00 31/03/2011 14:57
Rispetto alle vittime e non rendere protagonisti i colpevoli.
[SM=g27811] CONVEGNO ''La Voce dei Vinti''
Pubblicato il 11/03/11 alle 18:22:24 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Sala delle Colonne - Via Poli,19 - Camera dei Deputati -Roma



PRESENTAZIONE

Dare una voce emotiva al dolore del parente o della vittima stessa di un atto criminale violento. Una qualsiasi situazione ha sempre più di un punto di vista. Una qualsiasi situazione può essere valutata attraverso molteplici risvolti. A seguito di un crimine violento, di solito, si cerca il colpevole. Di solito ci si concentra sul bisogno di fare giustizia del torto.

Per crimini violenti, fra gli altri, si intendono gli atti omicidiari, gli abusi sessuali e atti di pedofilia. Più il crimine è efferato, più è importante fare giustizia. In questa ricerca spasmodica del reo si perde però l’umanità di un sistema che sembra disinteressarsi di chi ha subito il danno. Tutto ciò che non risolve il caso è sullo sfondo, ritenuto trascurabile. Il punto centrale è assicurare il reo alla giustizia. In tal senso la voce della vittima o del parente o dell’amico diventa solo un elemento di ricostruzione di una dinamica che ha come protagonista assoluto l’assassino, il colpevole. Il resto non serve.

Una volta arrivati ad un processo viene richiesto ai parenti e amici ed alle vittime di ripetere e rivivere quello che è successo, pubblicamente. Riaprire le ferite con l’unico scopo di essere parte di un impianto accusatorio più o meno coerente. Non c’è spazio per la soggettività, per il dolore personale, per la cura della ferita. È un sistema meccanico che si autogenera ed esclude l’individualità del profondo disagio. Le strutture adatte per accogliere chi ha subito il danno sono poche e non sufficienti.
Oggi si vuole dire basta a questa logica inversa. Attraverso l’organizzazione di una serie di eventi, oggi si cerca di mettere al centro il know how di chi ha avuto una esperienza vittimologica diretta, profonda e dolorosa al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica su quella parte delle vicende di cronaca nera che non fanno notizia, che viene tralasciata, che viene messa in secondo piano rispetto alla caccia al colpevole. Il Convegno vuole, attraverso l’intervento di vittime, parenti e delle varie figure professionali che si occupano di reati violenti, porre l’attenzione sulla parte umana e dolorosa dell’atto criminale. sia del lutto di un parente, sia della difficoltà dei professionisti che si occupano, sotto i vari profili professionali, di sanare legalmente, psicologicamente e socialmente una ferita che a volte appare inguaribile.


INTERVENGONO

Sessione Politica e sociale

On. Silvia Costa – (Parlamentare Europeo)
Ass. Gian Luigi de Palo – (Assessore alla famiglia e alla scuola delle ACLI)
Prof. Roberto Mongardini - (Segretario Generale UILCS, Docente Aspetti "loso"ci dei diritti umani, Università di Roma “Niccolò Cusano”)
Modera
On. Gianni Lattanzio.

Sessione Psicologica

Prof. Francesco Barresi - (Direttore dell'ISPC – Istituto di Scienze Psico-Criminologiche di Roma)
Dott.ssa Desirèe Pangerac ( Antropologa)
Dott.sa Barbara Benedettelli .(Scrittice Autrice del libro Vittime Per Sempre ,Aliberti editore.)
Prof. Fabrizio Mignacca - (Docente Corsi de specializzazione in Psichiatria, Università di Roma di Tor Vergata)
Dott.ssa Claudia Passacantando – (Psicologa-Psicoterapeuta)
Dott.ssa Angela Nicoletti – (Giornalista)
Modera
Dott.ssa Imma Giuliani
Sessione Giuridica

Avv. Giammarco Cesari – ( Presidente osservatorio vittime esecutivo della lega italiana dei diritti dell’uomo della AEDO)
Prof.ssa Rosa Caccioppo - (docente diritto penale E-Campus presidente cultura e società)
Dott. Otello Lupacchini – (Magistrato)
Avv Mauro Monaco - (diritto civile conciliatore professionista)
Avv. Matteo Santini – (Membro del consiglio direttivo dell’AGII, Avvocati giusconsumeristi)
Dott. Emilio Trinci – (statista)
Modera
Avv. Fabrizio Forcinella
Partecipazione straordinaria

