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    00 03/05/2011 09:18
    Che cosa significa VIVERE?


    Per il cristiano, associandosi alle parole dell’apostolo Paolo, “VIVERE è CRISTO” (Fil. 1:21). Il tutto della nostra vita deve essere proiettato in questa ottica (Gal. 2:20), in quanto Gesù è la Via la Verità e la Vita (Giov. 14:6). Tutto il contrario di ciò che il mondo indica per “vita”, cioè il benessere, il piacere, il divertimento cercato come obiettivo primario dell’esistenza. Il cristiano è felice e realizzato VIVENDO in Cristo; viceversa, prova solo un gran senso di insoddisfazione.
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    Chi sono i poveri in spirito?


    Il termine "ptochòi", tradotto con la parola "poveri", significa la massima indigenza, privazione dei beni su tutti i fronti. I poveri sono quelli che la smettono di contare solo sulle proprie forze. Però, pur essendo pienamente consapevoli della loro indigenza, non si deprimono, ma pongono in Dio ogni loro speranza. “Signore non ce la faccio, ma Tu ce la farai per me!”.

    I poveri in Spirito, poi, riconoscono di mancare di spiritualità. Non sono coloro che ostentano i loro difetti o che si dichiarano privi di capacità e valore, ma coloro che desiderano un riempimento divino, altrimenti la loro carenza di virtù morali li porterà alla deriva. La loro ricerca sarà saziata, ecco perché sono beati; e in particolare “il regno di Dio” appartiene loro.

    In senso materiale, potremmo dare un’ulteriore interpretazione. I poveri in spirito sono anche coloro che hanno delle carenze a livello “handicap”, e quindi sono limitati nei loro ragionamenti e non possono vivere una vita cosiddetta normale: ebbene, di loro è il Regno dei Cieli! “A chi molto è stato dato, molto sarà ridomandato” (Luca 12:48).

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    00 03/05/2011 09:19
    Come si deve interpretare il fatto che il diavolo usa un versetto per tentare Gesù? Matteo 4:5,6


    Anzitutto vogliamo notare che il diavolo conosce molto bene le Scritture, anche quelle che lo riguardano. E’ anche molto esperto nel citarle fuori dal contesto (Salmo 91:9-12), cioè attribuendole un significato diverso, del tutto incoerente (II Pietro 3:16,17). Molti seguaci di Satana hanno nei secoli “adulterato” la Parola di Dio, e sono ancora presenti tra noi: anticristi, falsi profeti ecc. (II Cor. 2:17).

    E’ chiaro che Gesù non poteva buttarsi da 100 metri di altezza solo per il gusto di dimostrare a Satana di essere più bravo, o perché l’avversario gli citava a sproposito un passo sulla protezione divina! Lo spettacolarismo non fa parte né della natura di Gesù, umile e mansueto, né dei metodi di Dio (e questo deve farci riflettere, quando ai nostri giorni vediamo la commercializzazione spudorata di un certo “evangelismo” televisivo). Così Gesù risponde alla provocazione con un’altra Scrittura, stavolta contestuale: non si deve tentare Iddio.
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    00 03/05/2011 09:20
    Dieci cose che possono fare solo i cristiani veri


    Tanti possono frequentare una chiesa, pregare, leggere la Bibbia e conoscere la teologia… ma questo può ancora non fare di noi dei cristiani veri. Si può andare decorosamente vestiti, avere un buon matrimonio, una buona famiglia e un lavoro onesto: questo ancora potrebbe non fare di noi dei cristiani veri. Si può persino parlare in lingue e profetizzare e compiere miracoli, dice l’apostolo Paolo, e ancora non essere nulla (I Cor. 13). Da che cosa dunque riconosceremo dei veri cristiani, anche mai visti?

    I veri cristiani sanno:

    1.Perdonare le offese più gravi (Matt. 5:39, Atti 7:60)
    2.Sopportare l’irriconoscenza (Luca 6:35)
    3.Vincere il male con il bene (Rom. 12:21)
    4.Umiliarsi e dare la gloria al Signore (Giov. 3:30; Gal. 2:20)
    5.Amare i nemici (Matt. 5:44)
    6.Soccorrere gli sconosciuti (Luca 10:33)
    7.Accettare di essere derubati (Ebrei 10:34)
    8.Rallegrarsi nelle prove (Giacomo 1:2)
    9.Rallegrarsi nelle persecuzioni (Matteo 5:11,12)
    10.Dare la vita per i fratelli (I Giov. 3:16)

    Tutte queste cose, Gesù le ha fatte prima di insegnarle a noi.

