Michael Jackson FanSquare Forum Dal 2001, il Forum italiano di Michael Jackson

UN FANTASTICO INCONTRO (in corso). Rating: rosso

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    malabi
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    00 21/05/2010 18:34
    Ho cominciato a scrivere questa fan-fiction parecchi mesi fa e, alcune di coloro che frequentano questo forum la conoscono, anche se nel frattempo l'ho modificata ed ancora non è finita.
    Comunque, vorrei intanto postarne qualche capitolo e, se vi piacerà continuerò a postarla.

    Intanto ecco com'è iniziato.

    ]PARTE PRIMA (Prologo – L’incontro a Roma)

    CAPITOLO 1°

    Il mio primo incontro con Michael Jackson, risale all’epoca del Dangerous Tour, a Roma, nel Luglio del 1992.

    Tramite amici di mio padre che lavora tuttora nello spettacolo, siamo stati invitati ad una cena molto esclusiva dove, pare, sarebbe intervenuto anche lui, la Super-star indiscussa del pianeta, il grande MJ.

    Per l'occasione ho indossato un abito blu notte molto morbido, in lycra e seta, tenuto su da due grandi fasce legate dietro al collo, con una scollatura al punto giusto, ma niente di volgare, spalle nude, coperte all’occorrenza, da una bellissima stola di pashmina, colore a gradazione dall’azzurro oltremare al celeste polvere. Scarpe blu decoltè di raso, molto classiche, con il tacco di cinque centimetri, non di più, perché sono già abbastanza alta di mio.

    Premetto che in quel periodo non ero una fan di Michael, anzi per dirla tutta, di lui conoscevo pochissimo, sia dal punto di vista artistico che personale, tranne ovviamente le sue hits e i suoi video di indiscusso valore, che mi era capitato di ascoltare in radio e/o di vedere in programmi musicali.
    Oltre a questo, non sapevo proprio nient’altro di lui, innanzitutto perché ormai, a trentadue anni i miei gusti musicali, di origine beat, rock, e canta-autorale erano ben definiti, e tra questi Michael Jackson non ci rientrava affatto, e secondo poi, non ero e non sono tutt’ora, quel tipo di persona a cui piace leggere giornali scandalistici per sapere tutto sui Vip nostrani o internazionali.

    Partecipare, a quella cena con mio padre, non mi entusiasmava affatto. Ritenevo infatti, sbagliandomi, che sarebbe stata la solita cosa noiosa, piena di attricette alle prime armi, aspiranti modelle, e tutta una pletora di gente più o meno qualificata, che gravitava nel mondo dello spettacolo, sempre a caccia spasmodica di un incontro fortunato, che avrebbe potuto dare una svolta alla loro ben misera ed insignificante carriera, ammesso che ne avessero una. Ci sarebbe stato anche qualche personaggio famoso e sicuramente qualche pezzo da novanta, di quelli che contano veramente nello show-buisinness, circondato da uno stuolo di tira-piedi e lecca-terga, che pur di emergere sarebbero capaci di vendere, al miglio offerente, non solo se stessi, ma anche le loro mammine adorate con tutto il parentado prossimo.
    Si sarebbe parlato del nulla, ed ancora una volta sarebbe trionfata la vacuità assoluta, l’ipocrisia mascherata da sorrisi a trentadue denti, da strette di mano accompagnati da baci e abbracci, per essere sostituiti immediatamente dopo da pettegolezzi più o meno piccanti su tutti, presenti ed assenti compresi.

    Mio padre però, ci teneva particolarmente a quell’invito, poiché per lui, era sicuramente un’occasione di incontrare persone con cui poter parlare di lavoro, quindi ho accettato di accompagnarlo, nonostante le mie riserve mentali, di buon grado.

    Il luogo in cui si sarebbe tenuto questo party, era una magnifica villa, situata appena fuori dalla capitale, affittata per l’occasione, dove mio padre ed io siamo arrivati verso le 21,30. Il “padrone di casa”, anzi, per meglio dire l’organizzatore di questo evento, amico di vecchia data di papà, ci ha ricevuti con grandi sorrisi, e offrendoci subito qualcosa da bere, ha cominciato a presentarci agli altri invitati, non molti, per la precisione.

    Nel salone intanto, dei camerieri in giacca bianca, giravano tra gli ospiti con vassoi di antipastini, tipo tartine dall’aspetto variegato ma dal sapore identico tra loro, che senza tanti complimenti, sono state prese d’assalto più o meno da tutti, poiché erano ormai le dieci passate, e dato che di Michael Jackson non si era vista nemmeno l'ombra, l'appetito cominciava a farsi sentire.

    Tra una presentazione e l'altra, mio padre mi aveva fatto conoscere un ragazzo di circa trentacinque anni, un gran bel tipo davvero, occhi verde smeraldo, capelli neri, alto minimo un metro e ottantacinque, con un gran bel fisico atletico, di nome Paolo, che oltretutto era anche molto simpatico.
    Abbiamo socializzato subito e dopo un po’, cominciavo a ricredermi sull’andamento della serata, che nonostante le mie cupe previsioni, non si stava rivelando poi così tanto noiosa.

    La conversazione con Paolo era talmente piacevole e divertente che non mi ero resa conto che nel frattempo si erano fatte oltre le 23, e dell’ospite d’onore, come da copione, nessuna notizia.

    A mezzanotte passata, finalmente abbiamo sentito voci concitate provenire dal giardino della villa, e guardando dalle finestre del salone, ho visto tre limousine nere ferme, con parecchie persone già fuori dalle auto che si dirigevano verso la macchina centrale.

    In un primo momento, sono solo riuscita ad intravedere uno sportello che si apriva, non riuscendo infatti a distinguere altro, visto che intorno a quella macchina ci saranno stati almeno una decina di “armadi a quattro ante” che mi impedivano ogni visuale.

    Intanto la maggior parte degli invitati, entrati in fibrillazione per l’arrivo della star, mentre si dirigevano correndo verso l’esterno, dicevano:

    "Eccolo è Michael"………. "E' arrivato Michael finalmente"……….."Arriva Michael Jackson"……………….., e via così.

    In tutto questo trambusto, ho sentito una mano posarsi sulla mia spalla, mi sono girata, mentre Paolo mi stava dicendo:

    "Vieni con me, che poi a tavola ci sediamo vicini".

    L’ho seguito verso l'entrata della villa, dove si stavano dirigendo più o meno tutti, lui si va a piazzare proprio vicino al “padrone di casa!”, e tra me ho pensato:

    “Boh, sarà forse parente del nostro anfitrione”.

    Cercando anch'io di farmi largo, mi sono fermata dietro di lui, un po' distanziata, perché mai avrei voluto apparire come una di quelle esaltate che sbavano per vedere un personaggio famoso.

    Finalmente, MJ percorre il viale che lo separa dalla sua auto all’entrata dove tutti noi eravamo assiepati per dargli il benvenuto, sempre circondato da un nugolo di body-guard, tutti neri, alti all’incirca due metri e grossi da far paura, lui invece così magro e minuto e certamente più basso di loro, quasi si perde tra quei colossi, ma l'attenzione di ognuno è tutta su di lui.

    E’ vestito in stile militare, pantaloni neri, giacca nera decorata da fregi dorati lasciata aperta su una camicia bianca, capelli ricci, legati indietro ma con qualche ciocca lasciata sciolta davanti al viso, cappello nero e gli immancabili occhiali da sole, anche di notte.

    Una persona del suo seguito gli fa strada verso il “padrone di casa” e Michael, con una voce delicata e quasi sussurrando, lo saluta stringendogli la mano, mentre noto che Paolo sta traducendo tutto. In quel preciso istante capisco, che Paolo è lì per fare da interprete tra MJ e gli altri, quindi realizzo, non senza un leggero disagio che se a tavola starò vicina a lui, sarò molto probabilmente anche vicina al “mitico” Jackson. Sinceramente, non so se essere contenta o no, di questa opportunità.

    Comunque Michael nel frattempo entra in casa, accompagnato da uno scrosciante applauso unito ad ovazioni, a cui lui risponde ringraziando con cenni della testa e salutando timidamente con la mano.

