CREDENTI

CODICI, MANOSCRITTI E FRAMMENTI

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    AmarDio
    00 14/12/2010 22:18

    LA BIBBIA DEI LXX

     

    Con questo nome si indica la prima versione greca della Bibbia ebraica, fatta ad Alessandria d'Egitto, ad uso degli ebrei ellenizzati che lì risiedevano, i quali generalmente non capivano più l'ebraico. È perciò detta anche “alessandrina”. Più comunemente è, però, detta dei LXX perché, secondo il documento più antico che ne parla, la Lettera di Aristea (ca. 200 a.C.), sarebbe dovuta a 72 (cifra arrotondata poi a 70) dottori della legge, i quali, esperti di greco ed ebraico, fatti venire i manoscritti da Gerusalemme e ritiratisi nell'isola di Faro (l'isola del famoso Faro del porto di Alessandria, una delle 7 meraviglie del mondo antico), presso Alessandria, in 72 giorni avrebbero tradotto tutto il Pentateuco. Ciò sarebbe avvenuto a richiesta di Tolomeo Filadelfo (285-247 a.C.), il quale voleva arricchire la sua biblioteca di Alessandria. La lettera di Aristea a Filocrate non è, però, autentica ed ha chiaramente un intento celebrativo della traduzione greca della Bibbia. In seguito, al suo racconto, si aggiunse la leggenda secondo la quale i traduttori, chiusi in celle separate, riuscirono a tradurre una versione perfettamente uguale anche nelle parole.
    Comunque, è certo che questa versione greca, cominciata nel III sec. a.C. e compiuta da diversi traduttori e in diverso tempo, era terminata all'inizio del II sec. a.C.; usata dapprima dagli ebrei viventi in Egitto, essa si diffuse per tutta la Diaspora e diventò comune nel mondo greco-romano e anche in Palestina. Vigente già dai tempi di Gesù, fu seguita dagli scrittori del Nuovo Testamento, dai Padri e dalla Chiesa, e fu la base di molte antiche versioni, tra cui quella latina precedente alla Vulgata di S. Girolamo.
    Il Concilio di Trento ne promosse un'edizione ufficiale, che uscì con la data del 1586, fatta sul manoscritto Vaticano B, e divenne il Textus Receptus dell'Antico Testamento greco.
    L'importanza di questa versione proviene dal fatto che essa deriva da manoscritti ebraici anteriori al lavoro di unificazione operato dagli scribi.
    La Bibbia dei LXX conosce 7 libri ignoti alla Bibbia ebraica: Tobia, Giuditta, 1 e 2 Maccabei, Baruch e la lettera di Geremia (Bar 6), Siracide e Sapienza, oltre a brani di Daniele ed Ester presenti solo in greco.
    I cattolici hanno sempre privilegiato questa forma ampia del canone, seguendo la versione dei LXX. Questi libri vengono chiamati “deuterocanonici” perché, pur mancando nel canone ebraico, sono stati unanimemente accolti dalla Chiesa dei primi secoli come libri ispirati.
    I protestanti hanno optato per un canone ristretto, accogliendo la decisione maturata nell'ebraismo intorno all'anno 90 d.C., che si è pronunciato contro la canonicità dei libri biblici scritti in greco.

     


    CODICE VATICANO

      

    Codice Vaticano o Codice B
    IV sec. d.C.

    Il codice Vaticano, è un codice in pergamena ed è così chiamato in quanto, fin dal 1475, appare nel catalogo della Biblioteca Vaticana (con il numero 1209). E' ritenuto essere la più antica copia integrale della Bibbia. Gli studiosi pensano che il luogo di origine del testo sia l'Egitto, nel secolo IV.
    Il Codice Vaticano è scritto in unciale. Comprende attualmente un totale di 759 fogli (617 fogli per il solo AT). Ciascun foglio misura cm. 27x27. Il testo su ciascuna pagina è organizzato in tre colonne di 40 righe ciascuna, con 16-18 lettere per rigo.
    Nei libri poetici il testo è diviso in versi, su due colonne. Tutte le lettere sono di uguale grandezza ed in "scriptio continua", ma a volte la prima lettera di una sezione si allunga verso il margine del foglio. Il codice appare mutilo e con fogli di rimpiazzo presi da altri manoscritti. La situazione delle pagine è la seguente: i primi 20 fogli (Genesi 1, 46-28) sono andati perduti, allo stesso modo una parte del foglio 178 (2Re 2, 5-7, 10-13) e 10 fogli dopo il 348 (Salmi 105, 27- 137, 6), oltre ad un imprecisabile numero di fogli dopo l'ultimo libro del codice, contenente, probabilmente, qualcuno dei Padri apostolici. Gli scritti dei profeti minori precedono quelli dei profeti maggiori. Sono presenti gli scritti veterotestamentari in greco, ma non i libri dei Maccabei).


    Il timbro della Bibliotheque nationale di Parigi, quando il Codice fu annoverato, dopo il "furto" di Napoleone, fra i manoscritti della biblioteca parigina

    Del NT (142 fogli) sono andate perdute una porzione delle epistole paoline, Ebrei 9, 14-13, 25, le lettere pastorali e l'Apocalisse. Le epistole cattoliche sono poste dopo gli Atti e prima del corpus paolino. Gli Atti presentano una divisione in 36 capitoli. Il corpus paolino è trattato come se fosse un unico libro. Dalla numerazione peculiare al codice si evince che esso è copia di un testo nel quale l'epistola agli Ebrei era posta tra la lettera ai Galati e la lettera agli Efesini (mentre nel Vaticano la lettera agli Ebrei è l'ultima del corpus). Come il Sinaitico non contiene la “finale” lunga del vangelo di Marco, ma un notevole spazio lasciato vuoto farebbe pensare che lo scriba fosse conscio della lacuna nel manoscritto da cui stava copiando.
    Va ricordato che i formati di tali codici erano tanto grandi onde permetterne la consultazione a più di un lettore alla volta.

    [Modificato da AmarDio 14/12/2010 22:24]
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    AmarDio
    00 14/12/2010 22:19

    CODICE “DI EFREM RESCRITTO”



    Codice detto “di Efrem rescritto” o Codice C
    V sec. d.C.

    Questo manoscritto è un palinsesto (da “ palin” , “ di nuovo” e “ psao” , “ raschio"). I palinsesti sono manoscritti in cui il testo originale è stato lavato o raschiato via, per far posto ad un altro testo. Su 241 codici biblici in maiuscola, 55 sono palinsesti. Il test o della Bibbia del codice di Efrem risale al V sec. d.C. Intorno al XII sec. i fogli di pergamena furono lavati per cancellarne il testo della Scrittura e copiare i 38 trattati di Efrem in lingua greca. Dopo la caduta di Costantinopoli il codice fu portato a Firenze, poi passò a Parigi al seguito di Caterina de' Medici. Ora esso appartiene alla Biblioteca Nazionale di Parigi. Il testo sottostante del NT fu decifrato nel 1834 dal Fleck e nel 1843 dal Tischendorf con l'aiuto di reagenti chimici. Nel 1845, Tis c hendorf pubblicò l'AT. I reagenti chimici utilizzati, purtroppo, presentavano l'inconveniente di annerire con il tempo la pergamena, rendendo in tal modo il testo illeggibile. Oggi è possibile leggere il testo facendo uso dei raggi ultravioletti. Il codic e è in pergamena, conta 209 fogli che misurano circa 33x27cm ciascuno. Il testo è su una sola colonna per pagina. Lo scriba non inserì né spiriti, né accenti, ma solo qualche apostrofo. Ciascun periodo è concluso da un punto. Sono frequenti lettere evidenz i ate, come per il codice Alessandrino. Nel codice originariamente era contenuta l'intera Bibbia. Oggi si conservano 64 fogli dell'AT contenenti quasi tutto il Qohelet, frammenti del Cantico dei Cantici e dei Proverbi, parte del Siracide e della Sapienza. D e l NT (145 fogli in tutto) rimangono porzioni di tutti i libri, eccetto della seconda lettera ai Tessalonicesi e della seconda lettera di Giovanni.

     


    CODICE DI BEZA

     


    Codice di Beza Cantabrigiensis o Codice D
    V sec. d.C.