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    00 03/05/2011 09:20
    Che cosa significa il passo di Luca 22:31?


    Luca 22:31 - «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano»

    Vediamo anzitutto il significato della parola "vaglio":


    1 TS tecn., attrezzo o apparecchiatura la cui parte principale è costituita da una o più superfici dotate di aperture calibrate di dimensioni progressivamente decrescenti attraverso cui passano gli elementi, via via più piccoli, del materiale da selezionare: v. a mano, meccanico, v. per il grano, per la ghiaia | CO estens., setaccio
    2 CO fig., esame accurato, critica minuziosa: passare, sottoporre al v. degli esperti; fare un v. delle proposte, vagliare


    Essere vagliati significa passare sotto esame, superare prove e tentazioni; questo fu il caso di Gesù, che dopo aver superato la tentazione nel deserto sapeva che Satana stava solo aspettando la prossima occasione (Luca 4:13). Satana vuole passarci al setaccio e vedere che cosa resta di noi, come fece con Giobbe (1:9; 2:4). Ma grazie a Dio c’è quel MA di Gesù che cambia le cose: “Ma IO ho pregato per te”! Senza la Sua preghiera noi non potremmo superare il vaglio di Satana – che conosce i nostri punti deboli -, la mia fede verrebbe meno. La Sua intercessione è la nostra UNICA VERA garanzia che ce la faremo, come Pietro.



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    00 03/05/2011 09:21
    Nell’Antico Testamento, quando si parla di “Angelo del Signore”, si parla di Gesù?


    Ad una prima superficiale lettura della Scrittura, un angelo è un angelo e cioè una creatura spirituale. Ma quando si parla, nell’A.T., dell’“Angelo del Signore” scopriamo delle caratteristiche peculiari che ci portano a concludere che si tratti proprio del Figlio di Dio prima dell’incarnazione.




    Esaminiamo i passi biblici in cui si parla dell’ANGELO DEL SIGNORE.




    Non è UN Angelo del Signore (=messaggero cfr. Atti 12:23; Luca 2:9; Matt. 1:20). Egli è L’UNICO “ANGELO DEL SIGNORE”, chiamato anche l’ANGELO DEL PATTO (Mal. 3:1 notare il parallelismo con “IL SIGNORE che voi cercate” entrerà nel SUO tempio). Malachia 3:1 Ecco, io vi mando il mio messaggero; egli preparerà la via davanti a me. E subito il Signore, che voi cercate, l'Angelo del patto, che voi bramate, entrerà nel suo tempio. Ecco ei viene, dice l'Eterno degli eserciti;




    Secondo il contesto, l’Angelo dell’Eterno è:

    •L’Eterno (Gen. 16:7-13; Esodo 3:2-5)

    •Iddio (Gen. 22:11,12)

    •Colui che ha fatto il patto con Israele (Giud. 2:1-5)

    •In alternanza, usato come sinonimo di Dio (Giud. 6:11-24)

    •Il Suo nome è meraviglioso (Giud. 13:15-22)

    •È onnipresente (Salmo 34:7)

    •Intercede per i santi (Zacc. 3:1-4)

    •Il Figlio di Dio (Dan. 3:24-28) Un angelo… eppure è un uomo! Cfr. Ebrei 1:4-8, adorato dagli angeli Ap. 5:11-13.




    Quindi: nell’A.T. non è ancora pienamente rivelata la Trinità divina, ma ne troviamo degli accenni (ad es. il plurale ELOHIM, i verbi al plurale – Facciamo … - e anche questo)

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    00 03/05/2011 09:22
    Che cosa si intende quando Gesù è definito “la pietra angolare”?


    Nell'antichità quando si parlava di "pietra angolare" ci si riferiva alla prima pietra di un edificio, e nel parlare comune essa esprimeva un'idea di solenne solidità e di sicuro sostegno.

    Non è un caso che questa figura viene accostata a Cristo Gesù, che le Scritture definiscono “il sostenitore di tutte le cose” ( Ebrei 1:3).

