Ciao Le Bon. Finalmente! EffettivamenDe mi sentivo abbandonato, ma ora che sei qui... I miei calcagni ti ringraziano, nell'attesa spasmodica di un tuo nuovo intervento li stavo bellamente SBRANANDO. NON che questo in verità superi gli altri tuoi brevi e circoscritti interventi. Debbo vieppiù ripetermi per questo: NON si possono tracciare confini e mettere staccionate al carisma di certi maestri dell'umanità. Lasciate dunque (o voi che entrate...disse colui il quale...) che i polpastrelli battano sulla tastiera in piena libertà. Per esempio, adesso mi verrebbe il pallino di introdurre nel contesto anche il neoplatonismo, ma non vorrei rischiare la fustigazione...anche se, andrebbe detto che, di fatto, esiste un anello di congiunzione Lao Tzù-Confucio con tanto di orientamento filosofico che sfocia nel pitagorismo e che, più tardi, comprende il sistema platonico con tanto di scuola detta Accademia.
Allora, caro Le Bon, pur ritenendomi ancora di fatto abbandonato (posso sempre sfogarmi con i calcagni...) con i surrogati dei tuoi interventi, rimaniamo nel libero arbitrio di giudizio e di comprensione su quanto il mio amico di merende Lao Tzù voleva effettivamente dire e far comprendere. Tra una partita di ruba mazzetto e l'altra, Lao mi faceva osservare che (badaben badaben, caro Le Bon, è importante) per lo stoico scetticismo occidentale la sua dottrina viene considerata inerte, un'inazione, ma NON è fondamentalmente così.
In realtà, sorseggiando i nostri tè, l'amico Lao giunse a dirmi che la sua non-azione dottrinale, era in realtà la conseguenza di un adattamento alle circostanze, alla cultura e ai riti del suo tempo, il suo NON agire aveva in realtà lo scopo di raggiungere l'assoluta pace interiore. Con questo NON è che la filosofia mistica del taoismo non abbia azione nè forma ma (in realtà), NON HA LIMITI. Caro Le Bon, mettersi in rapporto con l'ARMONIA che tutto permea, includendo l'Universo (gli Universi?) non mi sembra proprio una forma formale, inerte, inespressa.
Questo "STATUS" va raggiunto e, che io sappia, non può essere indotto per grazia ricevuta. C'è SEMPRE da lavorare insomma, su SE STESSI. Come? La formula principale, senza voler entrare nelle specifiche dello yoga, è la contemplazione tramite la meditazione che (a mio avviso) può, NEL TEMPO, far confluire verso la divinità. L'inerzia del Taoismo, visto in maniera monocolare, è esattamente il contrario di quanto si dice, usufruendo con l'uso, anche fisiologico, della meditazione, la quale estremizza al massimo il sè interiore, la propria capacità di discernimento, liberando lo spirito e, di conseguenza, offuscando la materia. I 40 giorni IN SOLITARIA di Gesù nel deserto ne sono l'emblema.
Un saluto