    Questo codice deve il suo nome al fatto di essere appartenuto al riformatore Teodoro di Beza. Nato a Ginevra il 24-6-1519, calvinista, discepolo prediletto di Calvino, direttore de ll' Accademia Teologica di Ginevra, costui ne fece dono, nel 1581, all'università inglese di Cambridge (dove è attualmente conservato). Da qui il nome di Cantabrigiensis (“ di Cambridge” ). Beza scrisse, nella lettera di accompagnamento al codice, che esso f u sottratto dagli ugonotti, al monastero di Sant'Ireneo in Lione, durante la guerra del 1562. Beza riteneva, inoltre, che il manoscritto fosse custodito da lungo tempo inutilizzato nel monastero, a coprirsi di polvere. Sembra, al contrario, che il codice f o sse usato nel 1546 al Concilio di Trento, a causa di una lezione latina di Giovanni 21 avallata solo dal testo greco del codice. Probabilmente, quindi, il codice era in Italia intorno alla metà del XVI sec. Da Lione proveniva anche Michele Serveto, messo al rogo nella Ginevra calvinista di quegli anni. Beza scrisse in difesa di questa esecuzione.
    Secondo K. e B.Aland il codice sarebbe stato copiato in Egitto o nell'Africa del Nord da un copista la cui lingua materna era il latino. Le correzioni, che intere ssano più il testo greco che quello latino, riguardano principalmente Luca ed Atti e sembrano essere il frutto del lavoro di un esperto teologo. Attualmente il codice è tendenzialmente datato al V sec. Il testo è bilingue, greco e latino. Il testo greco è sul "lato d'onore", quello sinistro. Il testo latino dipende da quello greco, e si discosta da tutti gli altri testi della tradizione testuale latina del NT. Il manoscritto è in pergamena, e conta 415 fogli di 26x21,5 cm. Il testo è su una colonna per pagina, con righe di diversa lunghezza, corrispondenti ad unità di senso, onde rendere agevole la lettura durante il servizio cultuale. Il Codice contiene oggi solo i quattro Vangeli (nel seguente ordine: Matteo, Giovanni, Luca, Marco), gli Atti degli Apostoli e pochi versi in latino della 3Giovanni (vv. 11-15).


    CODICE ALESSANDRINO



    Codice Alessandrino o Codice A
    V sec. d.C.

    Il codice Alessandrino o Codice A contiene AT e NT con lacune. Nel NT è andato quasi complet a mente perduto il vangelo di Matteo. Il manoscritto è di qualità varia, a seconda dei libri, che furono copiati da diversi manoscritti. E' scadente nei Vangeli, di alta qualità nel resto del Nuovo Testamento e, più che mai nell'Apocalisse.
    Gli studiosi datano il Codice A alla metà o all'inizio del V sec. d.C. Il Codice Alessandrino è così chiamato poiché ne è documentata l'esistenza nella B i blioteca del P a triarca di Alessandria fin dall'XI sec. Fu poi donato al re d'Inghilterra Giacomo I, per intercessione del Patriarca Cirillo L u karis di Costantinopoli. Giacomo I morì prima di poterlo ricevere ed il volume arrivò in I n ghilterra nel 1627 nelle mani del figlio di Gi a como I, Carlo I. E' conservato al British Museum.
    Il Codice Alessandrino è attualmente formato da 773 fogli di pergamena di cm. 32x26 (originalmente i fogli debbono essere stati 822). La scrittura usata è l'unciale in "scriptio continua". Contiene i testi canonici dell'AT (622 fogli) a cui mancano Gen e si 14, 14-17; 15, 1-5, 16-19; 16, 6-9; 1Re 12, 20- 14, 9; Salmi 5, 20- 80, 11. Sono presenti a n che tutti i libri greci dell'Antico Testamento. Sono presenti anche i testi apocrifi del III e IV libro dei Maccabei.
    Il NT (144 fogli) contiene i testi canonici meno Matteo 1, 1- 25, 6 (mancano 25 fogli); Giovanni 6, 50- 8, 52 (due fogli); 2Corinzi 4, 13- 12, 6 (3 fogli). Il NT contiene anche le due epistole di Clemente R o mano (manca un foglio della 1Clemente, e 2 fogli finali della 2Clemente), uno dei Padri Apostolici. Una lista aggiunta al codice mostra che anche il Libro dei Salmi di Salomone era incluso nel cod i ce, ma lo spazio che separa questo libro dagli altri del NT, lascia intendere che forse esso non era considerato canonico.
    L'ordine dei testi del NT è il seguente: Vangeli, Atti, Epistole Cattoliche, Epistole P a oline (con la lettera agli Ebrei posta prima delle lettere Pastorali), Apocalisse.
    Originariamente il codice era in un solo volume, attualmente è rilegato in quattro v o lumi le cui cope r tine recano impresse le insegne di Carlo I. Tre volumi contengono l'AT ed uno il NT. Il testo è scri t to su due colonne per pagina di circa 49-51 righe per colonna. Ciascun nuovo paragrafo è indicato da una grossa lettera iniziale e freque n temente da uno spazio. Non sempre la lettera evidenziata coincide con l'inizio di un paragrafo o di una parola.

    [Modificato da AmarDio 14/12/2010 22:21]
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    AmarDio
    00 14/12/2010 22:26

    CODICE SINAITICO


    Codice Sinaitico o Codice (“aleph”) o Codice S
    IV sec. d.C.

    Datato alla metà del quarto secolo, catalogato con la prima lettera dell'alfabeto ebraico (aleph), conteneva in origine, sia il Nuovo che l'Antico Testamento, insieme alle lettere di Barnaba ed al Pastore di Erma, testi dei Padri Apostolici, scritti anch'essi in greco .
    Ritrovato dal ricercatore Costantino von Tischendorf  nella biblioteca del monastero di Santa Caterina al monte Sinai, nel 1844. Fu portato poi a San Pietroburgo. Nel 1933 fu venduto al British Museum di Londra ove é attualmente conservato.
    Il Codice Sinaitico consta di 346 e 1/2 fogli di pergamena. Ciascun foglio misura 43x38 cm. Calcolando che la pelle conciata di una pecora può fornire solo due fogli di tale formato, debbono essere state necessarie non meno di 170-180 pecore per approntare il solo materiale scrittorio. Evidentemente il committente del manoscritto doveva essere molto facoltoso (lo stesso vale per tutti gli antichi Codici biblici). Il codice presenta quattro colonne di testo per facciata, eccetto nei libri poetici il cui testo in versi è disposto in due colonne di notevole larghezza. Le quattro colonne forse dipendono dalla notevole grandezza dei fogli usati, dalla necessità di rendere più leggibile il testo in "scriptio continua" (la scrittura è cioè continua, senza interruzioni tra le parole) spezzandolo più frequentemente. Il manoscritto è in lettere unciali (in maiuscolo), senza accenti e spiriti, o segni di interpunzione, eccetto a volte l'apostrofo e il punto alla fine di un periodo. Le lettere sono tutte uguali, mancano ornamenti. I copisti non seguono la divisione del testo proposta da Eusebio di Cesarea, che ci è testimoniata nella sua lettera a Carpiano. Tutti questi elementi, insieme alla presenza della lettera di Barnaba e del Pastore d'Erma, fanno propendere per la datazione al IV sec.
    Il manoscritto ha subito varie mutilazioni, specialmente nei libri da Genesi ad Esdra. Ciò che rimane (198 fogli) è costituito da frammenti di Genesi 23 e 24, Numeri 5, 6 e 7, 1Cronache 9, 27- 19, 17; Esdra 9, 9- 10, 44; Lamentazioni 1, 1- 2, 20. Integri sono invece i libri di: Nehemia, Ester, Gioele, Abdia, Giona, Nahum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia, Isaia, Geremia. Il manoscritto contiene anche i testi veterotestamentari greci di Tobia, Giuditta, 1Maccabei e l'apocrifo 4Maccabei (mentre il codice non ha mai contenuto 2 e 3 Maccabei). Il NT (148 fogli) contiene tutti i libri considerati canonici, più l'epistola di Barnaba (a Barnaba seguivano 6 fogli andati perduti, di cui non si conosce il contenuto) ed il Pastore d'Erma (incompleto). Le epistole di Paolo precedono gli Atti, e la lettera agli Ebrei segue 2Tessalonicesi. Il testo del Codice Sinaitico in generale assomiglia molto a quello del Codice Vaticano. Nell'AT il testo del Sinaitico è più simile a quello del Codice Alessandrino.



