Che senso e quale logica avrebbero queste parole, se pensassimo che le persone di Sodoma, accorse in massa alla casa di Lot, avessero a che fare con l’ospitalità di quei visitatori?
Se l’interpretazione riguardante la violazione del diritto di ospitalità era vera, la gente di Sodoma, come minimo avrebbero respinto l’offerta di Lot, e chiarito lo scopo perché avevano accerchiato la sua casa.
Dal momento che le due figlie di Lot, non avevano conosciuto uomo, e che il padre loro li offriva al posto dei due visitatori, era abbastanza chiaro che cosa volevano fare gli esseri umani di Sodoma.
La N. Riveduta, interpretando giustamente il termine ebr. yâda’ = conoscere, traduce:
Dove sono quegli uomini che sono venuti da te questa notte? Falli uscire, perché vogliamo abusare di loro (Genesi 19:5).
Il conoscere, pertanto, in quel contesto, aveva il senso di rapporto sessuale, non quello comune, ma quello contro natura, cioè l’omosessualità.
Se le persone che circondarono la casa di Lot, giovani e vecchi, che furono spinti con quel preciso scopo, ciò vuol affermare che gli uomini erano omosessuali.
Anche se non si leggerà questo termine, è abbastanza chiaro che l’intenzione di quelle persone era di compiere atti veri e propri di omosessualità.
Per Lot, che ormai da tempo conosceva il comportamento degli uomini di Sodoma, perché vedeva e udiva, quello che faceva la gente di Sodoma, non ci fu nessun'incertezza nel definire un simile agire malvagio v. 7.
Se poi si collega e si accetta l’interpretazione che dà il N.T. quando parla specificatamente degli abitanti di Sodoma e del giudizio divino su di loro, si ha un giustificato motivo di ritenere esatta l’interpretazione tradizionale che ha visto gli atti dell’omosessualità nelle persone delle due città di Sodoma e Gomorra, punite severamente da Dio. Dare al termine conoscere, il senso di ospitalità, è certo capovolgere la correttezza d'interpretazione, a favore di una tesi ingiustificata e poco ortodossa a dir poco.
Anche l’altro testo, cioè (Giudici 19:22-24), usa le stesse parole, quando dice:
Mentre stavano rallegrandosi, ecco alcuni uomini della città, gente perversa, circondarono la casa, picchiando alla porta, e dissero al vecchio padrone dello stabile: Fa’ uscire quell’uomo che è entrato in casa tua, perché lo vogliamo conoscere.
Dalla risposta che diede il vecchio di Ghibea, si può facilmente capire il senso del verbo conoscere che quegli uomini usarono per il Levita:
Ma il padrone di casa, uscito, disse loro: No, fratelli miei, vi prego, non comportatevi in modo così malvagio; poiché quest’uomo è venuto in casa mia, non commettete una simile infamia! Ecco qui mia figlia vergine e la concubina di quest’uomo; io ve le condurrò fuori, e voi umiliatele e fatene ciò che vi pare; ma non commettete contro quest’uomo una simile infamia! (Cfr. Osea 9:9).
Se in questo testo, come anche in quello della Genesi già ricordato, si sostenesse che la punizione degli abitanti di Ghibea avvenne per aver violato il diritto di ospitalità, come spiegare le parole:
Il Levita andò e si fermò sulla piazza della città; ma nessuno li accolse in casa per la notte? (v. 15).
Se le persone di Ghibea avevano in precedenza rifiutato l’ospitalità al Levita con la sua concubina, prima che quel vecchio li avesse accolti in casa sua, con quale logica e con quale coerenza per una giusta esegesi si può sostenere che, le persone di Ghibea accorsero alla casa del vecchio con l’intenzione di conoscere gli stranieri, per dare l’ospitalità a quei visitatori?
Più tardi, il Nuovo Testamento chiamerà gli omosessuali col nome di Sodomiti, [1 Corinzi 6:9 nelle traduzioni di G. Luzzi; La Nuova Riveduta; La CEI; S. Garofalo; J. B] mentre Pietro e Giuda, ne descrivono a tinte chiare il loro comportamento di pervertiti.
E condannò alla distruzione le città di Sodoma e di Gomorra, riducendole in cenere, e le fece un esempio per coloro che in avvenire sarebbero vissuti empiamente, e scampò invece il giusto Lot, oppresso dalla condotta immorale di quegli scellerati quel giusto infatti, per ciò che vedeva e udiva mentre abitava in mezzo a loro, tormentava ogni giorno la sua anima giusta a motivo delle loro opere malvagie (2 Pietro 2:6-8).
