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Quesito sulla critica

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    Clodiaf0904
    Post: 686
    00 08/07/2011 14:02
    A volte mi chiedo se certe recensioni entusiaste a poetesse morte giovani sarebbero altrettanto inneggianti se tali poetesse fossero ancora vive, operanti (e giovani). O se, invece, esse sarebbero misconosciute, o con piccoli posti nell'editoria defilata.
    Il quesito mi è sorto spontaneo, lo giro a chi ne voglia discutere.

    F.



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    "Se tu la mia tomba vorrai sfiorare con le delicate mani poni una pietra di ferro e di peso sulla bianca lastra che mi copre, e tu scriverai il verso che chiude l'intenso paragone."
    Amelia rosselli
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    Maredinotte
    Post: 1.681
    00 08/07/2011 16:37
    Mah, non lo so, sai? perchè la critica è capace di condizionare e veicolare la fama o la fame dell'artista, del poeta in particolare. ma la morte è pure un mezzo molto funzionale per farsi conoscere [SM=g8228]
    però io credo che se morissi oggi non entrerei nella cerchia delle poetesse maledette e di gran talento come ad esempio la Ruggeri o la Pozzi. Ebbene resterei semplicemente una quasi trentenne che si è tolta la vita per il mal di vivere, probabilmente ispirerei molta pietà alle poche persone che mi conoscono e forse girerebbe qualche mio deprimente testo per il web. Infondo, se non eri quantomeno semisconosciuto prima ma con qualche aggancio nell'editoria o negli ambienti della cultura, non potrai essere nessuno nemmeno dopo.
    Però la morte aiuta, ne sono abbastanza convinta, ma un po' di talento ce lo devi pure avere...

    Ma tu avevi qualche esempio preciso?

    E a questo proposito, per forza, devo inserire qui un testo che mi ha colpito appena l'ho letto e non sapevo nemmeno chi fosse questa Claudia Ruggeri...



    Lamento della sposa barocca



    T’avrei lavato i piedi
    oppure mi sarei fatta altissima
    come i soffitti scavalcati di cieli
    come voce in voce si sconquassa
    tornando folle ed organando a schiere
    come si leva assalto e candore demente
    alla colonna che porta la corolla e la maledizione
    di Gabriele, che porta un canto ed un profilo
    che cade, se scattano vele in mille luoghi
    - sentite ruvide come cadono -; anche solo
    un Luglio, un insetto che infesta la sala,
    solo un assetto, un raduno di teste
    e di cosce (la manovra, si sa, della balera),
    e la sorte di sapere che creatura
    va a mollare che nuca che capelli
    va a impigliare, la sorte di ricevere; amore
    ti avrei dato la sorte di sorreggere,
    perché alla scadenza delle venti
    due danze avrei adorato trenta
    tre fuochi, perché esiste una Veste
    di Pace se su questi soffitti si segna
    il decoro invidiato: poi che mossa un’impronta si smodi
    ad otto tentacoli poi che ne escano le torture.

    [Modificato da Maredinotte 08/07/2011 16:38]

    "La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare." (Jiddu Krishnamurti)
    robertadaquino.wordpress.com



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    Clodiaf0904
    Post: 686
    00 09/07/2011 09:50
    Ecco, parliamo proprio di Claudia Ruggeri, che finché è vissuta era emarginata, quasi osteggiata, dalla critica, misconosciuta ( e anche per questo, azzardo, il suo male di vivere incideva in lei più profondamente) e della quale oggi si leggono recensioni degne di un Montale. Le recensioni in questione sono meritatissime, anch'io trovo i suoi versi ( e la sua cultura in filigrana) spettacolari: ma perché solo adesso?
    Lo so che la mia domanda è oziosa, e che sto facendo la scoperta dell'acqua calda; so anche che - come dici tu, Rob - se uno non è bravo non lo è neanche morendo (ma anche tu dici, lucidamente, che la morte è una grande occasione; e io penso anche a Corazzini); ma, sai, ultimamente mi sto abbastanza infastidendo di certi esempi di poesia, su cartaceo soprattutto, che NON sono poesia ma vengono presentati come la scienza infusa.