    RITROVAMENTO DEL CODICE SINAITICO

     

    Dobbiamo il ritrovamento del Codice Sinaitico a Constantin Von Tischendorf. E' lui che raccontò come un romanzo l'avventurosa storia della scoperta.
    Von Tischendorf, studioso che all'età di soli venticinque anni aveva tradotto il Codice di Efrem rescritto, si trovava nel 1844 nel Monastero di S.Caterina alla ricerca di manoscritti antichi. Per caso vide nella libreria del monastero una cesta contenente 43 fogli di pergamena di un antico manoscritto, probabilmente destinati ad essere distrutti. Tischendorf si rese conto che quei fogli erano parti della LXX (l'Antico Testamento in greco) e contenevano brani di Geremia, Nehemia, 1 Cronache ed Ester. I monaci, diffidenti, pure conoscendo l'esistenza di altre pagine del Codice, si rifiutarono di fargliele esaminare. Tischendorf ottenne però in dono i fogli ritrovati che pubblicò in fac-simile nel 1846. Nel 1853 una seconda spedizione si rivelò infruttuosa, tranne che per il ritrovamento di due frammenti del Libro della Genesi.
    Nel 1859 Tischendorf effettuò una terza visita al convento grazie all'aiuto dello Zar Alessandro II, dal quale dipendevano allora tutti i monasteri greco-ortodossi. Un monaco mostrò allo studioso un manoscritto che aveva trovato casualmente nella sua cella, nascosto tra vari oggetti. Si trattava di un'altra parte del Codice, contenente gran parte dell'AT e tutto il NT con l'Epistola di Barnaba e il Pastore d'Erma. Tischendorf che non era riuscito a convincere i monaci a lasciargli il manoscritto iniziò a trascriverlo nel Monastero stesso. Successivamente riuscì a farselo inviare al Cairo in un altro monastero greco-ortodosso per continuare a copiare il testo. Infine Von Tischendorf riuscì a far regalare il manoscritto allo Zar.
    Nel 1869 lo Zar diede una ricompensa ai due monasteri. Il fac-simile dell'intero manoscritto venne pubblicato nel 1862 con il nome di Codice Sinaitico.
    Nel 1867 vennero pubblicati altri frammenti del Codice Sinaitico con testi della Genesi e dei Numeri. L'Archimandrita Porfirio li aveva rinvenuti ed erano stati usati per riparare altri manoscritti.
    Altri quattro rinvenimenti seguirono a questo. Nel 1933 il Codice fu venduto all'Inghilterra dal governo sovietico per 100.000 sterline. Recentemente nel monastero di S.Caterina sono stati ritrovati altri 9 fogli contenenti parte della Genesi.

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    AmarDio
    00 14/12/2010 22:27

    IL TESTO MASORETICO

     

     

    Il confronto dei manoscritti e delle antiche versioni ci mostra che il testo della Bibbia, di trascrizione in trascrizione, è arrivato fino a noi sostanzialmente integro, ma con numerose varianti accidentali; appunto per valutare tali varianti e arrivare al testo critico, è necessario conoscere la storia della trasmissione del testo.
    A un primo stadio, che possiamo chiamare di libera trascrizione, seguì, ad iniziare dal I sec. d. C., uno stadio di unificazione del testo. Gli scribi scelsero gli esemplari da loro ritenuti migliori, fecero eventualmente dei confronti e ne ricavarono un testo definitivo, che si sforzarono di ricopiare con la massima fedeltà, facendo sparire tutti gli altri esemplari non conformi al testo così fissato.
    Attorno al testo degli scribi, che già avevano diviso i libri in versetti e li avevano contati, si formò tutta una complessa tradizione (in ebraico masôr? ) sul modo di leggere il testo, che era di sole consonanti. I Masoreti, cioè gli specialisti di quella lettura, tra il VI e il X sec. d. C., fissarono per iscritto questa tradizione e in primo luogo inventarono diversi sistemi per indicare, tramite punti e piccoli segni, le vocali e gli accenti delle parole, lasciando intatta la loro grafia consonantica.
    Così sorse il testo masoretico , quale si trova nelle comuni edizioni della Bibbia ebraica.


    IL PERIODO DEI SOFERIM

     

    Sono detti soferim (letteralmente “contatori”) i rabbini e gli scribi che, dal I al VI secolo, si dedicarono a contare il numero di parole e di versetti del testo biblico per vigilare sull'autenticità del testo nei manoscritti. Vedi, per esempio, Lv 8, 8 dove viene scritto nel margine “la metà della torah secondo i versetti”, per indicare il versetto centrale della Torah. Inoltre facevano delle osservazioni su alcuni testi difficili per stabilire una lettura “giusta” e ortodossa. I loro commenti testuali tendevano a spiegare, o almeno a indicare, parole o espressioni che creavano difficoltà oppure proponevano alternative, lasciando intatto il testo consonantico. Sei indicazioni, che ritroviamo ancora oggi nel successivo testo masoretico, vengono fatte risalire a loro:

    1. I “punti straordinari”: sono 15 punti, segnalati con alcuni puntini sopra lettere o parole, per indicare che i soferim avevano dubbi sul testo (es. Is 44, 9).
    2. Il “nun inverso”: sono 9 punti in cui gli scribi vogliono probabilmente indicare la necessità di invertire 2 versetti (es. Nm 10, 34-36).
    3. Il “sebir” (dall'aramaico “supporre”). Sono 350 passi in cui si segnala che ci si aspetterebbe una parola migliore che è indicata a margine (es. Gen 19, 8).
    4. Il “qere-ketib”, cioè “detto-scritto”. Indica che la parola è scritta in un modo, ma deve essere letta in un altro (es. Gs 6, 7).
    5. Il “non c'è altro”, indica gli “apax legomena”, cioè le parole o espressioni che, ricorrendo una sola volta, sono di difficile traduzione.
    6. I “tiqquné soferim” o “emendazioni degli scribi”. Sono 18 punti in cui gli scribi propongono emendamenti del testo per non mancare di rispetto a Dio. Per esempio in Genesi 18, 22 si legge “Abramo stava ancora dinanzi al Signore”. Prima dell'intervento dei soferim che indicano in questo punto un cambiamento, si può supporre che un tempo si leggesse “Il Signore stava dinanzi ad Abramo”, il cui significato poneva dei problemi, poiché il “superiore” sarebbe dovuto stare di fronte all' “inferiore”.

     

    Queste tecniche, usate dagli scribi, ci mostrano l'atteggiamento di totale rispetto del testo consonantico che, anche se non viene compreso, non viene mai cambiato.

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    AmarDio
    00 14/12/2010 22:36
    GLI ANTICHI MANOSCRITTI BIBLICI FINO ALL'INVENZIONE DELLA STAMPA
    2. I "TESTI CRITICI” DELLA BIBBIA MASORETICA EBRAICA, DELLA BIBBIA GRECA DEI LXX, DELLA VULGATA E DEL NUOVO TESTAMENTO E GLI STRUMENTI SCIENTIFICI DI STUDIO
    3. LE TRADUZIONI CONTEMPORANEE DELLA BIBBIA IN ITALIANO
    4. GEOGRAFIA BIBLICA
    5. STORIA BIBLICA
    6. GLI APOCRIFI NEOTESTAMENTARI, I PADRI APOSTOLICI ED IL CANONE DELLE SCRITTURE
    7. LA BIBBIA E LA TRADIZIONE EBRAICA
    8. LA BIBBIA E LA TRADIZIONE CRISTIANA
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    Coordin.
    00 17/01/2011 09:49
    I testi cosiddetti "originali" del Nuovo Testamento, sono pervenuti a noi in diversi modi e risalgono in alcuni casi anche ai primi decenni successivi alla morte di Cristo.
    Si tratta ovviamente di frammenti con pochi versetti. Man mano però che i decenni sono trascorsi abbiamo un numero sempre maggiore di reperti che sono stati classificati, datati, confrontati con i testi che abbiamo oggi.

    TUTTI MANOSCRITTI DEL NUOVO TESTAMENTO E DEGLI APOCRIFI

    I più antichi manoscritti del Nuovo Testamento

    Frammenti del nuovo testamento su papiro.
    Le più antiche versioni complete della bibbia conosciute sono nel  Codex Vaticanus e nel Codex Sinaiticus. I manoscritti più antichi sono frammenti di versi o di capitoli dei libri biblici. A molti di essi é stato attribuito un nome ma altri sono stati semplicemente numerati da P1 (papiro numero 1) al  P5300. Ecco la lista dei più antichi:

      <50 <70 125 200 250 300 350
    Matteo P64     P67 P45,P1,P37 Vat., Sin.,
    Marco   7Q5     P45 Vat. Sin.
    Luca       P4 P4,45,75 Vat.,P3 Sin.
    Giovanni     P52 P66 P45,75 Vat. Sin.
    Atti         P45 Vat. Sin.
    Romani/Ebrei   7Q4   P46   Vat. Sin.
    Giacomo/Giuda           Vat.,P72 Sin.
    Apocalisse         P47 Vat. Sin.

