Cabin Fever: Patient Zero (prequel)

Il canadese Kaare Andrews è in trattative finali per girare uno dei due prequel del film cult Cabin Fever diretto nel 2002 da Eli Roth, su uno script di Jake Wade Wall (The Hitcher) ed intitolato Cabin Fever: Patient Zero.
La storia segue i passeggeri su una nave da crociera che entra in collisione con un bastimento da ricerca, fucina del virus che poi si diffonderà nel film originale. Le riprese si svolgeranno nella Repubblica Dominicana. Andrews, che è meglio conosciuto per i testi e le matite in vari fumetti Marvel (The Incredible Hulk, Ultimate X-Men e Spiderman) in questa sua seconda esperienza da regista aprirà la strada ad un ulteriore prequel, Cabin Fever: Outbreak.
Il primo Cabin Fever di un esordiente Eli Roth, che come saprete in seguito sbancherà con Hostel, racconta di un gruppo di ragazzi che si incontra per un week end in amicizia da trascorrere nel solito cottage isolato, e che inesorabilmente si traduce in un macello. Girato a basso costo e di buon successo
al botteghino, ma dalla trama scontatissima il film lascia comunque intravedere il talento di Roth, per cui da recuperare, solo però a patto che siate fan del genere, o del regista del clan di Tarantino.

Qui leggo che è un prequel, ma la sceneggiatura è talmente pasticciata che il film può essere scambiato anche per un sequel alla Rec 4 (le sperimentazioni si svolgono in una cornice marina, del resto) o per una storia parallela alla Rec 3 (anche qui c'è di mezzo una festa di matrimonio, tra l' altro). In verità l' accostamento che sorge più spontaneo è quello con Hostel 3, visto che anche in questo caso si ha l' impressione di trovarsi di fronte ad un prodotto apocrifo che ha poco in comune coi predecessori: il canadese Kaare Andrews rinuncia quasi del tutto all' atmosfera bizzarra che li caratterizzava (anche se resistono siparietti come quello della cat-fight in spiaggia tra corpi in disfacimento), ambienta la storia nella Repubblica Dominicana, mischia dialoghi inglesi e spagnoli (per fortuna che la mia versione aveva sottotitoli italiani... e titoli di testa tedeschi, mah!), e si concentra su di uno sviluppo scientifico della vicenda non privo di falle logiche; ne consegue un mezzo pastrocchio che se all' inizio avvince (questo virus che concia i corpi come se fossero stati esposti a radiazioni fa sempre un certo effetto, almeno a me), alla lunga stanca. Il primo aveva dalla sua la novità e meritava un sette, il secondo mi aveva divertito e strappava un sei, questo non ha particolari pregi e lo classifico insufficiente, tutto sommato evitabile. Il remake dell' originale di Eli Roth (diretto da uno sconosciuto nel 2016) credo invece che lo salterò a piè pari.