    Un abbraccio.


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    Maredinotte
    Post: 1.681
    00 10/07/2011 11:57
    hai ragionissima, Fiore! come in apertura del mio primo reply, ribadisco che la critica è uno strumento troppo veicolante e che spesso offusca la luminosità di artisti degni di tale nome mentre accentua luci anche fievoli di altri personaggi con poco da dire e male. questo avviene che tu sia vivo o morto, purtroppo.
    proprio l'altro giorno però ascoltavo un servizio su come la critica tradizionale abbia ormai un ruolo marginale nel decretare il successo o l'insuccesso di qualsiasi cosa, da beni e servizi fino ad artisti, per merito/colpa della globalizzazione e di internet.
    non so se sia un bene o meno, ma ormai con i social network, i forum e i blog dove chiunque può esprimersi in piena libertà, le opinioni viaggiano incuranti della critica tradizionale e sono molto più potenti di essa perchè esponenzialmente maggiori e molto più veloci.

    solo che la morte ha un grande fascino ed è un fenomeno diffuso quello di diffondere notizie e di interessarsi alla vita e alle opere di un artista appena morto, piuttosto che di uno vivo. appena muore un cantante, uno scrittore, un uomo della politica, uno dello spettacolo, subito escono fuori raccolte e discografie complete, opere omnie, biografie, subito si spettacolarizza l'accaduto e poi, come si dice e come succede anche tra le persone comuni, si è mai visto qualcuno parlare male di una persona appena morta? erano tutte brave persone, grandi persone, generose, coraggiose, buone, colte, intelligenti... insomma, il fenomeno non mi stupisce! [SM=g8166]

    mi ripugna la disonestà intellettuale della critica, riguardo ai morti e ai vivi, che fa strumento del suo potere consapevolmente e deliberatamente ignorando voci piuttosto che altre per motivi molto lontani da quello che dovrebbe essere il motivo cardine dell'esistenza della critica: la bellezza intesa in senso lato.

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    Clodiaf0904
    Post: 686
    00 10/07/2011 16:11
    Sì, Roberta. Il fatto è che anche il mondo della poesia (critici e autori) è come tutti gli altri mondi: c'è del marcio anche in esso.
    Grazie di aver condiviso.


    [SM=g9550]




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    Nihil.
    Post: 711
    00 10/07/2011 23:24
    La crisi della critica e del suo ruolo è strettamente correlata a quella dell'arte (in senso lato) e delle grandi ideologie. Mi spiego: la critica nasce a fine '700 insieme ai primi quotidiani, e ha la funzione di orientare il nuovo pubblico borghese sulle novità di rilievo, è strettamente correlata con il movimento illuminista e svolge una funzione "pedagogica", in quanto valuta le opere in conformità alla loro corrispondenza o meno all'educare il fruitore allo sviluppo della ragione e al controllo delle passioni (non a caso uno dei primi grandi critici letterari fu Voltaire, che definì Shakespeare "un barbaro senza talento")... è interessante notare come la critica nasca per supplire all'assoluta ignoranza della nascente borghesia sul bello, dato che l'industrioso borghese non poteva contare su quell'ereditarietà del gusto della classe aristocratica e del clero, che per tradizione erano gli unici committenti dell'opera d'arte (fosse essa pittura, scultura o poesia), quindi possiamo dire che la critica nasce contemporaneamente al mercato di beni culturali, e da questo mercato dipende strettamente. Durante il periodo romantico e della restaurazione le cose non combiano molto, la grande rivoluzione la si ha con la nascita del socialismo che forgia la figura del critico "militante", ossia del recensore che valuta l'opera d'arte in base alla conformità di questa con le idee politiche del partito/movimento a cui appartiene (vale la pena di ricordare che lo stesso Marx ci ha lasciato una mole considerevole di critiche letterarie)... la nascita della critica militante è concomitante con quella dei primi gruppi o movimenti artistici, che si riuniscono sotto idee politico-estetiche comuni (scapigliati, futuristi, surrealisti), scegliendo critici ufficiali delle loro opere oppure facendosi essi stessi critici, mantenendo sempre un comunque un ottica di "gruppo", per cui le opere del proprio movimento o di movimenti affini vengono elogiati e quelle di movimenti antagonisti denigrate, spesso prendendo in considerazione più le opinioni politiche ed estetiche dell'autore che il valore formale e di contenuto dell'opera.

