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la psicologia dello sviluppo

  • Messaggi
  • Sabry90@
    00 24/11/2007 20:39
    sono quattro anni che studio psicologia e l'argomento che ho trovato più interessante e che mi ha sempre affascinato è la psicologia dello sviluppo e precisamente la teoria di Jean Piaget.
    certo per chi non si occupa di questo e non ha il minimo interesse non vi troverà nulla di così interessante...sarà perchè io adoro i bambini e questo mi prende moltissimo...
    ora vi metto la teoria di piaget,uno dei primi psicologi che si occupò dello sviluppo mentale dalla nascita fino all'adolescenza...

    è scritto in modo chiaro e secondo me è molto interessante...vi assicuro che il vostro tempo non sarà perso...


    Jean Piaget: psicologo svizzero

    Le sue ricerche sono rivolte soprattutto alla psicologia dell'età evolutiva, e in particolare allo sviluppo dell'intelligenza, descritta nelle sue varie operazioni nell'intero arco dello sviluppo intellettuale, dalla nascita all'adolescenza.
    Secondo Piaget. il bambino attraversa una serie di fasi evolutive e ogni fase ha una sua strutturazione che la rende diversa da quella precedente.

    La prima fase (divisa a sua volta in vari altri periodi) è quella [senso-motoria.
    All'inizio il bambino ha a disposizione solo un corredo innato di riflessi, le sue percezioni non sono né coordinate tra di loro, né coordinate alle azioni.
    Progressivamente si formano le prime abitudini, le prime coordinazioni tra percezione e azione. Hanno in questo grande importanza le cosiddette reazioni circolari, processi particolari che fanno sì che il bambino compia delle azioni per il solo piacere di compierle, e che quindi conducono a ripetere e perfezionare certi schemi d'azione.
    Gli schemi d'azione progressivamente acquisiti vengono perfezionati e interiorizzati, nella ricerca naturale da parte del bambino di un adattamento all'ambiente, adattamento inteso in termini di equilibrio attivo e che si compone di due processi in stretta interdipendenza tra di loro: l'assimilazione (l'incorporazione, cioè, nei propri schemi mentali delle offerte dell'ambiente) e l'accomodamento (la modificazione, cioè, del comportamento sulla base delle richieste ambientali). Gli schemi d'azione interiorizzati sono ancora irreversibili: il bambino, cioè, è incapace di formare nozioni complesse utilizzando il pensiero simultaneo di due o più fasi di un evento o di due o più fasi dell'esplorazione percettiva di un oggetto.
    Il possesso di schemi d'azione interiorizzati reversibili segna l'ingresso nella fase dell'intelligenza operatoria concreta dalla fase dell'intuizione: intelligenza operatoria in quanto gli schemi d'azione reversibili, strutturati in relazioni logiche dette raggruppamenti, costituiscono per P. le operazioni mentali. Si parla di operazioni concrete perché il punto di partenza è sempre costituito dalla realtà su cui direttamente si opera.
    A questa fase, che va da 6 a 11 anni ca., segue quella delle operazioni astratte, che si ha con l'acquisizione delle operazioni della logica.
    Ancora ricerche fondamentali sono state condotte da P. sulla rappresentazione, sull'acquisizione del senso morale, sulla percezione, sui rapporti tra logica e psicologia, sull'animismo e sul linguaggio infantili. La sua influenza sugli studi di psicologia dell'età evolutiva è stata ed è tuttora molto importante; le sue opere, inoltre, hanno dato un rilevante apporto alla formazione del neo-behaviorismo (v. behaviorismo).

    La teoria di Piaget sullo sviluppo mentale del bambino
    e la critica di Vygotsky
    I) Egli ha dimostrato sia che la differenza tra il pensiero del bambino e quello dell'adulto è di tipo qualitativo (il bambino non è un adulto in miniatura ma un individuo dotato di struttura propria) sia che il concetto di intelligenza (capacità cognitiva) è strettamente legato al concetto di "adattamento all'ambiente". L'intelligenza non è che un prolungamento del nostro adattamento biologico all'ambiente. L'uomo non eredita solo delle caratteristiche specifiche del suo sistema nervoso e sensoriale, ma anche una disposizione che gli permette di superare questi limiti biologici imposti dalla natura (ad es. il nostro udito non percepisce gli ultrasuoni, però possiamo farlo con la tecnologia).

