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Viktor Pelevin: il post modernismo russo

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    Nihil.
    Post: 711
    00 26/12/2010 00:29
    Vi riporto come introduzione questa recensione per il romanzo "Dialettica di un periodo di transizione dal nulla al niente" fatta da Giulia Gigante per la rivista "L'Indice"

    "Sin dal titolo, l'ultimo libro di Viktor Pelevin, uno degli scrittori di massimo successo nella Russia di oggi, lascia trapelare la natura volutamente cerebrale, se non addirittura cervellotica, dell'opera. Dialettica di un periodo di transizione dal nulla al niente è una narrazione surreale e rutilante della Russia putiniana, rappresentata come una società brulicante di imprenditori senza scrupoli, santoni in malafede, mafiosi ceceni e non, agenti del Kgb riciclati, artisti millantatori, "secretroie", corrotti di tutte le risme. È in questo ambiente che si muove il magnate degli affari Stëpa, il poco eroico protagonista del libro, facendosi guidare da misteriosi segnali legati al numero 34, che egli ritiene magico. Le valenze positive attribuite al 34 e i poteri malefici di cui si fanno portatori gli altri numeri aprono la via a una serie di divagazioni esoteriche, che spaziano dal libro cinese dei Ching all'interpretazione cabalistica e alla pura e semplice superstizione, nel tentativo di trovare un senso al presente, passato e futuro, tentativo vano dal momento che dal nulla non si può che, effettivamente, approdare al niente. In realtà, l'edizione italiana corrisponde solo a una parte dell'opera che ha lo stesso titolo nell'edizione originale russa: il romanzo, giustappunto, intitolato Numeri (Čisla). L'edizione originale completa contiene altri tre racconti e presenta un'articolazione più complessa, decisamente rivolta verso l'Oriente e la filosofia taoista.
    Pelevin, scrittore postmoderno, benvoluto dalla critica e dal pubblico per il suo aggancio all'attualità più scottante, mostra lo sfacelo etico, politico ed estetico della Russia contemporanea. Anzi, più che mostrarlo, lo getta in faccia ai lettori. Molti dei suoi strali sono destinati al convenzionalismo della pseudo-arte, figurativa o teatrale, che sacrifica qualsiasi talento o ispirazione creativa pur di ottenere a tutti i costi l'effetto di épater le bourgeois con l'unico risultato di realizzare opere-spazzatura.
    Con la sua scrittura colta, ricca di citazioni – criptiche e non –, con la sua abilità a maneggiare la lingua con precisione e freddezza matematica e lo stile crudo, Pelevin si afferma, sulla scia di illustri precedenti come Saltykov-Ščedrin, come uno dei principali scrittori satirici contemporanei. Se indubbiamente eccessivo appare l'accostamento alle figure di Tolstoj e Dostoevskij, che ha portato la critica a definirlo uno scrittore "tolstoevskiano", innegabile è l'influsso gogoliano trasferito alla realtà di oggi. Forte della convinzione che la Russia non possa essere capita, ma solo vissuta, Pelevin non disdegna il nonsensee non esita a puntare sull'effetto dell'esagerazione grottesca, incurante dell'irritazione, talvolta profonda, che riesce a provocare. Perché, tra digressioni sui Pokemon, perversioni sessuali gratuite e misticismo orientale kitsch, forse c'è un po' troppa carne a cuocere nel suo calderone infernale."

    Giulia Gigante


    Pelevin è un narratore eccezionale: mischia filosofia, pulp, zen e satira con un'abilità che ricorda il pastiché cinematografico del Tarantino di Kill Bill. Ho letto tutto quanto è pubblicato in italiano, e vi stendo la mia personale lista di preferenze, per orientare la lettura a chi volesse iniziare a conoscere il suo mondo:

    1- Per entrare senza traumi nel mondo di Pelevin è preferibile partire con la sua prima raccolta di racconti "La lanterna blu", meno cervellotica delle opere mature, ancora acerba per certi versi nel tratteggiare io assurdi e disconessi dal mondo, compensa questi difetti pcon la coincisione dei testi e con il gioco a carte scoperte nei procedimenti letterari.

    2- A seguire sicuramente "La freccia gialla", romanzo satirico-esoterico di un folle viaggio in treno di un'umanità post-sovietica divisa fra la rincorsa al consumismo occidentale e un pessimismo tipicamente asiatico sull'immutabilità dell'uomo e sulla sua radicale incapacità di afferrare il mondo. Stupendo

    3- Con "L'elmo del terrore" si passa già sul cervellotico spinto, infatti il romanzo racconta attraverso il dialogo via chat di alcuni nick, la storia di alcuni uomini e donne dell'era tecnologica catapultati senza alcun motivo all'interno del mitico labirinto del minotauro... il romanzo è un analisi filosofica del rapporto fra rete e sogno, identità e nick, corpo e parola. Sicuramente di non facile lettura, ma ripaga ampiamente.

    4- Qui passiamo al capolavoro "Il mignolo di Buddha": libro immenso, denso fino all'inverosimile, tipicamente russo nel mischiare follia (il protagonista è affetto da schizofrenia), metafisica e grottesco, è da affrontare solo dopo una certa dimestichezza col mondo peleviano, altrimenti si rischia di sentirsi smarriti e anche leggermente presi per il fondoschiena, per come Pelevin passi nella stessa pagina dalla citazione di spot della Pepsi degli anni '90, passando per la storia bolscevica fino alla poesia decabrista, e tutto nel giro di 8 righe!

    5- In ultima lascio "Omon Ra", "La vita degli insetti" e "Dialettica di un periodo di transizione fra il nulla e il niente", libri belli ma non capolavori.


    "Il poeta è puro acciaio, duro come una selce" Novalis

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    Pedro Navarra
    Post: 201
    00 27/12/2010 18:49
    Grazie, mi hai fatto venire voglia di leggerlo. [SM=g8320]
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    Maredinotte
    Post: 1.681
    00 30/12/2010 18:56
    anche a me! [SM=g8119]
    inserito nell'elenco 2011!

    "La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare." (Jiddu Krishnamurti)
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