    Le cose grosso modo vanno avanti così fino alla morte delle grandi ideologie a fine '900, fenomeno che porta da una parte gli artisti a ritirarsi in un individualismo più o meno programmatico, per cui niente più manifesti e intenti comuni, ma una miriade di poetiche autonome (o sedicenti tali), dall'altra i critici perso ogni quadro di riferimento che trascenda l'opera stessa e la possa collocare in quadro storico, politico o culturale, si trincerano dietro ad un intransigente formalismo oppure assecondano l'individualismo dell'artista producendo a iosa recensioni in cui ogni opera vive in uno spazio-tempo a sé stante, e spesso queste recensioni sono naturalmente elogiative (visto che ogni opera fa a sé, come si può criticarla, quindi compararla, con altre opere?)... questo fenomeno, insieme alla diffusione del web e all'aumento esponenziale dell'offerta ha causato la svalutazione della figura del critico, che da guida dei gusti, della morale e della formazione politica del pubblico si è trasformato in autore di quarti di copertina, rèclame pubblicitarie e recensioni ad personam. La cosa è evidente se si prendeno in considerazione le riviste di poesia più di lette in Italia, che si intitolano entrambe "Poesia" (azzo che fantasia!): spesso la recensione consiste in una breve biografia del poeta, un sommario di come questa influenzi la sua scrittura, e poi giù citazioni dalla prefazione (spesso scritta da un critico o da un poeta amico dell'autore, in mancanza di questi, da un critico pagato dalla case editrice dell'artista), inutile dire che il 99% di queste recensioni sono di un positivo che sconfina nell'apologetica.
    E qui c'è la questione delle conoscenze: nell'ambito poetico contemporaneo queste sono determinanti (ma lo erano anche in passato), il problema è che queste sono svincolate da qualsiasi "superiore" riferimento politico e/o estetico, e quindi si rifanno ad una logica di tipo familistico, ossia ci si divide per appartenenza di forum, blog, case editrice, rivista... in fondo è lo stesso sistema che riproduciamo nel nostro piccolo microcosmo, solamente che qui non ci sono di mezzo soldi e premi ma solo flussi e riflussi d'autostima.

    Per quando riguarda il problema di partenza posto da Fiorella: non è questione (solo) di piaggeria e coccodrillismo che si preferiscano i poeti morti -soprattutto se spariti manu propria- a quelli vivi, è un corollario della situazione sopra descritta: se l'opera è strettamente correlata all'autobiografia e solo ad essa si riferisce, la fine della biografia diventa anche la conclusione dell'opera, quindi la morte dell'artista permette al critico di poter fare un bilancio della sua carriera. Il suicidio in questo contesto diventa un valore aggiunto: essendo un atto volontario, ed essendo strettamente correlato all'opera (vedi sopra), conferisce a questa una chiusa e una chiave di lettura che la morte naturale non può dare. La fama post-mortem dell'artista scomparso poi dipende sostanzialmente delle quantità e della qualità delle conoscenze che aveva accumulato in vita, cosa fra l'altro che è detta in maniera neanche tanto velata (per chi sa leggere in filigrana) nel bilancio critico, quando ad esempio si dice "la conobbi 10 anni fa ad un incontro internazionale a Vienna, ci presento l'amico comune N, che la recensì per il giornale Z con cui collaborai anch'io nel periodo X-Y, poi la persi di vista ed ora mi arriva la notizia della sua scomparsa da C, grande poeta e amico di N..." per chi invece in vita non ha accumulato le necessarie conoscenze, c'è la possibilità d'essere ripescato da uno studente che vuole una tesi di laurea originale, e per questo si mette a scartabellare riviste semi-sconosciute e diffuse in 50 copie in autogrill e biblioteche di paesino, scoprendo magari la fatidica poesia con il rimando alla raccolta auto-pubblicata o pubblicata da un editore minuscolo, da andare a recuperare per la tesi (in questo modo ad esempio si è riscoperto Dino Campana).

