L'Isola Incantata delle Figlie della Luna Un luogo protetto dalle Nebbie in cui le Fanciulle studiano insieme...

Le Pietre delle Fate

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    Danae_88
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    00 16/09/2011 11:52

    Le Pietre delle Fate


    Muovendo i passi lungo irti sentieri e serpeggianti ruscelli, addentrandosi attraverso fitte foreste verso rossi confini che si perdono all'orizzonte, qualcosa di sorprendente potrebbe capitare. Qualcosa di incredibilmente maestoso potrebbe ergersi in tutta la sua pienezza davanti ai nostri occhi. E qualche cosa di altrettanto incantevole potrebbe muoversi silenziosamente attorno.

    Misteriosamente apparse, fate e anime luminose danzano frenetiche intorno ad alte forme corpose che sembrano muoversi ritmicamente anch'esse: Grandi Pietre. Circondate da fuochi che scoppiettano allegramente, al riverbero di un nebbioso crepuscolo, soffiati da una lieve brezza autunnale.
    Le Pietre delle Fate, Donne di Conoscenza, Tessitrici di Destini, così venivano chiamate nei tempi che furono. Esse modellano il Fato, sono creatrici di Fortuna. Incantatrici amorose, spiriti liberi fuse nel sogno della Grande Madre.
    Figlie della foresta dai capelli ramati, dalle pupille nere così eguali alle more dei cespugli, il cui fascino ricorda la luce degli astri quando si getta in polle d'acqua smeraldina. Hanno la pelle madreperlacea, come la fine sabbia delle grotte. Il loro sguardo magnetico e selvatico sa catturare e portare in terre sconosciute, come accade a Hylas (1).

    Corrono imperlate dalla luce della luna, calpestando delicate il muschio umido. Ogni tanto si fermano improvvisamente prestando ascolto, con espressioni attente ed esaltate, vellutate come quelle delle cerbiatte.
    Qualcun altro potrebbe trovarsi lì... un Viandante forse. E si lanciano nuovamente nel verde. Ebbrezza di libertà!
    Poi ridono piano, scostando i rami intrecciati del sottobosco. Quel fitto groviglio di arbusti, siepi di lamponi e rose canine le inebriano, il loro profumo si fonde fra i castagni. I battiti del cuore, come tamburi, aumentano e poi si attenuano; si muovono a balzi e poi lentamente, atteggiando sinuosamente i morbidi fianchi.

    La luna, come una enorme perla dall'iridescenza opalina, avanza sulle cime delle querce versando sotto le chiome colorate una luce tenue.
    Con passo sicuro attraverso la luce e l'ombra scrollano il capo allo spirare dei venti per far cadere i fuscelli aggrappati fra i morbidi capelli. Ma subito riprendono la corsa lungo sorgenti scortate da alte digitali, volgendosi alla radura delle Pietre.
    Il tempo non ha ancora spogliato le tinte porporine e dorate degli alberi. Nella penombra del sottobosco brillano le rosse perle dei cespugli d'agrifoglio, velati dai noccioli.
    Un denso tappeto di foglie nasconde funghi umidi le cui cupole brunite, quando il sole le scorge, illuminano l'aria come piccole lanterne così simili a casette splendenti.

    Cosa potrebbe accadere in luoghi in cui la loro presenza manifesta un mistero? I cerchi di pietra sono forse passaggi magici per scoprire profonde realtà?
    Il viaggio al di là di quelle porte è il Viaggio del Ramo d'Argento (2), fatto di piccole tappe che pian piano ci conducono all'Isola Incantata. Un viaggio in cui è facile perdersi, il principio per ritrovare il sentiero, lungo il quale esseri fatati appaiono e scompaiono senza tregua fra le nebbie impalpabili, durante anfratti di tempo in cui mondi sottili si confondono.
    Ancora oggi può capitare di udire piccoli movimenti scanditi dal tintinnio luccicante dell'essenza luminosa.
    Le Pietre, partecipi del silenzioso mistero, sprigionano energia fatale, vibrano al richiamo delle antiche melodie. Nell'oscurità della notte sorgono e danzano insieme.
    Le Pietre sono il Popolo Primigenio. Le forme sinuose, simili ai morbidi fianchi di una donna gravida, ricordano i colori dei mari e le ceneri dei fuochi dai quali la Grande Madre modellò parte della sua immagine; quel potente travaglio dal quale sorsero valli, colline e alte montagne.