    II) Piaget distingue due processi che caratterizzano ogni adattamento: l'assimilazione e l'accomodamento, che si avvicendano durante l'età evolutiva.
    Si ha assimilazione quando un organismo adopera qualcosa del suo ambiente per un'attività che fa già parte del suo repertorio e che non viene modificata (p.es. un bambino di pochi mesi che afferra un oggetto nuovo per batterlo sul pavimento: siccome le sue azioni di afferrare e battere sono già acquisite, ora per lui è importante sperimentarle col nuovo oggetto). Questo processo predomina nella 1a fase di sviluppo.
    Nella 2a fase invece prevale l'accomodamento, allorché il bambino può svolgere un'osservazione attiva sull'ambiente tentando altresì di dominarlo. Le vecchie risposte si modificano al contatto con eventi ambientali mutevoli (p.es. se il bambino precedente si accorge che l'oggetto da battere per terra è difficile da maneggiare, cercherà di coordinare meglio la presa dell'oggetto). Anche l'imitazione è una forma di accomodamento, poiché il bambino modifica se stesso in relazione agli stimoli dell'ambiente. Un buon adattamento all'ambiente si realizza quando assimilazione e accomodamento sono ben integrati tra loro.

    III) Piaget ha suddiviso lo sviluppo cognitivo del bambino in 5 livelli (periodi-fasi), caratterizzando ogni periodo sulla base dell'apprendimento di modalità specifiche, ben definite. Ovviamente tali modalità, riferendosi a una "età evolutiva", non sempre sono esclusive di una determinata fase.
    A)Fase senso-motoria. Dalla nascita ai 2 anni circa.
    E' suddivisa in 6 stadi.
    Riflessi innati: dalla nascita al primo mese. Modalità reattive innate: pianto, suzione, vocalizzo ecc. che il bambino utilizza per comunicare col mondo esterno. L'esercizio frequente di questi riflessi, in risposta a stimoli provenienti dal suo organismo o dall'ambiente, porta all'instaurarsi di "abitudini". Ad es. dopo i primi giorni di vita il neonato trova il capezzolo molto più rapidamente; pur succhiando sempre il dito, lo discrimina dal capezzolo o dal ciuccio, e smette di succhiare il dito se gli viene dato il cibo. Non c'è ancora né imitazione né gioco, però il bambino è stimolato a piangere dal pianto di altri bambini.
    Reazioni circolari primarie: dal 2o al 4o mese. Per "reazione circolare" s'intende la ripetizione di un'azione prodotta inizialmente per caso, che il bambino esegue per ritrovarne gli interessanti effetti. Grazie alla ripetizione, l'azione originaria si consolida e diventa uno schema che il bambino è capace di eseguire con facilità anche in altre circostanze. In questo stadio il bambino, che pur ancora non riesce a distinguere tra un "sé" e un "qualcosa al di fuori", cerca di acquisire schemi nuovi: ad es. toccandogli il palmo della mano, reagisce volontariamente chiudendo il pugno, come per afferrare l'oggetto; oppure gira il capo per guardare nella direzione da cui proviene il suono. Particolare importanza ha la coordinazione tra visione e prensione: ad es. prende un giocattolo dopo averlo visto.
    Reazioni circolari secondarie: dal 4o al 8o mese. Qui il bambino dirige la sua attenzione al mondo esterno oltre che al proprio corpo. Ora cerca di afferrare, tirare, scuotere, muovere gli oggetti che stimolano la sua mano per vedere che rapporto c'è tra queste azioni e i risultati che derivano sull'ambiente. Ad es. scopre il cordone della campanella attaccata alla culla e la tira per sentire il suono. Ancora non sa perché le sue azioni provocano determinati effetti, ma capisce che i suoi sforzi sono efficaci quando cerca di ricreare taluni eventi piacevoli, visivi o sonori.
    Coordinazione mezzi-fini: dall'8o al 12o mese. Il bambino comincia a coordinare in una sequenza due schemi d'azione (p.es. tirare via un cuscino per prendere un giocattolo sottostante). In tal modo riesce a utilizzare mezzi idonei per il conseguimento di uno scopo specifico. L'intenzionalità si manifesta anche nella comunicazione con gli adulti (ad es. punta il dito verso il biberon per farselo dare). Inizia inoltre a capire che gli oggetti possono essere sottoposti a vari schemi d'azione, come scuotere, spostare, dondolare ecc. Gradualmente si rende conto che gli oggetti sono indipendenti dalla sua attività percettiva o motoria.
