Ha patteggiato otto mesi il camionista 42enne accusato di atti persecutori – con l’aggravante dell’odio religioso – nei confronti di alcuni esponenti della comunità dei Testimoni di Geova di Colico.
Stamani Fabio Rusconi, accompagnato dagli avvocati Marco Rigamonti e Saverio Megna, si è presentato in Tribunale al cospetto del giudice per le udienze preliminari Paolo Salvatore. Una vicenda giudiziaria che si chiude quindi a poco meno di quattro mesi dall'arresto dell'uomo; era lo scorso marzo quando i militari della stazione dell'alto lago avevano dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Giudice per le indagini preliminari su richiesta della locale Procura. Da fine 2016 l’uomo – stando all’impianto accusatorio – avrebbe vessato i Testimoni di Geova frequentanti la Sala del Regno di Colico, raggiungendo i fedeli con minacce, atti vandalici e insulti.
Tradotto un paio di giorni più tardi in tribunale dal carcere di Pescarenico dove era detenuto, per essere sottoposto all'interrogatorio di garanzia, Rusconi aveva fatto parziali ammissioni in relazione ad alcuni episodi che gli venivano contestati, fornendo invece in riferimento ad altri una versione in parte o del tutto diversa rispetto a quella resa dai denuncianti o dagli stessi operanti, che erano intervenuti a più riprese per sedare i momenti di tensione tra l’uomo e i frequentatori della Sala del Regno. Negato, per esempio, un presunto schiaffo all’indirizzo di un fedele con un moschettone fra le dita così come di aver urinato, in altra occasione, su di un muro del luogo di culto oppure ancora di aver proferito - in determinati contesti circoscritti dal giudice snocciolando le diverse parti del quadro accusatorio – minacce di morte all’indirizzo del referente della comunità e di altri appartenenti alla stessa. Ricondotta poi a una mera pressione esercitata sul vetro, la rottura di una porta della Sala dopo aver inseguito alcuni Testimoni di Geova fino all’uscio. In quell'occasione Rusconi, spiegando di non nutrire alcun sentimento di odio o rancore nei confronti di chi ha sposato quel determinato credo, aveva parlato di “religione basata sulla violenza”, inquadrando i dissidi avuti con il coordinatore locale e altri soggetti in un contesto – diciamo così – “famigliare”, avendo una sua parente stretta aderito a quella comunità, e “di vicinato” vivendo a ridosso della Sala del Regno. Avrebbe altresì sostenuto di aver sempre cercato, almeno con un esponente, un dialogo pacifico, venendo invitato a partecipare a qualche funzione rifiutando la proposta.
Stamani la vicenda giudiziaria si è chiusa con l'accordo raggiunto dai difensori del 42enne con il sostituto procuratore Cinzia Citterio, titolare del fascicolo d'indagine. Presente in Aula anche l'avvocato Samira Duccini in rappresentanza della comunità di Colico dei Testimoni di Geova.
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