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Etienne nacque in una calda notte di ottobre, in un dannato paesino di montagna nell'entroterra siciliano, non ha ricordi della sua tenerissima età, ricorda solo fame, e urla, e pianti.
I suoi ricordi nitidi iniziano dall'età di circa 5 anni, quando cominciò a chiedersi il perché di alcune cose, il perché la Mamma non rideva mai, mentre le altre lo facevano, il perché i suoi fratelli maggiori, Gustave e Marcel erano sempre a casa, e non uscivano mai per andare a giocare con gli altri ragazzi, il perché anche a lui veniva vietato di uscire di casa per giocare, anche se in fondo non gli dispiaceva troppo, quando capitava che potesse uscire di casa e giocare con gli altri bambini, spesso lo schernivano, e gli dicevano cose che non riusciva a comprendere.
Arrivò presto il tempo di frequentare la scuola, ed allora i dubbi ed i perché di Etienne crebbero a dismisura, il perché doveva fare qualche chilometro a piedi per arrivare a scuola, il perche tutti gli altri bimbi avessero dei piccoli libri, mentre lui aveva solo un quaderno, il perché gli altri bambini avessero qualcosa da mangiare nelle loro cartelle, mentre lui non aveva neanche la cartella, il perché anche quella stronza dannata odiosa maestra, lo evitasse come la peste
Etienne amava la scuola, amava osservare le figure che stavano sui muri e sui libri che gli altri bambini avevano, e aveva trovato in un compagnetto di scuola, il suo primo vero amico, Luigino gli concedeva volentieri di guardare le figure del suo piccolo libro, gli prestava la penna rossa per fare le cornicette nel quaderno, gli si avvicinava e giocava insieme a lui come mai nessuno aveva fatto prima. Il tempo passava, ed Etienne cresceva con i suoi dubbi, i suoi perché, e le urla in casa, i pianti, e le porte sbattute, e … la fame che spesso gli attanagliava lo stomaco, ma non si lamentava mai, in fondo vedeva che anche sua Madre ed i fratelli mangiavano poco e male.
Quando Etienne raggiunse l’età di circa nove anni, stranamente notò una cosa che non aveva notato prima, che la dispensa era sempre vuota, che nei cassetti non c’era mai del pane, ma che in una credenza c’erano sempre delle bottiglie di vetro scuro, così un giorno, chissà perché ad Etienne venne l’infelice idea di vedere cosa ci fosse in quelle bottiglie di vetro scuro, apri la credenza, ed aperta a fatica una bottiglia annusò il contenuto, poi lo assaggiò, aveva un sapore amarognolo, disgustoso, e gli lasciò la lingua amara, tappò nuovamente la bottiglia come poté, e la rimise al suo posto, dopo qualche ora, quando rientrò il padre, come al solito iniziarono le urla, e la porta sbattuta, ed i pianti della madre, poi il padre si recò alla credenza, e li notò la bottiglia stappata, rivolgendosi ad Etienne, il padre gli chiese chi aveva aperto la bottiglia, e lui rispose candidamente: L’ho aperta io, volevo vedere cosa ci fosse dentro. Poco dopo Etienne fu picchiato, insultato dal padre, come non fosse suo figlio. Al mattino seguente il ragazzo si risvegliò pieno di lividi, al viso, alle gambe , al torace, e non andò a scuola, ma non per il dolore che provava, ma perché aveva scoperto un sentimento nuovo, la RABBIA. Da quel giorno fu un susseguirsi di eventi dolorosi, Etienne cominciò a delineare il frutto del proprio sentimento verso il padre, ed adesso all’età di quasi 13 anni non era più solo rabbia, era ODIO, un sentimento forte, quasi quanto l’amore a cui la Madre lo aveva imparato, a cui lo aveva indirizzato. Finite le scuole medie con degli ottimi voti, Etienne disse alla Madre che gli sarebbe piaciuto iscriversi in una nuova scuola, come avrebbero fatto parecchi suoi compagni, ma gli fu sconsigliato dalla Madre, e categoricamente vietato dal padre, che gli disse: Macché scuola e scuola, quella è per le femminucce, da domani ti trovi un lavoro e basta! La sua ribellione nei confronti del padre servi a ben poco, solo a sentire ancora dolori al viso ed alla schiena, cosi a malincuore il ragazzo inizio a lavorare, dapprima in una sorta di fabbrica dove si costruivano mattonelle in cemento e scagliette di marmo, in seguito trovò lavoro presso mastro Filippo, una persona di un paesino vicino, che faceva il muratore, e quest’ultimo divenne per il ragazzo un mito, era sempre comprensivo, non urlava mai, e cosa molto importante per il ragazzo, gli spiegava la vita, una cosa che non conosceva, e che mai nessuno gli aveva spiegato, neanche Gustave e Marcel, i fratelli maggiori pensò, ma poi si disse, come potrebbero spiegare a me quel che non sanno neppure loro.