    Io resto sempre dietro Paolo, che mentre mi passa vicino mi fa un sorriso e un cenno con la testa come per dire: "Seguimi".

    Entriamo nella sala da pranzo apparecchiata con vasellame fine e prezioso, e il padrone di casa indica all’ ospite d’onore, la sedia a capotavola, vicino alla sua, Paolo si siede alla destra di Michael, ed io a mia volta, alla destra del mio amico, poiché lui stesso mi aveva indicato il posto con lo sguardo.

    Non appena seduti, MJ annuncia subito che si è portato dietro il suo cuoco personale perché deve seguire una dieta particolare. Paolo traduce e a me viene da ridacchiare mentre commento a bassa voce:

    "E ti pareva?".


    Michael, che fino al quel momento non mi aveva degnata di uno sguardo, si accorge della mia risatella, un po' idiota, lo ammetto, e mi guarda anche lui con un'aria tra divertita e perplessa, e chiede a Paolo qualcosa. Il mio amico si gira verso di me e finalmente mi presenta all’inavvicinabile pop-star, dicendo:

    “No, lei non è mia moglie, è una mia amica che è venuta in compagnia di suo padre, che è quel signore imponente, seduto a fianco della signora con i capelli rossi.”

    Mentre Paolo sta procedendo nella presentazione, osservo MJ molto attentamente, per la prima volta da quando è arrivato, sfoderando verso di lui un largo sorriso che ricambia, anche se a me pare leggermente imbarazzato, accompagnato da un cenno di saluto con la mano, poi si toglie finalmente gli occhiali.

    Lo guardo dritto negli occhi, mentre lui fa la stessa cosa con me, e ne resto fulminata. Devo ammettere che sono bellissimi; scuri, vellutati, intensi, espressivi e dolcissimi, illuminati dal suo sorriso meraviglioso, aperto e solare.
    Resto a guardarlo fisso per parecchi secondi con un'espressione incantata, e non riesco nemmeno a capire cosa mi stia dicendo.

    Paolo pronto traduce e mi fa:

    "Ti ha chiesto se prima eri al suo concerto.”

    Io che non sapevo nemmeno che quella sera si fosse tenuto il suo concerto, non essendo molto brava per natura a mentire, gli rispondo di no, ma per non sembrare sgarbata aggiungo che non mi era stato possibile per impegni di lavoro che mi avevano trattenuta fino a tardi in ufficio.

    Michael, ovviamente, a questa mia risposta, vuole sapere che lavoro faccio ed io rispondo: "Sono commercialista, e questo è il peggior periodo dell’anno, perché è il mese delle dichiarazioni dei redditi."

    Lui fa un cenno d'assenso con la testa e dice che il mio è un lavoro interessante.

    Rispondo, senza alcun imbarazzo, che il suo è un lavoro interessante, perché lui è un artista, e in quanto tale riesce a trasmettere attraverso la sua musica delle sensazioni ed emozioni che il mio lavoro non mi potrà mai permettere di comunicare. Aggiungo, ridendo, che anzi lui è molto amato proprio per il suo lavoro, mentre il mio è odiato quasi da tutti, soprattutto quando devo comunicare ai clienti quanti soldi devono pagare di tasse.

    A quel punto ride di nuovo, e mi dà ragione ed io sento che pezzetto per pezzetto mi sto letteralmente squagliando sulla sedia, perché mai avrei creduto di trovarmi di fronte ad un uomo così gentile, estremamente timido e riservato.

    Si comincia a mangiare, ma io in preda ad una leggera inspiegabile agitazione, che la presenza di Michael mi incute, non riesco ad assaggiare niente e noto che anche lui spilucca a malapena nel piatto che il suo cuoco gli ha preparato.

    Mentre cerco di seguire la conversazione che si tiene alla mia sinistra, mi accorgo, che mentre MJ parla con il “padrone di casa”, nel girarsi per ascoltare la traduzione, rivolge spesso lo sguardo verso di me sempre accompagnato da un dolcissimo sorriso.
    Durante la cena, mentre si parla del più e del meno, più volte Michael si rivolge a me per chiedermi, sempre con la massima gentilezza ed educazione, qualcosa o per ascoltare qualche mio breve intervento a proposito di argomenti che conosco, e comunque per tutta la durata del pasto, non posso fare a meno di continuare a guardarlo, i miei occhi sono attirati da lui come una calamita e riesco a distoglierli dalla sua persona solo per brevi momenti e quando incrociano i suoi.

    Finalmente, il nostro anfitrione, ci invita a passare nel salone dove verranno serviti il caffè con i liquori.

    Io mi alzo e cerco di restare il più possibile attaccata al mio amico, visto che rappresenta l'unica mia garanzia per poter stare il più vicino possibile a Michael, che devo ammettere mi ha letteralmente affascinata. Mentre ci avviamo nell’altra sala, però quasi tutti gli altri ospiti lo circondano per potergli parlare, o farsi fare un autografo, o chiedergli una foto assieme, a questo punto però intervengono immediatamente tutti gli uomini della sicurezza, che non avevano schiodato nemmeno per un nano-secondo, accerchiandolo per proteggerlo dalla folla.

    Michael si mostra estremamente gentile con tutti, ma ogni tanto vedo che gira gli occhi intorno. Anch'io ormai, che mi sono fermata a debita distanza, assolutamente ipnotizzata dal suo carisma, lo fisso, distogliendo lo sguardo solo quando incrocio il suo.

    Ad un certo punto, vedo che lui parla all’orecchio di una sua guardia del corpo che mi sembra stia guardando verso la mia direzione, la quale, dopo aver fatto un leggero cenno con la testa, si allontana dal gruppo.

    Nell’istante successivo, sento toccarmi leggermente un braccio, mi giro e mi ritrovo di fronte ad un bestione di 150 Kg. circa, con un'aria, che a me sembra minacciosissima, e dentro di me penso:

    "Oddio, e mo’ questo che vuole?"

    L’armadio invece, con un ghigno che dovrebbe essere un sorriso mi dice:

    "Mr. Jackson, vorrebbe sapere se può accompagnarti a casa con la sua macchina, se per te non è un problema.”

    [Modificato da malabi 23/05/2010 21:18]


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    manu 62
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    This Is It Fan
    00 21/05/2010 20:19
    beh!mi piace come inizia la storia!continua per favore.
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    malabi
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    Registrato il: 21/07/2009
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    Number Ones Fan
    00 21/05/2010 21:35
    OK Grazie, allora continuo.


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    marty.jackson
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    00 21/05/2010 22:00
    interessante questo primo capitolo, continua sono curiosissima!! [SM=g27811] [SM=g27811]

    If you wanna make the world a better place take a look in yourself than make a change~Michael Jackson

    'Cause nothin' lasts forever and we both know hearts can change and it's hard to hold a candle in the cold November rain~Guns n' Roses

    Remember yesterday walking hand in hand love letters in the sand I remember you~Skid Row

    I'm just the pieces of the man I used to be,too many bitter tears are raining down on me~Queen

    And I will love you, baby Always and I'll be there forever and a day always~Bon Jovi

    Come as you are,as you were,as I want you to be as a friend,as a friend,as an old enemy~Nirvana

    Rock ’n’ roll ain’t noise pollution Rock ’n’ roll ain’t gonna die~ACϟDC

    There's a lady who's sure all that glitters is gold and she's buying a stairway to heaven~Led Zeppelin
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    malabi
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    00 21/05/2010 22:03
    PARTE PRIMA (L'INCONTRO A ROMA)

    CAPITOLO 2°


    Mi viene quasi un colpo ed ho una tale confusione in testa al punto di essere sicura di non aver capito quello che la guardia del corpo mi ha appena domandato, per cui resto imbambolata a guardarlo senza sapere cosa rispondere; ma il bestione, contemplando la mia espressione al limite tra l’ebete e lo sconcertato mi fa:

    "Do you understand what I you say?"

    Quasi balbettando, non riuscendo a ricordare nemmeno una parola in inglese per poter formulare una frase di senso compiuto riesco solo a rispondere:

    "Yes………..Ok…………Ok……..Ma…….”

