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Capitolo Dodicesimo

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    Franciska_
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    Registrato il: 07/08/2011
    Città: ALAGNA VALSESIA
    Abitante di AURENDOR
    VALLETTO
    00 12/10/2011 22:06
    Arrivarono al villaggio di Oplan con la luna alta nel cielo.
    Le strade del villaggio erano vuote e silenziose. In alcune case i lumi erano accesi e le figure degli abitanti si stagliavano dietro le tendine delle finestre.
    Leen arrancò dietro Sloan, Sheridan e Finn; i piedi e le gambe le facevano male. Raggiunsero la piazza di Oplan, dove c’era un’unica locanda, il Fiore Sbocciato, da cui provenivano musiche e risa. Eileen guardò sconcertata l’edificio in pietra: aveva solo due piani.
    «Ricordatevi» sussurrò Sloan, girandosi verso di loro. «Aine, moglie mia, stammi vicina».
    Leen arrossì e lo raggiunse.
    Entrarono nella locanda e un piacevole calore li accolse. Eileen spalancò gli occhi e osservò la sala comune. Gli avventori erano tutti uomini, seduti ai tavoli con un boccale di birra in mano; ridevano in modo sguaiato e ogni frase era inframmezzata da imprecazioni. Le cameriere si aggiravano tra i tavoli, ridacchiando ogni qual volta che una mano le palpava. In un angola della sala, un ragazzo suonava il flauto.
    Sloan prese Eileen sottobraccio e la condusse a un tavolo libero, seguiti da Finn e Sheridan. Lo sguardo dei presenti si fermò su Leen e lei arrossì.
    Una cameriera si avvicinò a loro.
    «Cosa volete?» chiese con un sorriso. Eileen sgranò gli occhi davanti la scollatura dell’abito. “È indecente!”.
    «Quattro pasti caldi e due camere per la notte» rispose Sloan. La cameriera si allontanò.
    «Solo due? Siamo in quattro» mormorò Leen. Sheridan la guardò con una smorfia in viso e Finn fece spallucce.
    Sloan scoppiò a ridere.
    «Sei mia moglie!».
    «Sono una Sacerdotessa…». Leen si sentì gli occhi riempirsi di lacrime.
    Sloan sbuffò. «Non ti preoccupare, non dovrai giacere con me».
    «Vi aspettavo per il tramonto» sussurrò una voce dietro di loro. Eileen fece per girarsi.
    «Ferma!» sbottò Sloan. Con noncuranza spostò di tre dita la sedia dove era seduto, avvicinandosi così all’uomo che aveva parlato. «Abbiamo avuto un problema nell’uscire dalla città… Non abbiamo più il carro e i cavalli» mormorò, lo sguardo fisso davanti a sé.
    «Maledizione» borbottò l’uomo. Sospirò. «Poco importa, troverò altri due cavalli».
    «Perfetto, Miael» disse Sloan.
    La cameriera di prima tornò da loro con una pentola fumante tra le mani, seguita da un’altra con in mano quattro piatti.
    «Da bere, vino o birra?».
    Sloan si irrigidì.
    «Acqua se ne hai, donna» rispose Finn.
    Eileen lanciò un’occhiata a Sloan prima di avventarsi sulla zuppa; lo stomaco le faceva male per la fame.
    Consumarono il loro pasto senza parlare. Quando Leen posò il cucchiaio nel piatto, il suo cuore fece un balzo; per un poco era riuscita a sfuggire al pensiero della notte ma ora le mani le tremavano.
    «Andiamo» disse Sloan. Attese che Eileen si fosse alzata e la prese nuovamente sottobraccio.
    «Ehi, buon uomo, voglio la tua puttana! Quanto vuoi?» urlò un avventore della locanda.
    Il ragazzo smise di suonare il flauto.
    Sloan si girò verso l’avventore e le risate si placarono.
    «Lei è mia» disse glaciale. L’uomo abbassò lo sguardo e il ragazzo riprese a suonare.
    Eileen si sentì le gambe farsi molli.
    Ad attenderli ai piedi delle scale c’era il locandiere, un uomo robusto e con folti baffi neri.
    «Perdonatemi se non vi ho accolto al vostro ingresso, buona gente, ma ero in cucina. Mi chiamo Koornan Mole».
    Il suo sguardo da Sheridan si posò su Eileen.
    «Ti perdoniamo, mastro Mole. Potresti mostrarci le nostre stanze?» chiese Finn.
    «Certamente!».
    Lo seguirono lungo le scale e il corridoio al primo piano. Si fermarono in fondo.
    «Ecco le vostre stanze! Vi auguro una piacevole dormita, buona gente» disse Koornan.
    «Grazie…» sussurrò Eileen.
    Il locandiere si allontanò e scese le scale.
    «Domani all’alba» disse Sloan.
    Finn annuì. Sheridan fissò Eileen con un sorriso; aprì la porta e Finn la seguì all’interno. La porta si richiuse alle loro spalle.
    «Vi prego, principe, io…» iniziò a dire Leen.
    «Zitta!». Il viso di Sloan si rabbuiò. «Sono Allan l’allevatore di Elun, chiaro? Entra».
    Il cuore le premeva contro il petto.
    La camera era piccola, con un letto da sposi e un vaso da notte. La luce della luna entrava dalla finestra.
    «Per grazia, Allan…» disse Eileen girandosi verso di lui.
    Sloan le posò le mani sulle spalle e la scosse.
    «Calmati! Non intendo prendermi la tua verginità!».
    Lasciò la presa con un sospiro e le mostrò la schiena.
    «Entra nel letto».
    Eileen ubbidì: si tolse l’abito e lo posò ai piedi del letto. Entrò poi sotto le coperte.
    «Fatto?» chiese Sloan.
    «Sì» bisbigliò Leen.
    Il principe si slacciò i bottoni della giubba e la lasciò cadere sul pavimento.
    Ad Eileen sfuggì un ansito.
    «La schiena… Cosa è successo?!».
    Lunghe cicatrici solcavano la pelle di Sloan. Si voltò verso di lei.
    «Dopo aver ucciso mio padre, mi hanno portato in prigione». I suoi occhi blu luccicavano.
    «Non dovevano farti questo!» esclamò Leen, la voce accesa dall’indignazione.
    Sloan rise, amaro.
    «A Sheridan è andata peggio: l’hanno torturata con il Potere».
    «Ma è vietato dal Sacro Libro…». Per un attimo, provò pietà per Sheridan.
    «Nulla è veramente vietato, a questo mondo». Sloan entrò nel letto, si girò verso di lei e la guardò negli occhi. Un brivido percorse il corpo di Leen. «Sei ancora ingenua».
    «Non sono ingenua!» sbottò Leen.
    Sloan le sorrise e si voltò dall’altra parte.


