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l'avevo rivisto sulle montagne della Sila. più esattamente in un paese della Sila greca, in piazza, di fronte a una brocca di Cirò nerissimo.
"qui si sta bene" sentenziò.
non che ci credessi più di tanto, ma non potevo approfondire troppo il discorso per evitare di dovere illustrargli il motivo che mi aveva spinto a seguirlo fin là.
in seguito seppi che a T. il mio amico conduceva una vita molto particolare, con un paio di mogli e 4 figli, 2 per compagna.
certo tutta un'altra persona rispetto a colui che, smagrito e teso, mi era piombato in casa un lontano Natale e che avevo ospitato e difeso.
allora, in quel tempo, ero ancora capace di simili gesti altruistici. era l'epoca in cui meditavo una grande partenza, sempre rimandata. in cui le strade deserte erano popolate dei miei sogni e i miei sogni popolavano le mie aspettative.
poi troncate. sanatori dorati e vene irrorate. tempi difficili, sperperati.
così, per lo stesso meccanismo, mi rivedo in quella stazione di servizio. rivedo me stesso e la tipa e il suo amore nel sottopasso. i miei compagni di band che mi chiamano invano, date saltate, ecco che li raggiungo a Francavilla e, una volta salito sul palco, ne ricado drogatissimo e stronzissimo. Cat Power soccorrevole e dolce.
e poi le manie di persecuzione, la convinzione della congiura fantastica, le vane parole di chi diceva di volermi bene.
dormite, ragazzi.

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