00 18/03/2011 13:30
Il solicello del basto di Marina Pizzi (Fermenti)


106.

dopo anni di angherie
lo squilibrio del basto
l’equilibrio del basto
a far dì-dà, da-di rendita la poesia.

Marina Pizzi e la sua poesia. Marina Pizzi è la sua poesia.
La poesia è una questione repentina d’istintiva ripetitività quasi animalesca a delineare bene e male, di vivere. Il bene è un solicello, fa male invece il basto che segna e piega, costretti come siamo, tutti noi, a portarlo in giogo ogni giorno, come semplice collare quando va bene.
Marina Pizzi e le sue parole, messe insieme significativamente, originalmente con violenta tenerezza, che è la tenerezza impossibilitata a raggiungere il suo soggetto e dispera.
Scrive così Marina Pizzi, poetessa spesso prolifica dalla sua prigione senza sbarre di un quotidiano spesso inutile, pleonastico, vissuto nella ricerca di un’origine bellissima da ritrovare, il padre, la madre, introvabili come amore, come il gatto che non si può tenere.
Tanto cuore che non sa più trattenere buona parte del suo sangue, e ne rilascia in abbondanza.
Se c’è un colore da abbinare a questo libro, ebbene è proprio il vermiglio.
Marina Pizzi è una delle principali risorse della poesia italiana contemporanea, anzi la principale, per il rispetto che ne ha e il talento con cui la tratta. Mette tutto di lei nella sua poesia e ne esce stremata.
Non è mai soltanto letteratura, ma arte, intesa come bello stabile da lasciare in eredità. Fluente la sua poesia, come le parole che più spesso ama usare, una di queste l’occaso. Senso di qualcosa che resta in mano un attimo e fugge subito.
Lucida solitudine la poesia di Marina Pizzi in una raccolta bellissima uscita a distanza di pochi mesi dall’altro capolavoro L’inchino del predone.
Un grazie a chi saprà voler bene a Marina continuando a leggerla.

3.

il mare contenuto in un notturno di baia
bàlia l’aureola del lato il lato bello
del volto di sangue in gara di scrigno
da un marzo non pazzo
ma santo e basta del basto fu.

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