suo “esercizio registico” mi ha convinto. Per poter stabilire le vere doti del suo autore avrei bisogno di vedere qualcos’altro, ma anche così posso dire che le basi ci sono, e la sua opera sembra promettente.

Buon lavoro e un saluto.
04/06/2013 02:34
 
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Le suggestioni oniriche di Etoile, su tinte monocromatiche, sono uditivamente affascinanti. Il rosso invade lo schemo ma confonde. La lentezza del corto credo sia in parte ricercata, per accostarsi all’atmosfera presentata, ma è a tratti eccessiva. Emerge anche un certo fattore di suspence, che però conduce ad un vicolo cieco e alla solita, reiterata domanda del sottoscritto: è troppo chiedere dell’orrore in un corto del genere? Regia un po’ troppo statica, da affinare.
06/06/2013 15:25
 
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Critpico e chiuso in se stesso, dai toni cupi e paranoici. Bella la fotografia che da un senso di oniricità al tutto, ma sinceramente la durata è eccessiva, e quello che ci viene proposto è un susseguirsi di immagini ripetitive e simili tra loro che stanca e annoia velocemente. Sinceramente non mi è arrivato nemmeno il messaggio, non ho capito che cosa volesse dire il corto nella sua interezza. Le musiche, naturalmente classiche, appesantiscono ancora di più la visione.



Io Sono Leggenda







07/06/2013 21:02
 
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Se non facessi parte della giuria, avrei probabilmente staccato dopo 5 minuti.
"Etoile" potrebbe risultare un corto affascinante ( e alcuni elementi li ha, vedi una bella fotografia e una regia non disprezzabile ) se non dilatasse troppo i tempi di narrazione (!?).
Il corto si arrovella su sè stesso, cercando di "ipnotizzare" quando invece fa sbadigliare.
I secondi 5 minuti di corto sono identici o quasi ai primi 5 ...che senso ha ? Voler farci capire che la vicina di casa è dedita a danze particolari ogni notte e che il ragazzo è insonne o preda ad incubi? Forse in tempi più ristretti si poteva dire la stessa cosa...
Il "finale" ( ma difficile definirlo tale in quanto questo corto non ha una trama ) lascia poi l'amaro in bocca...si possono intuire molte cose, su chi sia quel cadavere ( ridicoli gli effetti sonori quando viene mostrato ), forse su chi possa essere lei, ma non ci vengono forniti praticamente indizi quindi il tutto rimane aleatorio...
Comunque, se avete problemi di insonnia, due visioni consecutive di "Etoile" e risolverete il problema.
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