Il tempo scorreva, ed in casa nulla cambiava, tutte le dannate sere era un susseguirsi di urla e pianti e … dolori, e … RABBIA, ed ODIO, anche perché ad Etienne, nulla veniva lasciato di ciò che guadagnava, veniva regolarmente depredato dal padre. Un giorno Etienne arrivò al lavoro con un livido sul viso, che fu notato da mastro Filippo, e cosi con le lacrime agli occhi, non poté fare a meno di raccontare allo stesso quello che accadeva in casa sua, mastro Filippo allora lo rincuorò e lo rassicurò che non gli sarebbe mai più successo nulla di tutto ciò, e gli disse : Và, per oggi torna a casa, di in casa che oggi non si lavora perché io devo preparare tutto per il nuovo lavoro di domani. La mattina successiva mentre Etienne stava per alzarsi, qualcuno bussò alla sua porta, andò ad aprire la Madre, che si ritrovò di fronte ad un signore basso e corpulento, con dei baffi da paura, la donna gli diede il buongiorno e gli chiese chi stesse cercando, allora il signore gli disse: Ma come? Suo figlio non le ha mai detto che lavora per me, e che da stamani inizieremo un lavoro in un paese lontano da qui? Sopraggiunse il padre che mezzo ubriaco ancora dalla scorsa sera, disse: Ah, è lei che da lavoro a quello sfaticato? E come lo sopporta? Mastro Filippo gli disse che da quel momento avrebbe finito di far lo sfaticato, dicendo: lo porto via per un po’ di tempo, dobbiamo fare un lavoro lontano da qui, e non torneremo a casa tutte le sere, a quello sfaticato di suo figlio ci penso io, lo raddrizzo come si deve, vedrà. Etienne non riusciva a capire il comportamento del suo mastro, non aveva mai parlato cosi, ma si preparò in fretta dietro suo ordine, mettendo in un sacca di stoffa poche cose, quando stavano per andar via, noto il viso del padre, era quasi felice di disfarsi per un po’ di tempo di quell’unico ribelle della famiglia, e notò anche che il mastro Filippo allungo dei soldi ed un biglietto alla madre, che capi tutto d’un tratto quello che succedeva, e per la prima volta in vita sua, Etienne vide sorridere la sua dolcissima Madre. Etienne venne portato da mastro Filippo a casa di suoi amici, si accomodarono e mastro Filippo presentò ad Etienne le due persone, il Signor Ciccio ( Francesco ) e la sua sposa, la Signora Anna, fu detto ad Etienne che se lo avesse gradito sarebbe potuto restare li ad abitare con loro, e di non preoccuparsi per il lavoro, il Signor Ciccio lo avrebbe accompagnato tutte le mattine da mastro Filippo. Etienne rimase perplesso, non sapeva che dire, pensava a sua Madre, ai suoi fratelli, ma mastro Filippo parve leggergli nel pensiero, e gli disse: So a cosa pensi, non preoccuparti, tratterrò parte della tua paga e li farò avere io a tua Madre, e sarà mia cura non farlo sapere a tuo padre. Etienne disse: E di Gustave e Marcel che ne sarà ? Mastro Filippo rispose: Loro sono piu grandi di te, in qualche modo se la caveranno, e poi tu non puoi far nulla per il momento, crescerai, ed allora saprai che fare. Cosi Etienne accettò di restare in quella casa, e al suo assenso vide il viso della Signora Anna illuminarsi, e rivolgendosi ad Etienne gli disse, se ti va puoi chiamarci Zii.
Da quel dì la vita scorreva tranquilla per Etienne, anche se spesso pensava a sua Madre, ed ai suoi fratelli, nei primi tempi non andava spesso da loro, aveva il timore di incontrare il padre, e quando lo faceva restava poco, solo il tempo di stringere a se la madre ed i fratelli, e lasciare loro un po’ di soldi all’insaputa del padre, anche se mastro Filippo aveva mantenuto la sua promessa, e cosi la Madre ogni volta non accettava altro denaro da Etienne, gli diceva sempre : Tienilo per te, so che saprai farne buon uso.
Etienne stava bene con gli Zii, Zio Ciccio lo accompagnava al lavoro tutte le mattine, la Zia Anna era una donna dolcissima, premurosa ed affettuosa, gli preparava da magiare tutte le mattine, ed Etienne gli voleva un gran bene. Trascorreva il tempo, Etienne lavorava duro con mastro Filippo, spesso sino a sera tardi, guadagnando un bel po’ di denaro a settimana, e per quanto mastro Filippo trattenesse qualcosa da consegnare a sua Madre, ad Etienne rimanevano in tasca un bel po’ di soldi, cosi ogni sabato, tratteneva una parte di quei soldi per se, mettendoli da parte, e consegnava il resto agli Zii, in fondo a lui cresciuto nel nulla, bastava pochissimo, e poi gli bastava già l’affetto che lo Zio Ciccio e la Zia Anna gli davano.