    Che cosa rappresentavano le Grandi Pietre per gli Antichi? Perché ritornare al principio che fu una volta?
    Per quale recondito motivo la visione di una Grande Pietra suscita meraviglia, bellezza, incanto e, tuttavia, un pizzico di inquietudine?

    “Il sasso, anzitutto, è. Rimane sempre se stesso e perdura […], colpisce […]” (3)

    Nel nord della nostra penisola, in val Susa, sono chiamate "massi erratici". Nel nome erratico, ovvero errante, c'è il viaggio mosso dalle glaciazioni. Seppur molte delle loro conformazioni sono indice di questa storia, poco si sa su cosa veramente rappresentassero per gli Antichi Popoli.
    Qualche trama invisibile degli avvenimenti passati si cela nell'istinto femminile, una flebile traccia di quella fiamma che un tempo la rendeva splendente.

    Come le Antiche Donne usavano strusciare le parti intime su particolari protuberanze delle pietre per ricevere il Dono, la Fertilità, ancora oggi in molte seguono la tradizione, percependo all'interno del loro essere la forza dolce e travolgente impressa nel gesto (4). Da allora la Chiesa condannò la donna e la chiamò strega, termine in certi periodi del Medioevo accostabile alla fata. Di conseguenza alle pietre.
    A quei tempi le madri usavano far passare i bimbi in fasce al di là dei fori formati dall'accostamento naturale delle pietre, o attraverso i buchi delle pietre stesse, rigenerandoli e iniziandoli alla vita.
    La credenza nel potere miracoloso delle pietre forate era diffuso in Irlanda, Scozia, Inghilterra, Francia e in molti altri paesi del Mediterraneo. Strisciare attraverso un'apertura della sacra pietra portava rigenerazione, le malattie erano sanate.
    Così come le Pietre abitate dalle Fate vegliano sul Fato (5), così vegliano sulla Morte, poiché la pietra è incorruttibile, e lo spirito che vi dimora può animare forze travolgenti.
    Un segno inciso sulla superficie di una pietra era un atto magico, significava imprimervi un'essenza.
    L'antenato "fissato" nell'interiorità del megalito diventa mezzo di difesa e di accrescimento. Così i Samoiedi pregano e offrono oro alla pyl-paja (la donna-sasso), e gli sposi novelli camminano sopra un sasso perché la loro unione sia feconda.
    I Khasi dell'Assam venerano la Grande Madre del clan nel dolmen (“maw-kynthei”, i “sassi-femmina”); il Grande Padre nel menhir (“maw-shynrang”, i “sassi-maschi”), quando in Irlanda era dimora della Dea Brigit.
    Deboli vestigia di queste usanze sopravvivono nella glisse (6), "scivolata" lungo una pietra consacrata; o ancora nella friction (7), "strofinata" del ventre o delle natiche.
    Non a caso esistono tombe neolitiche che richiamano la forma del ventre della Grande Madre (8). Artemide era chiamata “la petrosa” , e Ninhursaga, in Mesopotamia, “Signora del terreno petroso”.
    Presso i Gond, tribù dravidica indiana, si usava "deporre accanto alla tomba, quattro giorni dopo la sepoltura, una roccia enorme che raggiunge qualche volta i tre metri di altezza".
    I Maori delle isole Cook avevano una simile usanza. Ovvero, i gruppi di massi da loro eretti, le marae, erano consacrati al culto degli antenati. Ancora oggi i fanciulli usano scalare le rocce come prova di coraggio per festeggiare il passaggio alla maggiore età.
    Nel Medioevo furono emesse numerose leggi contro il culto delle pietre.
    Eppure, fuori dalle città dove le predicazioni erano più forti, la donna si recava ad adorare le Pietre e la natura che le circondava. Così come ella esplora il suo corpo, così trova i punti energetici racchiusi nella pietra.
    Il punto della pietra che sprigiona energia è il centro, l'Omphalos. Il Ventre, l'ombelico della Donna. Sfregare le proprie intimità sulla pietra è un candido abbandono voluttuoso.