    Reazioni circolari terziarie (e scoperta di mezzi nuovi mediante sperimentazione attiva): dai 12 ai 18 mesi. Il bambino, nel suo comportamento abituale, ricorre sempre più spesso a modalità diverse per ottenere effetti desiderati. Inizia il "ragionamento". Mentre prima, per eseguire una sequenza di azioni, doveva partire dall'inizio, ora può interrompersi e riprendere l'azione a qualsiasi stadio intermedio. Inoltre egli è in grado di scoprire la soluzione dei suoi problemi, procedendo per "prove ed errori". Quindi esiste per lui la possibilità di modificare gli schemi che già possiede. Ad es. dopo aver tentato, invano, di aprire una scatola di fiammiferi, esita per un attimo e poi riesce ad aprirla. Infine può richiamare alla memoria gli oggetti assenti, grazie alle relazioni che intercorrono tra un oggetto e la sua possibilità di utilizzo.
    Comparsa della funzione simbolica: dai 18 mesi in poi. Il bambino è in grado di agire sulla realtà col pensiero. Può cioè immaginare gli effetti di azioni che si appresta a compiere, senza doverle mettere in pratica concretamente per osservarne gli effetti. Egli inoltre usa le parole non solo per accompagnare le azioni che sta compiendo (nominare o chiedere un oggetto presente), ma anche per descrivere cose non presenti e raccontare quello che ha visto-fatto qualche tempo prima. Il bambino riconosce oggetti anche se ne vede solo una parte. È in grado di imitare i comportamenti e le azioni di un modello, anche dopo che questo è uscito dal suo campo percettivo. Sa distinguere i vari modelli e sa imitare anche quelli che per lui hanno un'importanza di tipo affettivo. Vedi ad es. i giochi simbolici che implicano "fare finta" di fare qualcosa o "giocare un ruolo".
    B) Fase pre-concettuale. Va da 2 a 4 anni.
    L'atteggiamento fondamentale del bambino è ancora di tipo egocentrico, in quanto non conosce alternative alla realtà che personalmente sperimenta. Questa visione unilaterale delle cose lo induce a credere che tutti la pensino come lui e che capiscano i suoi desideri-pensieri, senza che sia necessario fare sforzi per farsi capire.
    Il linguaggio diventa molto importante, perché il bambino impara ad associare alcune parole ad oggetti o azioni. Con il gioco occupa la maggior parte della giornata, perché per lui tutto è gioco: addirittura ripete in forma di gioco le azioni reali che sperimenta (ad es. per lui è un gioco vestirsi e svestirsi).
    Imita, anche se in maniera generica, tutte le persone che gli sono vicine: le idealizza perché sa che si prendono cura di lui. Impara a comportarsi come gli adulti vogliono, prima ancora di aver compreso il concetto di "obbedienza".
    Non è in grado di distinguere tra una classe di oggetti e un unico oggetto. Ad es. se durante una passeggiata vede alcune lumache, è portato a credere che si tratti sempre dello stesso animale, non di diversi animali della stessa specie. Gli aspetti qualitativi e quantitativi di un oggetto può percepirli solo in maniera separata, non contemporaneamente.
    Non è neppure capace di relazionare i concetti di tempo, spazio, causa. Il suo ragionamento non è né deduttivo (dal generale al particolare), né induttivo (dal particolare al generale), ma transduttivo o analogico (dal particolare al particolare). Ad es. se un insetto gli fa paura perché l'ha molestato è facile che molti altri insetti che non l'hanno molestato gli facciano ugualmente paura.
    C) Fase del pensiero intuitivo. Da 4 a 7 anni.
    Aumenta la partecipazione e la socializzazione nella vita di ogni giorno, in maniera creativa, autonoma, adeguata alle diverse circostanze. Entrando nella scuola materna, il bambino sperimenta l'esistenza di altre autorità diverse dai genitori. Questo lo obbliga a rivedere le conoscenze acquisite nelle fasi precedenti, mediante dei processi cognitivi di generalizzazione: ovvero, le conoscenze possedute, relative ad un'esperienza specifica, vengono trasferite a quelle esperienze che, in qualche modo, possono essere classificate nella stessa categoria.
