APPENDICE: L’OMOFOBIA NELLE DICHIARAZIONI DEL CLERO CATTOLICO
Avvertenza: in questa appendice le fonti delle citazioni sono riportate in maniera sintetica. Per reperirle in forma completa, fare riferimento alla seguente discussione del forum tdgonline:
freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9065820 .
Riproponiamo la domanda di partenza: si può classificare l’Organizzazione di Geova come ‘comunità omofoba’ anche solo in senso lato? A chi, malgrado tutto, fosse rimasto ancora qualche dubbio, gioverà gettare uno sguardo sulla Chiesa Cattolica Romana, la religione d’ispirazione cristiana più diffusa al mondo: questa breve parata renderà per confronto la precedente definizione, se possibile, ancora meno plausibile.
Sarebbe facile provocare una superficiale esecrazione analizzando i ‘secoli bui’ della Chiesa. Può indignare l’apprendere che Pio V definisse i rapporti omosessuali “un così grave flagello” e parlasse di “contagio”, di “nefasto crimine” e di “abisso”, consegnando gli omosessuali all’autorità secolare e ai relativi supplizi (
Costituzione Horrendum illud scelus, 1568,
Bullarium Romanum, t. IV, c. III, p. 33): interviene, rapida e provvidenziale, la ‘pezza’ del contingente oscurantismo a coprire e ridimensionare gli effetti di queste censure, che ad un osservatore odierno – e solo a lui – apparirebbero oltremodo intransigenti o crudeli. Non è però necessario andare così lontano nel tempo per trovare traccia di analoghi “marchi d’infamia”. Molte dichiarazioni pubbliche di ecclesiastici contemporanei, appartenenti anche ai gradi più elevati della gerarchia, rivelano un atteggiamento che va oltre il doveroso richiamo ai principi morali, non di rado sconfinando nel fondamentalismo vero e proprio.
Iniziamo dalla ‘testa’ dell’organizzazione: il pontefice. I più recenti papi non hanno perso occasione di esprimere una netta contrarietà alle relazioni omosessuali. Ad esempio, nel 2000,
Giovanni Paolo II definiva il Gay Pride (storica manifestazione pubblica in difesa dei diritti omosessuali) “
un’offesa ai valori cristiani” e le tendenze omosessuali “
una inclinazione oggettivamente disordinata”. “Gli atti di omosessualità sono
contrari alla legge naturale”; per cui la Chiesa ha, secondo Papa Wojtyla, il dovere di ‘non tacere la verità’ aiutando i fedeli a distinguere il bene dal male (Repubblica.it, articolo del 09/07/2000).
Gli ha fatto eco il suo successore, Joseph Ratzinger, salito al soglio pontificio nel 2005 con il nome di
Benedetto XVI. In una occasione ha criticato i progetti di legge sui matrimoni gay, rilevando come ‘
la libertà non può essere assoluta’. “Il cammino da seguire non può […] essere l'arbitrio, o il desiderio, ma deve consistere, piuttosto, nel corrispondere alla struttura voluta dal Creatore'' (Adnkronos.com). Difficilmente un osservatore imparziale ravviserebbe indizi di fanatismo in dichiarazioni come queste – pur nette – specie se paragonate a sortite ben più “prosaiche” come quelle che saranno documentate fra poco, ma a quanto sembra i diretti interessati sono di diverso avviso. Nel 2007, ad esempio, sulla scorta del veto posto da Papa Ratzinger all’ufficializzazione delle unioni gay, l’organizzazione non governativa Human Rights Watch ha inserito Benedetto XVI nella classifica dei “
leader che usano la loro autorità per negare diritti umani di base”. (HRW, 15/05/2007).