Sig. Giuseppe di Marino
Sig. Guglielmo Mollicone
Sig.ra Letizia Lopez
PROGRAMMA DEGLI INTERVENTI

Ore 9.00 Registrazione Partecipanti
Ore 9.30 Apertura dei Lavori
Ore 9:35 Saluto del Presidente del convegno
Ore 9.40 Presentazione di Progetto Vittime
Sessione Politica e sociale
Modera On. Gianni Lattanzio
Ore 9.50 (Intervento da confermare)
Ore 10.10 On. Silvia Costa
Ore 10.30 Prof. Roberto Mongardini
Ore 10.50 Ass. Gian Luigi de Palo
Ore 11.10 (Intervento da confermare)
Ore 11.30 (Intervento da confermare)
Sessione Psico-Antropologica
parte I
Modera dott.ssa M. Federica Costantini
Ore 11.50 Dott.sa Barbara Benedettelli
Ore 12.10 Prof. Francesco Barresi
Ore 12.30 Dott.ssa Claudia Passacantando
Ore 13.00 - 14.30 Pausa Pranzo


Sessione Psico-Antropologica
parte II
Modera dott.ssa M. Federica Costantini
Ore 14.40 Dott. Antonio de Lieto Vollaro
Ore 15.00 Dott.ssa Desirèe Pangerac
Ore 15.20 Prof. Fabrizio Mignacca
0re 15.40 Dott.ssa Giorgia Petrini
Sessione Giuridica
Modera
Avv. Fabrizio Forcinella
Ore 16.00 Dott. Otello Lupacchini
Ore 16.20 Avv. Giammarco Cesari
Ore 16.40 Avv. Matteo Santini
Ore 17.00 Prof.ssa Rosa Caccioppo
Ore 17.20 Dott. Emilio Trinci
Ore 17.40 Avv. Mauro Monaco
Sessione sociale
Modera dott.ssa Imma Giuliani
Ore 18.00 Dott.ssa Angela Nicoletti
Ore 18.20 Sig. Giuseppe di Marino
Ore 18.40 Sig. Guglielmo Mollicone
Ore 19.00 Sig.ra Letizia Lopez
Ore 19.20 Discussione e conclusione

ORGANIZZAZIONE

- Associazione Europea Dialoghi
- Associazione Progetto Vittime




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Prevenire è meglio che curare.
Scritto il 28/03/11 alle 10:05:11 GMT pubblicato da Antonio de Lieto Vol
Roma 25 marzo 2011


Convegno progetto “Vittime della Violenza”

Oggetto: discorso socio sanitario.
“Prevenire è meglio che curare.”

In qualità di presidente della mia associazione onlus T.A.T.A A.M.I.C.A, tratterò l’argomento violenza, toccando i punti fondamentali e basilari, in quanto in ogni forma di violenza esercitata, sulle” prime” e comunque numerose “vittime illustri”, sono purtroppo i minori, che ne restano indelebilmente traumatizzati a vita, più direttamente che indirettamente, sia per quel che subiscono fisicamente che psicologicamente, e per quel che accade attorno a loro, sia in famiglia, a scuola, nella società, in guerra,e in ogni angolo del pianeta.

La violenza, riportata quotidianamente dai giornali(scusate gioco di parola con quotidiani)è la vera, protagonista consapevolmente malvagia, di quella che a primo avviso, si dà sempre per scontato che non ha scusanti, giustificazioni e non si è fatto nulla per evitare l’ennesima tragedia, è spesso sessuale, psicologica, economica e le vittime sono sempre donne e bambini e a volte anziani, e le motivazioni che hanno spinto i carnefici sono ben altro che giustificate da malattie.

Quando non è scaturita da malattie cerebrali, sotto quali forme possiamo catalogarla o meglio definirla, se a scatenarla sono altri, gli elementi responsabili quali assunzione di stupefacenti o alcol, mettendo il soggetto in uno stato momentaneo e parziale di non “intendere e volere”e in altri momenti della sua vita, detiene un comportamento apparentemente normale?
Il mio motto e’ “prevenire è meglio che curare”, oltretutto la prevenzione è uno strumento di risparmio economico notevole, accertato, ma non sempre messo in pratica..