    Tuttavia, la sua capacità di riprodurre mentalmente un avvenimento avviene nell'unica direzione in cui l'avvenimento si è verificato. Non è capace di reversibilità. Ad es. mettiamo davanti al bambino due vasi A e B, uguali e trasparenti, e un numero pari di biglie. Chiediamogli di mettere, usando una mano per ogni vaso, una biglia per volta nei due vasi, in modo che siano perfettamente distribuite. Poi si prenderà il vaso B e si verseranno tutte le biglie in un vaso C, di forma e dimensioni diverse da A e B. I bambini di 4 - 5 anni affermeranno che, nel caso in cui C sia più sottile di A e B, le biglie sono aumentate; diminuite invece, nel caso in cui C è più largo di A e B. Se allo stesso bambino mettiamo di fronte una fila di 8 vasetti di fiori e collochiamo un fiore in ogni vasetto, il bambino dirà che il numero dei fiori e dei vasetti è lo stesso. Se però gli facciamo togliere i fiori per farne un mazzetto, il bambino dirà che i vasetti sono più dei fiori.
    Nel primo caso l'errore è dovuto al fatto che egli ha tenuto conto solo del livello raggiunto dalle biglie e non anche della forma del vaso, mentre nel secondo caso il maggior spazio occupato dalla fila dei vasetti ha dominato la sua valutazione. In sostanza ciò che non ha compreso è stata l'invarianza (o conservazione) della quantità al mutare delle condizioni percettive.
    Molto importante in questa fase è lo studio psicologico dei disegni infantili.
    D) Fase delle operazioni concrete. Da 7 a 11 anni.
    Il bambino è in grado di coordinare due azioni successive; di prendere coscienza che un'azione resta invariata, anche se ripetuta; di passare da una modalità di pensiero analogico a una di tipo induttivo; di giungere ad uno stesso punto di arrivo partendo da due vie diverse. Non commetterà più gli errori della fase precedente.
    Un ingegnoso esperimento di Piaget illustra bene queste nuove capacità. Si mettano davanti al bambino 20 perle di legno, di cui 15 rosse e 5 naturali. Gli si chieda se, volendo fare una collana la più lunga possibile, prenderebbe tutte le perle rosse o tutte quelle di legno. Il bambino, fino a 7 anni, risponderà, quasi sempre, che prenderebbe quelle rosse, anche se gli si fa notare che sia le bianche sia le rosse sono di legno. Solo dopo questa età, essendo giunto al concetto di "tutto" e di "parti", indicherà con sicurezza quelle di legno.
    Naturalmente il bambino fino a 11 anni è in grado di svolgere solo operazioni concrete, non essendo ancora capace di ragionare su dati presentati in forma puramente verbale. Ad es. non è in grado di risolvere il seguente quesito, non molto diverso da quello delle perle. Un ragazzo dice alle sue tre sorelle: “In questo mazzo di fiori ce ne sono alcuni gialli”. La prima sorella dice: “Allora tutti i tuoi fiori sono gialli”. La seconda dice: “Una parte dei tuoi fiori è gialla”. La terza dice: “Nessun fiore è giallo”. Chi delle tre ha ragione?
    E) Fase delle operazioni formali. Da 11 a 14 anni.
    Il pre-adolescente acquisisce la capacità del ragionamento astratto, di tipo ipotetico-deduttivo. Può ora considerare delle ipotesi che possono essere o non essere vere e pensare cosa potrebbe accadere se fossero vere. Il mondo delle idee e delle astrazioni gli permette di realizzare un certo equilibrio fra assimilazione e accomodamento. Egli è in grado di comprendere il valore di certi oggetti e fenomeni, la relatività dei giudizi e dei punti di vista, la parità dei diritti, la distinzione e l'indipendenza relativa tra le idee e la persona, ecc. è altresì capace di eseguire attività di misurazione, operazioni mentali sui simboli (geometria, matematica...) ecc.
    Famoso è l'esperimento del pendolo ideato da Piaget. Al soggetto viene presentato un pendolo costituito da una cordicella con un piccolo solido appeso. Il suo compito è quello di scoprire quali fattori (lunghezza della corda, peso del solido, ampiezza di oscillazione, slancio impresso al peso), che ha la possibilità di variare a suo piacere, determina la frequenza delle oscillazioni. Lavorando su tutte le combinazioni possibili in maniera logica e ordinata, il soggetto arriverà ben presto a capire che la frequenza del pendolo dipende dalla lunghezza della sua cordicella.
    Ovviamente il pensiero logico-formale non è ancora quello teorico-scientifico, che non si forma certo nel periodo adolescenziale.