Abbastanza equilibrato, ma inequivocabile, anche
Raffaello Martinelli, vescovo di Frascati, il quale pur parlando di “giusta tolleranza verso le persone omosessuali”, dichiarava l’atto omosessuale “
peccato gravemente contrario alla castità. […]
In nessun modo può essere approvato.” Nel rimarcare la totale contrarietà della Chiesa alla legalizzazione delle unioni gay e alla possibilità che coppie omosessuali allevino dei bambini, mons. Martinelli ha definito l’omosessualità un “
comportamento deviante” e le unioni gay ‘
nocive per il retto sviluppo della società umana’. (Zenit.org, articolo del 22/02/2007). Dal canto suo l’arcivescovo
Ersilio Tonini, noto per le frequenti apparizioni televisive, ha definito “
una grande, enorme, immensa sciagura” la presenze di omosessuali nella Chiesa e ha detto che ‘forse è
opportuno il ricorso allo psicologo’. (Cardinalrating.com, articolo del 16/12/2005). Dichiarazioni franche (o grezze, secondo i punti di vista) che sembrano fare il paio con quella di mons. Simone Scatizzi, vescovo di Pistoia, il quale, nel motivare il veto della Chiesa a impartire il sacramento della comunione ai gay conclamati, ha liquidato così la questione: “
L'omosessualità in quanto tale è un disordine e su questo non ci sta discussione.” (voceditalia.it, articolo del 06/02/2010).
Ma l’omosessualità non è forse una condizione naturale, innata, esattamente come l’eterosessualità? Molti credono di sì. Il mondo scientifico non è unanime sull’argomento, e la WTS, come si è notato, prudentemente non esprime certezze al riguardo. Non è invece di questo avviso il cardinale
Javier Lozano Barragán, Arcivescovo messicano, per il quale “
non si nasce omosessuali, ma lo si diventa […]
Agendo contro la dignità del corpo, certamente non entreranno nel Regno dei Cieli, perchè tutto quello che consiste nell’andare
contro natura e contro la dignità del corpo offende Dio” (bolognanotizie.com, 03/12/2009).
E veniamo a mons.
Giacomo Babini, vescovo emerito di Grosseto. Questo prelato è una fonte inesauribile di ‘perle’ antigay, la cui gravità lasciamo al giudizio di chi ci legge, riportandone qualcuna. Nel commentare la possibilità di impartire il sacramento cattolico della Comunione a Nichi Vendola, deputato cattolico e gay dichiarato, Babini ha detto fra l’altro “
Mi fa ribrezzo parlare di queste cose e trovo la pratica omosessuale aberrante”. L’omosessualità è un “
vizio contro natura” e un “
orribile difetto”. (Pontifex.roma.it). In una circostanza in cui gli si chiedeva un parere su episodi di pestaggi di cui erano stati vittime alcuni gay, sorpresi a scambiarsi effusioni in pubblico, pur prendendo ovvie - quanto formali - distanze da tali violenze, ha voluto aggiungere una sua personale spiegazione del fenomeno:
le intimità gay “molestano la vista. … queste esibizioni danno noia e finiscono col provocare” (NotizieFresche.info) Un’altra volta ha detto a proposito dei sacerdoti gay:
'meritano di finire la loro vita all'Inferno'. "Una vera perversione contro natura", "viziosi e perversi", dovrebbero essere messi
"in gattabuia" a meditare sul proprio peccato. Babini ha qualificato la pratiche omosessuali fra preti come
peggiori della pedofilia; i sacerdoti gay sessualmente attivi sono indegni di vestire la tonaca per le loro abitudini
‘oscene’ e ‘turpi’. (Pontifex.roma.it)
Solo una spiacevole eccezione? Purtroppo i fatti indicano altrimenti.
Alberto Suárez Inda, vescovo messicano, ha paragonato i gay ad animali o peggio, se è vero che “
nemmeno i cani fanno sesso fra due esemplari dello stesso sesso”. E ancora,
Odo Fusi Pecci, vescovo emerito di Senigallia, "Quella composta tra due persone dello stesso stesso, non si può mai considerare una famiglia, neppure minore o atipica.
È una aberrazione, una cosa orripilante, che va contro il progetto di Dio. […]
L’omosessualità è un disordine, una devianza ed una patologia. L’omosessualità, quando sconfina poi in atti concreti e ripeto, aberranti, ci esclude dal regno dei cieli. L’omosessuale che dia impulso sfrenato ed incontinente alle sue passioni,
va chiamato con il suo vero nome: peccatore, e ancora peccatore." (arcigaymodena.org).
[Modificato da EverLastingLife 23/07/2011 00:40]