    L'armadio, senza profferire alcun altra parola, gira i tacchi e si riavvicina a Michael parlandogli nell'orecchio, che intanto gira lo sguardo verso di me, o almeno credo, perché nel frattempo si è rinfilato gli occhiali da sole, e mi sorride con discrezione.

    In preda ad una visibile agitazione, vado a cercare subito papà che era impegnato in una conversazione noiosissima di lavoro e gli dico con un tono un po’ trafelato:

    "Papà io me ne vado, non preoccuparti perché mi faccio accompagnare a casa da un amico."

    Lui mi guarda con sospetto e mi chiede:

    "Come mai sei così agitata? E’ successo qualcosa?”

    Cercando di riacquistare un tono di voce più calmo per non dover dare tante spiegazioni gli rispondo:

    “Non è successo niente, solo che ho dovuto girare tutta casa per trovarti. Vado perché sono stanca ed approfitto di un passaggio. Tanto tu ti trattiene vero? A proposito, fammi una cortesia, visto che non riesco a trovare Paolo, salutalo per me, ringrazialo per la compagnia e digli che sono andata via perché si è fatto tardi e sto morendo dal sonno.”

    Mio padre, mi fa un sorrisetto sornione, e aggiunge:

    “Ah, ma non vai via con Paolo?........ Ok. Glielo dirò, intanto io mi trattengo perché sto parlando di lavoro e, ne avrò ancora per un bel po’.”

    Lo saluto con un bacio e mi avvio verso l'uscita, non senza ripassare vicino a Michael circondato ancora da un mucchio di gente e dalle persone della sicurezza ed è proprio da questo gruppo, che di nuovo si distacca la guardia del corpo con la quale avevo parlato prima, che mi segue fino all’esterno della villa.

    Una volta fuori posso respirare finalmente un po’ d'aria fresca, fumarmi una sigaretta e soprattutto schiarirmi le idee. La prima cosa che mi domando è che caspita sta succedendo, mi sembra di essere in un sogno, e mentre mi chiedo per l’ennesima volta se avrò capito bene quello che il body-guard mi ha detto o se, quello che credo di aver capito, sia solo frutto della mia immaginazione, associata alla scarsa conoscenza del tutto scolastica della lingua inglese, proprio il bestione, che era lì dappresso, mi si avvicina per parlarmi nuovamente, rivolgendomi una domanda del tutto inaspettata. Con un’espressione abbastanza seria infatti, mi chiede:

    “Scusa, ma tu sei una sua fan?”

    Lo guardo basita e gli rispondo con un’altra domanda:

    “Perché me lo chiedi? Ha qualche importanza per te sapere se sono una fan o no?”

    A questa mia replica l’armadio ribatte:

    “Scusa se te l’ho chiesto, ma sai, le fan di solito hanno dei comportamenti un po’………aggressivi. Loro lo vogliono toccare, abbracciare, baciare, vorrebbero prendere qualcosa come souvenir, urlano, gridano, piangono, hanno persino delle crisi isteriche quando se lo vedono di fronte, e a lui queste cose non piacciono, e molte volte è successo che i fan più scatenati gli abbiano fatto male fisicamente. Per questo motivo, non ama molto essere toccato. Quello che voglio intendere è che con lui bisogna avere degli atteggiamenti tranquilli, carini, rilassati, capisci?”

    Con aria altrettanto seria ed anche un po’ seccata, cercando di trovare le parole adatte gli ribatto:

    “Scusa ma tu mi hai vista prima dentro, e hai avuto forse l’impressione che posso essere una che si comporti così? In ogni modo, se questo può farti stare più tranquillo, sinceramente ti dico che non sono una sua fan, anzi per essere del tutto chiara, nemmeno ho mai visto un suo concerto. Soddisfatto ora?”

    Dopo questa mia risposta un po’ piccata, noto che il poveretto assume un’espressione un po’ contrita, forse si sta rimproverando per avermi parlato in questo modo, temendo magari di avermi offesa, per cui sforzandosi di sorridermi, conclude affermando:

    “Sì, certo l’ho visto, e ti chiedo scusa per averti parlato così, ma sai noi siamo pagati proprio per proteggerlo, da chiunque. E’ il mio lavoro ed io cerco di farlo al meglio.”

    Con un tono completamente diverso poi, molto gentilmente, comincia a farmi tutto un discorso, che per afferrarlo nel suo significato, dato che oltretutto parla americano, devo usare tutta la concentrazione di cui sono capace, senza però omettere di farmi ripetere più volte molte parole, chiedendogli di usarmi la gentilezza di parlare molto lentamente. Mi dice infatti:

    “Mr. Jackson, tra qualche minuto uscirà e mi ha detto di chiederti se per te è possibile aspettarlo nella sua auto, perché non vuole che qualcuno ti veda andartene via con lui, sai per evitare che la stampa possa scrivere qualcosa di falso, e per i paparazzi, che stanno aspettando all’esterno dei cancelli. Lui non ama che si parli della sua vita privata e soprattutto non desidera che inventino cose sulle persone che frequenta e su di lui, non vere. Se vuoi ora ti accompagno, così potrai sederti ed aspettarlo lì. Mi ha anche detto che si scusa con te per questo, ma come saprai la stampa gli rende la vita impossibile e non solo quella.”

    Mentre il mio interlocutore parla, lo guardo con un’espressione sempre più stupita, ma alla fine, afferrando il senso del discorso, e soprattutto ridendo tra me perché non sapevo affatto che la stampa gli stava rendendo la vita impossibile, dando fondo a tutte le mie conoscenze della lingua inglese, rispondo:

    “Certo, è una richiesta un po’ strana per me, visto che non mi sono mai trovata in questa situazione, ma se Mr. Jackson lo ritiene necessario, per me va bene, anche se ancora faccio fatica a credere a tutto quello che mi sta succedendo.”

    Il body-guard, sempre con quel ghigno che passa per un sorriso, replica solo con un laconico:

    “Lo capisco.”

    Mi fa un cenno con la mano indicandomi di stargli dietro, e tenendomi a debita distanza lo seguo, dopo aver fatto però un giro largo e guardandomi ripetutamente intorno per vedere se ci fossero occhi indiscreti. Non posso tuttavia, fare a meno di sorridere pensando all’assurdità e alla stranezza di questa situazione, che mi sembra del tutto simile ad un film di spy-story, comunque, non vedendo nessuno, mi avvicino all’auto mentre lui sta parlando con l’autista, almeno credo che sia l’autista poiché, come sono lì d’appresso, questi scatta ad aprirmi lo sportello, che chiude immediatamente non appena sono entrata all’interno della vettura.

    Mi siedo e comincio a guardarmi intorno, dato che è la prima volta che mi capita di stare seduta in una limousine, e che forse mai mi capiterà più nella mia vita. Lo spazio tra le due file di sedili a tre posti, collocate l’una di fronte all’altra, è enorme, ci potrebbe entrare un tavolinetto da thè. Tutto è confortevole, c’è un mobiletto bar, il telefono, la televisione e un impianto stereo di ultima generazione, che sta suonando vecchi successi di musica americana.

    Mi accomodo meglio sul sedile, stringendomi la stola di pashmina intorno alle spalle per un sopraggiunto brivido di freddo, ed inseguo i miei pensieri che si rincorrono senza tregua, a proposito dell’avventura che sto vivendo.

    Intanto mi chiedo, come mai il grande Michael Jackson, con tutte le belle donne, molto più vistose e sexi di quanto lo fossi io, che erano presenti a questa serata, abbia concentrato l’attenzione su di me, che sì, non sono proprio così male, ma che in confronto alla maggior parte di quelle presenti, rientro senz’altro nei canoni di bellezza normali, e che oltretutto non mi sono nemmeno dichiarata come una sua fan, dal momento che ho dovuto confessare di non aver nemmeno visto un suo concerto.

    Penso che, forse, è stato attirato proprio da questo, abituato com’è sicuramente ad essere adorato, incensato ed omaggiato in tutto il mondo, soprattutto dal gentil sesso.