    Quindi ragazze non disperate, basta girare e farsi le conoscenze giuste, arrivare a farsi pubblicare -magari pure pagando-, poi se vi capita di suicidarvi o di morire prima del tempo, troverete sicuramente qualcuno che vi ripesca e vi paragona ai classici, la cosa è sicura all'80% (garantisco per esperienza).


    "Il poeta è puro acciaio, duro come una selce" Novalis

    No Copyright: copia, remixa, diffondi.






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    Clodiaf0904
    Post: 686
    00 11/07/2011 08:27
    Grazie Leonardo per il tuo apporto circostanziato e puntuale. Questo scambio con te e Roberta è stato prezioso.

    F.


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    Francesca Coppola
    Post: 1.652
    00 13/07/2011 12:25

    es.
    Circa 7 anni fa, quando cominciai a lavorare in una libreria, approffitando delle migliaia di libri a disposizione, cominciai a spulciare qualche testo e leggerlo.
    Fra questi, ne trovai uno di poesia, la ragazza in questione giovanissima e morta, era stata pubblicata da una casa editrice per volere del padre.
    Ora, onestamente non ne ricordo il nome, non aveva neanche vent'anni comunque e almeno all'epoca, i testi mi parevano validi.
    Morale della favola: la morte può essere un buon veicolo di diffusione, ma ci vuole anche tanta, tanta fortuna e _non per forza_ tanta, tanta bravura.






    "i ritorni hanno rugiada sulla bocca e sorrisi fra mani confuse"
    www.francescacoppola.wordpress.com
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    Clodiaf0904
    Post: 686
    00 22/07/2011 13:54
    www.corriere.it/cultura/11_luglio_19/di-stefano-poeti-guerra-gloria_6f853c6c-b1f1-11e0-962d-4929506ed0...


    Come seguito della discussione posto questo articolo apparso tre gg fa sul Corriere. Siamo, secondo me, alla frutta: lo strapotere dei critici sta esagerando. chi la vuole cotta, chi cruda, chi entrambe le cose: hanno "rotto".



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    Amelia rosselli
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    Nihil.
    Post: 711
    00 23/07/2011 19:49
    Clodia forse abbiamo letto 2 articoli diversi: non si parla dello strapotere dei critici, ma del fatto che sono frantumati in così tante correnti e correntine che di fatto non hanno più alcun potere, se non la costruzione di mini-cricche dal venduto di 250 copie. Basta fare 2 calcoli: il margine di guadagno dell'autore a copia è del 20%, una raccolta costa in media 13 euro (10 se acquistata direttamente dall'editore o in una fiera di settore), questo significa che un autore guadagna 2,5 euri a copia, facendo un rapido calcolo: 2,5x250=625!!!! contando che la promozione è organizzata dalla casa editrice ma le spese di trasferta le paghi tu, il guadagno è inesistente. Se facciamo il medesimo calcolo per un best seller, si arriva a 2,5x1200=3000, siccome le condizioni sono le medesime, di fatto con la poesia ti prendi uno stipendio all'anno in più. Una cosa di cui invece mi sto accorgendo col tempo e che per chi non frequenta l'ambiente potrebbe sembrare strana, è il fatto che più che le posizioni estetiche conti ancora molto l'appartenenza politica, infatti c'è ancora una forte divisione fra progressisti (non esistendo più veri e propri comunisti) e cattolici (che comprendono un pò tutto quello che sta a destra del PD, dato che una destra poetica non è mai esistita), con esclusioni vicendevoli da eventi poetici di interesse, privilegi nell'assegnazione di premi e riconoscimenti, ecc
    insomma, una tessera di partito è ancora un buon punto di partenza per la scalata all'olimpo della gloria letteraria [SM=g8228]