     

    Papiro di Rylands(P52)
    E' uno dei mpiù vecchi frammenti di papiro del Nuovo Testamento,é in forma di codice (scritto da ambo il lati) e contiene Giovanni 18:31-33 and 37-38. E' stato ritrovato in Egitto ed é stato datato intorno al 125 A.D.
    E' attualmente conservato presso il Giovanni Rylands Library di Manchester, Inghilterra.
    Il papiro di Bodmer (P66, P72-75)
    E' una collezione costituita da una cinquantina di manoscritti in greco scoperti da   M. Martin Bodmer nel 1955-56, é sono stati datati al intorno al 200 A.D.
    La parte principale della collezione é conservata presso la Bibliotheca Bodmerianasi Colonia (nei pressi di Ginevra). TL'unica eccezione é costituita dal papiro VIII (che contiene Pietro 1 e 2), che fu offerto in dono a Papa Paolo VI nel 1969; il testo é conservato nella libreria Vaticana. La raccolta fu scoperta in Egitto . Essa contiene sia codici (scitti da ambo i lati) che rotoli (scritti su una sola facciata); la maggior parte di essi sono papiri, mentre tre di essi sono pergamene (Pap. XVI, XIX, and XXII).
    I manoscritti comprendono brani del vecchi e del nuovo testamento insieme a scritti della chiesa delle origini.
    Il papiro P75 (vangelo di Luca e Giovanni) appare virtualmente identico al testo del   Codex Vaticanus.
    Esso sembra richiamare Giovanni 6:58-71
    Il papiro di  Chester Beatty  P45
    Datato al 200-250 A.D., fu reso pubblico nel 1931, contiene i quattro Vangeli e gli Atti, in quaderni da due fogli. Purtroppo è in pessimo stato di conservazione;
    non rimane che: Matteo (XX, da da 24 a XXI, 19; XXV, da 41 a XXVI, 33),
    Marco (IV, da 36 a IX, 31; XI, da 27 a XII, 28), Luca (VI, da 31 a VII,
    7; IX, da 26 a XIV, 33).
    Il papiro di Magdalen (P64)
    Il papiro é stato conservto nella biblioteca del Magdalen College per più di 90 anni. Esso fu donato alla biblioteca dal cappellano inglese, Rev. Charles Huleatt, che lo aveva acquistato in un antico percato di Luxor in Egitto. Utilizzando un microscopio a scansione accompagnato dalla analisi papirologica convenzionale, il prof.Thiede lo ha ridatato intorno alla metà del secondo secolo, tra il 30 and 70 A.D.

    In questo papiro il nome di Gesù é scritto  "KS", abbreviazione delle parola greca  Kyrios, cioè Signore.
    Matteo 26

    Il papiri Oxyrhynchus i - metà del secondo secolo, contiene detti di Gesù che sono paralleli a quelli dei quattro vangeli. Più di 200o papiri provenienti dall' Oxyrhynchus in Egitto, sono stati pubblicati, molti di essi non non sono testi biblicil. I passaggi biblici si pensa siano stati copiati da un antico manoscritto databile, probabilmente, al 110-130 D.C.
    Qumran Grotta 7
    7Q4 1,2 attribuito alla prima lettera a Timoteo 3:16-4:3, successivamente unito ai frammenti 8 e 12 dal papirologo E.Muro é stato, invece, attribuito a 7Q4I Enoch 103:3-8
    7q8 attribuito alla epistola di Gicomo 1:23-24 é, come detto, stato assembrato insieme a 7Q4 1,2 e riattribuito ad Enoch
    7q6 1,2 is Marco 4:8 and Atti 27:38
    Restano ancora in piedi le ipotesi:

    7Q61 Marco 4,28

    7Q62 Atti 27,38

    7Q9 Romani 5,11-12

    7Q10 Pietro 2 1,15

    7Q15 Marco 6,48

    rese, a questo punto, improbabili dalle ridottissime dimensioni e dai lavori di Puech e Muro sui rimanenti frammenti rimanenti, oltre che dalla difficoltà storica della colocazione del NT in area esseno-qumramiana

    Qumran grotta 7
    7q5 é stato attribuito a  6:52-53 ma anche a

    Gen 10:10
    Gen 46:20
    Gen 46:21
    Deu 1:36
    Jos 21:12
    1Sa 26:7
    1Es 6:26
    Hos 5:7
    Joh 9:32

    L'attribuzione più probabile sembra esser Ge. 46:20 anche se Muro contesta, attraverso una complessa analisi, tutte le attribuzioni sostenendo che il papiro in questione é frutto di una sobrapposizione di più papiri.

    P67 -  Barcelona; datato 200D.C. ; contiene (Mt 3:9, 3:15, 15:20-22, 15:25-28).  
    P1 -università della Pensilvania a Filadelfia;terzo secolo; contiene (Mt 1:1-9, 1:12-20, 1;23).  
    P3 - (data: VI secolo). Contiene Luca (capitolo VII, da 36 a 45 e X, da38 a
    42).
     
    P4 -Biglioteca nazionale di Parigi;terzo secolo; contiene brani del Vangelo di Luca.Secondo altre fonti classificato come parte del P64 insieme al papiro P67  
    P37 - (data: III o IV secolo). Università del Michigan Biblioteca Ann Arbor; terzo o quarto secolo; contiene 33 versi tratto dal capitolo 26 di Matteo (capitolo XXVI, da 19 a 52).
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    00 17/01/2011 09:50

