00 15/04/2011 12:02
testo di Gianluca Milillo:

Una parte dei pescatori vive la pesca come una dimensione “giustamente egoistica”: in parole povere pensa solo ad andare a pesca, e si preoccupa solo degli aspetti consumistici, del risultato, della taglia o del numero.

Una parte oltre a fare questo, si informa su quello che accade nel mondo e nel panorama che li riguarda: leggi, ambiente, associazionismo: li osserva, ne prende atto, ma lascia che siano altri a scegliere o decidere.

Un'altra parte ancora partecipa: non si limita a pescare ed osservare, ma si adopera in modo attivo a far in modo che gli eventi ed il futuro dipenda anche dal loro contributo.

Spesso però questo contributo non è costruttivo, ma teso a vantaggi, mosso da rancori, mirato a conquistare crediti, visibilità o evidenziarsi: altre volte invece ci sono azioni che vengono intraprese per puro guadagno, guadagno inteso come desiderio di imporre la propria volontà e le proprie scelte a tutti.

Chi vive la pesca in modo consumistico e quelli che rimangono a guardare sono costretti a subire, in quanto “se non fai politica subirai quello che altri hanno scelto per te”, chi invece non accetta che le esigenze di pochi vincano sul bene comune, si attiva per contrastare quello che identificato come male, minaccia la sua dimensione (sport, ambiente, cultura, desiderio).

Mettetevi comodi: ho una storia da raccontarvi….

Parte da molto lontano, ed anche se si potrebbe cominciare con “c’era una volta” non è una favola, ma una realtà dura, concreta e tremendamente reale.
Ma perché tutti possiate comprenderla devo partire dalla fine.
E’ la fine di febbraio del 2010: sono venti anni che si parla di eradicare alloctoni che non sono eradicabili, sono 15 anni che si vendono i pesci da “eradicare”, sono almeno 10 anni che si sa che non solo non serve a nulla, ma che il tutto viola norme comunitarie e nazionali, giustifica il bracconaggio e da linfa vitale a realtà anacronistiche e non ecosostenibili come il cancro della pesca di professione in acque interne.
E’ la fine di febbraio del 2010, il fishing show di Bologna si è appena concluso, quando mi vedo recapitare allo studio del Getapesca un plico annunciato da un email, che contiene un messaggio inquietante.
C’è la registrazione di una conferenza fatta durante il Fishing Show e decine di pagine stampate scaricate da forum di pescatori di Luccio, email e messaggi privati: una serie di passaggi evidenziati, sia scritti sia registrati dalla conferenza (es dal minuto X al minuto Y) lasciava intendere (tra l’altro) l’ipotesi di una progettualità che prevedeva di vendere (in quanto penalizzati da leggi ammazzalloctoni) Siluri e Amur per acquistare Lucci.
Si paventava quindi l’idea, che siccome nell’areale padano non c’era più nulla da salvare, e che siccome le aree che molti carpisti e cat fisherman interpretano come un eldorado sono delle metastasi immonde (come i bacini di Ferrara), era giusto, invocando un “ripristino ambientale”, vendere quello che non ci piace per immettere quello che ci piace.
A richiedere l’intervento del Getapesca erano tre associazioni di carpisti, che più o meno recitavano:” abbiamo paura che Carpe, Amur e Siluri, diventino merce di scambio per soddisfare le mire di chi non ci considera pescatori, abbiamo paura che spostino o vendano gli Amur in canali lager, che alimentino i finanziamenti di progettualità di parte vendendo Siluri e che per farlo, ci rimettano anche le Carpe…”