Proprio come Sodoma e Gomorra e le città vicine, che come loro si erano abbandonate alla fornicazione e si erano date a perversioni sessuali contro natura, sono state poste davanti com'esempio, subendo la pena di un fuoco eterno (Giuda 7).
In queste due citazioni non solo si parla di Sodoma e Gomorra, ma si parla soprattutto della loro perversione sessuale; di condotta immorale; di opere malvagie, dando loro anche la qualifica di scellerati.
L’apostolo Pietro afferma che Dio, nel ridurre in cenere gli abitanti di Sodoma e di Gomorra,
Le fece un esempio per coloro che in avvenire sarebbero vissuti empiamente,
vale a dire che avrebbero subito lo stesso castigo. E siccome l’atteggiamento particolare dei Sodomiti riguardasse l’omosessualità, gli omosessuali dovrebbero prendere sul serio il severo ammonimento dell’apostolo Pietro.
Non meno severo è l’apostolo Giuda, quando con parole franche e decise, non indugia a parlare di perversione sessuale contro natura, poiché anche questo è un chiaro riferimento all’omosessualità, subendo la pena di un fuoco eterno.
Di fronte alla severità di quello che scrisse Pietro e Giuda, gli omosessuali dovrebbero seriamente riflettere sul loro comportamento, perché quegli antichi che perirono, sono davanti a loro di esempio, e rappresentano una classe di persone sui cui si abbatté un severo giudizio divino.
c) Le affermazioni del Nuovo Testamento in tema di omosessualità
Per quanto riguarda le citazioni del Nuovo Testamento come riferimento all’omosessualità, abbiamo abbastanza materia su cui riflettere, e che ci permette di conoscere meglio quello che ha da dirci su tale argomento.
1) 1 Cor. 6:9,10:
Non sapete voi che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non vi ingannate: né i fornicatori, né gli idolatri, né gli adulteri, né gli effeminati, né gli omosessuali, né i ladri, né gli avari, né gli ubriaconi, né gli oltraggiatori, né i rapinatori erediteranno il regno di Dio.
I termini greci usati in questo testo sono:
malakoi, e
arsenokoitai.
malakoi, significa:
1. Molle, morbido, tenero, delicato;
2. effeminato, languido, debole, pigro;
3. timido, vile;
4. dolce, mite, benigno, condiscendente.
Per C. Buzzetti si tratta di «effeminato oppure maniaco sessuale» [Dizionario Greco-Italiano del Nuovo Testamento, p. 98].
arsenokoites = Sodomita, maschio sessualmente depravato [Ibidem, p. 21].
Tra le dieci categorie [Diciamo dieci categorie, perché negli “ingiusti”, di cui parla il nostro testo, non bisogna vedere una speciale categoria a se stante, dato che questo termine sta ad indicare il carattere delle persone. Anche Leon Morris, la pensa nella stessa maniera, quando scrive: «Ingiusti, non come categoria di persone, ma in riferimento al carattere di queste persone» ( La prima epistola di Paolo ai Corinzi, p. 112)]. menzionate in questo testo che non erediterà il regno di Dio, ci sono gli effeminati e gli omosessuali.
La frase che Paolo usa:
non vi ingannate, o come dicono altri traduttori
Non vi illudete (N. Riveduta; CEI), è carica di severità e mira essenzialmente a mettere in guardia i credenti di Corinto. (È valido anche per tutti i fedeli in genere di qualsiasi località ed età). Il serio pericolo che può minacciare la loro vita, specialmente se queste persone, o meglio se questi atteggiamenti di condotta errata, non dovessero essere presi sul serio e non dando loro il giusto peso alle azioni che si compiono.
Trattandosi del regno di Dio, tutta l’argomentazione che l’apostolo Paolo fa, acquista più peso, soprattutto quando si pensa a questo reame in termini di eredità.
Klēronomēo = “ereditare”, non è usato in senso stretto, ma col significato più ampio che “entrare in possesso di”, senza riferimento ai mezzi impiegati» [L. Morris, La prima epistola di Paolo ai Corinzi, p. 112].
Il regno di Dio, ovviamente, non è qualcosa di umano e di terreno e neanche ha simili finalità.
Dal momento che si parla in termini di futuro, cioè riguarda l’avvenire, è molto importante avere una chiara visione del domani e su quale base è fondata questa prospettiva.