    questo è quanto... [SM=x1408409] [SM=x1408407]
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    (mariachiara)
    Post: 1.231
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    00 25/11/2007 14:23
    eh si, per questo è importante espletare tutte le fasi, se per diverse cause, una non viene superata, ci ritroviamo a comportarci di conseguenza
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    TA79
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    00 25/11/2007 18:10
    oddio questo topic capita a proposito
    dovrei fare un esame d sviluppo e la prof è molto pignola


    piaget il mio libro nn lo spiega molto bene
    grazie sabry
  • Sabry90@
    00 25/11/2007 18:26
    questo è scritto in modo semplice e poi ci sono anche gli esempi. io lo scorso anno ho avuto una prof che me lo ha spiegato benissimo e mi è rimasto tutto...è davvero un argomento bellissimo!!
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    TA79
    Post: 2.725
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    00 04/12/2007 20:45
    grazie m servira' tanto

    l'esame si avvicina speriamo bene
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    PATATA2005
    Post: 5
    Città: VICENZA
    Età: 40
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    00 05/12/2007 18:43
    a dire il vero la mia prof del liceo era stra fissata con piaget e non me lo ha fatto apprezzare per nulla... saràa nche che io adoro freud
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    TA79
    Post: 2.725
    Sesso: Femminile
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    00 05/12/2007 20:43
    a me piaget e i suoi stadi nn piace proprio