Il Getapesca non prende per oro colato ogni segnalazione, non prima di averla verificata e vagliata, è una cosa del genere appariva fantapolitica, fantagestione e un neo nazismo ittico: uccidere le razze inferiori per privilegiare la santa razza ariana dell’autoctono….
In più appariva inverosimile per almeno tre motivi: un numero imprecisato di norme comunitarie e decreti (presidenziali, legge e legislativi) fissano le regole per svolgere “come si può vendere il pesce” e una delibera regionale o men che meno provinciale, non può derogare a norme gerarchicamente superiori: un Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) o una comunicazione alla commissione dedicata del Ministero competente avrebbe evidenziato l’impossibilità dell’operazione.
L’altro aspetto è che tutti i pescatori hanno pari diritti e dignità nel voler esprimere la propria passione e un pescatore di una disciplina non può prevalere sull’esigenze di un altro, a meno che la sua volontà non dipenda direttamente dalla morte del pesce (bracconieri, padellari e professionisti…li di dignità..ummmmmh).
Il terzo motivo è legato alla chimica di quei biotipi e delle caratteristiche ecologiche: le aree dove sia possibile un ripristino ambientale tale da garantire immissioni potenziali di pesce come il Luccio, tali da garantirne una vita “almeno dignitosa”, sono una piccola percentuale rispetto all’intero complesso: la qualità dei fanghi, delle acque, della vegetazione riparia, organolettiche e chimiche sono poi quello che ha permesso la sopravvivenza delle specie più adattabili a scapito di quelle meno adattabili.
La mia prima impressione quindi era “non plausibile” che a qualcuno venisse in mente di iniziare una crociata in nome di “sterminiamo l’alloctono vendendolo e compriamoci l’autoctono”, e probabilmente era stata più la suggestione di chi invece vuole valorizzare quello che riesce a sopravvivere, a muovere queste paure.
L’unica cosa sensata che il Getapesca poteva fare era comprendere la natura del materiale informativo fornito.
Era una bufala? Io non avevo assistito alla conferenza ad esempio, ma effettivamente alcuni passaggi erano quanto meno “surreali” nei contenuti…non ho mai frequentato quei forum, ma effettivamente li conosco come frequentati anche da alcuni soggetti “ostili agli alloctoni a prescindere, anche quando non nocivi, anche nei rari casi d’equilibrio…insomma..a prescindere”.
Era un attacco verso “un rivale” dei segnalanti? In fondo se nulla era vero cadeva in se l’azione stessa…
Dovevamo indagare…
Di certo queste informazioni non potevo cercarle in rete, ma dovevo andare su fonti autorevoli, istituzionali e riconosciute.
Siccome si parlava nella segnalazione di vendere il pesce alloctono recuperato durante gli svasi, e siccome su Ferrara tramite una convenzione provinciale, dei recuperi se ne occupa l’ARCI Pesca, il primo a cui chiedo “udienza” è il Presidente Nazionale dell’ARCI PESCA James Magnani.
Dopo una richiesta ufficiale, ci incontriamo in provincia di Pescara, in occasione di un convegno, e tra i vari quesiti su cui disquisiamo gli chiedo: “Presidente, a suo giudizio, considerata la Direttiva pinco, il Decreto pallino, la Legge tizio e la Norma caio…il pesce alloctono recuperato durante gli svasi può essere venduto?”.
La sua risposta è “CERTO! Una legge Regionale deroga su tutto!”
A quel punto penso due cose: ho sono completamente rincoglionito, e in 25 anni di studi accademici non ci ho capito una cippa, o forse il Presidente è male informato su questa specifica branca veterinaria, sanitaria e ambientale….
Per rispetto verso il Presidente opto per la prima: mi sono detto…forse io ho letto male le norme.
Così invio un interrogazione al TAR e al Ministero della Sanità e dell’Ambiente per comprendere di quanto mi fossi sbagliato.
Arriva la risposta è…non mi ero sbagliato.
Parallelamente, nello stesso periodo, vengo avvicinato (telefonicamente) da un noto esponente di quella porzione di mondo che mi era stata segnalata come promulgatrice di specismo: tradotto…uno di quelli che propagandano il “troviamo un modo per vendere questi pesciacci”…
Prova, con uno stile impeccabile e suadente, forbito ed elevato, a trasmettermi un idea di “necessità morale di trasformare una fogna in un paradiso terrestre, eradicando, perché quello non è il posto degli alloctoni, è il luogo che *** ha eletto per le razze superiori, e che i Silurai devono andare a pesca nelle foci del Danubio per vedere il loro baffone, e i carpisti per vedere un Amur devono andare in Cina…”.
Comincio a quel punto a fare due conti: il Presidente dell’ARCI Pesca è convinto che il pesce recuperato possa essere venduto in quanto una Delibera Regionale lo prevede (ndr, la lettera F della DGR Emilia Romagna 1574/93/96), il gruppo pro razza ariana esiste…vuoi vedere che forse in fondo a questa leggenda c’è della verità progettuale in atto davvero?
Ma il dubbio permane però in me…
Il Presidente Magnani è uno di quelli che si è battuto per dare pari dignità ad ogni pesce ed ogni pescatore, è un uomo di indiscusso valore e cultura: non ce lo vedo a dire si…vendete pesce e compratene altro, togliete i pesci del Cat-Fishing e Carpfishing e ripopolate a favore dello spinning, non è la “sua progettualità” e credo che per un uomo come lui non lo sarà mai…
Però gli “specisti” esistono, e oggi reclutano alleati tra chi vive di rancori.
Cosa fare? A chi chiedere per essere sicuro della verità? Chi può sapere realmente quali progettualità sono in vista di essere applicate?
Solo una persona….
Come Getapesca e come Rappresentante nazionale del settore pesca sportiva in ASI a quel punto non potevo non “fare mio” il comprendere se questa progettualità era vera o meno….e solo una persona poteva dirmi (dirci) come stanno le cose: la Dott.ssa Elisabetta Mantovani
Dirigente Responsabile Servizio Protezione Flora, Fauna e Produzioni Agricole alla Provincia di Ferrara.
Così a metà marzo, come Getapesca e ASI, chiediamo un incontro con la Dott.ssa Mantovani.
Il 13 di Aprile finalmente arriva il giorno della convocazione.
Ci siamo io, il Direttore del Getapesca, il responsabile nazionale ASI settore Carpfishing e due dei Presidenti delle associazioni che avevano segnalato “il caso” al Getapesca.
La Dott.ssa Mantovani è una bellissima persona, dotata di una sensibilità animalista ed ambientalista encomiabile e rara in un Dirigente di servizio, e rincontrarla (ci eravamo conosciuti nel 2006 e rivisti nel 2007) è sempre edificante.
Ci bastano poche battute perché lei comprenda il senso della nostra visita e ci espone quello che segue:
- la Provincia di Ferrara non ha intenzione, e non ne avrà, di vendere pesce, ne alloctono, ne autoctono, ne virtuale….ne tantomeno ne caldeggia l’idea progettuale.
- Tutto il pesce compreso quello alloctono, compreso il Siluro e l’Amur vuole essere valorizzato, così come vuole essere valorizzato ogni pescatore ed ogni tecnica a cui lui si dedica.
- Si individueranno aree (non lager) dove permettere la pesca no kill del Siluro, e le si individueranno proprio con quelle associazioni che si occupano di pesca al Siluro e con le componenti tecniche di cui usufruiscono.
- L’Amur è una Carpa, quindi un “patrimonio” da valorizzare e che caratterizza in meglio (non in peggio) un paradiso piscatorio ammirato da tutt’Europa .
- La nuova politica (la Dotto.ssa lo cita come “punto zero”) è valorizzare la vita e non la morte tramite eradicazione, vendita, baratto.
Tutto questo descritto, ci precisa la Dott.ssa Mantovani, lo troverete a breve (forse è già in rete mentre sto scrivendo) in un documento ufficiale sul sito della Provincia di Ferrara.
Quindi questa è la verità….
Nessun pesce sarà venduto per acquistarne altro, almeno non con il permesso della provincia, i Carpisti vedranno valorizzare il loro amato Amur e i pescatori di Siluro non saranno più multabili se esprimeranno la loro passione restituendo alle acque la loro cattura.
Quindi?
Due conclusioni….