    L'Omphalos è ovunque nell'Essere, è Avalon. L'Isola Sacra è il Divino Centro, è il segreto del Divino nell'Anima Antica. Il Sacro Frutteto perduto fra le nebbie dei regni luminosi, la meta del Viaggio. Il sacro cerchio dove le fate danzano avvolte dai flutti eterei.
    La pietra omphalos è bianca (9), porta in sé racchiusi tutti i colori, è il cerchio Vita-Morte-Vita, è il colore di una forma che si trasforma in un'altra, è il simbolo del Cambiamento.
    La sommità di una collina sacra (10) è l'ombelico o Omphalos della Dea, dove è concentrato il potere di creare la vita: la sua forma (11) è ripetuta in migliaia di luoghi. E la raffigurazione su antichi vasi mostra al suo interno il sorgere di una Dea (Gaia, Afrodite o Semele) che sparge semi attorno a sè.
    Ma ecco che Apollo si appropria dell'Omphalos. Uccide il serpente oracolare, guardiano del tempio dedicato alla grande Dea Ctonia. Ogni cosa si trasforma, nel nome della Pizia si ravvisa ciò che un tempo era, poiché pizia deriva da pito, ossia pitone, serpente.
    Talvolta il serpente (12) circonda i cerchi concentrici e le coppelle (13) disegnate sulle superfici delle Pietre, identificando gli Occhi della Dea Civetta, il Centro della Sorgente, poiché l'Occhio è l'onniveggenza della Grande Madre (14).
    Aquae Sulis, nell'antica Bretagna, è la fonte sacra alla Dea Sulis. Suil in irlandese antico significa “occhio”, mentre in altre lingue è tradotto come“sole”, comunque una porta di luce. Un'affinità magica lega gli occhi della civetta e il cerchio (15).
    A Moutiers la popolazione manifesta un timore per la pietra Chevetta, “Pietra della Civetta”, poichè protegge il villaggio e, finché durerà, né il fuoco né l'acqua potranno mai fare del male.
    Il rito di fusione di coppella e occhi chiamava a sè le forze della vita. Una coppella circondata da un cerchio è un occhio, metafora di fonte divina, ricettacolo della Madre quando“versa pioggia” (16).

    In val Sangone, nella chiesa del borgo vecchio di Avigliana è custodita la "losa delle coppelle", che porta tracciate le costellazioni dell'Orsa Maggiore e dell'Orsa Minore, tanto simili alla pietra Baildon Moor nello Yorkshire.
    Una coppella è un pozzo in miniatura, sacro come le fonti sotterranee da cui molte pietre sono state portate alla luce.
    I maggiori ritrovamenti sono siti lungo torrenti e fiumi, o ancora, in profonde caverne in cui echi lontani riecheggiano nel buio e il gorgoglio di sorgenti sotterranee borbotta incessante.
    Così, levigate dalle acque, portatrice di essenze, esse custodiscono i segreti della nascita e della morte, quanto il tempo ne segna le ere. Eterne custodi di saggezza.
    Eliade disse: "Non saprei dire se gli uomini hanno mai adorato i sassi in quanto sassi. [...] Una roccia, un ciottolo, sono oggetto di rispettosa devozione perché rappresentano o imitano qualche cosa. [...] Li hanno adorati o se ne sono serviti come strumenti di azione spirituale, come centri di energia destinati alla difesa propria o a quella dei loro morti. [...] La loro funzione era magica più che religiosa".
    In Irlanda Lia Fail (la pietra di Fail) è una teofania della divinità del suolo, l'unica che riconosce il proprio padrone, il re di quella terra.
    Nel Mediterraneo rocce aguzze o grossi massi isolati divennero il simbolo di Penn, dio delle vette e dei boschi, identificabile nell'eterno dio Pan, a Fauno e alla sua sposa.
    Prova dell'antico significato rituale dei massi è l'erezione su di esse di croci, cappelle e soprattutto statue della Madonna; pratica che testimonia l'affermazione della cristianità in luoghi sacri arcaici.

    Un alone di mistero circonda la sacra pietra, dimora di un'anima antica. Forse abitata proprio dalle anime delle donne dagli occhi luminosi a cui è stato impedito di danzare dai secoli di patriarcato.
    L'uomo, una volta perso il divino dentro di sé, confuse segno e divinità, dando ai segni nuovi significati, estraniandoli dalle verità. Le antiche forme e gli oggetti sacri furono così adottati dalla nuova religione, il Cristianesimo.