    patata tu cosa studi?
  • Sabry90@
    00 05/12/2007 20:57
    a me invece affascina molto...quando ho del tempo libero voglio farmi anche una ricerca personale....sarà perchè adoro i bambini e il loro sviluppo...
  • laziagio
    00 09/01/2008 00:19
    io non ho mai studiato psicologia e purtroppo sono molto scettica nei confronti di questa scienza, sbaglierò lo so, ma ognuno ha le sue convinzioni. sento però di dover dire la mia, un manuale non potrà mai aprirti al mondo del bambino, il bambino va vissuto, dalla nascita all'ingresso nel mondo dell'adolescenza, bisogna seguirlo passo, passo con l'occhio vigile e attento ad ogni cambiamento, ma quello che mai deve mancare è l'amore dei propri genitori. vedo mamme in ansia, che scrivono le mail agli psicologi, che leggono libri per riuscire a trovare la soluzione ad ogni problema, quando il miglior rimedio è sempre e solo uno, l'istinto di mamma. quindi Sabry è giusto sapere e conoscere, fare ricerche e studi, ma se veramente tieni a loro il miglior contributo che puoi dare a loro e a te stessa è regalargli un po' del tuo tempo. il mio motto è "osserva il mondo con gli occhi di un bambino" e io vivo secondo questa filsofia.
  • Sabry90@
    00 09/01/2008 17:09
    bhe certo che non mi baso soltanto sulle teorie ma queste le confronto con la realtà, stando a contatto con loro. faccio stage in un asilo nido e in estate mi dedico a fare la baby sitter. già ho potuto notare molte cose sebbene sono ancora giovane...
  • laziagio
    00 10/01/2008 08:37
    brava! anch'io sono baby sitter, ho seguito 3 bambine e un ragazzino di 11 anni. Con le bimbe non è stato difficile, ognuna di loro mi ha regalato tanto, e il loro affetto lo porto dentro il mio cuore.
    ti racconto un po' la mia esperienza..
    Ho iniziato presto a condividere la mia vita con i bambini, a 8 anni quando ancora ero piccola, nella mia vita arrivò mio fratello. Aiutavo mia madre a crescerlo, sebbene lo facessi a modo mio, stravedeva per me e ancora ora che ha 14 anni, mi vede come un punto di riferimento.
    Poi finite le superiori ho iniziato a far qualche lavoretto, e ho conosciuto Desy, 8 anni, una situazione difficile in famiglia, il padre ha problemi di salute ed è mancato di casa per molto tempo, lei aveva sempre gli occhi tristi e cupi, ma una cosa che la risollevava era la musica, si scatenava nell danze era un piacere vederla. Uno dei suoi giochi preferiti era quello delle 2 sorelline, io ero sua sorella maggiore e mi diceva che avevamo una famiglia problematica, e secondo me faceva questo per comunicare il suo dolore. Fino a quando non arrivò Magù un cricetino, che tenerò e avresti dovuto vedere come lo accudiva.
    Poi finalmente il suo papà tornò a casa e lei ora è serena. Ora ha 11 anni e frequenta le medie, ogni volta che mi vede mi saluta dolcemente, anche la madre è contenta.
    La seconda bimba Emy, peruviana, una piccola donna, molto autonoma, una che sicuramente sa come va la vita, anche lei crescerà bene.
    Poi Ada quando ho iniziato lei aveva 6 anni, sai a quell'età non è facile entrare in confidenza con i bambini, e con lei è stato davvero difficile, ma grazie al gioco del fantasmino, iniziava ad incuriosirsi e complice HArry Potter e qulche partita a Memory, si è completamente sciolta e ora quando esce da scuola mi salta letteralmente addosso. Sua madre è birichina, lei non concepisce l'attività ludica, e pressa molto la piccola, tanto che se prende un brutto voto è disperata. Lei avrà sicuramente qualche problemino di sicurezza, sarà dura farle comprendere che ha tante qualità, ma una così speciale che dovrà sempre tener con sè: la fantasia. Lei è stata una medicina per me, quando ci siamo conosciute io stavo male, avevo appena avuto un brutto esaurimento dovuto ad alcuni problemi personali, se ho superato questo momento è proprio grazie a lei.
    Veniamo al ragazzino, lui si che mi ha fatto penare, ha perso il padre a 10 anni, e non ne parla, ha rimosso tutto, o almeno questo ci vuole far credere, quando nei compiti si richiedeva di parlare della propria famiglia chiudeva il libro con violenza.
    All'inizio non parlava, era ammutolito si metteva zitto, zitto a studiare, ma poi tra una puntata dei Simpson e grazie ad alcuni cavilli di informatica, siamo diventati grandi amici. Non gli ho mai chiesto di parlare di suo padre, rispetto il suo dolore, ma prima o poi cederà, anche se ha bisogno di una guida, purtroppo ha già iniziato a far bravate, ma in fondo ha un animo dolce e a scrivere benissimo.

