00 15/01/2018 12:43
Prodotto da Netflix (e disponibile ora in streaming) il nuovo anime dedicato alla creatura demoniaca di Gō Nagai non sfigura e trova anche il coraggio di osare.



Perché una recensione a Devilman Crybaby abbia senso, bisogna partire dal presupposto che il manga originale è un pilastro portante del media fumetto, e che si tratta di un’opera inarrivabile. Ciò non vuol dire, però, che la si debba approcciare con sacro timore, né che si debba rinunciare al tentativo legittimo di animarla, se non altro per dare l’occasione alle nuove generazioni di scoprirla e a noi di riimmergerci nella sua materia che, quasi cinquant’anni dopo, è ancora incandescente.

Devilman fu pubblicato in Giappone nel 1972, sulle pagine della rivista Weekly Shōnen Magazine. L’autore era Gō Nagai, che appena ventisettene era già una celebrità grazie alle sue numerose creazioni legate all’immaginario dei mecha, da Mazinga Z a Getter Robot. Spaventoso, iperviolento, brutale tanto a livello grafico quanto emotivo, Devilman racconta una storia che, a farne oggi un pitch, potrebbe apparire (sbagliando) semplice o addirittura ingenua.

Il protagonista, Akira Fudo, è un liceale insicuro che vive ospite della famiglia Makimura e della cui figlia coetanea, Miki, è segretamente innamorato. Akira vive tenendo un profilo il più basso possibile, fino al giorno in cui il suo migliore amico, Ryo Asuka, non gli rivela che esistono i demoni, e che questi si stanno organizzando per riconquistare la Terra dopo esservi stati a lungo esiliati. Ryo porta con sé un riluttante Akira a un sabba, cioè un incrocio tra un rito satanico e un rave party dove si narra che si palesino i demoni, interessati a impossessarsi degli esseri umani per sfruttarli.


fonte





>> GIVE MORE THAN YOU TAKE! <<
Partecipa attivamente al forum, apri nuove discussioni per condividere le tue passioni e i tuoi interessi!


Come cambiare il nickname sul forum
CREA IL TUO FORUM GRATIS