    Mentre sono concentrata su questi pensieri, sento un tramestio e delle voci che si stanno avvicinando, non oso guardare fuori i finestrini oscurati, perché sono preda di un’agitazione mai provata prima e, l’unica cosa a cui riesco a pensare, è che non so se riuscirò a parlare inglese e soprattutto non so di cosa parlare con lui.

    Man mano che le voci si avvicinano, sento le mie mani sudare freddo e sono presa da un tale senso di imbarazzo che vorrei scappare a gambe levate. Non so cosa fare, forse per la prima volta nella mia vita ho un vero e proprio attacco di panico e non so come gestire questa situazione che mi sembra davvero surreale. Non riuscendo a muovere un solo muscolo, giro soltanto gli occhi per vedere ferme davanti alla portiera un gruppetto di persone, poi, dopo altro vociare, di cui non capisco neppure mezza sillaba, finalmente, si fa per dire, lo sportello si apre e Michael entra da solo, sedendosi dalla parte opposta alla mia, mentre io mi rannicchio il più possibile sul mio sedile, pregando mentalmente di diventare talmente piccola da scomparire.
    Mentre l’auto comincia a muoversi, lui si gira verso di me e guardandomi con un sorriso imbarazzato mi dice:

    “Scusa se ti ho fatto aspettare qui, sei stata molto gentile ad accettare il mio invito.”

    Sono ancora talmente agitata che non riesco a formulare un frase di senso compiuto, ed istintivamente mi avvolgo ancora di più nella mia stola, abbozzando una parvenza di sorriso.

    Michael accorgendosi del mio gesto mi chiede subito premuroso:

    “Ma hai freddo? Non so come scusarmi. Vuoi qualcosa da bere per riscaldarti un po’?”

    Facendomi forza, cercando di riassumere una postura meno contratta ed imbarazzata, e schiarendomi la gola, per far uscire un suono intellegibile gli rispondo, cercando di vincere l’imbarazzo:

    “No, grazie, non preoccuparti non ho freddo. Ma da bere cosa c’è, io non amo molto l’alcol, bevo pochissimo, però in compenso fumo.”

    Lui mi guarda e sempre sorridendo ribatte:

    “Anch’io non bevo, e nemmeno fumo. Non so cosa ci sia da bere, ora guardo.”

    Apre il mobile e comincia ad elencare:

    “Allora vediamo! C’è del whisky, gin, rum, vodka, cola, acqua…………”

    Lo interrompo per dirgli:

    “Un po’ di vodka, la berrei volentieri, è l’unica cosa che mi piace, insieme al vino rosso.”

    Mi guarda ancora sorridendo e versa un po’ di liquore in un bicchiere, che mi porge spostandosi sul sedile centrale, vicino al mio.

    Nell’afferrare il bicchiere che mi sta offrendo tocco inavvertitamente la sua mano, istintivamente la ritraggo chiedendo subito scusa, ma lui scoppia a ridere e mi chiede:

    “Perché ti scusi? Non mi hai fatto mica male. Ho sentito però che hai le mani freddissime, eppure siamo a luglio e mi sembra che faccia anche caldo. Forse non ti senti bene?”

    Gli rispondo, sforzandomi di trovare i vocaboli adatti, che mi succede anche d’estate di avere piedi e mani freddi, e che non deve preoccuparsi.

    Con il mio bicchiere in mano poi, gli chiedo di bere qualcosa anche lui, solo per tenermi compagnia, ed infatti vedo che ha afferrato una lattina di Coca-Cola, che alza verso di me simulando un brindisi a cui rispondo con il medesimo gesto.

    Comincio a sorseggiare la mia Vodka, che immediatamente mi dà una sensazione di calore e di discreto benessere, mentre anche lui butta giù qualche sorso della sua bibita in un silenzio imbarazzato, rotto solo dalla musica che arriva dallo stereo e che non è più quella di prima ma si tratta di musica classica, per l’esattezza mi sembra di riconoscere dalle prime note lo Schiaccianoci di Tchaikovsky, ed io, che amo moltissimo la musica sinfonica, manifesto il mio compiacimento dicendo però in italiano:

    “Ah, questo è Tchaikovsky, bellissimo.”

    Michael, che forse l’unica cosa che ha capito è il nome del musicista, si gira verso di me e sorridendomi con un’espressione, che a me sembra un po’ sorpresa, fa di sì con la testa e aggiunge:

    “Sì, è lo ………………………Ti piace?”

    Ovviamente non capisco la parola, ma immagino che abbia detto il titolo dell’opera, in inglese, per cui rispondo:

    “Non so che cosa hai detto, perché non conosco la parola nella tua lingua, ma in italiano è Lo Schiaccianoci, e sì, mi piace molto. Tutta la musica classica mi piace molto, e non solo quella. la bella musica mi piace tutta.”

    A questa mia affermazione, lui, per niente modesto, ridendo, ribatte:

    “Allora ti piace anche la mia.”

    Un po' mentendo, perché non conosco così bene la sua musica, tranne, ovviamente, i brani più famosi sentiti e risentiti ovunque, con una leggera inflessione ironica, ma sorridendo, gli rispondo:

    “Sì, certo. Mi piace molto anche la tua.”

    Poi mi chiede quali siano miei musicisti classici preferiti ed io gli rispondo:

    “Mozart, Beethoven, Baach, Prokovief, Tschostakovich, Mendelsson e tutta la musica Barocca, oltre alla mia opera preferita che è i Carmina Burana di Carl Orff che pur essendo stata scritta negli anni trenta, si basa su canti medievali.”

    Mentre sto enunciando le mie preferenze musicali, mi accorgo che il suo sguardo è molto attento e concentrato e nel sentire menzionare i Carmina Burana ho come la sensazione che sia un po’ trasalito, infatti indirizzandomi un largo sorriso mi dice che anche lui ama molto gli stessi musicisti e che la sua opera preferita è proprio quella di Orff, poi come soprapensiero aggiunge:

    “Che coincidenza, abbiamo gli stessi gusti, e vedo che te ne intendi anche molto.”

    Gli rispondo che le mie cognizioni non sono affatto così profonde, ma che avendo studiato pianoforte da piccola, questo mi ha fatto amare molto la musica, e che adesso, non suonando più da anni, mi diletto solo ad ascoltarla.

    Michael, dopo aver saputo che ho studiato il piano, mi appare sempre più interessato a saperne di più sul mio conto e vuole conoscere se oltre alla musica io abbia altri interessi.

    Resto un po’ perplessa da tutte queste domande, perché di lui mi ero fatta un’opinione del tutto diversa, non credendolo così interessato alla cultura e, dalla sua reazione, ritengo, che anche lui abbia avuto di me un’impressione differente al riguardo; forse pensava di trovarsi di fronte ad una donna un po’ più fatua e vuota. Comunque alla sua domanda rispondo:

    “Mi piace molto l'arte in ogni sua manifestazione, sia essa figurativa come la pittura, scultura e architettura, oppure quella scritta, come la letteratura e la poesia, o quella espressiva come il cinema ed il teatro, che oltretutto frequento a livello dilettantistico.”

    Nel parlare di teatro poi, mi soffermo un po’ più a lungo per descrivere, su sua richiesta, le rappresentazioni a cui ho partecipato, sempre però con grande difficoltà linguistica, e con momenti di vera ilarità da parte di entrambi, per poter, io trovare i termini esatti per fargli capire cose che invece lui non riesce a capire, fino a dovermi esprimere a gesti.

    Mentre gli parlo, nonostante il mio inglese, molto spesso “maccheronico”, lui mi segue sempre con crescente attenzione e noto che non distoglie mai il suo sguardo da me, sorridendo e muovendo la testa con cenni d’assenso per quello che sto raccontando, poi spiazzandomi completamente, a bruciapelo mi chiede:

    “Posso chiederti se sei sposata o se hai qualcuno che ti aspettando a casa?”

    Lo guardo con curiosità, perché non capisco a che proposito mi abbia fatto questa domanda, comunque sorridendo gli rispondo:

    “No, non sono sposata e non ho nessuno che mi sta aspettando a casa, sono, per così dire, felicemente single. E tu?”