    insomma io darei la vita per i bambini, loro sono i miei migliori amici, il mondo dei grandi è sporco, tiste e cupo, io sto dalla loro parte, come spero anche tu.
    detto questo ancora oggi mi chiedo, ma perchè mi sono isritta a giurisprudenza, se era molto più semplice, dico almeno per me una formazione tipo scienze dell'educazione pimaria?
  • Sabry90@
    00 10/01/2008 16:29
    si si la penso come te, non c'è niente di più puro e pulito di un bambino che ha la gioia di scoprire il mondo.
    io ho sempre amato i piccini,forse perchè non ho mai avuto un piccolo sempre per casa...mio fratello ha 2 anni in meno di me è avendo solo due anni quando è nato ricordo ben poco.
    proprio perchè mi piace stare con i bimbi ho scelto di fare il liceo socio psico pedagogico,sono al 4° anno e devo dire che sono sempre più convinta del mio lavoro fututo:educatrice in un nido!
    lo scorso anno ho iniziato a entrare in qst mondo,un mondo completamente fuori dalla realtà,dove sai che sei lì per dare qualcosa a quei piccoli che ti sanno dare tanto affetto anche solo con un sorriso!!!anche quest'anno faccio lo stage lì e sono sempre contenta di andarci anche se solo x due ore la settimana perchè lo studio non me lo permette...vado e dimentico per quelle due ore ciò che succede al di fuori. un ambiente meraviglioso, molto famigliare e con un clima serenissimo. la scorsa estate ho fatto da baby sitter a un piccolo di 18 mesi,un bambino adorabile. sono rimasta soddisfatta delle mie capacità nel seguirlo,nel trovare sempre un modo per farlo stare sereno anche quando la madre non c'era ed eravamo noi due soli anche per ore e ore...insomma giochi passeggiate al parco,etc etc...ho imparato tantissimo e sono loro, i piccoli che ti sanno dare di più di qualsisi altra persona. questa estate spero mi prendano a lavorare al nido perchè io muoio dalla voglia, se potessi ci andrei anke subito!!
    dopo il diploma non so ancora bene cosa fare,scienze dell'educazione primaria o scienze dell'educazione o qualche corso di specializzazione post diploma...sempre in questo ambito..
  • laziagio
    00 11/01/2008 00:04
    bhè però hai le idee chiare e alla tua età non è facile, quello che posso consigliarti Sabry e di inseguire i tuoi sogni, le tua ambizioni fregandotene di quello che possono pensare gli altri.
    Cmq noto che sei attratta dai piccolissimi, chissà quante emozioni al nido... uff mi commuovo, scusami ma ogni tanto mi lascio travolgere dalle emozioni..eheh =) in bocca al lupo per tutto davvero, anzi se vuoi condividere con me e comq con noi le tue esperienze saremo ben lieti di leggerle.
  • Sabry90@
    00 11/01/2008 14:54
    certo le condividerò...è sempre un piacere per me parlare di queste cose perchè anche se solo per pochi minuti è come se entrassi in un altro mondo...un mondo puro,ingenuo e tanto tanto affettuoso e pieno di immense soddisfazioni!!io ne ho avute parecchie soprattutto sapendo che non spreco il mio tempo stando con i piccoli,è sempre utile per loro!

  • laziagio
    00 08/02/2008 10:20
    ciao sabry, come proseguoni gli studi? ah volevo consigliarti un programma su sky, si chiama sos tata, sembra un programma stupido, ma si impara molto, forse è anche finto, ma i consigli delle tate per come interagire con i bambini sembrerebbero funzionare.
  • Sabry90@
    00 09/02/2008 14:51
    ciao, tutto bene grazie. nei tre giorni di vacanza di carnevale il nido dove vado a fare lo stage era aperto così sono andata lì. è stato bellissimo, mi sono divertita molto e soprattutto quei bimbi mi hanno dato tante soddisfazioni. ho fatto addormentare due piccoli, un'immensa soddisfazione vederli che si addormentavano tra le mie braccia...che tenerezza!!!
  • Vaniglia1
    00 15/02/2008 22:29
    Si, la realta' vista dai bambini e' per noi adulti, un vero e proprio mondo da riscoprire. La loro semplicita', e' molto piu' profonda del nostro essere diventati complicati. Crescendo si costruiscono delle vere e propie barriere nei confronti della vera emotivita', delle vere sensazioni. Io penso che da piccoli, si abbiano molte piu' percezioni e si viva la verita' in modo piu' naturale. Parlare con i piccoli, spesso ci mette di fronte a veri e prori interrogativi. Ci spiazzano, con le loro domande e risposte cosi' vere e ci fanno riflettere su quanto abbiamo perso della nostra vera essenza.