    Elenco completo dei frammenti di papiro del Nuovo Testamento

    Pap. Secolo Conservato presso Contenuto
    P1 III Filadelfia Matteo 1:1-9, 12 and 13, 14-20
    P2 VI Firenze Parte di Giovanni
    P3 VI/VII Vienna Parte di Luca
    P4 III Paris Parte di Luca...secondo un'altra ricostruzione é parte di P64 insieme a P67
    P5 III London Giovanni 1:23-31, 33-41; 16:14-30; 20:11-17, 20:19-25.
    P6 IV Stasburgo Parte di Giovanni
    P7 IV/VI(?) Kiev Parte di Luca
    P8 IV Berlino Parte di Atti
    P9 III Cambridge, Mass. I Giovanni 4:11-12, 14-17
    P10 IV Cambridge. Mass. Parte di Romani
    P11 VII Leningrad Parte di I Corinzi
    P12 III New York Ebrei 1:1.
    P13 III/IV Lonrda e Firenze Ebrei 2:14-18; 3:1-19; 4:1-16; 5:1-5; 10:8-22, 29-39; 11:1-13, 28-40; 12:1-17.
    P14 V Sinai Parte di I Corinzi
    P15 III Cairo I Corinzi 7:18-40 (verso) aned 7:40 - 8:1-4 (recto).
    P16 III/IV Cairo Filippesi 3:9-17 (recto) e Philippians 4:2-8 (verso).
    P17 IV Cambridge Ebrei 9:12-19.
    P18 III/IV London Apocalisse 1:4-7
    P19 IV/V Oxford Parte di Matteo
    P20 III Princeton Giacomo 2:19-3:2 (recto) e Giacomo 3:3-9 (verso).
    P21 IV/V Allentown, Pa. Parte di Matteo
    P22 III Glasgow Giovanni 15:25-16:2 e Giovanni 16:21-32
    P23 III Urbana Ill. Giacomo 1:10-12 (verso) e Giacomo 1:15-18 (recto).
    P24 IV Newton Center Mass. Apocalisse  5:5-8 (recto) e 6:5-8 (verso).
    P25 IV Berlino Parte di Matteo
    P26 ca. 600 Dallas Parte di Romani
    P27 III Cambridge Parte di Romani
    P28 III Berkeley Parte di Giovanni
    P29 III Oxford Parte di Atti
    P30 III Client Parte di I and II Tessalonicesi
    P31 VII Manchester Parte di Romani
    P32 ca. 200 Manchester Tito 1:11-15 (recto) and Tito 2:3-8 (verso).
    P33 VI Vienna Parte di Atti
    P34 VII Vienna Parte di I and II Corinzi
    P35 IV(?) Firenze Parte di Matteo
    P36 VI Firenze Parte di Giovanni
    P37 III/IV Ann Arbor. Mich. Parte di Matteo
    P38 ca. 300 Ann Arbor. Mich. Parte di Atti
    P39 III Chester, Pa. Parte di Giovanni
    P40 III Heidelberg Portions Romani
    P41 VIII Vienna Parte di Atti
    P42 VII/VIII Vienna Parte di Luca
    P43 VI/VII London Parte di Apocalisse
    P44 VI/VII New York Parte di Matteo and Giovanni
    P45 III Dublin Parte di Matteo, Marco, Luca, Giovanni and Atti
    P46 ca. 200 Dublin Parte di Romani, I and II Corinzi, Galatians, Ephesians,Colossesi, I Tessalonicesi and Hebrews
    P47 III Dublin Parte di Apocalisse
    P48 III Firenze Parte di Atti
    P49 III New Haven, Conn. Parte di Ephesians
    P50 IV/V New Haven, Conn. Parte di Atti
    P51 ca. 400 Oxford Parte di Galatians
    P52 II Manchester Parte di Giovanni
    P53 III Ann Arbor Parte di Matteo and Atti
    P54 V/VI Princeton Parte di Giacomo
    P55 VI/VII Vienna Parte di Giovanni
    P56 V/VI Vienna Parte di Atti
    P57 IV/V Vienna Parte di Atti
    P59 VI New York Parte di Giovanni
    P60 VII New York Parte di Giovanni
    P61 ca. 700 New York Parte di Romani, I Corinzi, Filippesi. Colossesi. I Tessalonicesi, Tito and Filemone
    P62 IV Oslo Parte di Matteo
    P63 ca. 500 Berlino Parte di Giovanni
    P64 ca. 200 Oxford  e Barcelona Parte di Matteo
    P65 III Firenze Parte di I Tessalonicesi
    P66 ca. 200 Colonia Parte di Giovanni
    P68 VII(?) Leningrado Parte di I Corinzi
    P69 III Oxford Parte di Luca
    P70 III Oxford Parte di Matteo
    P71 IV Oxford Parte di Matteo
    P72 III/IV Colonia Parte di I and II Pietro, and Giuda
    P73 ? Colonia Parte di Matteo
    P74 VII Colonia Parte di Atti, I and II Pietro, Giacomo, I, II and III Giovanni and Giuda
    P75 III Geneva Parte di Luca
    P76 VI Vienna Parte di Giovanni
    P77 II/III Oxford Parte di Matteo
    P78 III/IV Oxford Parte di Giuda
    P79 VII Berlino Parte di Hebrews
    P80 III Barcelona Parte di Giovanni
    P81 IV Barcelona Parte di I Pietro
    P82 IV/V Stasburgo Parte di Luca
    P83 VI Louvain Parte di Matteo
    P84 VI Louvain Parte di Marco and Giovanni
    P85 IV/V Stasburgo Parte di Apocalisse
    P86 IV Colonia Parte di Matteo
    F87 III Colonia Parte di Filemone
    P88 IV Milano Parte di Marco
    P90 II Oxford Recto:Giovanni 18:36 - 19:1. Verso: Giovanni 19:2-7.
    P91 III Milano Atti 2:30-37, 46-47; 3:1-2.
    P92 III/IV Cairo Efesini 1:11-13, 19-21. II Tessalonicsi 1:4-5, 11-12.
    P93 V/VI Firenze  
    P94 V/VI Cairo  
    P95 III Firenze Giovanni 5:26-29, 36-38.
    P96 VI Vienna  
    P97 VI Dublino  
    P98 II Cairo  
    P99 V Dublino Apocalisse  1:13-2:1.
    P100 III/IV Oxford Verso, Giacomo 4:9 - 5:1. Recto, Giacomo 3:13 - 4:4.
    P101 III Oxford Verso, Matteo 3:10-12. Recto, Matteo 3:16 - 4:3.
    P102 III/IV Oxford Recto, Matteo 4:11-12. Verso, Matteo 4:22-23.
    P103 II/III Oxford Recto, Matteo 13:55-56. Verso, Matteo 14:3-5.
    P104 II Oxford Recto, Matteo 21:34-37. Verso, Matteo 21:45?.
    P105 V/VI Oxford  
    P106 III Oxford Verso, Giovanni 1:29-35. Recto, Giovanni 1:40-46.
    P107 III Oxford Verso, Giovanni 17:1-2. Recto, Giovanni 17:11.
    P108 III Oxford Verso, Giovanni 17:23-24. Recto, Giovanni 18:1-5.
    P109 III Oxford Verso, Giovanni 21:18-20. Recto, Giovanni 21:23-25
    P110 IV Oxford  
    P111 3 Oxford Luca 17:11-13; 22-23
    P112 3 Oxford  
    P113 3 Oxford Romani 2:12-13, 29.
    P114 3 Oxford Ebrei 1:7-12
    P115 3 Oxford Apocalisse 2:1-3,13-15,27-29; 3:10-12; 5:8-9; 6:5-6; 8:3-8,11-13; 9:1-5,7-16,18-21; 10:1-4,8-11; 11:1-5,8-15,18-19; 12:1-5,8-10,12-17; 13:1-3,6-16,18; 14:1-3,5-7,10-11,14-15,18-20;15:1,4-7
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    I codici del nuovo testamento

    I più antichi codici completi del nuovo testamento

    Codex Sinaiticus
    Datato alla metà del quarto secolo, conteneva in origine, sia il Nuovo che l'Antico,   insieme alle epistole di Barnaba ed Il pastore di Hermas, tutti scritti in greco .

    Ritrovato da Tischendorf  nella biblioteca dell monastero di Santa Caterina, sul Sinai, nel 1844 fu portato a San Pietroburgo. Nel 1933 fu venduto al British Museum di Londra ove é attualemnte conservato.

    Codex Vaticanus
    Codice del quarto secolo contenente il vecchio ed il Nuovo testamento.

    Il codice fu condotto in Vaticano da Costantinopoli come dono del papa é entrato in Vaticano fra il 1475 e il 1481..Del vecchio testamento riporta Gen.1-46:28;, una porzione del secondo libro dei Re, ed i Salmi 105.137. Del Nuovo testamento contiene tutto eccetto Ebrei 9,14, la prima e seconda lettera a Timoteo, l'epistola a Tito e l'Apocalisse.

    Non é stato reso disponibile agli studiosi fino al 1889.L'originale é conservato in Vaticano.

    Ne il Sinaiticus nè il  Vaticanus contengono gli ultimi dodici versi di Marco (Marco 16:9-20). Questi sono i soli due manoscritti in greco(Sinaiticus and Vaticanus), su un totale di  620 contenenti il Vangelo di Marcoche omettono questi versi..

     

    I codici dal quarto secolo in poi

    Codex Alexandrinus
    (data: 400 A.D.). Contiene il Vecchio Testamento ed il Nuovo cominciando
    da quello di Matteo, XXV, 6. Testo meno buono di quello precedente,
    specialmente per i Vangeli. Si trova nel British Museum di Londra.

    Codex Ephraemi Rescriptus
    (data: 400 A.D.). Palinsesto. Nel XII secolo il testo biblico é stato
    ricoperto da una versione greca dei trattati di Sant'Efraim. E' di
    origine egiziana, portato a parigi da Caterina dé Medici, è conservato
    alla Biblioteca Nazionale.

    Codex Bezae, o Codex Cantabrigensis
    (data: 450 A.D.+). Contiene, con qualche lacuna, i quattro Vangeli e
    gli atti. Manoscritto bilingue greco-latino. Dal IX secolo, si trovava a
    Lione. Nel 1581 fu donato da Teodoro di Bèze all'Università di Cambrige,
    dove si trova tuttora.

    Codex Freer
    (data: V secolo). Contiene i quattro Vangeli, con delle lacune, e
    un'aggiunta da Marco, XVI, 14. Fu acquistato dal Freer nel 1906 da un
    mercante arabo. Si trova attualmente a Washington.

    Codex Koridethi
    (data dal VII al IX secolo). E' conservato a Tiflis, ma proviene,
    secondo alcune note marginali, dal monastero di Koridethi nel Caucaso.

    Codex Regius detto anche Codex Parisiensis
    (data: VIII secolo). Ha numerose correzioni e note marginali. Si trova
    nella Biblioteca Nazionale di Parigi.

    Codex Beratimus
    (data: VI secolo). Contiene i Vangeli di Marco e Matteo, su pergamena
    porpora. Si trova a Bèrat, in Albania.

    Codex Athusiensis
    (data VIII o IX secolo). Contiene il Nuovo Testamento, eccetto Matteo,
    Marco (I, da 1 a IX, 4 ) e l'Apocalisse.

    Codex Vercellensis
    (data IV secolo). In latino. Si trova a Vercelli.

    Codex Veronensis
    (data: IV o V secolo). In latino. E' a Verona.

    Codex Culbertinus
    (data: XII secolo). In latino. Si trova a Parigi.

    Codex Sangermanensis
    (data: VIII secolo). In latino. A Parigi.

    Codex Brixianus
    (data: VI secolo). In latino E' a Brescia

    Codex Palatinus
    (data: V secolo). In latino. A Dublino.

