00 22/06/2014 19:24
Il Giappone, ultimo tra i Paesi del G7, ha finalmente varato una legge che vieta il possesso di materiale pedo-pornografico, sia foto che video, ma risparmia alcuni dei filoni principali della loro diffusione: ovvero manga (fumetti) e anime (cartoni).

La pena massima per un pedofilo è fino un anno di galera o la multa fino a 1 milione di yen (circa 7500 euro).

Finora il divieto valeva per produzione e distribuzione, ma non per il semplice possesso, in uno schema che, pur se corretto con il via libera in ultima battuta della Camera Alta, presenta aspetti dubbi e lacunosi. La riforma, in vigore da luglio, modifica in parte e integra la legge del 1998 contro le attività su prostituzione e pornografia infantile.

La legge, che esorta gli operatori Internet ai vari livelli ad aiutare la polizia nel lavoro di contrasto e a evitare la diffusione di materiale vietato, concede agli attuali detentori un anno di tempo per disfarsene prima di incappare in sanzioni e multe. Una legge fin troppo clemente rispetto all’ultradecennale battaglia delle associazioni per la difesa dei minori e ai crescenti casi di pedopornografia scoperti in Giappone, saliti a quota 1.644 nel 2013 e con un incremento di circa dieci volte rispetto al 2000, in scia poi alla diffusione degli smartphone, secondo le statistiche della National Police Agency.

Nonostante tutto, restano perfettamente legali le cosiddette “immagini di fantasia”, i popolari fumetti e cartoni animati spesso additati come una delle principali concause dei fenomeni che la nuova legge vuole contrastare. Tutto questo in nome della libertà di espressione, visto che resta forte la memoria della durissima censura sperimentata già prima della Seconda guerra mondiale, e della potente e ricca opera di moral suasion della lobby dell’editoria di settore, capace di minacciare (e con pieno successo) il boicottaggio della ‘Tokyo International Anime Fair’, la grande kermesse annuale, e altre forme di protesta rispetto ai tentativi del governo di contenere la vendita dei manga con evidenti temi sessuali.

Nei conbini, i mini market onnipresenti e aperti 24 ore su 24, gli scaffali più visitati sono proprio quelli dove spiccano i cosiddetti ero-hon (libri erotici) e joshi kosei, manga e foto di giovanissime ragazze in divisa scolastica (o semplicemente in bikini). L’industria del porno è fiorente in Giappone e la linea di demarcazione tra pedofilia e pornografia resta molto sfumata.

Del resto, un gruppo pop di grande successo come gli AKB48, fenomeno unico grazie alla composizione di decine di ragazze di età compresa tra la prima adolescenza e i 24-25 anni, sta spopolando grazie ai concerti con balletti in divisa scolastica (look ricorrente nell’immaginario maschile del Sol Levante) o in costumini succinti stile lolita. Per la gioia dei fan.


fonte
www.diggita.it/v.php?id=1369402





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