00 16/06/2011 19:24
Genova - Infezione da HIV e il caso di Don Seppia. Una riflessione del Coordinamento Persone Sieropositive.
"In questi, giorni su alcuni quotidiani in riferimento al caso Don Seppia, sono apparse notizie e considerazioni veramente offensive nei confronti di chi è affetto dal virus HIV/AIDS e di chi cura pazienti come il sottoscritto. Tralasciando la vicenda giudiziaria, sarà chi di dovere ad appurare la verità, cercherò di spiegare ed esporre la mia amarezza.
Partendo dalla parte legislativa è importante ricordare che questa malattia è normata dalla legge 135/90, proprio tale legge, viste le problematiche morali e le paure irrazionali della popolazione, ha sancito dei diritti importanti come ad esempio:
Articolo 5
Accertamento dell'infezione.
3. Nessuno può essere sottoposto, senza il suo consenso, ad analisi tendenti ad accertare l'infezione da HIV se non per motivi di necessità clinica nel suo interesse. Sono consentite analisi di accertamento di infezione da HIV, nell'ambito di programmi epidemiologici, soltanto quando i campioni da analizzare siano stati resi anonimi con assoluta impossibilità di pervenire alla identificazione delle persone interessate.
Articolo 6
Divieti per i datori di lavoro.
1. E' vietato ai datori di lavoro, pubblici e privati, lo svolgimento di indagini volte ad accertare nei dipendenti o in persone prese in considerazione per l'instaurazione di un rapporto di lavoro l'esistenza di uno stato di sieropositività.
Detto questo mi sembra chiarissimo che il Reparto di Malattie Infettive dell’ospedale Galliera, diretto dal Dott. Gianni Cassola, ha svolto perfettamente il proprio lavoro, gravissimo sarebbe stato se qualcuno del reparto avesse fatto filtrare la notizia che un prete era in cura da loro. Per una persona affetta da HIV/AIDS il rispetto della privacy è l’unico mezzo per poter cercare di condurre al meglio la propria vita. Persino i dentisti hanno il divieto di appurare o chiedere se una persona e affetta da HIV/AIDS.
In Italia ci sono oltre 180.000 persone che vivono con il virus HIV/AIDS, tra cui naturalmente preti, avvocati, giornalisti, medici, ecc., è una malattia normale che ha colpito e che può colpire chiunque. Purtroppo finché persone si rapporteranno con altri esseri umani guardando che malattie hanno, il colore della pelle o la loro estrazione sociale faremo solo ed esclusivamente dei passi indietro.
Più la gente ci discrimina e ci collega a fatti o reati maggiormente i malati si nasconderanno, di conseguenza l’epidemia aumenterà.
Ci auguriamo che certi parallelismi, che inevitabilmente aumentano le paure e le discriminazioni verso di noi, siano frutto di fretta o disattenzione riguardo un problema che non si conosce".



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