    Per noi Cristo Gesù è tutto questo, ed Egli può divenire la "Pietra Angolare" anche della tua vita.




    Salmi 118:22 La pietra che gli edificatori avevano rigettata è divenuta la pietra angolare.




    Isaia 28:16 Perciò così parla il Signore, l'Eterno: Ecco, io ho posto come fondamento in Sion una pietra, una pietra provata, una pietra angolare preziosa, un fondamento solido; chi confiderà in essa non avrà fretta di fuggire.




    Zaccaria 10:4 Da lui uscirà la pietra angolare, da lui il piuolo, da lui l'arco di battaglia, da lui usciranno tutti i capi assieme.




    Matteo 21:42 Gesù disse loro: Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che gli edificatori hanno riprovata è quella ch'è divenuta pietra angolare; ciò è stato fatto dal Signore, ed è cosa maravigliosa agli occhi nostri?




    Marco 12:10 Non avete voi neppur letta questa scrittura: La pietra che gli edificatori hanno riprovata, è quella che è divenuta pietra angolare;




    Luca 20:17 Ma egli, guardatili in faccia, disse: Che vuol dir dunque questo che è scritto: La pietra che gli edificatori hanno riprovata è quella che è diventata pietra angolare?




    Atti 4:11 Egli è la pietra che è stata da voi edificatori sprezzata, ed è divenuta la pietra angolare.




    Romani 9:33 siccome è scritto: Ecco, io pongo in Sion una pietra d'intoppo e una roccia d'inciampo; ma chi crede in lui non sarà svergognato.




    Efesini 2:20 essendo stati edificati sul fondamento degli apostoli e de' profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare,




    1Pietro 2:6 Poiché si legge nella Scrittura: Ecco, io pongo in Sion una pietra angolare, eletta, preziosa; e chiunque crede in lui non sarà confuso.




    1Pietro 2:7 Per voi dunque che credete ell'è preziosa; ma per gl'increduli la pietra che gli edificatori hanno riprovata è quella ch'è divenuta la pietra angolare, e una pietra d'inciampo, e un sasso d'intoppo:

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    00 03/05/2011 09:24
    Come dobbiamo interpretare I Tess. 5:23? “Irreprensibile” che vuol dire?


    1Tessalonicesi 5:23 Or l'Iddio della pace vi santifichi Egli stesso completamente; e l'intero essere vostro, lo spirito, l'anima ed il corpo, sia conservato irreprensibile, per la venuta del Signor nostro Gesù Cristo.




    Soffermiamoci sulla parola “irreprensibile”. Nell’originale greco amemptos che significa “senza difetto o motivo di vergogna”. E’ usato anche in Luca 1:6; Fil. 2:15; 3:6; I Tess. 2:10; 3:13; Ebrei 8:7.

    Irreprensibile non significa “totalmente perfetto”. Si riferisce alla “perfezione relativa” che il credente raggiunge santificandosi e permettendo alla Spirito Santo di controllarlo e di farne sempre più il Suo tempio (I Cor. 3:16).

    Tale santità deve permeare “tutto l’essere nostro” e manifestarsi interiormente (anche quando siamo soli e nessuno ci osserva) ed esteriormente nelle nostre relazioni familiari, sociali e fraterne. Quella di Paolo è una preghiera per i Tessalonicesi, che già davano una sana testimonianza (V 1:6-8), affinché continuino a progredire nella santità fino alla venuta del Signore – vero argomento di consacrazione!

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    00 03/05/2011 09:26
    Come mai Paolo e Barnaba ebbero un’aspra contesa (Atti 15:39)?

    Il motivo del contendere era la presenza o meno di Giovanni Marco (l’evangelista) come aiutante nell’opera di evangelizzazione. Marco, in un viaggio precedente, si era ritratto (Atti 13:13) e Paolo non aveva gradito l’atteggiamento forse troppo remissivo del giovane cugino di Barnaba (15:38; Col. 4:10), il quale invece riteneva che il giovane fosse maturato e, da incoraggiatore qual era, voleva offrirgli una nuova opportunità. Quindici anni dopo circa, anche Paolo si sarà ricreduto sulle effettive capacità di Marco (II Tim. 4:11).




