Roma 20 marzo 2011
II Domenica di Quaresima
Introduzione. La Trasfigurazione del Signore ci obbliga a non fissare le tende sulla montagna delle nostre sicurezze umane; e allo stesso tempo ci invita a dare ascolto agli ordini di Dio.
A. La Trasfigurazione di Cristo ci obbliga a vincere la tentazione di fissare le tende sulle sole sicurezze umane.
“ In quel tempo … Pietro disse a Gesù:< Signore! È bello per noi stare qui! Se vuoi, farò tre tende: una per Te, una per Mosè e una per Elia … Ma Gesù si avvicinò, li toccò (i discepoli) e disse:< Alzatevi e non temete …>”(3ª lettura).
Spiegazione.
In occasione della sua Trasfigurazione, Gesù smantella nelle intensioni degli Apostoli, una duplice tentazione, quella di:
1. Ingabbiare la sua luce sfolgorante ad uso e consumo proprio, in una tenda del “dolce far niente”.
2. Avere il pretesto della tenda, per restare comodamente radicati sulla montagna delle proprie sicurezze umane.
Riflessione. E noi, come gli Apostoli, non siamo forse tentati di radicare la nostra vita cristiana:
a. Nella tenda della luce di Cristo prigioniera delle nostre sicurezze terrene?
b. Nella tenda di Mosè, per annacquare i dieci comandamenti del Signore, adattandoli più ai nostri gusti, che alle loro esigenze?
c. Nella tenda di Elia, per sottrarci più facilmente alla necessità dei nostri incontri con Dio mediante il bisogno tonificante della Preghiera?
Nell’Epifania del 1833 l’abate Antonio Rosmini (noto filosofo e teologo) scriveva a Niccolò Tommaseo (l’autore del 1° Diz. della lingua italiana):< Tutta la vita, la perfezione, la morale cristiana, sta nel dare il giusto peso a questa parola: Eternità>.
Lo scopo ultimo della Trasfigurazione di Cristo infatti è proprio questo disarcionare continuamente dalle cose e dalle persone della terra in vista dell’Eternità, che ci spetta al termine della nostra vita.
B. La Trasfigurazione di Cristo ci obbliga per il nostro unico bene, a seguire gli ordini di Dio.
1. Gli ordini del Dio di Abramo: “ In quei giorni, il Signore disse ad Abramo:< Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che, Io ti indicherò … Allora Abramo partì, come gli aveva detto il Signore” (1ª lettura).
Ancora un ordine di sradicamento dalle proprie sicurezze umane, ma con l’aggravante tra le tante, di colpire soprattutto queste:
a. La sicurezza della propria società;
b. La sicurezza della propria famiglia;
c. La sicurezza dei propri beni e ricchezze.
Quale il motivo di questo sradicamento? Quello di un possesso sicuro di una terra sconosciuta, ma ricca di felici sorprese, che nella meta della sua Palestina, adombra la futura vita eterna.
Riflessione. Infatti la nostra vita cristiana, possiamo paragonarla alla sofferta partenza di Abramo dalla sua terra. Una partenza piena di incognite e di oscurità, ma,che sarebbe approdata, per la Parola stessa di Dio, ad un porto sicuro di salvezza: la terra Promessa della vita eterna.
Un grande vescovo del Brasile, Helder Camara , più o meno in questi termini, parlava del cammino da intraprendere nella nostra vita: < partire, è innanzi tutto , saper uscire da sé. Rompere quella crosta di egoismo, che tenta di imprigionarci nel “nostro io”. Partire, tenendo sempre i nostri occhi fissi sul Cristo, è non lasciarsi chiudere negli angusti problemi del piccolo mondo cui apparteniamo … partire non è divorare chilometri a velocità supersoniche, partire è innanzi tutto aprirci agli altri, scoprirli, farci loro incontro, accoglierli come Cristo stesso. E’ possibile viaggiare da soli, ma un buon camminatore sa che il grande viaggio, è quello della vita ed esso esige dei compagni, che con l’avanzare del buio riconoscano in noi la presenza stessa del Pellegrino Sconosciuto di Emmaus. Camminare è andare dunque verso qualcosa e verso qualcuno, per costruire insieme il mondo più giusto e più umano, allo scopo di confluire un giorno tutti insieme al sospirato porto della Gerusalemme Celeste>.
Il noto proverbio dice
, ma per noi credenti, “Partire” è sradicarsi dal nostro egoismo e camminare insieme agli altri, non verso la morte, ma verso la vera vita.
2. Gli ordini del Dio di Gesù, espressi dal Vangelo e dagli Apostoli.
“ Figlio mio, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo. Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con la vocazione santa … questa ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità”. (2ª lettura).
Anche qui il cammino della vita cristiana dall’Apostolo Paolo viene segnalato, come un percorso faticoso da affrontare è vero, con sofferenza a causa del Vangelo, ma con la prospettiva del possesso sicuro della vita eterna.
Quale il motivo di questa momentanea sofferenza, da affrontare con la forza di Dio?
Risposta. E’ la vocazione santa, afferma l’Apostolo, che fin dall’eternità, ci è stata data da Cristo Gesù; una vocazione, che scaturisce dal dolore della Croce per approdare alla luce della Risurrezione.
Il S. Curato D’Ars, diceva:< Soffrire, amando, non è più soffrire; al contrario, fuggire la Croce, è come restarne oppressi, bisogna domandare l’amore alla Croce; solo in questo caso essa diventa piacevole>.
Conclusione.
Romano Guardini, grande teologo e asceta, nella sua opera “Il Signore” afferma:< La Trasfigurazione è il lampeggiare della futura risurrezione di Gesù e il pegno della nostra futura risurrezione>. Perciò nella misura che il nostro Cristianesimo è sfigurato dalla Croce, sarà un giorno trasfigurato dalla Luce di Cristo Risorto.
Don Remo Bonola