Siamo qui a discutere di violenza, ma da cosa scaturisce? Cosa fa scattare in questi soggetti l’impulso di ferire, di far del male, o di compiere l’atto estremo della violenza di procurare la morte?Parliamo di soggetti che, diventano violenti comunque, sia in assenza di malattie cerebrali, e non sempre d’assunzione di stupefacenti e alcol e quindi ai nostri occhi appare inspiegabile come possano far del male a coloro che asserivano d’amare d’averle sempre difese prima di se stessi? Perché il loro affetto si è trasformato in una patologia ossessiva, quindi malata, e per narcotizzare la coscienza ed insabbiare dentro di se le reali intenzioni di far del male alle loro vittime, molti soggetti hanno sentito il bisogno di assumere stupefacenti o alcol. La domanda sorge spontanea:una patologia ossessiva scatena comunque una reazione violenta che è contrastata da una coscienza che deve perentoriamente essere messa a tacere. Siamo di fronte o no ad un soggetto con volontà preterintenzionale o con un soggetto non in grado d’intendere e volere?


Per poter dare una risposta esaudente, è necessario osservare la radice del male, cosicché ho elencato sinteticamente le sette forme di violenza, per ricordarci il concetto sinteticamente concreto, di ognuno di loro.
Violenza fisica: riguarda un'aggressione fisica che causa ferite che richiedono l'intervento medico d'urgenza, ed ogni contatto fisico che mira a creare un vero e proprio clima di terrore.

Violenza psicologica: Comprende le minacce e i ricatti alla donna o ai suoi figli, le umiliazioni pubbliche e private, i continui insulti, il controllo o l'imposizione delle scelte, la ridicolizzazione pubblica, tramite filmati o foto.

Violenza economica : Riguarda tutto ciò che, direttamente o indirettamente, costringe, o contribuisce a mantenere la donna in una situazione di dipendenza, quando non ha mezzi economici sufficienti per sé e i propri figli.

Violenza assistita: Si intendono quelle situazioni in cui, anche passivamente, si assiste ad un episodio di violenza fisica, verbale, psicologica o sessuale, compiuta su persone di riferimento o comunque significative, adulte o minori. E' una terminologia di norma utilizzata per riferirsi ai minori che in casa assistono alla violenza. (Argomento sul quale io intenderò soffermarmi)

Stalking: E' una vera e propria forma di persecuzione che si protrae nel tempo, fa sentire la vittima controllata e in uno stato di tensione e pericolo costante.
Generalmente avviene al termine di una relazione o nei casi in cui non si è ricambiati nel sentimento.
Si manifesta con telefonate a qualsiasi ora del giorno e della notte, pedinamenti, intrusioni nella vita lavorativa e privata, insulti, utilizzo di amici e parenti per comunicare, controllare o molestare.
Mobbing :E' una forma di terrore psicologico, esercitata di norma sul posto di lavoro, attraverso comportamenti aggressivi e vessatori ripetuti, da parte di colleghi o superiori. Ha come scopo il licenziamento.