    Ora è lui a guardarmi con un’espressione sorpresa e ridacchiando mi dice:

    “Ma tu di me non sai proprio nulla! Comunque no, non sono sposato e in albergo………….ih, ih, ih, ih……………….. non mi aspetta nessuno………”

    Mentre parla, a stento si trattiene dal ridere, ma sull’ultima frase, la sua risata esplode fragorosa ed inarrestabile, accompagnata da parole spezzate, di cui riesco solo a capire, perché ripetuta più volte:

    “It’s fanny.”

    Resto sconcertata, non capisco cosa ci trovi di tanto comico in questa cosa. Per cui, mentre Michael sta continuando a sghignazzare, tento di farmi spiegare il perché di tutta questa sua ilarità, che tuttavia sta contagiando anche me, e senza saperne il motivo, gli vado dietro, cominciando a ridere anch’io, mentre continuo a chiedergli:

    “Scusa, ma cos’è buffo?”

    Ci vuole qualche minuto, prima che entrambi riusciamo a riacquistare una parvenza di serietà. La prima sono io, e non avendo ancora ricevuta risposta gli chiedo nuovamente:

    “Adesso puoi dirmi che cos’è buffo? Forse sono io buffa visto che ti faccio così ridere.”

    Michael, ora riesce a guardarmi con un’espressione leggermente più seria, e sempre con un tono ridanciano mi risponde:

    “Scusa, non volevo dire che tu sei buffa, ma quello che mi hai chiesto è buffo, perché sei una delle poche persone a questo mondo che non sa nulla di me. Non sai nemmeno se sono sposato o no. Trovo strano solo che tu non lo sappia. Scusami davvero, se mi sono messo a ridere, ma è la prima volta che mi capita. Di solito le persone con le quali parlo, di me sanno tutto, o perlomeno pensano di sapere tutto, perché i media non fanno altro che parlare di me. I giornali inventano storie sul mio conto, e i paparazzi sono sempre a caccia di qualche foto esclusiva, da vendere a prezzi altissimi. Davvero credimi non mi era mai capitato prima.”

    E’ chiaro che ormai, mi sento davvero in imbarazzo per quello che gli ho chiesto e non sapendo cosa controbattere cerco di rimediare dicendo:

    “Mi dispiace, spero solo di non averti offeso. Ma davvero non lo sapevo, non ho mai letto i giornali scandalistici e non seguo, di norma le vicende private delle persone famose. Non ho molto interesse per questo genere di cose. E se ti può far piacere, non so neanche nulla di altre star, come ad esempio, Bruce Springsteen, Sting, Madonna, Bob Dylan, Ray Charles, tanto per citare quelli che mi piacciono, Madonna esclusa ovviamente, perché quella proprio non la sopporto, e questo per quanto riguarda la musica; ma lo stesso vale per le star del cinema. Mi piacciono moltissimo De Niro, Dustin Hoffman, Paul Newman, Kevin Kostner ed altri che non sto a nominare, ma di loro no so se sono sposati o se convivono, se hanno figli o meno. Nemmeno del grande Freddie Mercury per il quale nutro una vera e propria adorazione, prima che morisse, non ho mai cercato notizie sulla sua vita privata, tranne il fatto di aver saputo quando era ancora vivo che era gay, perché qualcuno me lo ha detto, e non certo per averlo letto su qualche tabloid. A me gli artisti interessano solo per quello che mi comunicano con la loro arte, se sono bravi nel loro lavoro per me è più che sufficiente per seguirli, non mi interessa sapere se sono sposati, quanti figli hanno, se sono etero, gay o bisex, o se sono religiosi, atei o miscredenti, perché queste cose non aggiungono o tolgono niente alla loro capacità. Ti sembrerà buffo, ma è così. Quindi se non so nulla di te, non è perché quello che fai non mi piace, ma perché ciò che mi interessa è solo ed esclusivamente la tua arte. Il resto sono solo pettegolezzi, che spesso sono lontanissimi dalla verità.”

    Noto che, mentre parlo, Michael mi guarda con un’attenzione crescente e quasi incredula, quindi finita la mia requisitoria, con un tono molto serio mi risponde:

    “Non ti devi scusare, e non sono affatto offeso, anzi, sono contento di aver incontrato una persona come te, che sappia così poco della mia vita privata, e vorrei davvero che tutti la pensassero così. Invece, la maggior parte della gente, vuole sapere tutto di un personaggio famoso e questo non lo capisco. Ho sempre cercato di tenere la mia vita privata fuori dai riflettori, ma purtroppo, quelli, quando non hanno niente da scrivere, le cose se le inventano e la gente ci crede. Il potere dei media è enorme, riescono a far passare per vere cose totalmente false e per false cose che invece sono vere. Io odio questo sistema.”

    Più rinfrancata da questa sua spiegazione, e comunque ancora incuriosita per la domanda che inizialmente mi ha fatto, gli domando perché mi abbia chiesto se sono sposata.

    Lui abbassa gli occhi, e con un leggero imbarazzo mi dice:

    “Volevo saperlo per chiederti se ti va di venire da me in hotel, perché mi piace molto parlare con te, e vorrei continuare questa conversazione che trovo anche molto divertente. Potremmo sentire anche un po' di bella musica e veramente mi piacerebbe conoscerti meglio.”

    Lo guardo stupita e sul primo momento non so cosa dire. Mi sembra così assurdo che lui, la super-star più famosa del pianeta, possa trovare interessante una conversazione, che si sta svolgendo tra l’altro con una che parla un inglese stentato e traballante, quindi ironizzando su me stessa, rispondo ridendo:

    “Mi stai invitando da te, perché forse possiedi un vocabolario di inglese -italiano, così almeno riuscirai a comprendere meglio quello che dico, poiché credo che fino ad ora tu non abbia capito un granchè. Mi scuso, lo so che il mio inglese è pessimo, ma l’ho studiato a scuola e non ho avuto molte occasioni per parlarlo. Immagino che per te debba davvero essere divertente ascoltarmi, anch’io, se fossi al tuo posto, mi troverei molto buffa e non solo perché di te non so nulla.”

    Lui scoppia a ridere e mi risponde:

    “Non è come pensi, ho capito tutto, o almeno credo! Non parli così male e comunque hai un’ottima pronuncia e per le parole che non conosci ti fai capire benissimo. No, sul serio, non intendevo dire che sei divertente per come parli l’inglese…………….”, poi fermandosi a fissare il mio sguardo incredulo, visto che lo sto osservando con il sopracciglio alzato e un sorrisetto di compiacimento, rettifica, ridendo nuovamente “……………….solo poche volte sei stata un po’ buffa. Dai, davvero sei molto simpatica, aperta e mi piace molto quello che dici. Comunque se non ti va, non ci sono problemi.”

    Senza riflettere ulteriormente rispondo:

    “Ok. Se davvero ti fa piacere, vengo volentieri, e ti chiedo scusa se a volte ti guardo con un’espressione un po’ idiota, ma a dirti la verità, non mi sembra possibile che io in questo momento stia nella tua macchina a parlare con te, del più e del meno. Ogni tanto penso che sto sognando e che tra un po’ mi risveglierò.”

    Lui allora mi guarda sempre sorridendo, ma un po’ più serio e ribatte:

    “Perché pensi questo, guarda che anch’io sono un essere umano come tutti, anche se spesso mi descrivono come un extraterrestre.”

    A questa sua battuta, replico immediatamente:

    “Non volevo dire questo. Quello che intendevo è che tu sei così famoso, sei abituato a frequentare le persone più famose e potenti delle terra e mi sembra impossibile che tu desideri passare un fine serata a parlare con una donna come me, che non ha niente di speciale, ma che anzi è assolutamente normale e comune a tante altre. Comunque, questa cosa mi fa enormemente piacere e sono davvero onorata del tuo invito.”