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    Clodiaf0904
    Post: 686
    00 23/07/2011 21:40
    Di volata, poi torno con calma: l'articolo parla di quanto i poeti inseguano la gloria e si facciano la guerra, è di Paolo Di Stefano sul Corriere.
    Ripasso [SM=g8320]



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    Clodiaf0904
    Post: 686
    00 24/07/2011 19:54
    Ho seguito con attenzione gli articoli apparsi su Corriere, Unità, Avvenire e Repubblica del mese di Luglio 2011. I critici che li hanno firmati sono tutti più o meno autorevoli, e l'istantanea della poesia che esce dalla lettura è. a dir poco, desolante: pare che di poeti "veri" ce ne siano pochi o nessuno del tutto. I critici si astengono dall'indicarne i nomi, se non in qualche caso, e si tratta sempre di poeti avanti con gli anni e pluridecorati. Le voci femminili, infine, ho notato che non vengono quasi mai menzionate, o menzionate in negativo: clamorosa l'affermazione del critico circa la "fortuna biografica" della Merini, la cui produzione sarebbe stata ben accolta solo perché la poetessa ha saputo vendere la sua malattia; mi chiedo perché non basti eventualmente stroncare sul profilo tecnico un poeta, e mi rispondo che ci si aggancia alla biografia probabilmente quando non si hanno altri argomenti, così come si è fatto per secoli di fronte al meccanicismo/pessimismo leopardiano.
    Invece di continuare a sostenere che l'unica consacrazione risiede nella carta stampata, che sorgono in rete sedicenti poeti come funghi nel bosco; invece di arroccarsi su posizioni teoriche, di rispolverare il canone (quale, dopo le neoavanguardie, la poesia/prosa di Pavese, e tutte le sperimentazioni/contaminazioni degli ultimi trent'anni?), di considerare il web come una discarica, si dovrebbe correggere la visuale e togliere qualche paramento (laico, ecclesiastico, commerciale o semplicemente ottico) che ingombra la mente degli intellettuali attualmente accreditati nel panorama letterario.
    E' chiaro che la poesia richiede una sua tecnica nel comporre, una sua peculiarità che si è tramandata nei secoli, pur essendo stati operati dei profondi cambiamenti dagli stessi poeti. Tuttavia, è altrettanto chiaro - a mio defilato parere - che l'arte è soggetta al gusto, e che il gusto lo fanno le persone, la loro cultura, i mutamenti storico-sociali, e molte altre variabili. Infine, ma non ultimo per importanza, c'è il "sentire": potete darmi un libro di un poeta contemporaneo o passato, che è universalmente considerato eccelso, e io lettore ho la facoltà di dire che non mi trasmette niente a livello emotivo.

    Questo ciò che penso.


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    Amelia rosselli
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    Nihil.
    Post: 711
    00 24/07/2011 21:24
    Non ho capito esattamente cosa ti indigna Clodia: il sistema delle consorterie? le divisioni in fazioni per motivi extra-poetici? Un fatto personale che ti ha urtato e ti ha portato a una riflessione? Sostanzialmente la polemica letteraria scoppiata in questi giorni, e che aveva avuto dei precedenti neanche qualche mese fa su una serie interviste realizzate dal colosso della distribuzione IBS, non dice nulla di nuovo su quello che è lo stato della poesia da 40 anni a questa parte, per questo mi sfugge quale sia esattamente il fulcro sul quale bisognerebbe discutere.