La violenza, originariamente è sinonimo di offesa e difesa, come puro istinto animale. Chi attacca ha un movente preciso dettato da necessità di sopravvivenza, quale fame, difesa da predatori, trovare rifugio tentando di scacciare chi l’ha occupato precedentemente. Chi invece è chiamato a difendersi, deve anch’esso esercitare uno stato di violenza, spesso superiore, per non essere sopraffatto. Ed è pure naturale e giustificato perché trattasi di sopravvivenza pura.
Oggi, non si è più nell’era primitiva, ma nel terzo millennio, dove le esigenze di sopravvivenza sono ben diverse, eppure, si è precipitati nuovamente in un’era primitiva, sotto il profilo di un tessuto sociale, culturale, degradato di etica morale eccessivo. Nonostante tutto, le leggi della sopravvivenza regolavano esclusivamente un codice di etica comportamentale, secondo coscienza, anche nel battersi per prime necessità.
E che dire delle battaglie di un tempo, dove erano davvero cruente, a forza di spade e di mazze acuminate?Anche li dove la violenza regnava sovrana, s’inchinava a dei principi di etica cavalleresca straordinaria, e la prevenzione esisteva (già o ancora)nella coscienza di chi si trovava in battaglia e consisteva nel mettere al bando ogni singola forma di slealtà, di gratuita malvagità e mancanza di rispetto verso il nemico, condannandola con l’esclusione e disonore per tutta la vita del soggetto incriminato.
Principi evaporati col tempo, come colori sbiaditi su un tessuto degradato da troppi lavaggi e non rigenerato con la volontà di mantenere un tessuto sano, che definirei “ patrimonio di ricchezza sociale educativa” che andava tutelato e trasmesso integralmente a figli e nipoti. Oggi questo è il risultato di un tessuto a brandelli, che alcuni di noi rappresentiamo in pochi, rimasti fortunati ad aver acquisito dai nostri padri e nonni, quei pochi valori custoditi con avidità culturale, come una eredità costruita nei secoli ,e dilapidata in breve tempo da scellerati.
Il controllo delle istituzioni, e gli sforzi di chi opera tra le varie forze dell’ordine, viene vanificato quotidianamente, poiché non è supportato da efficace successivo sostegno giuridico, immediato ed applicato. Questo rende più forte chi sa di potersela cavare impunemente, aggravando cosi, la situazione di soggetti, già vittime di violenza fisica, psicologica, economica, poiché subiscono ulteriormente una violenza assistita da parte dello stato, che li lascia continuamente senza una legittima protezione, alla mercé dei loro aguzzini. In oltre, a mio modesto avviso, se un soggetto viene colto già in flagranza di reato e le prove, te testimonianze sono fungibili, reo anche di una recidività del reato commesso, non vedo come un pm, ha la difficoltà di tenerlo dentro e una successiva sentenza rimetterlo nelle condizioni di nuocere entro breve tempo, invece di infliggerli i dovuti anni di detenzione. E non per redimerlo, perché simili soggetti non si redimeranno mai, ma per evitare di ritornare a nuocere alle stesse vittime ed ad altre.
Le motivazioni che conosciamo statisticamente pubblicate variano dal tipo di violenza inferta, quindi se conosciamo le motivazioni, dovremmo sapere anche dove e come intervenire in tempo utile. Teoricamente, in pratica purtroppo è ben diverso.
Io sono fermamente convinto che si può intervenire preventivamente in particolare sulle violenze fisiche per maltrattamenti,in quanto la vittima lo è doppiamente con quella psicologica con ricatti vari e, alle prime avvisaglie, deve poter chiedere aiuto, senza paura, e non dopo essere stata pestata, subendo gravi danni traumatici, anche psicologicamente(bambini compresi, che restano, quasi obbligati dalle circostanze, ad assistere). E questo non fa che creare un danno sia ai carnefici, sia alle vittime che alla società, perché subentrano una marea di costi, sul piano etico morale, di cultura generale che non si sradicherà mai.
Per una persona sana di mente è assurdo aspettarsi una cosa simile da una persona che ama i propri figli/e come se stesso, ma il problema sta nel saper leggere anche tra le righe.
Una teoria che dovrebbe essere analizzata con meno superficialità da diversi assistenti sociali e psicologi,è di non dare mai nulla per scontato e di analizzare ogni banalità del soggetto. La follia dei gesti più insani nascono proprio da banalità, che per un soggetto, che si trovii in uno stato d'insofferenza psicologica e stato emotivo, possono essere tragici ed insuperabili celando forme di depressione che inducono spesso all’omicidio prima e al suicidio dopo(come nel caso delle gemelline), viene a quanto pare, spesso sottovalutata e vista come una sciocchezza di poco conto. Secondo me, sta qui l'errore di valutazione e i molti casi ormai fanno statistica e non più eventi a se.
Tutti i soggetti che usano particolari violenze possono preventivamente essere curati o messi in condizione di non nuocere più: drogati, alcolizzati o depressi per vari motivi personali. Altri invece che devono essere monitorati e tenuti a debita distanza dalle loro vittime, non rassegnati ad una sconfitta sul piano psicologico e sociale, finendo con l’esercitare la violenza di stalking Mi trovo, quindi costretto, d’addebitare continuamente allo stato, la responsabilità di un’ulteriore violenza assistita, per scarso intervento giuridico a tutela di donne e minor, già vittime di violenze subite.
La violenza del bullismo, si può preventivamente intervenire, cercando di capire alla base, i problemi del singolo bullo, con un lavoro certosino degli assistenti sociali ,che dovrebbero sentire come una missione il loro lavoro, assistiti da un psicologo, e non seguire solo i protocolli burocratici .I bulli, dovrebbero ricevere l’aiuto da tutti indistintamente,sia dai loro stessi compagni di scuola, che dagli insegnanti, dalla scuola in se, poiché spesso i loro problemi nascono in famiglia, dovuti da incomprensioni tra genitori, perché no, spesso da un cattivo esempio dagli stessi genitori, come da un padre padrone violento a sua volta, verso la madre, i suoi fratelli. Sarebbe una ottima lezione di vita, oltre che didattica, se gli stessi compagni, vittime comprese,coordinati dagli stessi insegnati, magari con l’ausilio di un poliziotto,indagassero sulla vita del singolo bullo, nel rispetto della privacy, quali problemi lo angustiano per essere arrivato ad essere cosi violento, scontroso, in lotta con il mondo intero. E’ riscontrato che le brutte amicizie, sono un derivato da uno stato sociale familiare già degradato alla base:genitori drogati, alcolizzati, separati, o detenuti. Tant’è che tanti volontari, tra i quali alcuni preti di comunità ed oratori, sono riusciti nell’impresa di salvare tanti ragazzi e rimetterli sulla buona strada, ridando loro, sicurezza nelle loro forze e che il mondo sa pure sorridere ad essi, invece che prenderli a pugni.