    Ma la pietra condurrà sempre lungo il cammino per mano di una fata, alla cerca del divino tramite l'umano istinto capace di ricevere una rivelazione fulminea e travolgente.
    Necessario è abbandonarsi. Dimenticare ogni frivolezza. Sciogliere i nodi delle maschere con le quali è continuamente adornato l'uomo moderno, uno dopo l'altro. Solo così alle anime fortunate potrebbe capitare di percepire la magia, il profondo incanto che suscita il tocco o anche solo la vicinanza di una Grande Pietra.

    Ritornare in quella piccola radura incantata illuminata dalla luna, rimanere accecati per poi riuscire a Vedere tutta la bellezza che si espande e risuona nell'etere, nel tondo spazio in cui i folletti sorridono giocosi, significa lasciar cadere i veli che l'illusione della vista ci impone, e liberare il sesto senso che nell'infinità del nostro viaggio si fonderà agli altri sensi liberati, in completa fusione e in armonia con la natura selvaggia.
    Una volta giunti alla meta non saremo più noi, perderemo l'identità. L'Io non esisterà più, sparirà in quel dolce connubio che ci permetterà a nostra volta di danzare e correre... correre e correre in cerchio, senza mai abbandonare la foresta, l'immenso giardino che fa parte dell'essere, quanto dell'anima.
    Il Disegno del Grande Cerchio della vita ci coinvolge, è un segreto che esisterà per sempre.
    Un segreto che la Donna di Rame (17) conosce.

    Secoli orsono le Antenate ci insegnarono a disegnare cerchi sulla sabbia delle isole fortunate, da cui ogni donna saggia parte alla fine della sua vita, liberando l'anima e vuotando il sacco di pelle, abbandonando le ossa e le proprie radici per coloro che verranno.
    Cerchi che fungevano da collegamento con la vera casa, luce balenante di quel mondo oltre l'orizzonte che lascia le sue tracce brillanti sull'acqua delle isole oltremondane, ove sono destinate le anime danzanti.
    Attraverso la magia esse intagliavano le rocce dalle montagne, dando loro forma prima di segnarle e porle nei punti giusti del cerchio per poter leggere i cieli e l'essenza luminosa. Pietre sacre, attorno alle quali divine danze e canti si sono succedute e in parte tramandate nel corso dei secoli. Danzate e intonati in cerchio dalle donne in comunione con la Grande Madre, tramite la consapevolezza del proprio Sè, che allora poteva essere mandato Altrove.
    Con le luna e le stelle, le pietre e la terra sotto i loro piedi le Antiche Donne e le Fate sapevano sempre dov'erano, da dove venivano e dove erano dirette.
    Le porte invisibili si aprivano avvolgendole nelle nebbie incantate.


    Note:


    1. Le ninfe che rapirono il giovane Hylas sono sovrapponili alle fate, in quanto è proprio il loro modo d'essere che nel tempo si fuse nella rappresentazione della fata che predice il fato, figura derivata a sua volta dalle Parche (vedi Morgana e Melusina, la nascita delle fate nel Medioevo di Harf-Lancner)
    2. Citazione tratta da Il tempio della Ninfa, "Il viaggio del Ramo d'Argento" di Violet
    3. Citazione tratta dal Trattato di storia delle relegioni di Mircea Eliade
    4. Le "pietre della fertilità" o "pietre fecondatrici"
    5. Fata deriva da fatum, ossia "fato, sorte, destino"
    6. Letteralmente "scivolata", antica usanza francese
    7. Letteralmente "frizione" , antica usanza inglese
    8. Larmor Baden, Ile Longue, IV millennio a.C.
    9. Citazione di Pindaro (secondo Pausania)
    10. Collina di Silbury, Gran Bretagna
    11. Una figura sagomata a collina con un piccolo nodo sulla cima
    12. Archetipo di Rigenerazione
    13. Cavità rotonde dalle piccole dimensioni
    14. Fin dal Paleolitico Superiore l'occhio è l'archetipo della Sorgente, come ben si nota osservando la statuetta di Dolni Věstonice, sulla quale una corrente fluida scorre lungo il corpo della Dea e ha inizio proprio nella zona degli occhi
    15. Tomba megalitica di Sess Kilgreen in Gran Bretagna, citata ne Il linguaggio della Dea di Marija Gimbutas
    16. Citazione da I Mabinogion di Evangeline Walton, I ramo, Il Principe dell'Annwn
    17. Le Figlie della Donna di Rame di Anne Cameron