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    VALLETTO
    00 13/10/2011 18:17
    ma... ma... ma...
    dov'è andato a finire lo sloan arrogante, fanfarone, immaturo (e pure un poco stupido) di qualche tempo fa?
    ma soprattutto adesso, io con chi me la prendo????

    nonono! non va mica bene così; non importa se la versione attuale è credibile e si comporta come dovrebbe, RIVOGLIO INDIETRO L'ALTRO!!!
    altrimenti mi tocca trovarmi un'altro passatempo...

    seriamente invece, fai le cameriere un po più agressive; innanzitutto non sono al mc'donald, non sono tenute a sorridere per obbligo contrattuale, e se permettono inpunemente i palpeggi, rischiano di finire violentate più a lungo di quanto non lavorino, e questo non sarebbe salutare; dovranno pure riposarsi ogni tanto...


    cerco la pace tra le bombe
    la vita tra le tombe
    la luce tra le ombre
    ma è la realtà che mi confonde
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    Franciska_
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    VALLETTO
    00 13/10/2011 18:42

    ma... ma... ma...
    dov'è andato a finire lo sloan arrogante, fanfarone, immaturo (e pure un poco stupido) di qualche tempo fa?
    ma soprattutto adesso, io con chi me la prendo????


    hahahha! [SM=x1346003] dopo essere caduto in basso, si è messo la testa a posto! u.u

    seriamente invece


    [SM=x1346003]

    fai le cameriere un po più agressive; innanzitutto non sono al mc'donald, non sono tenute a sorridere per obbligo contrattuale, e se permettono inpunemente i palpeggi, rischiano di finire violentate più a lungo di quanto non lavorino, e questo non sarebbe salutare; dovranno pure riposarsi ogni tanto...


    capito [SM=g27985]


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