Run, wind, snow

Li noto da lontano. Il volo dei tre gabbiani è silenzioso ma necessita di un veloce battito d’ali a causa delle colonne d’aria in movimento. Le loro figure si confondono nel colore grigio cupo del cielo, pieno di neve e aria veloce. Improvvisamente un gabbiano si stacca e viene verso la riva del mare color cartone . Come indispettito, sorvola un gruppo di piccioni, posati a terra attorno ai resti di un piccolo falò. E’ strano vederli là. A pochi metri dal traguardo sempre vario delle onde del mare, beccano intorno ai resti bruciacchiati di un mucchio di rami e di confezioni di biscotti, cibi veloci ed altre scatole colorate. Sembra quanto resta di un fuoco acceso dove intorno si è riso, scherzato, cantato….

Il gabbiano compie dei giri concentrici in volo, si abbassa, rallenta, poi decide di andar via e raggiungere gli altri due. I piccioni lo ignorano come sembra non facciano caso ai miei passi lenti grazie ai quali osservo la scena. Curioso, sono pieno di neve addosso e gli occhi sono sferzati dal vento e dalla neve che batte sul viso.

Una sensazione irreale quella che provo in quel posto, correndo. Eppure penso che con il fuoco, si conclude comunque la teoria mentale su cui gioco, sui quattro elementi dell’universo e che avverto in quel momento con i miei sensi, ossia l’aria, la terra, l’acqua. Un’esperienza che mancava, quella di allenarmi sotto la neve Ripenso che uscendo, sorridevo alle sue parole barocche, che mi urlavano dolcemente dietro “ Tu non sei normale ed i tuoi amici nemmeno… a dopo”.

E' sempre primavera.

riccardo

e' bello rileggerti
mi hai fatto vivere quel volo di gabbiano,mi ci voleva il volare con la mente altrove