    Michael mi guarda e sempre sorridendo, parlandomi con un tono di voce dolcissimo, mi dice:

    “Non penso affatto che tu sia una donna così comune. Ti trovo invece molto interessante perché oltre ad essere colta, sensibile ed amante dell’arte, ma questo l’ho scoperto solo ora, hai avuto un atteggiamento che la maggior parte delle persone non hanno, quando sono in mia presenza.
    Con me ti sei comportata in maniera molto semplice, naturale, come se ti trovassi a parlare con uno qualsiasi degli ospiti che erano in quella casa, senza pregiudizi e preconcetti, che quasi tutti hanno nei miei confronti ed io questo l’ho percepito e, ora ne ho avuto anche la conferma; questo tuo modo di fare mi piace molto.
    Di solito la gente, quando mi conosce si comporta in maniera diversa da come è normalmente, molti pensano che io sia un presuntuoso, uno che si sente al di sopra di tutto e di tutti, ma non è così; sono molto timido quando mi trovo a tu per tu con le persone e questo viene scambiato per arroganza. Solo pochi lo capiscono e credo che tu l’abbia capito subito, perché sei stata molto gentile, ma nello stesso tempo anche molto sincera; quando mi hai detto infatti che non avevi assistito al mio concerto, in un primo momento ci sono rimasto male, perché io vorrei piacere a tutto il mondo, ma poi ho apprezzato che tu non abbia cercato di compiacermi, come invece fanno quasi tutti, dicendo magari una bugia che tanto nessuno avrebbe potuto smentire, io per primo, perché certo non posso sapere chi sia venuto a vedermi o meno, per me dal palco è impossibile riconoscere dei volti.
    Non hai nemmeno cercato, come fanno di solito molte donne, di attirare la mia attenzione con atteggiamenti forzati o esibizionisti, sei stata semplicemente te stessa, e questo mi è piaciuto molto, ecco perché ho voluto conoscerti.
    Di solito quando sono in tour, vengo a contatto con tantissima gente, la maggior parte della quale, nella migliore delle ipotesi, mi avvicina solo per potersi vantare con gli altri di avermi conosciuto, di avermi stretto la mano o di essere stati a cena con me, e nella peggiore delle ipotesi per poter avere un ritorno economico, o di immagine, soprattutto se è gente che gira nel mondo dello spettacolo.
    Ecco perché di solito non amo dare molta confidenza, ed ecco perché la maggior parte del tempo, quando non mi esibisco, la passo da solo; non mi fido molto di coloro che mi avvicinano, ovviamente questo non vale per i miei fan che magari passano le giornate e le nottate intere sotto le finestre dell’albergo solo per vedermi affacciare ad una finestra per qualche minuto. Ecco in quel caso, se io potessi, vorrei scendere in strada in mezzo a loro per poterli abbracciare tutti e ringraziarli ad uno ad uno del loro amore, della loro dedizione e del loro supporto, che da parte loro c’è sempre, ovunque io vada. Ma non posso farlo perché a volte per dimostrarmi il loro amore si scatenano e questa cosa mi fa paura, perché può diventare molto pericolosa.
    Tu non hai idea di che cosa sia vedersi circondato da centinaia di persone, a volte anche migliaia, che vogliono toccarti, abbracciarti, baciarti o prendersi qualcosa di te che ti appartiene, è una sensazione tremenda, di paura vera. Questa cosa però mi fa molto soffrire, e ogni tanto voglio incontrare qualcuno di loro per poterli conoscere e ringraziarli di tutto quello che fanno per me. Lo so che gli altri ci restano male e mi dispiace, ma non posso incontrarli tutti, perché per poterlo fare ci vorrebbero giornate intere.
    Con te però è stato diverso, lo so che non sei una mia fan, l’ho capito subito, ma so, e credo di non sbagliarmi, che di te mi posso fidare. Hai qualcosa nello sguardo di così dolce ma anche intenso e penetrante, quando parli i tuoi occhi esprimono quello che dici, sono sinceri e buoni, e questo è quello che mi ha subito attratto, per questo desidero saperne di più di te, e questo come ti ho appena detto non capita spesso.”

    Mentre Michael mi parla molto lentamente e con un’ottima pronuncia inglese per facilitare la mia comprensione, presto a questa sua lunghissima confessione tutta l’attenzione di cui sono capace, interrompendolo solo poche volte per farmi spiegare meglio qualcosa che non ho capito appieno, e mentre continuo a domandarmi per quale motivo egli senta il desiderio di confidarsi con una che ha appena conosciuto, mi assale nei suoi confronti una indicibile tenerezza, perché ciò che più mi colpisce nel suo racconto, è saperlo profondamente solo.
    Improvvisamente riesco anche a dare una risposta a tutte le mie domande; egli desidera solo un po’ di calore umano, come tutti del resto, e di poter parlare, solo per poche ore magari, in una calda fine serata di questa estate romana, con una donna normale come appunto sono io, conosciuta per caso in una festa in suo onore, che non essendo né del suo ambiente, né una sua fan e sapendo molto poco di lui come personaggio, possa capirlo ed apprezzarlo semplicemente come uomo, proprio perché libera da sovrastrutture e da stupidi pregiudizi, che di solito la maggior parte delle persone nutre, nei confronti dei personaggi famosi.
    Egli desidera solo mettere a nudo la sua anima, per potersi liberare, anche se solo per un esiguo lasso di tempo, di quella maschera che deve sempre indossare ogni qualvolta si espone in pubblico.

    Per questo, mi viene spontaneo, dopo averlo sentito parlare così, anche se all’inizio con un po’ di titubanza, prendergli la mano per stringerla tra le mia in un gesto di pura amicizia, per fargli sentire tutta la mia umana solidarietà, sperando con questo piccolo gesto, di potergli alleviare la sofferenza della sua anima, che mi appare immersa in una sterminata solitudine.

    Michael mi guarda di nuovo con intensità, e rispondendo alla mia stretta, mi dice quasi bisbigliando:

    “Grazie! Non mi sono sbagliato sul tuo conto.”

    Poi, togliendo la sua mano dalla mia, mi abbraccia forte attirandomi verso di sé. Dopo un brevissimo momento di perplessità rispondo al suo abbraccio, dapprima timidamente, ma poi con maggiore intensità perché sento che lui in questo momento, ha bisogno di questo.

    La sua guancia è contro la mia, ed io sento i suoi capelli morbidissimi sul mio volto e sono letteralmente inebriata dal suo profumo. Penso, anche di essermi impazzita, per accettare un invito da un uomo che conosco da appena un paio d'ore. Ma stando seduta accanto a lui, mi sento così tranquilla e rassicurata che non temo niente.
    [Modificato da malabi 23/05/2010 21:22]


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    manu 62
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    00 21/05/2010 22:48
    si, si mi piace.spero tanto che continuerai a raccontarci la tua storia...ma come si chiama lei?
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    00 21/05/2010 23:19
    bellissimo questo capitolo sei bravissima davvero!!! continua!!

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    00 21/05/2010 23:40
    Questi tuoi primi due capitoli mi hanno proprio presa...bravissima!!!!!! Nn vedo già l'ora di leggere il prossimo ;-))))))))))) . Baci Sara

    It's all for Love...L-O-V-E - Michael Jackson




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    malabi
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    00 22/05/2010 00:04
    PARTE PRIMA (Prologo – L’incontro a Roma)

    CAPITOLO 3°

    Arriviamo in hotel, la limousine entra nel garage e da lì saliamo accompagnati da alcune guardie del corpo nella sua suite, che mi appare meravigliosa.

    Appena entriamo lui dice qualcosa a quell'armadio di prima, e quello scompare in un altra stanza. Dopo qualche secondo in cui entrambi siamo rimasti in silenzio, in tutto l'appartamento risuona l'ouverture dei Carmina Burana, io lo guardo negli occhi e lui guarda nei miei molto intensamente, mi prende la mano e dolcemente mi attira a sé abbracciandomi stretta, ricambio il suo abbraccio e lo bacio sulla guancia, lui fa lo stesso con me.
    Divincolandosi poi dolcemente dal mio abbraccio mi indica il divano e mi dice di sedermi chiedendomi se ho voglia di bere qualcosa, gli rispondo che vorrei come al solito una Vodka, me la prepara e dopo avermi porto il bicchiere mi dice di scusarlo un momento ed esce dalla stanza.