    Fonti e letture:


    * Trattato di storia delle religioni, Mircea Eliade
    * Il linguaggio della Dea, Marija Gimbutas
    * I Mabinogion, Evangeline Walton
    * Morgana e Melusina, la nascita delle fate nel Medioevo, Harf-Lancner
    * Le Figlie della Donna di Rame, Anne Cameron, Edizioni della Terra di Mezzo
    * Delle antiche danze femminili, Irina Naceo, Edizioni della Terra di Mezzo
    * Angelica, la marchesa degli angeli, Anne e Serge Golon
    * www.massierratici.it/
    * freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9356414
    [Modificato da Danae_88 16/09/2011 13:06]




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    Danae_88
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    Anziana dell'Isola
    00 30/09/2011 21:33

    E la ricerca, qui sull'Isoletta, può continuare... [SM=g27822]

    La Dama Bianca sorveglia la soglia fra la vita e la morte.
    La Saliga, come viene chiamata nelle Alpi la Dama Bianca, è una mediatrice tra esseri umani e spiriti. Il suo nome deriva da salix, salice, quindi è la Donna Salice.
    Chi vuole incontrare la Dama Bianca deve stare "nel luogo giusto al momento giusto". Il cuore deve essere pieno di desiderio per lei.
    Lucia, dea della luce, è una manifestazione della Dama Bianca.
    La Dama bianca è la luce della luna, nel suo aspetto crescente, pieno e calante.
    La salvia, erba dal forte profumo, è legata alla Dama: con quest'erba tu puoi invocarla.
    Sulle Dolomiti, in Val Camonica, ma anche in Tirolo e nei monti bavaresi, vi sono molti luoghi nei quali la Dama Bianca è apparsa, prevalentemente nelle vicinanze di pietre forate, di massi, di grotte dalle quali sgorgano sorgenti, e nei "posti perduti".
    Talvolta questi luoghi sono diventati luoghi di pellegrinaggio di Maria. Si riconoscono gli antichi siti della Dama Bianca nei nomi dei luoghi pellegrinaggio in cui figurano "donna", "pietra", "la triplice" oppure un nome di pianta, per esempio Birkenstein, Pietra della Betulla, in Baviera.
    La Luce della Dama è Guarigione.

    Rielaborazione tratta da Le tredici lune, di Luisa Francia
    [Modificato da Danae_88 30/09/2011 21:35]




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    Danae_88
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    00 03/10/2011 19:17

    Le tredici lune, Luisa Francia


    Nelle mie passeggiate attraverso i boschi, sulle montagne rocciose e lungo le spiagge del mare, ho iniziato a leggere i messaggi delle pietre, che rappresentano un altro tempo.
    (...) le pietre non hanno bisogno di niente, non fanno niente e ciò nonostante in loro sono assopite forze immani.
    Nelle pietre si realizza completamente il wu-wei del taoismo: il non-fare, l'essere qui senza interventi.
    Sulle Dolomiti c'è la leggenda di una regina delle pietre e delle rocce, la regina Tanna delle Crodères.
    Lei è senza pietà, senza passioni, senza gioia o odio. Lei è semplicemente qui.
    In tutte le culture esistite fino ad oggi, le pietre hanno avuto uno speciale significato.
    (...)
    Da circa diecimila anni si dice che una pietra rotonda porti fortuna e protegga dagli incidenti. Non è neppure così semplice trovare una pietra proprio tonda.
    In Danimarca ci sono pietre tonde al cui interno si sono staccate dalla massa sferica minuscole particelle che rollano nella pancia della pietra. Tali pietre da scuotere portano oltremodo fortuna e raccontano le storie più interessanti.
    Proprio perché una sfera è così perfetta e non pone alcun ostacolo allo spirito nel suo cammino, spesso le pietre preziose vengono levigate a forma sferica e utilizzate come aiuto per la meditazione e la concentrazione.
    Negli antichi rituali la pietra rotonda sta nel punto centrale del cerchio e in lei si possono raccogliere le energie create attraverso il rituale.
    Ancora oggi tra gli indiani del Sud e del Nord America, e tra molte tribù africane, le pietre forate sono particalarmente venerate.
    Le grandi pietre forate aiutano nei rituali di sciogliemento: per sette o nove volte ci si deve strisciare dentro per liberarsi di qualcosa.
    Piccole pietre forate si portano al collo come amuleti.
    Nelle zono alpine sono chiamate le pietre delle Truden, perché possono aiutare contro l'angustia delle Truden, contro gli incubi.
    (...) anche le Truden ti opprimono finché non diventi sincera e raccogliendo la tua forza e dici: accetto la lotta e la sfida!

