Apro questa discussione, dato che non mi pare che ne esista una (in tal caso mi scuso!), per parlare di un gioiello di ferrovia che parte dalla nostra regione e arriva in Piemonte attraversando gli ex territori italiani della val Roya.
Inizio pubblicando un articolo comparso oggi su "Il Secolo XIX", riguardante un fatto curioso...
Signori, si cambia treno “muro” tra Italia e Francia
Sono passati 25 anni da quando Michel Osenda, ferroviere, è stato assegnato alla stazione di Breil-sur-Roya. «Da allora il mondo è andato avanti, ma qui siamo andati indietro. Venticinque anni fa di qui scendeva un treno diretto Torino-Nizza. Oggi non più».
Dal 13 dicembre la linea della val Roya, che da Nizza si arrampica sulle alpi marittime fino a Limone e poi prosegue verso Cuneo e Torino, si è spezzata. Il vecchio diretto Torino-Nizza, più recentemente sostituito da un Cuneo-Nizza, si è fermato a Breil-sur-Roya. «Da un mese - spiega Osenda - il treno italiano fa capolinea qui. I passeggeri scendono e risalgono su un altro treno, francese, che li aspetta sullo stesso binario. E così per quello che arriva dalla Francia: fa capolinea, i passeggeri scendono e risalgono su quello italiano. Questo accade tutti i giorni, più volte al giorno. Per motivi, dicono, di “incompatibilità tecnologica” italo-francese. Mah».
I nuovi locomotori italiani usano un sistema di riconoscimento, Scmt, Sistema controllo marcia treno, non compatibile con quello francese, Vacma, Veille automatique à contrôle de maintien d’appui. Una spiegazione che però non convince. «Basterebbe munire il locomotore italiano di Vacma e quello francese di Scmt. Un investimento minimo, che però non vogliono fare», dice un impiegato di Trenitalia che lavora su quella linea da una vita, e che preferisce rimanere anonimo. «In realtà è tutta una questione di politica, e di soldi».
Costruita tra gli anni ’20 e ’30, la linea Torino-Cuneo-Limone-Breil-Ventimiglia-Nizza era all’avanguardia. «Era interamente elettrificata, cosa rara - racconta Osenda - all’epoca». Ma durò poco. Durante la seconda guerra mondiale gli eserciti italiano e tedesco fecero saltare viadotti e binari. «Poi l’hanno ricostruita, anche se oggi i treni non sono più elettrici ma a diesel». L’hanno riaperta nel 1979, dopo trentacinque lunghi anni di trattative internazionali e sforzi finanziari. Da allora è regolata da un accordo bilaterale, italo-francese, tra Ferrovie dello Stato e Société nationale des chemins de fer (Sncf). Un accordo impari. Per l’Italia, una palla al piede.
Lo stesso Osenda, oggi direttore della centrale operativa di Breil, e dipendente della Sncf, ammette che «qui sono gli italiani a pagare. La manutenzione, anche se siamo in Francia, è tutta a carico loro». E questo nonostante la ferrovia attraversi per oltre 47 chilometri il suolo francese. Osenda allarga le braccia: «Quell’accordo è figlio della seconda guerra mondiale - spiega Osenda -. Gli italiani avevano distrutto la ferrovia, ed era giusto che pagassero. Ma oggi siamo nel 2010 e sarebbe l’ora di cambiare». Ne sono convinte anche le Ferrovie dello Stato, che affidano il loro commento ad un comunicato di poche righe. «La convenzione - scrivono - è incompatibile con il diritto comunitario e ci sono trattative in corso tra i governi italiano e francese per rinegoziarla». Anche se non scritto, l’auspicio delle Fs si legge tra le righe: trovare un accordo più equo, in cui i francesi paghino la loro parte.
Emmanuel Crouzet, capostazione a Breil, ammette di aver «sentito parlare di questi problemi diplomatici» ma si attiene alle motivazioni ufficiali: «Il nuovo treno italiano che circola qui non è omologato al sistema francese. E viceversa». Poi aggiunge. «In effetti è curioso. Il nuovo treno italiano è un “Minuetto”, prodotto dalla Alstom. Che è un’azienda francese». Un treno francese incompatibile con la Francia.
Per il ritorno del “diretto” si sono spesi anche i politici locali. Insieme ai colleghi di Piemonte e Paca - Provenza, Alpi, Costa azzurra - l’assessore ai trasporti della Liguria, Enrico Vesco, ha scritto più di una lettera al ministro dei Trasporti Altero Matteoli. Sergio Scibilia, consigliere provinciale del Pd a Imperia, conferma che «non è un problema di compatibilità tecnologica. La soluzione tecnica c’è, manca la volontà di applicarla. Soprattutto - sostiene Scibilia - da parte del governo italiano che sta trascurando la vicenda, mettendoci in imbarazzo. Il Torino-Nizza è vitale e va ripristinato». Possibilmente con nuove, più coerenti, tariffe.
Oggi il biglietto Ventimiglia-Breil costa quasi il triplo del Ventimiglia-Limone anche se copre 51 chilometri, e un’ora di viaggio, in meno. Francesco Revelli, sindaco di Limone, lo chiama “effetto frontiera”. «Se vado da Ventimiglia a Breil vado in Francia e quindi le Fs mi fanno pagare l’effetto frontiera. Se vado da Ventimiglia a Limone, passo per Breil e per altre località francesi, ma l’effetto frontiera scompare. È la conseguenza ridicola di un accordo che non ha più ragione d’esistere».