Non rientra nella finalità di quest’opera, trattare l’argomento del “regno di Dio”, [Per coloro che volessero approfondire la loro conoscenza sull’argomento del regno di Dio, (gr. Basileia) possiamo indicare K. L. Schmidt,
GLNT, Vol. II, col. 161-203], così come viene diffusamente nominato, specialmente nel Nuovo Testamento, per questo, il cenno che ne facciamo, è limitatamente al solo concetto di eredità. In Matt. 25:34, è detto:
Allora il Re dirà a chi sarà alla sua destra: venite, benedetti del Padre mio; ricevete in eredità il regno che vi è stato preparato sin dalla fondazione del mondo.
Siccome il regno veniva offerto in eredità, era necessario che Gesù facesse una precisazione:
Non temere, o piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il regno (Luca 12: 32).
L’apostolo Paolo, dal canto suo, dopo di avere illustrato il grande evento della resurrezione dei corpi, com'e quando avverrà, si affretta ad affermare:
E come abbiamo portato l’immagine del terrestre, porteremo anche la figura del celeste. Or questo dico, fratelli, che la carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio; similmente la corruzione non eredita l’incorruttibilità (1 Cor. 15:49,50).
Come si può vedere chiaramente, i testi suesposti, oltre a rappresentare una chiara indicazione di quello che sarà nel futuro, cioè quello che avranno i figli di Dio dopo il terrestre pellegrinaggio, sono anche in perfetta coerenza col testo di 1 Cor. 6:9, che stabilisce categoricamente che gli effeminati e gli omosessuali, saranno esclusi dal prendere possesso dell’eredità del regno di Dio come è anche detto dei fornicatori, degli idolatri, degli adulteri, dei ladri, degli avari, degli ubriaconi, degli oltraggiatori e dei rapinatori.
Onde evitare una errata interpretazione del testo paolino riguardante le dieci categorie chiaramente specificate, non bisogna pensare che per essi la via della salvezza è preclusa, nel senso che Dio non concede loro la salvezza.
Sarebbe un grave errore, infatti, escludere in partenza le persone che hanno le caratteristiche di cui sopra, se si deve pensare che per loro non c’è più nessuna possibilità di salvezza.
Se si dovesse affermare una simile cosa, non sarebbe sicuramente facile spiegare le parole del v. 11, di 1 Cor. 6, che dice:
Or tali eravate già alcuni di voi; ma siete stati lavati, ma siete stati santificati, ma siete stati giustificati nel nome del Gesù Signor e mediante lo Spirito del nostro Dio.
Appare chiaro, infatti, che alcuni Corinzi, erano dei fornicatori, degli idolatri, degli adulteri, degli effeminati, degli omosessuali, dei ladri, degli avari, degli ubriaconi, degli oltraggiatori e dei rapinatori, ma erano stati lavati, dalla sporcizia del loro peccato, quindi santificati e giustificati; termini che parlano esplicitamente della salvezza.
Per coloro invece che dovessero rimanere nello stato di cui parla il testo, dopo di essere stati portati alla conoscenza della verità e di quello che Dio dice nella Sua Parola, è chiaro che non ci sarà nessuna possibilità di entrare nel regno di Dio, quindi prendere possesso dell’eredità.
2) Rom. 1:27:
Nello stesso modo gli uomini, lasciata la relazione naturale con la donna, si sono accesi nella loro libidine gli uni verso gli altri, commettendo atti indecenti esseri umani con uomini, ricevendo in se stessi la ricompensa dovuta al loro traviamento.
Il tratto che va dal v. 18-32 del primo capitolo dell’epistola ai Romani, è una chiara descrizione della depravazione dei gentili, del loro modo di vivere e di comportarsi.
Se dal punto di vista di Dio e della Sua Parola, è una depravazione
mutare la gloria dell’incorruttibile Dio in un’immagine simile a quella di un uomo corruttibile..., alla stessa maniera deve essere considerata l’omosessualità descritta nel v. 27.
Inoltre, se:
l’ira di Dio si rivela dal cielo sopra ogni empietà e ingiustizia degli uomini, che soffocano la verità nell’iniquità (v. 18),
lo deve essere anche per ciò che riguarda l’omosessualità, dato che si trova sullo stesso piano di tutte le altre depravazioni elencate in questo tratto dell’epistola ai Romani.
Agli omosessuali, ovviamente, non piace sentirsi classificare come depravati, gli atti sessuali che compiono, li stimano legittimi e normali, senza nessuna differenza degli eterosessuali.
Si proseguirà il prossimo giorno...
[Modificato da Domenico34 16/02/2011 03:47]