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    Clodiaf0904
    Post: 686
    00 25/07/2011 10:11
    Nulla di personale, dal momento che sono (per fortuna o sfortuna) completamente fuori ogni "gioco" editoriale, ecc. Ciò che mi muove è l'interesse per la poesia e la cultura. E, sì, mi indignano le consorterie, ma soprattutto il non voler vedere che il mondo è cambiato e - quindi - anche l'arte, che (si voglia o no) ne è lo specchio. Si rincorre ancora il rimpianto del canone, si singhiozza su quanto non ci siano poeti degni di questo nome, ma non vuole guardare al di là del proprio naso, e anche accogliere il fatto che negli ultimi vent'anni - fra media e telecomunicazioni - i linguaggi sonoo cambiati, non si può sempre rimpiangere Montale ( per dire un nome).
    Posto un mio intervento su altro blog per chiarire meglio il mio pensiero, e mi farebbe piacere che si apra un dibattito: posso rintracciare i link a tutti gli articoli apparsi negli ultimi 15 giorni su questi argomenti in varie testate giornalistiche.

    "
    E' certamente auspicabile una poesia come bene condiviso, ed è questa la caratteristica precipua di ogni produzione letteraria ed artistica, così come il prescindere da una visione soggettiva, tutta presa dall'io e in esso conclusa: tuttavia, l'indicazione della strada del personalismo come risoluzione dell'eterna dialettica tra ontico e ontologico, fra soggetto e oggetto, mi sembra - azzardo - comunque confermare la centralità dell'io poetico nel momento in cui si rapporta al mondo. E questo non determinerebbe una maggiore oggettività, un ritorno al realismo.
    Ad ogni modo, vorrei - insieme ai lettori - considerare che "il mondo" degli ultimi venti/trent'anni, con il ruolo sempre più centrale svolto da media e telecomunicazioni, è caratterizzato proprio da una pluralità quasi infinita di linguaggi: ciò rende molto difficile tornare alla koiné condivisa di cui parla Cortellessa, a un codice comune; di contro, è appunto questa la novità, che possono esistere molti tipi di poesia e di linguaggi, e che determinare quale sia da annoverare fra gli "universali" sembra difficilissimo e, forse, inutile (?).
    Mi riservo di proseguire, se ci saranno altri interventi."





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    Amelia rosselli
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    Maredinotte
    Post: 1.681
    00 27/07/2011 10:28
    ho seguito la discussione sia qui, sia sul forum in cui hai postato il tuo intervento, sia un po' su alcuni quotidiani.
    in effetti non so cosa dire... recentemente ho anche compilato un questionario sulla fruizione della poesia e sui motivi per i quali la poesia è poco letta e venduta. in alcuni momenti mi sono trovata in difficoltà, perchè suppongo sia un problema sia di marketing e sia di poca educazione alla parola poetica. le due cose sono legate insieme in un circolo vizioso: se non c'è la cultura della poesia non ha senso investire in pubblicità per sponsorizzarla, d'altro canto, se nessuno ce la fa conoscere come si fa con i titoli dei romanzi, non potrò comprarla nè imparare ad apprezzarla. non a caso tutti ci inventiamo poeti ma poi... quanta ne leggiamo? e come facciamo a sapere quali voci poetiche leggere tra il mare infinito di titoli in circolazione e così poco conosciuti? è vero, alcuni nomi onnipresenti soprattutto in internet ci sono, ma se dovessi dire che sono i più interessanti, allora davvero crederei che la poesia è morta. credo invece che da scoprire sia quella sommersa, ma è molto, troppo difficile.
    e poi come fare a definire universalmente la qualità poetica? come fare a definire un canone?
    come anche tu, fiorella, dicevi, non si può considerare canone assoluto quello da sempre conosciuto. i tempi cambiano e la poesia è mutevole con la storia e la società. bisogna trovare e accettare e affinare nuovi linguaggi, inventare nuovi canoni. ma bisogna essere pronti a farlo, incuranti anche del giudizio della critica.
    ma per farlo non c'è forse bisogno di riunirsi? di discutere? di trovare linee comuni? e allora non ci saranno sempre dei gruppi diversi con diversi pensieri al riguardo? e la natura umana non li vorrà sempre in competizione tra loro?
    e d'altro canto la poesia non è uno scavo intimo che si consuma all'interno di noi stessi?

    insomma, avrei da riordinare le idee in proposito, perchè ci sono troppe domande, spesso contrastanti e io mi ci perdo dentro.

