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Roma 27 marzo 2011

3ª Domenica di Quaresima

Introduzione.
Un dramma della sete, provvidenzialmente risolto dall’abbondanza di un’acqua particolare, donata da un generoso benefattore.
A. Un dramma della sete risolto in due diversi contesti locali:
1. Il deserto: “ In quei giorni il popolo soffriva la sete per mancanza d’acqua … Allora il Signore disse a Mosè:< Tu batterai sulla roccia, ne uscirà acqua e il popolo berrà> (1ª lettura).
Da notare la dinamica del fatto:
a. Il luogo insolito = il deserto del Sinai
b. Il soggetto della sete = tutto il popolo d’Israele appena uscito dall’Egitto
c. L’oggetto della sofferenza = la mancanza d’acqua, soffrire la sete nel deserto è un dramma
d. Il donatore = Dio stesso, che si serve di un intermediario, Mosè, tra Lui e il popolo
e. Risultato finale = tutto il popolo potè dissetarsi.
Riflessione. Al di là del fatto storico, l’episodio dell’acqua scaturita dalla roccia del Sinai, per opera di Dio, sta a significare che, Egli, essendo Padre generoso, non abbandona mai alcuno dei figli, alla sete di acque spirituali e morali, le sole, che possano estinguere il bisogno di salvezza insita in ogni essere umano.
2. Il pozzo di Giacobbe nella città di Sichar in Samaria.
“ Gesù affaticato per il viaggio sedeva presso il pozzo di Giacobbe. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Gesù le dice:< Dammi da bere> … Allora la donna gli risponde:< come mai, Tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana? … Gesù le risponde:< Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua, che Io gli darò, non avrà più sete in eterno>” (3ª lettura).
Anche qui da notare la complessa dinamica di questo incontro cruciale:
a. Un uomo stanco per il viaggio, assetato e per di più nell’ora più calda del giorno, seduto presso un pozzo profondo, e senza avere mezzi per attingere.
b. Un aiuto insperato, presentatosi con la venuta di una donna samaritana, alla quale si rivolge il pellegrino assetato.
c. Un colloquio serrato, tra l’assetato e la donna circa gli argomenti più vari
d. Un rovesciamento di richiesta: il pellegrino diventa donatore di un’acqua speciale e la donna risulta la vera assetata.
Riflessione. La dinamica di questo insolito incontro rispecchia in quale modo, quella che ordinariamente avviene tra il Signore e ciascuno di noi. L’acqua del pozzo di Giacobbe rappresenta tutte le possibili “seti”, che possiamo avere delle sole cose di questo mondo. Finchè nella vita ci affanniamo per dissetarci delle sole realtà terrene, facendo a meno invece di quelle, che come la fede e la grazia può darci solo Dio, torneremo sempre ad aver sete del superfluo e ad essere degli eterni scontenti e a volte disperati.
Scrive infatti un autore di vita spirituale, Michel Quoist:< Uomini sempre più numerosi, murati nella loro solitudine mortale, malgrado la folla, i rumori e le canzoni, malgrado le buone idee, i buoni sentimenti … malgrado i progressi della scienza e della tecnica, malgrado tutto, non usciranno mai dalla loro prigione, se non si sentono amati da Dio e non sanno amare> (Da “Parlami d’amore”).