    Codex Bobiensis
    (data IV o V secolo). In latino. Non contiene che Marco (da VIII, 3, a
    XVI, 8) e Matteo (da I, 1 a XV, 36) con delle lacune.

    Codex Monacensis
    (data: VI o VII secolo). In Latino.

    Codex Curetonianus
    (data: IV secolo). In sirico. Scoperto in un monastero del deserto di
    Nitria (Egitto) nel 1842.
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    00 17/01/2011 09:53
    Tutti questi reperti, attraverso un rigoroso e approfondito esame, fatto anche alla luce di quanto i primi scrittori cristiani hanno lasciato nelle loro opere,  hanno permesso di ricostruire con sicurezza l'intero testo che costituisce il Nuovo Testamento, pervenuto a noi interamente in greco.

    Tale testo costituisce la base per tutte le traduzioni che vengono effettuate da tutte le confessioni cristiane o sedicenti tali.

    Il testo greco, con relativa traduzione in italiano, PAROLA PER PAROLA, detto testo INTERLINEARE, si può scaricare dal collegamento sottoriportato:

    (Per scaricare dalla pagina sottolinkata, cliccare sul bottone celeste con la scritta DOWNLOAD (non bottoni di altro colore o con altre scritte), dopo di che si apre una nuova pagina; cliccare sul riquadro centrale che permette lo scaricamento gratuito.)

    INTERLINEARE DEL NUOVO TESTAMENTO

    [Modificato da Credente 18/11/2012 19:22]
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    Credente
    00 21/02/2012 23:05

    Un frammento del Vangelo di Marco del primo secolo?

    «Con questo articolo diamo avvio alla collaborazione con Piero Piccoli, studioso di cristianesimo delle origini, del “Gesù storico” e degli immaginari della modernità relativi al cristianesimo e alla storia della Chiesa. Ha studiato storia del cristianesimo antico presso l’università di Roma “La Sapienza” e teologia presso la Pontifica Università Lateranense. Ha fatto per anni parte del comitato direttivo di una ONLUS e da oltre un quindicennio è bibliotecario presso una plurisecolare istituzione pontificia, per la quale si occupa di gestire e catalogare il patrimonio librario posseduto»

     

    di Piero Piccoli*
    *studioso di Cristianesimo delle origini

     

    Il mondo accademico neotestamentario in questi giorni è in fibrillazione. Durante un recente dibattito tra Bart D. Ehrman, che immagino non abbia bisogno di presentazioni, e Daniel B. Wallace, professore di Nuovo Testamento presso il Dallas Theological Seminary, nonché direttore esecutivo del Center for the Study of New Testament Manuscripts, uno dei massimi esperti al mondo dei manoscritti del Nuovo Testamento, quest’ultimo, nel rispondere alle solite argomentazioni di Ehrman sull’inaffidabilità dei manoscritti del Nuovo Testamento in nostro possesso e quindi sull’impossibilità di ricostruirne il testo originale, ha dato in anteprima una notizia che se confermata avrebbe praticamente dello straordinario. Secondo Wallace infatti sono stati recentemente scoperti, o meglio identificati, alcuni manoscritti, su papiro, contenti brani del Nuovo Testamento e databili al primo secolo d.C.

    Come è noto, sinora eravamo in possesso solamente di alcuni frammenti del secondo secolo e nessuno del primo (se si escludono alcuni frammenti provenienti da Qumran, come il 7Q5, ma la cui identificazione è quantomeno dubbia). Tra questi manoscritti però, secondo Wallace, ce ne è uno in particolare, contenente una porzione del Vangelo di Marco, che potrebbe essere datato al primo secolo secondo alcuni noti paleografi, la cui identità non è stata resa nota, interpellati a tale proposito. Sarebbe, se se fosse vero, il più antico testimone testuale in nostro possesso! Wallace non è stato più preciso, aggiungendo che questo era quanto poteva al momento dire, ma che entro un anno sarebbe uscita, per i tipi della Brill, nota casa editrice scientifica, una edizione critica di questi frammenti con tutti i dati necessari. Inutile dire che un simile annuncio ha scatenato la curiosità di esperti e non esperti, che hanno cercato immediatamente di avere ulteriori notizie e conferme, soprattutto riguardo al frammento marciano databile paleograficamente forse al primo secolo d.C.

    Le notizie a proposito sono tuttora scarse, ma qualcosa di più è filtrato. I frammenti ritrovati e identificati farebbero parte della Collezione Green, probabilmente la maggiore collezione privata al mondo di manoscritti di ogni epoca, molti dei quali non ancora studiati e catalogati. Sarebbero stati ritrovati all’interno dei bendaggi di alcuni resti mummificati la cui origine non è nota. I frammenti in questione sarebbero:
    1. frammento del II secolo con Ebrei 1
    2. frammento del II secolo con 1Corinti 8-10
    3. frammento del II secolo con passi non meglio identificati di Matteo
    4. frammento del II secolo con Romani 8-9
    5. frammento del II secolo con parte di una lettera di Paolo, forse Ebrei
    6. frammento del II secolo con passi non meglio identificati di Luca
    7. frammento forse databile al I secolo con passi non meglio identificati di Marco.

    Benché tutti questi frammenti, data la loro antichità, sono estremamente importanti, l’attenzione di tutti si è subito concentrata sul frammento di Marco, portando anche a ipotesi alquanto ardite sia sulla trasmissione testuale dei vangeli sia sulla affidabilità degli stessi. A questo proposito è bene pertanto mettere in chiaro alcuni punti. Innanzitutto si tratta solamente di un annuncio, peraltro vago, con troppi pochi dati a disposizione (ad esempio la grandezza e i contenuti di questo frammento) per poter formulare un giudizio che non sia avventato. Certo, Wallace è persona preparatissima e affidabile e nessuno si sogna di dargli del fanfarone, ma questi frammenti necessitano di essere analizzati dalla comunità scientifica prima di poter formulare un giudizio ragionato e condiviso, se mai peraltro sarà possibile farlo (come nel caso del famoso frammento 7Q5, per il quale non c’è accordo tra gli studiosi). Per il momento bisogna semplicemente prendere questa notizia con estrema cautela, necessaria anche perché la datazione paleograficanon è mai una datazione precisa, ma ha sempre un margine di errore che può essere anche di decine di anni, così che tale frammento potrebbe risultare in effetti del secondo secolo.

    Ipotizzando che venga confermata tale datazione bassa, ovvero che si crei un consenso accademico sulla datazione al primo secolo di questo frammento: quali sono le effettive conseguenze di questo? Cosa ne possiamo ricavare e cosa soprattutto non ne possiamo dedurre? Per quel che riguarda il primo aspetto, mi sembra non necessario insistere particolarmente su quanto un frammento del primo secolo d.C. possa essere importante quale testimone fisico e testuale. La sua importanza certo dipende anche dalla sua grandezza e dai suoi contenuti, tuttavia sembra indubbio che esso possa darci notizie preziose, così come del resto i restanti sei frammenti, sulla trasmissione testuale del Nuovo Testamento. Sappiamo che la maggior parte delle varianti sono state originate probabilmente entro il II secolo, così che riuscirne ad individuare di questo frammento e anche degli altri sei, rispetto a quanto attualmente in nostro possesso, potrebbe portare a individuare meglio ad esempio l’origine di alcune famiglie testuali o il modo in cui sono sviluppate, o al contrario potrebbe rafforzare l’ipotesi di una trasmissione testuale, in alcuni ambienti e tradizioni, sostanzialmente integra e fedele almeno all’interno del primo secolo o nella prima parte del secondo. Sarebbe questo un grande risultato.