    Da questo episodio impariamo almeno tre cose importanti.

    Il proverbio dei “due galli nel pollaio” è vero anche per i cristiani. Cioè, due autorità forti prima o poi vengono a collisione (v. ad es. anche l’episodio raccontato da Paolo sulla sua riprensione a Pietro – Gal. 2:11-12). Barnaba lo vediamo “prioritario” rispetto a Saulo per un po’ di tempo: è lui che “lo prende con sè” (Atti 9:27), poi lo va a cercare a Tarso (11:25) e compare per primo in 12:25 e 13:2,7. Saulo sembra accettare l’anzianità nella fede di Barnaba e assume il ruolo di comprimario. Con l’episodio del falso profeta Bar-Gesù avviene un cambiamento di nome (Saulo-Paolo) e di autorità, perchè d’ora in poi è Paolo il “più alto in grado” nel racconto di Luca (Atti 13:13 – i suoi compagni -, 16, 43, 46, 50 14:1 Paolo e Barnaba. E’ da notare che Paolo “teneva il discorso” (14:12). Barnaba sembra in questa fase accettare il ruolo di leader del suo “protetto”. In Atti 15 sembra tornata la parità 15:2, 12, 25, 35. I due ottengono una grande vittoria convincendo l’assemblea che la salvezza è per grazia ed estesa a tutti. E’ a questo punto che scoppia il dissenso. Nessuno dei due sembra più disposto a cedere il passo all’altro. Sono troppo convinti della giustezza delle loro posizioni. Le loro forti e autorevoli personalità invadono troppo lo spazio cresciuto dell’altro, e l’unica soluzione è separarsi.

    Questo è valido anche ai nostri giorni! Il passare del tempo fa sviluppare ministeri nuovi nei giovani, mentre gli anziani cercano di conservare i loro spazi che hanno acquistato nel tempo con grandi sacrifici, e magari subiscono con un pizzico di gelosia l’avvento a volte “poco gentile” dei più giovani (Gli anziani non capiscono, i tempi sono cambiati ecc.). La saggezza da parte degli anziani sta nel farsi da parte, l’umiltà dei giovani è di aspettare il loro momento.

    Il Signore a volte permette che questo avvenga per moltiplicare l’opera. Non possiamo sempre stare insieme su questa terra! Dobbiamo servire il Signore, raggiungere nuovi campi, senza sovrapporci al lavoro di altri operai (Rom. 15:20). L’obiettivo che Dio raggiunse con questa “divisione” fu il raddoppio dell’opera missionaria (Atti 15:39-41) e del numero dei missionari (nuovo ingresso quello di Sila o Silvano).

    Il dissenso di un momento deve lasciar spazio all’amore duraturo e alla stima reciproca. Paolo, quindici anni dopo, parla con affetto di Marco (accoglietelo...molto utile...compagno d’opera):




    Colossesi 4:10 Vi salutano Aristarco, il mio compagno di prigione, e Marco, il cugino di Barnaba (intorno al quale avete ricevuto degli ordini; se viene da voi, accoglietelo), e Gesù, detto Giusto, i quali sono della circoncisione;




    2Timoteo 4:11 Prendi Marco e menalo teco; poich'egli mi è molto utile per il ministerio.




    Filemone 24 Così fanno Marco, Aristarco, Dema, Luca, miei compagni d'opera.

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    00 03/05/2011 09:27
    Che cosa significa Giacomo 4:3?


    Giacomo 4:1 Donde vengon le guerre e le contese fra voi? Non è egli da questo: cioè dalle vostre voluttà che guerreggiano nelle vostre membra?

    Giacomo 4:2 Voi bramate e non avete; voi uccidete ed invidiate e non potete ottenere; voi contendete e guerreggiate; non avete, perché non domandate;

    Giacomo 4:3 domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere ne' vostri piaceri.

    Giacomo 4:4 O gente adultera, non sapete voi che l'amicizia del mondo è inimicizia contro Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.




    A chi si rivolge S. Giacomo nella sua epistola?




    Giacomo 1:1 Giacomo, servitore di Dio e del Signor Gesù Cristo, alle dodici tribù che sono nella dispersione, salute.




    Non è solo una lettera di edificazione alle chiese, ma anche un severo messaggio di evangelizzazione e riprensione per i “cosiddetti” credenti.