B. Un’acqua abbondante e con effetti sorprendenti.
“ Chiunque berrà dell’acqua, che Io gli darò – dice Gesù alla smarrita interlocutrice – non avrà più sete in eterno”. (3ª lettura).
Due interrogativi:
1. Di quale acqua parla Gesù alla samaritana?Risposta. Si tratta dell’acqua salutare, che scaturisce dalla sorgente unica del Calvario e dal sepolcro vuoto di Cristo Risorto.
Quest’acqua, scaturita dalla morte e Risurrezione del Signore, da venti secoli, si diffonde in tutto il mondo fino alla fine dei tempi, per dissetare tutti coloro, che liberamente la cercano e che, solo la Chiesa voluta da Cristo Gesù, può distribuire.
Ce lo assicura l’Apostolo Paolo, che, scrivendo ai cristiani di Roma, ricorda che:< Noi fratelli siamo in pace con Dio (cioè salvati) per mezzo del Signore Nostro Gesù Cristo … mediante la fede … (perché), mentre eravamo peccatori, Cristo è morto per noi> (2ª lettura). Dunque, quest’acqua viva, che salva, è assicurata a tutti e garantisce a coloro, che la bevono, di non aver più sete “ in eterno” di cose umane ed effimere. Il salmo 42 recita:
“ Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a Te, mio Dio. L’anima mia ha sete di Dio, del Dio Vivente: quando verrò e vedrò il Volto di Dio?>.
2. In che consiste quest’acqua viva?
Risposta. Consiste nel possesso della:
a. Parola di Dio, che ci avvicina a Cristo. La samaritana stessa lo riconosce:< Quando verrà il Messia, Egli ci annuncerà ogni cosa> (3ª lettura).
b. La fede, che ci dà la forza di seguire e amare Cristo. “ Molti samaritani credettero in Lui”. (3ª lettura). Se hanno creduto al Signore i pagani, a maggior ragione dobbiamo credere noi!
c. La grazia, che ci rende santi e ci salva. “I samaritani dicevano:< Noi stessi abbiamo udito e sappiamo, che questi è veramente il Salvatore del mondo> (3ª lettura).
Riflessione. Se l’uomo d’oggi pensa di poter fare a meno di quest’acqua viva dataci dalla Parola di Dio, dalla fede e dalla grazia, facilmente resterebbe irretito e accecato dai falsi luccichii delle cose di quaggiù, mentre, S. Giovanni della Croce, ci ricorda che:< Se l’anima si forzasse di vedere (e di vivere) nell’ottica di Dio, rimarrebbe abbagliata, più di chi spalanca gli occhi per fissare il grande splendore del sole>. (Dai Pensieri).

C. Un generoso benefattore, che chiede di essere imitato.
Ai discepoli, che tornavano dalla città di Sichar, dove erano andati per fare provviste per la loro piccola comunità, alla proposta di nutrirsi di un po’ di cibo, Gesù risponde:< Mio cibo è fare la volontà di Colui, che mi ha mandato a compiere la sua opera>.
Riflessione. Cosa può significare per noi, fare la volontà di Dio, nella vita di ogni giorno? Risposta.
1. Da una parte significa: sottrarsi all’Identikit dell’uomo contemporaneo, che, non avvertendo più il bisogno di Dio, registra in se stesso e nella sua società una profonda:
a. Crisi psicologica, fatta di vuoto esistenziale, di paure del futuro: possibilità di guerre e contaminazioni nucleari, chimiche, catastrofi naturali ecc.
b. Crisi morale e spirituale, dovuta al crollo di valori naturali, pedagogici, familiari, morali e religiosi
c. Crisi sociale e politica, provocata dal diffuso malessere causato da molteplici fattori sociali, problemi del lavoro, della casa, della salute, forme di criminalità, di violenze inaudite, di ingiustizie ecc. non è facile purtroppo sottrarsi a questo preoccupante panorama sociale. Occorre una forte dose di valori, di fede e di speranza cristiana.
d. Dall’altra parte significa promuovere in noi stessi una forte religiosità, fatta non di sole esteriorità, ma da una collaudata dose di interiorità, quella stessa che Gesù ha fatto presente alla samaritana, nella quale “ i veri adoratori di Dio, adoreranno il Padre in spirito e verità”, cioè con elevati, coerenti e credibili orizzonti e mète spirituali. Il sindaco di Firenze degli anni cinquanta, Giorgio La Pira, diceva:< O Cristo trasforma la nostra vita, o non ci interessa>. Noi preferiamo lasciarci trasformare da Cristo.

Conclusione. Il nostro mondo e noi stessi, seduti sulla grande polveriera di possibili guerre e contaminazioni nucleari, mai come oggi ha bisogno di dissetarsi, non nei meandri dell’odio e della violenza umana, ma piuttosto, potrà dissetarsi solo “ nell’acqua viva”, che solo un ritrovato bisogno di Dio sa dare.

Don Remo Bonola