    E’ importante tuttavia anche sottolineare cosa non ci si deve aspettare da questo frammento: innanzitutto non ha alcuna relazione con il frammento 7Q5 sopra citato, non proviene infatti, per quanto è dato sapere, da Qumran e non può essere utilizzato per sostenere l’attribuzione marciana del 7Q5. Questo frammento non può essere preso come prova per una retrodatazione del Vangelo di Marco rispetto all’attuale data di composizione posta attorno al 70 d.C.L’analisi paleografica, così come quella filologica in generale, non possiede questa precisione a meno di indizi precisi presenti nel testo stesso, nel supporto o addirittura nell’ambiente in cui è stato ritrovato il reperto in esame. Nulla fa supporre che nel caso in questione vi siano indicazioni di questo genere (cosa che per questo genere di frammenti sarebbe più unica che rara). Ogni conclusione nel senso di una retrodatazione sarebbe pertanto del tutto arbitraria. Per quanto possa essere importante un frammento papiraceo così antico, esso non ha influenza sulla ipotizzata data di composizione del Vangelo di Marco, giacché oramai tutti gli esperti la collocano ben entro il primo secolo, attorno al 70 d.C. (senza contare le varie ipotesi di retrodatazione, che però al momento non sono riuscite a conquistare un consenso maggioritario in ambito accademico). Nulla di nuovo dunque può dirci questo frammento riguardo alla datazione di Marco. Altresì importante è sottolineare come quand’anche fosse confermata (con tutti i limiti noti che hanno queste datazioni) la datazione del I secolo, questo nulla ci dice sull’affidabilità dei Vangeli, ovvero sul loro contenuto. Ciò che al massimo questo frammento può dirci è in che misura già nel primo secolo la trasmissione testuale dei vangelifosse più o meno integra e fedele (quantomeno rispetto al testo del Nuovo Testamento sinora ricostruito). Non è possibile inferire infatti da qualsiasi stadio della trasmissione testuale il grado di affidabilità di un testo, ovvero dei suoi contenuti, rispetto a quanto descritto nello stesso, ma solo eventualmente la sua maggiore o minore corrispondenza a un presunto originale che tra l’altro neppure possediamo e neppure siamo sicuri sia mai esistito. Per quanto si possa essere tentati di usare in maniera apologetica questa importantissima scoperta, si deve tenere ben presente che operazioni del tipo illustrate sopra sarebbero fallaci e fallimentari. Aspettiamo pertanto di poter leggere e studiare l’edizione critica di questi frammenti per poterli inserire in maniera adeguata all’interno della storia del Nuovo Testamento.

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    00 17/04/2012 08:55

    Uno fra i più importanti e preziosi manoscritti dei Vangeli, è il Papiro Bodmer XIV-XV, precedentemente conservato presso la Bibliotheca Bodmeriana a Cologny, in Svizzera. Vergato agli inizi del III secolo d.C., è uno dei più antichi testimoni superstiti del testo del Nuovo Testamento.


    Papiro Bodmer XIV-XV (P75), f. 1B2v
    (Luca 11,1-13; il Padre Nostro si legge nelle righe 7-13)

       

    Papiro Bodmer XIV-XV (P75), f. 2A8r
    (Luca 24,51-53 e Giovanni 1,1-16)

    Originariamente conteneva per intero i Vangeli di Luca e di Giovanni, in questo ordine; oggi, circa 1.800 anni dopo, conserva ancora circa la metà di entrambi i Vangeli in condizioni soddisfacenti, tra cui la versione lucana del Padre Nostro(Lc 11,1-4).
    Per alcuni passi, come Gv 6,12-16, è addirittura il testimone più antico. 
    Noto agli studiosi come P75 questo papiro è una delle fonti più importanti per la ricostruzione del testo dei Vangeli; è anche il più antico manoscritto in cui si vede, in un'unica pagina, la transizione tra la fine di un Vangelo e l'inizio del seguente, il che costituisce la prima testimonianza diretta dell'ordine dei libri nel canone dei Vangeli.

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    00 13/07/2019 20:51

    Dal sito https://digilander.libero.it/Hard_Rain/sitemap.htm


    1. I Codici

    1.1 Il finale del Vangelo di Marco

    1.1.2 Analisi lessicale del finale Mc. 16:9-20 (PDF)

    1.2 I Canoni di Eusebio

    1.2.1 Eusebii epistula ad Carpianum (PDF)

     

    2. I Manoscritti più antichi del Nuovo Testamento

    2.1 Young Kyu Kim, The Paleographic Redating of P46 to the First Century, da: Biblica, 69, 1988 (PDF)

    2.2 Giovanni 1:1-14 dal papiro P66 (PDF)

    2.3 Giovanni 7:32-38 dal papiro P66 (PDF)

    2.4 Giovanni 11:31-37 dal papiro P66 (PDF)

    2.5 Frammento di Rylands (P52) (PDF)

    2.6 Frammenti di Magdalen (P64) (PDF)

    2.7 Identificazione del frammento P98 = P.IFAO 237b (PDF)

    2.8 Identificazione del frammento P20 = P.Princ. AM 4117 (PDF)

    2.9 Identificazione del frammento P87 = P.Köln inv. n. 2 (PDF)

    2.10 Identificazione del frammento P32 = P.Ryl. Gk. 5 (PDF)

    2.11 Identificazione del frammento P78 = P.Oxy. XXXIV 2684 (PDF)

    2.12 Apocrifi di particolare interesse papirologico

    2.12.1 Laboratorio di analisi del Vangelo di Tommaso

    2.12.2 Commento del vangelo di Pietro (PDF)

    2.12.3 Identificazione di P.Oxy. LX 4009 (PDF)

    2.12.4 Vangelo "segreto" di Marco (analisi lessicale) (PDF)

    2.12.5 Lettera a Teodoro di Clemente di Alessandria (PDF)

    2.12.6 Lettera a Teodoro, testo greco (PDF)

    2.13 Padri Apostolici e testo dei Vangeli canonici

    2.13.1 Introduzione

    2.13.2 Didachè

    2.13.3 Epistola di Barnaba

    2.13.4 Ignazio di Antiochia

    2.13.5 Clemente di Roma

    2.13.6 Policarpo di Smirne

    2.13.7 Papia di Gerapoli

    2.13.8. Giustino Martire

    2.13.9  Ireneo di Lione

    2.13.10 Epistola a Diogneto

    2.13.11 Costituzioni Apostoliche

     

    3. Oxyrhynchus

    3.1 Identificazione frammento P77 (PDF)

    3.2 Identificazione frammento P90 (PDF)

    3.3 Identificazione frammento P103 (PDF)

    3.4 Identificazione frammento P104 (PDF)

    3.5 Lettera di Ammonio: trascrizione e traduzione (PDF)

    3.6 Lettera di Ammonio: commento (PDF)

     

    4. Qumran

    4.1 Datazione dei rotoli e archeologia di Khirbet Qumran

    4.1.1 Distribuzione delle monete ritrovate a K.Q. secondo i rapporti di R. de Vaux

    4.1.2 Radiocarbon, Vol. 34, No. 3, 1992, pp. 843-849 (PDF)

    4.1.3 Radiocarbon, Vol. 37, No. 1, 1995, pp. 11-19 (PDF)

    4.1.4 Considerazioni tratte dalla lettura del libro di G. Boccaccini

    4.2 Testimonianze antiche sugli Esseni

    4.3 La data dell'Ultima Cena (PDF)   Versione web

    4.4 Cronologia della Passione (PDF)

    4.5 Il Calendario di Qumran (EXCEL)

    4.6 Estratti dai trattati talmudici per lo studio del calendario ebraico (PDF)

    4.7 Editio princeps del frammento 7Q5

    4.8 Identificazione del frammento 7Q5 (versione web)

    4.8.1 Introduzione

    4.8.2 Identificazione O'Callaghan (7Q5 = Marco 6:52-53)

    4.8.3 Identificazione Spottorno (7Q5 = Zaccaria 7:4-5)

    4.8.4 Identificazioni di Garnet, Aland e Wallace

    4.8.5 Identificazione di C.H. Roberts

    4.9 Identificazione del frammento 7Q5 (PDF)

    4.10 7Q5, ammissibilità dell'identificazione di O'Callaghan

    4.11 Gennesaret e il frammento 7Q5 (PDF)

    4.12 Note sulle identificazioni di C.J. Hemer e J. O'Callaghan per il frammento 7Q5 (PDF)

    4.12 Frammenti greci della grotta 7 (versione web)

    4.12.1 Introduzione e attribuzione O'Callaghan dei frammenti 7Q4,1&2

    4.12.2 Frammenti 7Q4,1&2 e 7Q8, identificazione di Nebe, Muro e Puech

    4.12.3 Il frammento 7Q8

    4.12.4 Attribuzione 7Q4,1 = Numeri 14:23-24 (G.D. Fee)

    4.12.5 Frammenti 7Q6,1 e 7Q6,2 (non identificati)

    4.12.6 Considerazioni sullo stato dei frammenti della grotta 7Q

    4.12.7 Frammenti non identificati della grotta 7Q

    4.13 Frammenti greci della grotta 7 (PDF)

    4.14 Il primo libro di Enoch

     

    5. Antico Testamento, la versione dei LXX

    Articoli di Avraham Yisrael (ricerche sull'A.T. ebraico):

    5.1 La Creazione, confronto fra testo ebraico e LXX (di A. Yisrael)

    5.2 Interpretazione di Giosuè 10:12-13 (di A. Yisrael)

    5.3 Antropomorfismi biblici (Esodo 33:18-23) - Parte 1 (PDF)

     