    Le Gorgoni hanno familiarità con le pietre, perché vivono presso il fiume del mondo tra pietre e rocce. Hanno decifrato la loro energia concentrata e accomulata, hanno imparato il processo della pietrificazione, della concentrazioni assoluta e duratura.
    Vivono fuori dal tempo, come le pietre.
    Perché ogni uomo rimane pietrificato dallo sguardo delle Gorgoni? Perché con il loro sguardo liberano di colpo la coscienza della vita e della morte, della schiavitù e della libertà.
    Il pietrificarsi è un irrigidirsi nel riconoscere. Il tempo si ferma, addirittura non esiste più.
    (...)
    Sapere è potere, è bando magico.
    (...)
    Per sciogliere (...) interrogativi il tempo deve fermarsi, perché il mio tempo di creatura terrestre non basta per adempiere a (...) difficili compiti.
    Devo pietrificarmi, affidarmi alla potenza superiore della Strega, della donna saggia, sperimentare un'altra realtà fuori dal mio tempo e dal mio spazio.
    La "strega cattiva" (...) dà alle persone giovani e inesperte la possibilità dell'iniziazione lasciando che il tempo si fermi.

    Lo sguardo della pietrificazione: puoi andare oltre? Cosa porti con te?
    Ce la fai oppure morirai la morte dell'essere eternamente inconsapevole e vegetante?
    Scarsità e prova. Orrore e bellezza. Irrigidimento. Queste sono le pietre miliari dell'iniziazione.

    Il segreto della vita [è] nella forma fissa, irrigidita, pietrificata, nell'estasi, nell'arrestarsi e nel superamento di tempo e spazio.

    ***

    C'è da riflettere parecchio... mi sento così [SM=g27819]
    Vi dirò cosa ne penso per comprender un pochino di più il mistero delle Pietre...
    [Modificato da Artemisianelbosco 18/10/2011 17:39]




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    Danae_88
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    Anziana dell'Isola
    00 05/10/2011 15:17

    Da Le tredici lune:

    Heinrich Schreiber in Feen in Europa analizza le apparizioni delle fate e giunge alla conslusione che vasche di pietra, dolmen, menhir, massi erratici, torri di pietra e cumuli di sassi siano "castelli delle fate" e "luoghi di danza".
    Ecco come Evan-Wentz vede l'origine delle fate tra i Celti: "Dove (tra i Celti) veniva celebrata in modo provilegiato la donna, accanto alla sua gloria di regina del cielo c'erano le fate, che giocando mettevano in movimento pesi e li accatastavano...".
    E: "Caratteristico dei Celti è che presso di loro la donna rappresenti il punto centrale".

    [SM=g27836]

    Cerchi di Pietre, Tumuli, Torri di Pietra. Avalon è in ognuno di questi luoghi...





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    Danae_88
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    Anziana dell'Isola
    00 10/10/2011 00:36

    Da L'antico fuoco delle donne di Ada d'Ariès, Edizioni della Terra di Mezzo:

    "Per quanto frugasse nei suoi ricordi non le venne in mente chi fosse.
    Si concentrò ancora di più e si ricordò di uno strano sogno, che aveva fatto oltre un anno prima, in cui lei si trovava in una piccola radura circondata da colline, con delle pietre piantate in cerchio nel terreno che facevano pensare che quel luogo fosse una specie di tempio preistorico."