Le dichiarazioni di uno stravolgimento dell’attuale risorsa ittica erano una…..fesseria, tanto nell’idea tanto di chi ci ha creduto (compreso chi ne aveva paura).

Anni di lavoro, di evoluzione culturale, di giornalismo di settore, di profonde valutazioni, di affermazione di tutte le discipline che vivono grazie a quello che oggi sopravvive, di imposizione propositiva del mondo associativo in tutte le sue manifestazioni “sane”, si è concretizzata in una volontà di “vita” nella provincia di Ferrara, tanto da riconoscere la giusta dignità ad ogni forma di vita ittica che vive in quelle acque.

Siamo andati li per “capire” e cosa abbiamo capito? Che alla fine la vita, in tutte le sue molteplici forme e manifestazioni, prevale sempre sulla “morte”, che l’utopia razzista verso alcune specie ittiche è una colonna fragile su cui poggiare un progetto, specie se poi vuole essere solo un pretesto per soddisfare vantaggi personali…

Allarme rientrato e un nuovo mondo da costruire e vivere, da proteggere e valorizzare, dando ognuno il suo contributo.

Ciononostante, “noi” staremo sempre allerta….

Gianluca Milillo
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Sono consapevole fin da ora che rendendo trasparenti questi episodi non posso escludere ritorsioni da parte di chi lucra su queste realtà: abbiamo scelto di portare fino in fondo una giustizia fin troppo invocata da animali muti ma vivi...come i pesci.