    Nel contesto dei primi 4 versi del cap. 4, non sembra che qui si riferisca a dei fratelli – voi, gente adultera ecc. – però al v.5 dice:

    Giacomo 4:5 Ovvero pensate voi che la Scrittura dichiari invano che lo Spirito ch'Egli ha fatto abitare in noi ci brama fino alla gelosia?




    E questo riguarda tutti i veri credenti, cioè la dimora dello Spirito Santo in noi!

    Esaminiamo dunque nuovamente alla luce di ciò i versetti precedenti. Paolo ci parla di cristiani “carnali” che guerreggiano e litigano fra loro:




    1Corinzi 3:1 Ed io, fratelli, non ho potuto parlarvi come a spirituali, ma ho dovuto parlarvi come a carnali, come a bambini in Cristo.

    1Corinzi 3:2 V'ho nutriti di latte, non di cibo solido, perché non eravate ancora da tanto; anzi, non lo siete neppure adesso, perché siete ancora carnali.

    1Corinzi 3:3 Infatti, poiché v'è tra voi gelosia e contesa, non siete voi carnali, e non camminate voi secondo l'uomo?




    Ed esorta a camminare per lo Spirito:




    Galati 5:15 Ma se vi mordete e divorate gli uni gli altri, guardate di non esser consumati gli uni dagli altri.

    Galati 5:16 Or io dico: Camminate per lo Spirito e non adempirete i desiderî della carne.

    Galati 5:17 Perché la carne ha desiderî contrarî allo Spirito, e lo Spirito ha desiderî contrarî alla carne; sono cose opposte fra loro; in guisa che non potete fare quel che vorreste.




    Ritornando a Giacomo, appare chiaro che l’esaudimento delle nostre preghiere è direttamente proporzionale alla nostra ubbidienza, consacrazione e pietà (Giov. 9:31; I Giov. 5:14,15). Non puoi fare quello che ti pare, camminare per la carne e poi pretendere che Dio ti risponda, specialmente se hai mire egoistiche, umane e peccaminose:

    Salmi 66:18 Se nel mio cuore avessi avuto di mira l'iniquità,

    il Signore non m'avrebbe ascoltato.




    Quando dunque preghiamo il Signore, assicuriamoci di avere un cuore purificato dal sangue di Gesù, pieno di perdono per gli altri, fiducioso e sottomesso alla volontà divina: questo ci assicurerà la Sua risposta. Signore, purifica i nostri desideri e fa’ che siano i Tuoi!

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    00 03/05/2011 09:27
    Che cos’erano gli alti luoghi dove la gente offriva sacrifici al Signore nell’Antico Testamento?


    Erano santuari o semplici altari per offrire sacrifici a divinità. Non esiste nessun brano della Scrittura in cui Dio afferma di aver permesso tali «alti luoghi» perché il popolo gli offrisse culto e sacrifici.

    Un po’ di storia

    L’incompatibilità fra culto centralizzato di Jahwè e gli «alti luoghi» quali luoghi di culto idolatri è menzionato fin nella Legge (Lv 26,30), poiché essi erano i santuari dei popoli pagani che gli Israeliti dovevano demolire (Nu 33,52). Infatti erano i pagani che avevano «alti luoghi» (Is 15,2; 16,12; Gr 48,35).

    Asaf ricordò così il rapporto d’Israele verso Dio: «lo provocarono a ira coi loro alti luoghi, lo mossero a gelosia con le loro sculture» (Sal 78,58; v. 60 tabernacolo di Silo).

    Come e quando nacquero gli «alti luoghi» in Israele? Essi nacquero e si accreditarono al tempo dei Giudici, quando ognuno faceva come gli pareva meglio (cfr. Mica e il suo idolo). Quando in tale periodo Samuele cercò di ricostruire la fede in Israele, tale istituzione era ormai una cosa scontata (1 Sm 9,12ss.19.25; 10,5.13). Famosi alti luoghi nacquero dal fatto che l’arca del patto stazionava col santuario in un certo luogo, ma quando la situazione politica instabile lo richiedeva, veniva spostata altrove; ecco alcune tappe dell’arca: Gs 18,1; 19,51; Šiloh; Gdc 20,1 Mitspa; Gdc 20,26s Bethel; 1 Sm 1,1; 4,3 Šiloh; 1 Sm 6,15 Beth-Scemesh; 1 Sm 7,1s Kiriath-Jearim; 1 Sm 10,17; 12,7 Mitspa; 2 Sm 6,10ss Gath; 2 Sm 6,12 Gerusalemme. La gente di quelle zone limitrofe, abituata a recarsi a tale luogo, mantenne tale abitudine anche dopo e così nacquero tali luoghi di culto, di cui alcuni erano più rinomati di altri (cfr. 1 Re 3,4 Gabaon, «principale fra gli alti luoghi»).

