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la rosa nel pugno ricorda loris fortuna

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    DarkWalker
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    Coronarie
    00 06/12/2010 17:23
    A venticinque anni dalla scomparsa, ricordiamo Loris Fortuna, socialista e radicale, Padre della legge sul divorzio e sull’aborto, campione di diritti civili e di un’Italia bella e coraggiosa che oggi non c’è più (o forse è solo nascosta…).

    Un giovanissimo partigiano sui suoi monti friulani a liberare l’Italia dal nazifascismo e dopo la guerra animatore delle lotte dei braccianti e salariati agricoli, delle battaglie operaie ai Cantieri riuniti dell’Adriatico,libertario e coerente: comunista fino all’ abiura del Pci dopo i fatti d’Ungheria del 1956, ma essenzialmente socialista liberale e libertario, Loris Fortuna è stato l’ anima dell’emancipazione della società civile italiana, osteggiato per molti anni persino dai suoi stessi compagni di partito per la sua “eretica” modernità.

    Tuttavia, o forse proprio questa ragione, su Fortuna aleggia ancora un’ingiusta damnatio memoriae, come ha in più occasioni sottolineato Marco Pannella, che nel 2005 lo volle fortemente nel pantheon dei Padri ideali della nascente Rosa nel Pugno insieme ai leader del socialismo democratico e laburista internazionale quali Blair e Zapatero, proprio perché nella sua figura, di socialista e radicale, di libertario autentico, si coniugarono le idee più nobili e le lotte più celebri del socialismo liberale del secondo Novecento.

    A venticinque anni dalla morte, soltanto qualche piccola celebrazione dei compagni socialisti e radicali e degli amici più cari. Nessuna cerimonia dall’aurea ufficiale ed istituzionale, ma forse a Fortuna sarebbe andata bene così, lui così lontano e distante dal marciume dei palazzi della mediocrità odierna.

    In questi giorni si ricorda l’approvazione della legge che nel 1970, tra mille ostacoli e veti della clerico-bigotta Democrazia Cristiana, introduceva il divorzio nel nostro Paese. Fu Loris Fortuna a presentare il disegno di legge e a porre la prima firma, insieme a quella del liberale Antonio Baslini.

    E quattro anni dopo, fu lo stesso Fortuna, a guidare il fronte referendario contro l’abolizione del divorzio voluta da Chiesa Cattolica, Democrazia Cristiana ed ex-fascisti. Con una “valanga di no”, quasi il 60% degli italiani difesero la legge Fortuna-Baslini. Fu una stravolgente vittoria ed uno dei momenti più alti della nostra storia contemporanea.

    Come vinse l’altra grande battaglia civile italiana del secolo scorso, la depenalizzazione dell’aborto a difesa della salute, della vita, dell’autodeterminazione delle donne. Era il 1980: con una seconda grande vittoria, l’Italia difese le tesi di Fortuna contro il conservatorismo anti-umano della Democrazia Cristiana, l’aborto clandestino e la complicità tacita ed ipocrita di Vaticano ed establishment cattolico.

    Oggi, ci manca una figura come la sua. Un uomo coraggioso, o semplicemente un politico con un alto senso del dovere e con la volontà di migliorare e di far crescere il proprio Paese. Per quello che è stato e soprattutto per quello che oggi non c’è, Loris Fortuna – malignamente ignorato e dimenticato dalle mediocri “caste” – ci manca. Anche dopo 25 anni.



    il sonno della ragione genera mostri

    caro m'è il sonno, e il più l'esser di sasso
    mentre che 'l danno e la vergogna dura
    Non veder, non sentir m'è gran ventura.
    però non mi destar; deh, parla basso!

    Ne plurimi valeant plurimum (Cicero)
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    Affaticato
    00 12/12/2010 12:04
    Il Bondi dell'epoca.
    Certo che è un record passare da partigiano comunista ad assiduo difensore dei padroni usando giustificazioni eugenetiche.
    I comunisti fanno bene a rinnegarlo. Parliamo di una legge usata come arma dai padroni che seducevano le proprie impiegate e poi le costringevano ad abortire: i mesi sono tre proprio perchè dopo si comincia a vedere il pancione e ciò causa problemi nella famiglia del padrone. E il vantaggio di poter evitare di retribuire gravidanza e maternità delle proprie impiegate.

    Anche con il divorzio non si è fatto granchè. La legge tutela chi è più debole, non chi ha ragione. Il tipico cacciatore di doti non può prendersi più la dote che è stata abolita, ma può comunque spolpare le finanze della moglie. Viene il momento in cui la moglie si arrabbia e gli chiude i rubinetti. La cosa finisce là...in passato se il cacciatore di doti rompeva troppo la moglie aveva pure l'opzione di farlo fuori. Ma con la nuova legge il seduttore parassita ha il diritto di divorziare e questo costringe la moglie a mantenerlo e dargli una cospicua parte dei suoi soldi.