    "Appena si addormentò (...) cominciò infatti a ricordare, o meglio a rivivere, tempi lontanissimi.
    Stava camminando senza alcun senso del suo peso, quasi volando come a volte succede nei sogni (...).
    Le foglie degli alberi intorno a lei iniziavano a tingersi di rosso e di giallo (...) Non faceva però freddo. L'aria era tiepida, dato che i raggi del sole scaldavano piacevolmente il suo corpo, che era completamente nudo ad accezione di un perizoma di fibra grezza allacciato intorno ai fianchi.
    Seguendo il sentiero, arrivò ad un pianoro ove vi era una specie di tempio primitivo, formato da dodici grandi sassi allungati a forma di colonne, disposti a cerchio."

    ***

    Sto incontrando cerchi di pietre quasi ovunque nella lettura [SM=g27819]




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    Tana81
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    Fanciulla dell'Isola
    00 15/03/2012 17:26
    leggo solo ora Danae, il tuo notevole lavoro. Ho appena visto un documentario, non ricordo se in dvd o in tv, che parlava proprio dei grandi massi antichi e dei misteriosi luoghi dove questi massi sono disposti in modo apparentemente futile ma in realtà il senso c'è... è solo dimenticato dalla gente ed ora è solo intuito. E in quel documentario parlavano proprio dell'usanza di strusciarsi a questi massi per favorire la fecondità, della donna e della coppia. Massi giganti forati, antichissimi e pieni zeppi di energia rigeneratrice.
    Leggerti ora, dopo averlo visto...non credo sia un caso.
    Il tuo "saggio" è davvero interessante e pieno di spunti. Stampo e conservo con cura.
    la teoria de "Il non-fare e l'essere qui senza interventi" racchiude una magia millenaria... ♥♥♥

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    Danae_88
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    Anziana dell'Isola
    00 29/03/2012 21:12

    Grazie Tanina dolce [SM=g27838]

    Proprio oggi leggevo da Le Vergini Arcaiche di Leda Bearné:

    La Vergine Dea Estia "ha un aspetto materno ed è spesso collegata al simbolo dell'Omphalos, che letteralmente significa 'ombelico, cordone ombelicale', ma che si potrebbe tradurre anche con la parola centro oppure come radice, fonte di radicamento e di vita.
    In età storica in Grecia al centro di ogni città era sempre situato l'altare del focolare comune, dedicato ad Estia Koine, garante della fortuna e della prosperità di tutta la comunità, ed esso era considerato l'omphalos della città, cioè il suo centro, la sua origine, il luogo da cui promanava il suo benessere e che ne garantiva la continuità e stabilità.
    Omphalos poteva essere chiamato in Grecia anche un rigonfiamento del suolo, il quale veniva talvolta appellato semplicemente Ge, cioè Terra. Questi luoghi erano considerati sacri.
    Lo stesso tempio di Apollo a Delfi, poi diventato così celebre in tutta la Grecia in quanto sede del più famoso oracolo greco, la Pizia, originariamente era considerato semplicemente un Omphalos, cioè un punto del terreno ritenuto magico, da cui la laggenda narra emanassero misteriosi vapori ed effluvi tali da rendere folli e veggenti tutti coloro che vi si fossero accostati.
    In effetti l'Omphalos di Delfi era ritenuto in Grecia il trono di Estia e spesso questa Dea veniva raffigurata seduta in cima ad un Omphalos."

    Estia corrisponde alla romana Dea Vesta. Dee venerate in templi circolari (utero materno) in cui si narra che, al centro, fosse custodito il Sacro Fuoco, vegliato da sacerdotesse Vergini. Centro, quindi Omphalos. L'Omphalos è il Centro del Fuoco Divino, che arde nel centro o ventre della Donna Vergine (rimando al significato della parola vergine che potete trovare nella cartella sull'origine delle parole).
    L'Omphalos simboleggia l'Essere, il mondo immutabile mai in divenire sempre uguale a se stesso, unico e multiforme, in perenne armonia. Essenza e manifestazione naturale della Grande Madre o Grande Potnia mediterranea.

    "Scrive Euripide: i Saggi chiamano la Terra-madre Hestia perché essa siede immobile al centro dell'etere, e Filolao afferma: l'Uno che rimane in mezzo alla sfera è detto Estia; Platone nel Fedro spiega che la statua di Estia era l'unica a non venire mai portata in processione in quanto simbolo per eccellenza dell'immobilità, della stabilità."
    [Modificato da Danae_88 29/03/2012 22:27]




    Come posso ascoltare la musica
    che dorme nell'anima del fiore?

    Tagore