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Negli anni novanta nasce a Cuba un movimento di compositori, interpreti, scrittori, attori e artisti di arti visive che manifestano le illusioni e le inquietudini di una generazione. È sotto questo contesto che nasce Habana Abierta, una band di giovani che grazie al loro talento si convertono in un fenomeno musicale di grande successo. Habana Abierta mescola nella sua musica vari ritmi e stili, ricavandone un gradevole prodotto musicale da loro denominato: “rockason”, “timbaconrock” o “congaconpop”.
Nel gruppo operano: Alejandro Gutièrrez, detto il bolerista dei tempi moderni; Boris Larramendi, nei cui testi sono presenti la lotta e l’anticonformismo di una generazione che si esprimono anche con ritmi e melodie cubane; Vanito Brown è il cronista del personale e nella sua musica il nonsense e il blues si incontrano da sempre come contemporanei; Josè Luis Medina, infine, è capace di fare la critica sociale più cruda o la balada più conciliante.
Quanto alla storia del gruppo va poi sottolineato il fatto che dopo la sua costituzione, a partire dal 1998, gli Habana Abierta hanno svolto una intensa attività in Spagna, con 50 concerti solo a Madrid. Due album contrassegnano questa acclamata attività iberica ed è in particolare con il secondo cd, “24 Horas” che il gruppo ha mostrato un particolare eclettismo riuscendo a fondere assai gradevolmente la musica popolare cubana con i temi funk, reggae ed hip hop.
Forti di questo successo i musicisti di Habana Abierta, nel 2003 cioè dopo sei anni di permanenza in Spagna, decisero di tornare a Cuba dove misero in scena una serie di show individuali. Specialmente a “La Tropical”, il tempio di ogni mega star cubana. Un filmato che viene proiettato in molti filmfestival adesso documenta gli ultimi successi degli Habana.







Gli uomini buoni vanno in Paradiso, quelli cattivi a Patong