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    Francesca Coppola
    Post: 1.652
    00 27/07/2011 11:48

    Mi piacerebbe sapere il motivo per cui, la maggior parte delle volte in cui si parla di poesia, lo si fa in mondo negativo:

    - la poesia non vende!
    - tanti poeti, pochi lettori!
    - pseudo-poeti che fanno la lotta per accaparrarsi il posto in un blog!

    ecc.

    Penso che sia questo, in primo luogo a far male alla poesia.

    In secondo luogo, credo fortemente che ci sia una certa volontà di affossare il genere poetico e di elevarne, in particolare, solo alcune voci che hanno generose e forti amicizie.

    E soprattutto di far passare un certo stile come modello poetico imperante da diffondere, in base ad interessi propri.


    E' soprattutto il marketing a non funzionare.
    Se invece si pubblicizzasse la poesia, magari in minilibri a costo ridotto, se invece di pubblicare a pagamento (e creare un business in questo senso) si facesse una cernita, in base a certi principi e si cominciasse a non pubblicare il nome ecc. allora sì che potremmo parlare. Ma finchè circoleranno nomi, tanti nomi, troppi nomi in base a scelte economiche non puntando alla qualità, allora il discorso poetico COME ARTE non verrà mai affrontato, ma deriso e ostacolato.













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    Clodiaf0904
    Post: 686
    00 27/07/2011 15:20
    Sono d'accordo con voi, come risulta chiaro da quel che ho scritto, e penso che la critica si arroghi un diritto a dir poco aleatorio, quelo di stabilire con precisione matematica cos'è poesia e cosa non lo è. Invece, a ben vedere, anche i critici, nell'esprimere i loro pareri, si basano su convinzioni PERSONALI: maturate nell'esperienza, nello studio, nella lettura, ma personali. Recentemente leggevo un intervento critico sull'ultima raccolta di De Angelis, dove si criticava il fatto che la luce non parla, che a un citofono non può mancare la voce dell'amato, ecc. (le immagini nei versi di De Angelis): in pratica si smontava tutto il linguaggio metaforico sotteso alla poesia, quindi la poesia in sè. E allora, mi chiedo: di che parliamo?
    Io non voglio difendere questo o quell'altro poeta, né dire che la poesia sono i "pensierini" del diario, e blabla tutto quello che sappiamo e su cui lavoriamo ogni giorno; ma vivaddio nemmeno si può dire che la poesia non esiste, o che è appannaggio di pochi.
    I meccanismi sono quelli sintetizzati da Francesca (io ho visto su un sito che una nota casa editrice addirittura si fa pagare solo per leggere i manoscritti che la gente invia), e in effetti è anche vero come detto sul Corriere che qualche sgomitata fra poeti se la danno; però basta sputare su chi cerca di vivere della bellezza e della cultura, su chi fa qualche scivolone poetico (li ha fatti anche Montale in Satura e Xenia) ma nel complesso scrive o ha scritto bella poesia, su chi pubblica via internet e sulla "fuffa" che c'è in rete (uso il termine coniato da Eco in un lontano articolo sull'Espresso), e - noisamente - eccetera.
    C'è una paura di quanto internet sia democratico e libero (oltre che liberatorio) che è tipica delle torri d'avorio e delle consorterie.
    Direi a questi signori che se proprio s'ha da coltivare un orticello, a ognuno lascino in pace il proprio.


    http://fiorelladerrico.wordpress.com
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    "Se tu la mia tomba vorrai sfiorare con le delicate mani poni una pietra di ferro e di peso sulla bianca lastra che mi copre, e tu scriverai il verso che chiude l'intenso paragone."
    Amelia rosselli
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    Clodiaf0904
    Post: 686
    00 31/07/2011 12:06
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