    6. Critica Testuale

    6.1 Questione Barachia (Matteo 23:34-35) (PDF)

    6.2 Problema del Vasaio (Matteo 27:9-10) (PDF)

    6.3 Analisi dettagliata degli Onciali

    6.4 Finale del Vangelo di Marco

    6.5 Critica testuale (versione PDF)

     

    7. La lingua dei Vangeli, teoria di J. Carmignac

    7.1 Osservazioni sul titolo Nazareno (PDF)

    7.2 Lingua dei Vangeli (versione PDF)

    7.3 Una indagine sulla profezia della distruzione del tempio

    7.3.1 Harnack e la profezia della distruzione del tempio (PDF)

     

    8. Messianismo

    8.1 Arresto, processo e condanna di Gesù (comparazione con le leggi del Shanedrin)

    8.2 Alcune interpretazioni di Iscariota (PDF) (con contributi di A. Yisrael, E. Kimron, Y. Menachem Cochav)

    8.3 L'episodio di Simone di Cirene è una interpolazione? (PDF)

    8.4 Note relative al nome Barabba (PDF) (con contributi di A. Yisrael, E. Kimron, Y. Menachem Cochav)

    8.5 La profezia delle settanta settimane (PDF 351 KB)

    8.6 Controversia sul Salmo 21(22) (PDF)

    8.7 Controversia su Isaia 7:10-17 (PDF) (con la collaborazione di A. Yisrael)

    8.8 Osservazioni sul titolo Nazareno (PDF)

    8.9 Le genealogie di Mt. e Lc., differenze

    8.10 La città di Nazaret

    8.11 Considerazioni geografiche e archeologiche riguardanti Nazareth

    8.12 Bethsaida

    8.13 Qumran: l'attesa dei due Messia (PDF)

    8.14 Qumran: Apocalisse Aramaica, frammento 4Q246 (PDF)

    8.15 Qumran: Apocalisse Messianica, frammento 4Q521 (PDF)

    8.16 Qumran: testo aronitico, frammento 4Q541 (PDF)

    8.17 Qumran: l'attesa di Melchisedek nel frammento 11Q13 (PDF)

    8.18 Il primo libro di Enoch

     

    9. Palestina nel I secolo d.C.

    9.1 Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche (in italiano)

    9.2 Giuseppe Flavio, Guerra Giudaica (in italiano)

    9.3 Morte di Giovanni Battista (PDF)

     

    10. Elementi di Papirologia

    10.1 Sono esistiti rotoli del Nuovo Testamento? (PDF)

    10.2 Modi di scrittura

     

    11. Storicità di Gesù dalle fonti extra cristiane

    11.1 Giuseppe Flavio

    11.1.1 Traduzione letterale del Testimonium Flavianum dal greco (PDF 65 KB)

    11.2 Tacito

    11.3 Svetonio

    11.4 Plinio il Giovane

    11.5 Lettera di Adriano

    11.6 Luciano di Samosata

    11.6.1 de morte peregrini (trad. integrale dal greco) (PDF)

    11.7 Marco Aurelio

    11.8 Claudio Galeno

    11.9 Marco Cornelio Frontone

    11.10 Lettera di Mara bar Serapion

    11.11 Testimonianze rabbiniche

    11.12 Lettera di Publio Lentulo (un clamoroso falso)


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    Papiro 64



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    Papiro 64
    Manoscritto del Nuovo Testamento
    P064-Mat-26.7-8-26.10-26.14-15-II.jpg
    Nome Papiro Magdalen
    Simbolo {\displaystyle {\mathfrak {P}}}64
    Testo Vangelo secondo Matteo 26,7.10.14-15.22-23.31.32-33[1]
    Datazione fine del II secolo  (che invece Thiede ha successivamente datato tra il 30 il 70  D.C)
    Scrittura greco
    Conservazione Magdalen College Gr. 17, Oxford[2]
    Tipo testuale alessandrino
    Categoria I
    Nota molto probabilmente proveniente dallo stesso documento di {\displaystyle {\mathfrak {P}}}67

    Il Papiro 64 ({\displaystyle {\mathfrak {P}}}64), meglio noto come Papiro Magdalen P64, è un antico manoscritto del Nuovo Testamento scritto in greco e contenente frammenti del Vangelo secondo Matteo. I tre frammenti di questo papiro ritrovati a Luxor in Egitto e portati ad Oxford da Charles Huleatt nel 1901, furono datati dal papirologo Arthur Hunt come appartenenti al IV secolo.[3] Vennero in seguito ridatati da Colin Roberts nel 1953, che stabilì la loro datazione alla fine del II secolo[4], e infine nel 1994 il papirologo tedesco Carsten Peter Thiede propose di retrodatarli alla fine del I secolo[5]. È conservato presso il Magdalen College di Oxford, da cui prende il nome.

    Storia e descrizione[modifica | modifica wikitesto]

    {\displaystyle {\mathfrak {P}}}64 fu acquistato nel 1901 a Luxor, in Egitto, da Charles Bousfield Huleatt (1863–1908), che lo identificò come parte del Vangelo secondo Matteo e lo donò al Magdalen College, dove è catalogato come Papyrus Magdalen Greek 17.

    I frammenti del papiro contengono alcuni versetti (interi o parzialmente completi) del capitolo 26 del Vangelo di Matteo: 7, 10, 14-15, 22-23, 31, 32-33[1]. I frammenti sono scritti su entrambi i lati, segno che provengono da un codice piuttosto che da un rotolo.[6] Il codice in origine forse conteneva solo il Vangelo di Matteo e occupava 150 pagine.[7]

    Un altro frammento, catalogato come P. Barc. Inv. 1 ({\displaystyle {\mathfrak {P}}}67 nella numerazione Gregory-Aland), è considerato dalla maggioranza degli studiosi come proveniente dallo stesso codice[8]. Un terzo papiro, {\displaystyle {\mathfrak {P}}}4 (contenente frammenti del Vangelo di Luca), è stato da alcuni studiosi accostato a questi due, ma non è generalmente riconosciuto come parte dello stesso manoscritto[8].

    Datazione[modifica | modifica wikitesto]

    {\displaystyle {\mathfrak {P}}}64 fu datato al III secolo da Charles Huleatt; dopo la donazione al Magdalen College, il papirologo A.S. Hunt studiò il manoscritto e lo datò all'inizio del IV secolo. Proprio in reazione a questa datazione, che riteneva troppo tarda, Colin Roberts propose di datarlo alla fine del II secolo[4]; questa datazione fu confermata da tre altri eminenti papirologi, Harold Bell, Theodore Cressy Skeat ed Eric Gardner Turner[9], e questa è stata la datazione generalmente accettata per {\displaystyle {\mathfrak {P}}}64 da allora.

    Tuttavia non sono mancate altre proposte. Nel loro libro Text of the Earliest NT Greek Manuscripts (2001), Philip Comfort e David Barrett sostengono per una datazione tra il 150 e il 175, sia per {\displaystyle {\mathfrak {P}}}64, sia per {\displaystyle {\mathfrak {P}}}4 e {\displaystyle {\mathfrak {P}}}67, che, sostengono, verrebbe dallo stesso codice e anticiperebbe di quasi 100 anni la data di composizione del papiro.[10] Comfort e Barret mostrano anche che questo {\displaystyle {\mathfrak {P}}}4/64/67 ha affinità con un certo numero di papiri del tardo II secolo.[11]

    Secondo altri papirologi, Comfort e Barret "tendono a scegliere per molti manoscritti inclusi nel loro volume una data antecedente a quella accettata dagli altri paleografi"[12]. Il Novum Testamentum Graece, un riferimento per i testimoni greci del Nuovo Testamento, elenca {\displaystyle {\mathfrak {P}}}4 e {\displaystyle {\mathfrak {P}}}64/67 indipendentemente, datando il primo al III secolo e il secondo al 200 circa[13]. In seguito Charlesworth ha concluso che "{\displaystyle {\mathfrak {P}}}64+67 e {\displaystyle {\mathfrak {P}}}4, sebbene scritti dallo stesso scriba, non provengono dallo stesso [...] codice"[14].

    Nel tardo 1994, destò molto interesse lo studio di Carsten Peter Thiede che retro-datava il Papiro Magdalen all'ultimo terzo del I secolo. Il suo articolo accademico comparve in Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik l'anno successivo[15]. La datazione di Thiede è stata generalmente accolta con scetticismo dagli studiosi biblici di livello accademico, che in maggioranza preferiscono la datazione di fine II secolo.[16][17][18]