- La violenza passiva o assistita, secondo la mia modesta opinione, cela un doppio effetto: chi la esegue e chi la subisce doppiamente, in quanto rimane vittima sia che si tratti di fisica psicologica o economica e da chi potrebbe intervenire, parlare, o comunque essere nelle condizioni di evitarle la prima, invece consuma su di essa, una ulteriore violenza, con l’indifferenza e di “non intervento”.
La violenza assistita o passiva non è non solo per chi la subisce ad assistere ad eventi tragici, ma la esercita e ne viene complice indiretto del crimine commesso, chi invece assiste indifferente alla tragedia che si consuma ad un passo da loro, non intervenendo in prima persona nel bloccare o segnalare tempestivamente il carnefice ed assicurarlo o farlo assicurare alle forze dell’ordine.
La violenza assistita che è stata perpetrata ai danni del piccolo David di Bologna, è stata a dir poco “scandalosa”soprattutto da parte degli assistenti sociali, i quali erano in obbligo di agire con etica morale e di coscienza rivolgendosi con urgenza ad un tribunale dei minori, per togliere d’ufficio la potestà genitoriale, alla madre, che persisteva nel rifiutare gli aiuti offerti dai volontari della C:R:I, poichè il bambino andava assolutamente aiutato, assistito, anche contro la volontà della madre.
Allego qui una dichiarazione del procuratore dr.Ugo Pastore di Bologna a testimonianza della negligenza degli assistenti sociali che non hanno operato con la diligenza del buno padre di famiglia:
La procura dei minori: Nessuna comunicazione dal Comune. La notizia della vicenda di Devid Berghi è stata segnalata alla procura dei minori di Bologna solo ieri mattina alle 8.30 circa, via fax, dai servizi sociali del Policlinico Sant'Orsola. A tutt'oggi dal Comune non è arrivata alcuna segnalazione. Il procuratore capo Ugo Pastore, ha già depositato un ricorso urgente al Tribunale dei Minori per la messa a tutela di tutti i figli della donna. Il tribunale dovrebbe decidere in 24-48 ore. Devid, il suo gemellino, e la sorellina di venti mesi (figlia di un altro padre) non erano mai stati segnalati alla Procura minorile. Invece la situazione precaria degli altri due figli (10 e 7 anni) avuti da una precedente unione era nota dal 2005.

Nella comunicazione arrivata dall'ospedale gli operatori spiegano che dopo il decesso del piccolo, e viste le precarie condizioni igienico-sanitarie in cui si trovavano i bambini (vestiti con una tutina e avvolti solo in una copertina di pile) si era andati a cercare la sorellina in via delle Tovaglie, presunta residenza della coppia, poi a casa della nonna. Avendo trovato la bimba nelle medesime condizioni igieniche precarie, e con abiti non adatti alla stagione, gli operatori erano riusciti a convincere i genitori a far ricoverare anche la piccola. E' inoltre emerso che al momento della dimissione dei bambini dopo il parto erano state date una serie di prescrizioni ai neogenitori, come la raccomandazione a non esporre i due prematuri al freddo o a contatti con gli estranei, vista la fragilità delle loro difese.