    Lo vedo scomparire dietro ad una porta, e trovandomi da sola comincio a guardarmi intorno, anche se il salotto è illuminato da una luce soffusa, riesco ad intravedere un mucchio di oggetti; cartelloni arrotolati, peluche, pupazzi, foto sparse su un tavolo insieme ad una pila di cd e musicassette, oltre ad un numero indefinito di cose di ogni genere e sorta, che immagino siano i regali dei suoi fan; vedo anche dei disegni in bianco e nero e a colori che lo ritraggono in differenti pose, in un angolo c’è un cartellone semi-aperto in cui si legge “Michael, We Love You” decorato con cuori, fiori e stelle colorati di porporina dorata, rossa e argentata.

    Mentre osservo il tutto sento come un brusio arrivare dall’esterno, non mi rendo conto sul primo momento di cosa sia, perché decisamente la musica sovrasta questo strano rumore, ma prestando maggiore attenzione mi accorgo che esso proviene dalla strada, istintivamente vado verso una finestra per guardare che cosa possa essere, ma fortunatamente mi fermo in tempo per capire che sicuramente, quello che sento sono le voci dei fan, che stazionano sotto le finestre dell’albergo nell’attesa di poter vedere il loro idolo.
    Mi ritraggo immediatamente, allontanandomi da lì, con la paura che qualcuno abbia potuto vedere la mia ombra, e mentre mi siedo rifletto sul mio comportamento, dandomi mentalmente della paranoica, ma sicuramente dopo aver visto tutte le misure di sicurezza di cui Michael si circonda e dopo aver sentito tutti i suoi discorsi, penso che per diventare paranoici, in una situazione del genere, basta pochissimo.

    Le mie elucubrazioni vengono finalmente interrotte dal suo ritorno, sentendo la porta aprirsi infatti, mi giro verso di lui e resto in contemplazione a guardarlo.
    Si è tolto la giacca, ora indossa sopra i pantaloni neri, una camicia bianca lunga di seta, lasciata sbottonata sopra una t-shirt anch’essa bianca con scollo a V, si è sciolto i capelli che ricadono morbidi e ricci sulle spalle, credo che si sia anche dato un ritocco al trucco, perché la pelle del viso mi sembra ancora più chiara, è semplicemente stupendo, bellissimo e affascinante ed io lo fisso mentre si avvicina al divano su cui sono seduta, con occhi assolutamente ammirati, senza riuscire a distogliere lo sguardo da tanta bellezza, visibilmente turbata.

    Lui accorgendosi del mio turbamento mi chiede sorridendo:

    “Che succede, perché mi guardi così?”

    Sentendomi come una bambina colta a rubare la marmellata dalla dispensa, abbasso gli occhi e istintivamente rispondo in italiano:

    “Mamma mia, non mi ero accorta di quanto fossi bello.”

    Lui mi osserva con uno sguardo interrogativo e mi dice:

    “Ho capito solo mamma mia, che cos’hai detto?”

    Mentalmente mi dico: “E me lo chiedi pure? Ma non l’hai capito da come ti guardavo?”

    Poi rivolgendomi a lui:

    “Ho detto che questo tuo look, mi piace molto.”

    Michael continua a fissarmi, forse non del tutto convinto della mia risposta, ma anch’io ora lo fisso, sostenendo il suo sguardo, mentre avverto un’intera colonia di farfalle nel mio stomaco che svolazzano felici da su a giù.

    Sono completamente ammaliata da lui, e talmente persa nei suoi occhi così intensi e luminosi, che non riesco nemmeno più a pensare. Poi finalmente questo lunghissimo attimo di deliquio, viene interrotto dal vociare dei fan che reclamano a gran voce un’apparizione di Michael.

    Lui infatti, indicando con la mano, la direzione da cui provengono quelli voci, mi dice:

    “Li senti? Ora se non mi affaccio, sono capaci di continuare tutta la notte, e qualcuno potrebbe chiamare la polizia per far smettere questo chiasso, ma io non voglio che questo succeda.”

    Mi viene da sorridere per cui replico:

    “Mi sembra che tu non abbia alternative. Se pensi che vedendoti, poi la smetteranno di far rumore, ti devi affacciare sicuramente. Anche perché è già molto tardi, e qualcuno la polizia potrebbe averla già chiamata.”

    Lui mi guarda sorridendo e mi chiede con un tono dolcissimo, che quasi mi commuove:

    “Non ti dispiace se lo faccio?”

    Gli rispondo sorridendogli e rispondendogli con altrettanta dolcezza:

    “Assolutamente no!”

    Allora lui si dirige verso la finestra, scosta la tenda, e già i suoi fan, da sotto intravedendo solo un’ombra, cominciano a chiamarlo a gran voce, all’apertura della finestra cominciano a gridare come forsennati e quando finalmente apre anche se non del tutto la persiana, le urla diventano incontenibili. Lo osservo, mentre li saluta con la mano gettando loro dei baci che vengono accolti da applausi e grida insieme a ripetuti: “Michael, I Love You”……..”Michael sei bellissimo…..” etc., etc.

    Nel gustarmi questa scena, rimanendo sempre ferma immobile al mio posto, a cui mai avrei pensato di assistere, né da spettatrice esterna, ma ancor meno in compagnia del diretto interessato, penso a quanto tutto questo per un artista sia esaltante, perché anch’io, che sto solo osservando tutto ciò, per empatia, mi sento afferrare da una forte emozione che mi fa traboccare il cuore di gioia, quindi posso solo immaginare che cosa possa significare per lui, assistere ogni volta a questa sorta di venerazione che i suoi fan gli tributano adoranti. Capisco che per una star del suo livello, dover rinunciare a tutto questo possa risultare molto difficile, anzi impossibile, anche se il prezzo da pagare, a volte è decisamente troppo alto.

    Dopo qualche minuto di saluti, Michael finalmente richiude la finestra, gesto questo, accompagnato da alte grida di irriducibili che vorrebbero vederlo affacciato più a lungo, ma dopo un po’ fortunatamente, come egli stesso aveva giustamente ipotizzato, il clamore si acquieta per scomparire, a breve, del tutto.

    Finito quindi, questa sorta di rito, che più o meno si ripete in tutte le città dove si tengono i suoi concerti, Michael ritorna sui suoi passi e venendosi a sedere vicino a me mi confessa:

    “Sai mi dispiace talmente tanto vederli lì, sapendo che stanno in piedi ad aspettarmi per ore che anche quando sono stanco morto, e non ho nemmeno la forza di alzare un braccio, cerco sempre di affacciarmi per salutarli, perché mi sembra una cattiveria nei loro riguardi, non farlo.”

    Lo guardo sorridendo, perché penso che questa sua generosità di comportamento che dimostra nei riguardi dei suoi fan, sia davvero straordinaria e gli esterno il mio pensiero aggiungendo anche che comunque per lui deve essere senz’altro esaltante sentire che tante persone lo amano, perché anch’io pur non c’entrando niente, ho trovato questa cosa particolarmente inebriante.

    Lui mi risponde che sicuramente lo è, e che questa è una delle cose che apprezza maggiormente nel suo lavoro, sentire il calore e l’amore del pubblico e mi dice inoltre che ne ha talmente bisogno che vorrebbe che tutti lo amassero per la sua musica e per la sua arte. Aggiunge inoltre, che quando sa che qualcuno non è un suo fan, come me per esempio, per lui è un motivo di dispiacere, perché il suo sogno è di piacere a tutti, ma sa anche che questo non è possibile, quindi si deve accontentare di quasi tutti.

    Dicendo questo però scoppia a ridere e mi abbraccia.

    Mi sento un po’ punta sul vivo, per cui pur ricambiando il suo abbraccio ribatto:

    “Ma chi ti ha detto che non ti apprezzo? Ho solo detto che non ho visto i tuoi concerti, ma ciò non significa che non mi piaccia la tua musica, certo non conosco tutto quello che hai prodotto, ma le tue canzoni mi piacciono molto, hai una bellissima voce, mi piace anche molto vederti ballare, e i tuoi video sono eccezionali, sicuramente al di sopra di tutti quelli in circolazione, che non si avvicinano nemmeno lontanamente a quelli che tu hai realizzato. No davvero mi dispiace che tu pensi che io non ti apprezzi, perché non è così.”

