Ciao, Maurizio.
Diciamo la stessa cosa, anche se con angolazioni e sensibilità diverse. Il "mi consenta" lasciamolo da parte, che è meglio.
Siamo nel bel mezzo di un trapasso istituzionale e chi ha "potere di cassa", i paletti li mette, o meglio li impone.
Richiamo però il fatto che le Regioni i Fondi Regionali li finanziano non solo con i trasferimenti, ma pure con proprie entrate. La nostra Regione, per esempio, fa così. Non sono un esperto di Finanza locale, ma le Regioni, per certo, certe imposte già le incassano da anni.
E' logico che, in questo gioco, le regioni più ricche se la cavano meglio di quelle più povere (o con deficit), ed infatti il rischio di un federalismo non perequativo ci sono, eccome.
Ma non è solo un problema di fondi. Si tratta anche di politiche più generali che producono i loro effetti solo ora. Pensa alla politica della casa (liberalizzata....ti ricordi l'equo canone?) o alla politica dei redditi (ti ricordi il blocco della scala mobile, e......i nostri contratti aumentati sotto l'inflazione ed ora, di fatto congelati?)o alla barzelletta degli assegni familiari o degli sgravi fiscali (per cui non bisogna sorprendersi se non si fanno più figli?....).
Insomma, le politiche "riparative" (p.e. il fondo per l'affitto) hanno fatto spendere, ma non hanno per nulla risolto i problemi della gente.Possiamo un pò rivedere criticamente le "politiche sociali" (che non vuol dire che non siano stati utili)?
Io non sto dicendo di essere d'accordo con Tremonti, nè di essere contento dei tagli, sto solo dicendo di "guardare oltre". Io, dopo anni di servizio, se mi penso ancora come un "distributore", senza alcunchè da distribuire andrei in crisi. Forse è più saggio accettare di stare in dinamiche economiche (che vanno capite e lette) e cercare di dare senso al quotidiano e alle persone che da noi vengono. Forse l'assenza di risorse può essere l'occasione per le persone di attivarsi, e per noi di inventarci nuove competenze.
Possiamo ipotizzare un "welfare senza soldi"? Cioè un welfare in cui non si dà (perchè non c'è una lira) e si cerca di sostenere percorsi di autonomia? Io penso al microcredito in Bangladesh: non si danno soldi "a perdere", ma "soldi a progetto". Non so se mi si comprende. Io sto ragionando sul "notro ambito", ma con un occhio al trend generale.Anche accettando il costo sociale derivante da scelte che, inevitabilmente, taglieranno le gambe ai ceti più poveri.
Insomma, la crisi può essere ANCHE un'occasione di rivedere in chiave critica servizi assistenzialistici? Ed ANCHE per aprire il welfare stesso a logiche di mercato (per cui, p.e. la gente certi servizi se li compra)?? Invito a riflettere: in campo sanitario è già così da anni.
Concludo riprendendo il tuo titolo "no comment". Tra gli anglosassoni, come sai, esso non vuol dire "vorrei dire, ma non lo dico" (questo è ciò che pensiamo noi italiani). Il "no comment" significa: "non so che dire". Allora il "vuoto comunicativo" riempiamolo. Non esiste chi ha ragione e chi ha torto. Cerchiamo di capire cosa sta succedendo. Un forum può aiutare pure a questo, e non solo a "cercare lavoro".
Io mi sono permesso di passare dal "piove, Governo ladro!" al "ma che ci sta dietro?".
Sarebbe bello confrontarci su ciò.Evitando le "trappole comunicative" della comunicazione informatica.
Ciao, Maurizio!
Ugo Albano
Ugo Albano
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