''Due anni fa quando arrivai in città dissi che i servizi sociali non funzionavano - ha detto il procuratore Pastore - il decentramento senza investimenti depotenzia il lavoro. Dissi che c'era un modello di welfare inadeguato, che bisognava razionalizzare il servizio di protezione''.

Particolare elemento di violenza assistita è l’omertà, scaturita da una serie di violenze di ogni genere perpetrate da parte di mafiosi e criminalità organizzate, tramite minacce, ritorsioni,che hanno influito pesantemente su migliaia di vittime su intere nazioni creandone addirittura uno stato di tessuto sociale culturale radicato purtroppo da secoli. Si è tentata più volte di prevenirla, organizzando da parte di alcuni politici di alcune regioni, ostentate teatralità esteriori, dichiarando piccoli successi isolati, più per una campagna personale, che per una mera intenzione di prevenirla, interiormente, alla base.

Concludo, sempre a mio modesto avviso, con l’ultima prevenzione,, che potrebbe essere attuabile, come la precedente suddetta, verso la violenza sui bambini, resi schiavi in fabbriche, o costretti a fare i soldati, o a elemosinare. Le leggi ci sono a livello mondiale, ma ancora una volta vengono ignorate per convenienza politica, per accordi segreti industriali con le grosse multinazionali. E che dire dei bambini che vivono nelle fogne, in molti paesi dell’est. Tutto ormai documentato, testimoniato, da un servizio d’informazione oggi tecnologicamente avanzato che non lascia spazi a scuse di ogni genere. Oltre ad organizzare missioni militari all’estero, per interessi economici, si potrebbe benissimo, con accordi tra le varie nazioni, una volta tanto, inviare un cospicuo esercito a liberare tutti quei ragazzini schiavi in maleodoranti fabbriche, nelle fogne dei paesi dell’est e nei bordelli del turismo sessuale pedofilo orientale.
Io dico sempre volere è potere, ma questo volere non deve essere dettato da ignobili interessi politici economici, ma da una ferma volontà di voler fermare questo tusnami di violenza, che si propaga su ogni fronte, e che si potrebbe benissimo fermare, con semplici forme di prevenzione, dove è possibile nell’immediatezza, con altre con terapie forniti da personale formato con potenzialità effettive aventi principi di etica coscienza morale, prima di tutto.
La Convenzione è stata approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre del 1989 a New York ed è entrata in vigore il 2 settembre 1990.

L'Italia ha ratificato la Convenzione il 27 maggio 1991 con la legge n. 176 e a tutt'oggi 193 Stati, un numero addirittura superiore a quello degli Stati membri dell'ONU, sono parte della Convenzione.
In quanto dotata di valenza obbligatoria e vincolante, la Convenzione del 1989, obbliga gli Stati che l'hanno ratificata a uniformare le norme di diritto interno a quelle della Convenzione e ad attuare tutti i provvedimenti necessari ad assistere i genitori e le istituzioni nell'adempimento dei loro obblighi nei confronti dei minori.

Di fondamentale importanza è il meccanismo di monitoraggio previsto dall'art. 44: tutti gli Stati sono infatti sottoposti all'obbligo di presentare alComitato dei Diritti dell'Infanzia un rapporto periodico (a 2 anni dalla ratifica e, in seguito, ogni 5 anni) sull'attuazione, nel loro rispettivo territorio, dei diritti previsti dalla Convenzione.
Secondo la definizione della Convenzione sono "bambini" (il termine inglese "children", in realtà, andrebbe tradotto in "bambini e adolescenti") gli individui di età inferiore ai 18 anni (art. 1), il cui interesse deve essere tenuto in primaria considerazione in ogni circostanza (art. 3).

Tutela il diritto alla vita (art. 6), nonché il diritto alla salute e alla possibilità di beneficiare del servizio sanitario (art. 24), il diritto di esprimere la propria opinione (art. 12) e ad essere informati (art. 13).

I bambini hanno diritto al nome, tramite la registrazione all'anagrafe subito dopo la nascita, nonché alla nazionalità (art.7), hanno il diritto di avere un'istruzione (art. 28 e 29), quello di giocare (art. 31) e quello di essere tutelati da tutte le forme di sfruttamento e di abuso (art. 34).
La Convenzione sollecita i Governi ad impegnarsi per rendere i diritti in essa enunciati prioritari e per assicurarli nella misura massima consentita dalle risorse disponibili.