    Lui capendo che sono davvero dispiaciuta per quello che mi ha detto, ringraziandomi per i complimenti, mi abbraccia forte e mi dice che stava solo scherzando, e che comunque per farmi perdonare dovrò andare a vedere un suo concerto.

    Gli ribatto che lo farò sicuramente, ma che non mi vedrà mai in prima fila a strapparmi i capelli o in preda ad una crisi isterica solo perché quando canta I Just Cant Stop Loving You, inavvertitamente poserà lo sguardo su di me.

    Mi risponde ridendo, che io non ho bisogno di mettermi in prima fila, ma che per me ci sarà sempre un posto nel back-stage, dove potrò seguirlo comodamente seduta, basta però che io ci vada, perché lui a questo tiene molto.

    Detto questo mi abbraccia stretta e poi prendendo il mio viso tra le sue mani comincia a baciarmi molto dolcemente, prima sulle guance fino ad arrivare alle labbra.

    Mentre rispondo ai suoi baci, abbracciandolo anch’io, cerco di memorizzare questi attimi nella mente, perché so con certezza matematica, che domani penserò di aver sognato, quindi assaporo centimetro per centimetro la sua bocca, morbida, carnosa e calda. Ha un buonissimo sapore, dolciastro e fresco, mentre penso che il mio sapore, al contrario del suo, saprà sicuramente di alcol e fumo. Dentro di me mi maledico per non aver masticato una gomma americana, che di solito porto sempre con me.
    Sono decisamente imbarazzata, anzi mi sento del tutto imbranata, come se fossi ritornata alla mia adolescenza a quando ho dato, a 13 anni, il primo bacio ad un ragazzino mio coetaneo, perché non so cosa fare, non oso muovermi e aspetto che sia lui a fare la mossa successiva, per paura di rovinare tutto e soprattutto non sapendo fin dove lui si voglia spingere.
    Improvvisamente, come se mi avesse letto nel pensiero, lui mette una mano dietro la mia nuca, e comincia a baciarmi con maggior trasporto, del tutto ricambiata da me, e così a lungo, da rimanere entrambi quasi senza fiato.

    Non so quanto tempo dopo, ci stacchiamo leggermente, guardandoci negli occhi intensamente, lui mi sorride ed io faccio altrettanto, sempre in religioso silenzio, perché davvero non so cosa dire. Il mio cervello in questo momento è completamente in stand-bay e l’unica cosa che riesco a percepire è il battito tumultuoso del mio cuore che credo possa essere sentito anche da lui.

    E’ Mike che per primo rompe il silenzio e, con la sua voce flautata, mi fa una domanda che mi lascia completamente di stucco:

    “Senti, lo so che è tardi, ma io dopo un concerto non riesco quasi mai a dormire, ti andrebbe di restare qui con me a guardare qualche vecchio film in cassetta o dei cartoni animati? Mi farebbe veramente piacere se tu potessi restare.”

    Sono letteralmente sconcertata, e sulle prime penso di aver capito male, quindi per essere ben certa di non aver frainteso ripeto quello che mi aveva chiesto e alla sua risposta affermativa, mentalmente mi chiedo se stia parlando sul serio o se abbia voglia di prendermi in giro.
    La prima cosa che mi viene in mente è che, forse, mi ha fatto questa proposta solo per vedere quale sia la mia reazione o semplicemente per stupirmi con una richiesta strana, visto che lui è Michael Jackson e di certo non ci si può aspettare da lui un comportamento che rientri nella “normalità”.
    Lui si accorge della mia faccia allibita e dato che sono rimasta a guardarlo con un’espressione che definire esterrefatta è poco, poiché lo fisso da un bel po’ con gli occhi sgranati dalla sorpresa, aggiunge ridendo:

    “Immagino che tu stia pensando che la mia richiesta sia strana, ma come ti ho detto, dopo un concerto ho bisogno di rilassarmi, senza pensare a niente, e guardare un film o un cartone è l’unico modo per allentare la tensione, poi se vicino ho una persona con la quale sto bene, per me è davvero il massimo.
    Se per te però è troppo tardi e vuoi tornare a casa lo capisco, e anche se un po’ mi dispiace che tu vada via, basta che tu me lo dica che ti faccio subito accompagnare con la mia auto.”

    Dopo questa spiegazione che trovo ancora più paradossale, capisco che sta parlando sul serio. Tra me penso che la situazione si sta facendo sempre più comica, però cerco di cancellare dalla mia faccia l’espressione di sbigottimento che fino ad ora ho avuto, soprattutto per non dargli l’impressione di quella che aveva accettato il suo invito perché si aspettava ben altro da questa serata e, a dirla tutta non so nemmeno io cosa mi aspettassi veramente da questa serata, quindi sorridendo, non trovando altre parole, rispondo:

    “Se ti fa piacere resto volentieri a farti compagnia.”

    Michael a questa mia risposta si accende d’entusiasmo e mi chiede che cosa mi piacerebbe vedere. Senza pensarci rispondo che preferisco senz’altro dei cartoons, possibilmente della Disney che sono indiscutibilmente i miei preferiti.

    Sempre più entusiasta mi dice che anche lui li adora quindi si dirige verso una pila di cassette posta vicino al televisore e ne sceglie una, poi si siede sul divano vicino a me, accende la tele e fa partire il video registratore.

    Le immagini che cominciano a scorrere sullo schermo sono quelle di un cartone che ha per protagonista Paperino, che peraltro è il personaggio che insieme a Pippo preferisco in assoluto, e sorridendo mi rivolgo a Michael per dirgli che approvo la scelta, e senza più pensare alla stranezza della situazione, mi dispongo a gustarmi il divertimento, che dopo poche sequenze arriva, accolto dalle risate di cuore di Mike ed anche dalle mie, sebbene un po’ più trattenute.
    Entrambi ogni tanto ci lasciamo andare a commenti, lui in inglese ed io in italiano, su quello che stiamo vedendo, e quando la risata di Michael si fa fragorosa ed argentina non posso fare a meno di guardarlo e pensare che sembra davvero un bambino per come si sta divertendo e anch’io vengo contagiata dal suo modo di ridere e gli vado dietro, a volte solo sentendo la sua risata.
    Sembrerà impossibile ma mi sto divertendo moltissimo e tutto sommato sono contenta che mi abbia proposto questo intermezzo perché sto perfettamente a mio agio e tutto l’imbarazzo e la preoccupazione di prima sono ormai scomparsi.

    Quando la prima cassetta finisce, Michael mi chiede se ho voglia di mangiare qualcosa, mentre ne mette su una seconda, perché a lui è venuta un po’ di fame e, senza aspettare la mia risposta si dirige verso il mobile bar per prendere delle patatine fritte, dei pop-corn e qualche lattina di coca-cola, che depone sul tavolino basso davanti al divano.
    Sgranocchiando e bevendo ci gustiamo la seconda cassetta, dove appare anche Pippo, sempre ridendo come matti.
    Nei passaggi più divertenti, spesso mi tocca il braccio e indicando verso il televisore mi dice:

    “Look,…………ihihihihih………..look it…….”

    E incredibile, ogni tanto tra me penso che se lo raccontassi nessuno ci crederebbe, ed io stessa fatico a rendermene conto, sono seduta, nella suite di lusso della star più famosa al mondo, a guardare con lui delle cassette di cartoni animati, divertendoci come bambini.

    [Modificato da malabi 23/05/2010 21:24]


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    malabi
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    00 22/05/2010 00:07
    Re:
    manu 62, 21/05/2010 22.48:

    si, si mi piace.spero tanto che continuerai a raccontarci la tua storia...ma come si chiama lei?




    Lei non ha nome, perchè ha un soprannome che non posso svelare in quanto solo molti capitoli avanti si saprà. Ovviamente se avrete la pazienza di leggermi ancora.

    Grazie a tutte per i complimenti, siete molto gentili.


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