    Al tempo di Davide sull’alto luogo di Gabaon si praticava un culto ancora puro, ossia esclusivo per Jahwè (1 Cr 16,39ss), ma questo solo per questo motivo: «Il tabernacolo dell’Eterno che Mosè aveva costruito nel deserto e l’altare degli olocausti si trovavano allora sull’alto luogo di Gabaon» (1 Cr 21,29). Perciò non meraviglia che anche Salomone si fosse recato lì con tutto il popolo (2 Cr 1,2s). Infatti, mentre l’arca del patto, si trovava a Gerusalemme sotto una tenda, a Gabaon «si trovava la tenda di convegno di Dio, che Mosè, servo dell’Eterno, aveva fatta nel deserto» insieme all’altare di rame (2 Cr 1,3ss.13).

    Se fin lì sugli «alti luoghi» venne praticata una religiosità di commistione più o meno intensa fra il culto a Jahwè e superstizione popolare, il cambiamento avvenne con Salomone. Lo stesso re che aveva costruito il tempio a Jahwè, poi costruì «alti luoghi» alle divinità delle sue «donne straniere, le quali offrivano profumi e sacrifici ai loro dèi», particolarmente a Kemoš e a Molek, ossia Ba`al Mëlëk (1 Re 11,7s). Dopo la separazione del regno, il prossimo salto di qualità avvenne, come già detto con Geroboamo I (1 Re 12,31ss; 13,33) e il suo culto idolatra e demoniaco (2 Cr 11,15). Già qui fu annunciato un remoto cambiamento mediante il davidita Giosia (1 Re 13,2.32). Si noti che i Leviti abbandonarono Israele e si recarono in Giuda «perché Geroboamo, con i suoi figli, li aveva cacciati perché non esercitassero più l’ufficio di sacerdoti dell’Eterno» (2 Cr 1,14). Dio annuniò il giudizio su tali luoghi di culto (Os 10,8; Am 7,9).

    Tale costume venne subito imitato dai Giudei, ossia fin dai tempi di Roboamo, rivale di Geroboamo: «Si eressero anch’essi degli alti luoghi con delle statue e degl’idoli d’Astarte su tutte le alte colline e sotto ogni albero verdeggiante» (1 Re 14,22s; cfr. Mi 1,5). Quindi, gli alti luoghi erano da subito luoghi di culto abominevoli con annessa prostituzione maschile (1 Re 14,24)! In un riepilogo conclusivo, dopo la fine del regno del nord, si afferma: «I figli d’Israele avevano fatto, in segreto, contro l’Eterno, il loro Dio, delle cose non rette; s’erano costruiti degli alti luoghi in tutte le loro città, dalle torri de’ guardiani alle città fortificate; 10avevano eretto colonne e idoli sopra ogni colle elevato e sotto ogni albero verdeggiante; 11e qui, su tutti gli alti luoghi, avevano offerto profumi, come le nazioni che l’Eterno aveva cacciate d’innanzi a loro; avevano commesso azioni malvagie, provocando a ira l’Eterno» (2 Re 17,9ss).

    Al tempo di Geremia, i Giudei «hanno edificato gli alti luoghi di Tofet, nella valle del figliuolo di Hinnom, per bruciarvi nel fuoco i loro figli e le loro figlie» (Gr 7,31). Essi erano in onore di Ba`al (Gr 19,5; 32,35) e comprendevano la prostituzione sacra (Ez 16,24s.31; 20,29ss; 43,7). Per gli «alti luoghi» fu annunziato il giudizio divino (Gr 17,3; 32,36; Ez 6,3.6; 16,39).