Alla Convenzione sui Diritti dell'Infanzia si accompagnano dueProtocolli opzionali che l'Italia ha ratificato il 9/5/2002 con legge n. 46.
Nel 1989, la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza divenne il primo trattato internazionale giuridicamente vincolante ad affermare i diritti di tutti i bambini.In questi 20 anni sono stati compiuti enormi progressi sul fronte dei diritti dell’infanzia molto resta ancora da fare.
Dan Seymour, responsabile della sezione Diritti e Identità di genere all’UNICEF Internazionale

La Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza è una tappa fondamentale lungo lo storico percorso volto a realizzare un mondo “a misura di bambino”.
Si tratta di un trattato vincolante nell’ambito del diritto internazionale, che codifica i principi guida che gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno accettato di considerare universali, cioè applicabili a tutti i bambini, di qualsiasi nazionalità o cultura, in qualsiasi tempo e senza alcuna eccezione, per il solo fatto di essere tutti membri della famiglia umana.

Questo trattato ha ispirato modifiche a molte leggi nazionali esistenti, per tutelare più efficacemente i bambini. Ha cambiato il modo in cui le organizzazioni internazionali concepiscono la propria missione per l’infanzia. E ha messo all’ordine del giorno nuove misure per garantire migliore tutela ai bambini vittime dei conflitti armati.


Un impatto globale

Possiamo riscontrare in ogni regione del pianeta esempi di come la Convenzione abbia avuto risvolti positivi sul diritto e sulle pratiche sociali.

Nel 1990 il Brasile, dopo avere ratificato la Convenzione, ha emanato un nuovo Statuto sull’Infanzia e sull'Adolescenza ispirato ai suoi principi. Nel Burkina Faso è stato creato un “Parlamento dei bambini” che esamina le proposte di legge dei parlamentari adulti rispondendo, in tal modo, al principio della partecipazione affermato dalla Convenzione.

La Convenzione è stata il primo trattato internazionale ad essere ratificato in Sudafrica, dove ha dato impulso a progressi fondamentali quali il divieto delle punizioni corporali e la creazione di un sistema di giustizia minorile separato da quello degli adulti. Anche in Russia i Tribunali per i minorenni e quelli per la famiglia sono stati istituiti per rispondere ai principi della Convenzione, mentre il Marocco ha istituito un Istituto nazionale per il monitoraggio dei diritti dei suoi cittadini più giovani..

La Finlandia ha adottato numerose misure per i minori ispirate alla Convenzione, come il Piano per l’istruzione e la tutela della prima infanzia, la riforma dei curricula della scuola secondaria, gli standard di qualità per l'assistenza sanitaria nelle scuole e il Piano d'azione contro la povertà e l'esclusione sociale.

In Eritrea è stato varato un Codice penale transitorio, con sanzioni per i genitori o per i tutori che hanno trascurano, abusano o abbandonano i figli.


Le sfide del futuro

L’accettazione universale della Convenzione può dare l'errata impressione che si possa trattare di un documento scontato o superato. Eppure, l'idea stessa che i bambini siano titolari di diritti è ben lungi dall'essere accettata ovunque. Troppi bambini sono ancora sottoposti a forme di abuso e di sfruttamento, considerati come proprietà degli adulti.

Il fatto che un minore abbia il diritto di partecipare alle decisioni che lo riguardano, sancito dall'articolo 12 della Convenzione, non soltanto viene regolarmente disatteso, ma la sua stessa legittimità è messa in dubbio da molti.

Né possiamo dire di vivere in un mondo in cui il “superiore interesse del bambino” sia il principio guida di ogni decisione degli adulti - come richiesto dall'articolo 3 della Convenzione.
In realtà, sono lì a contraddirlo il modo in cui vengono stanziate le risorse economiche, la scarsa attenzione a garantire il meglio ai bambini e il modo stesso in cui vengono condotte le guerre.


Presidente ass.Onlus T.A.T.A A.M.I.C.A
www.tataamica.org.
Tutti i bambini sono i nostri bambini. l'energia del loro amore, salverà il mondo dalla violenza e ricordiamo che un tempo l'abbiamo posseduta anche noi, prima di diventare adulti.