Non passò molto tempo che Etienne aveva messo da parte un bel gruzzoletto, cosi un giorno, disse a mastro Filippo che non avrebbe piu lavorato per lui, e che aveva deciso di fare un lavoro diverso, qualcosa di piu redditizio, gli disse pure che adesso non c’era piu bisogno che andasse da sua Madre a portagli dei soldi, perché da quel giorno lo avrebbe fatto personalmente, mastro Filippo fu dispiaciuto a quella notizia, ma era come se in fondo lui sapesse che un giorno sarebbe successo, abbraccio Etienne, e gli disse: Attento Etienne, la vita è infida, sii sempre dolce come un agnello, e scaltro come una faina, e se avessi bisogno di me, sai dove trovarmi. Etienne rientro in casa e diede la notizia agli Zii, Zia Anna fu stupita, mentre Zio Ciccio chiese ad Etienne cosa avrebbe fatto, dove sarebbe andato a lavorare in seguito, Etienne rispose: Zio ho in mente una cosa, ed i soldi necessari per fare un nuovo lavoro, ma non vorrei parlarne se non ti spiace, Zio Ciccio guardo la moglie, poi ridacchiando disse: Va bene, se vuoi cosi, così sia, ti dico solo una cosa, se ti trovi in difficoltà non esitare a chiedere a noi.
A tarda sera Etienne chiuso nella sua stanza, contava e ricontava i soldi a sua disposizione, facendo conti all’infinito, infine soddisfatto del suo progetto andò a dormire, anche se non dormi tanto, non vedeva l’ora che fosse mattino. All’alba si destò rapido, vestendosi di corsa ed usci per prendere il bus che portava in città, li da una persona che aveva conosciuto qualche settimana prima, comprò un’ ape, si uno di quei traballanti mezzi a tre ruote, e andato in un magazzino in città, la caricò di stoffe, e quant’altro potesse servire alle donne, per confezionare abiti. La sua fu una scelta felice, visto che dopo due mesi aveva rientrato il capitale, e l’aveva triplicato, tutte le sere tratteneva per se parte dell’incasso, e consegnava il resto agli Zii, tutti i giovedì andava a trovare la Madre per abbracciarla e consegnargli un po’ di soldi, e poi andava a trovare Gustave e Marcel nei loro posti di lavoro, ed anche a loro dava qualcosa, visto che sapeva bene che il padre li depredava regolarmente. Andò avanti per quasi 11 mesi con quella attività, poi una sera mentre si accingeva a rientrare a casa, degli uomini in divisa lo bloccarono, erano della guardia di finanza, e quando Etienne scese dall’ape, furono tutti stupiti di trovarsi di fronte a quello che era ancora un ragazzino, ma non ebbero compassione, gli sequestrarono tutto, ape e carico, e fu fortunato perché di solito nascondeva i soldi guadagnati durante il giorno nei calzini.
Quella sera il ragazzo torno dagli Zii come un cane bastonato, ma li, in quella casa, in quel calore domestico, ritrovò il coraggio di andare avanti. La mattina successiva però, prima di fare qualsiasi altra cosa, decise che doveva farne una che aveva atteso per tanto, troppo tempo, doveva andare dalla madre, e dai fratelli, e portarli via da quella dannata casa, da quel dannato paese, ma per quanto avesse messo insieme un bel po’ di soldi, se avesse preso una casa in affitto, sarebbero finiti in fretta, e lui doveva pure trovarsi un altro lavoro adesso, Etienne era confuso, non sapeva che fare, ma poi prese il coraggio a due mani, chiamo gli Zii, e gli disse che aveva bisogno di un po’ di soldi, e che in un modo o nell’altro li avrebbe restituiti a breve, Zio Ciccio sorrise, poi si avvio verso un mobile, da li tiro fuori una scatola di metallo, e prese dei rotoli di banconote da diecimila lire, li mise in mano ad Etienne e disse: Non ci sarà bisogno che tu li restituisca, questo è il denaro che tu hai guadagnato, quello che ci consegnavi, Etienne rimase senza parole, nulla, gli Zii non avevano mai toccato una lira del denaro che gli consegnava, e per la prima volta Etienne riuscì a piangere, anche se era un pianto di gioia. Dopo due giorni il ragazzo compro un motorino da un coetaneo, e rientrato per il pranzo, lo mostrò orgoglioso agli Zii, dicendogli che dopo il pranzo sarebbe andato nel suo paese, da sua madre e dai suoi fratelli, e che aveva intenzione di portali via da li, la Zia Anna si rattristò ed il viso gli si rabbui in un lampo, lo pregò di non andare, di dimenticare, di trovare una nuova vita, lo zio Ciccio disse semplicemente: Và, e fai quello che va fatto. Etienne che adesso era quasi un uomo, era diventato alto e forte, era abituato a lavorare pesantemente, ed i suoi muscoli erano massicci, ed era sulla strada verso il suo dannato paese, non sapeva quello che avrebbe fatto una volta arrivato, ma una cosa sperava, sperava di non trovare nella sua vecchia dannata casa, il padre, e cosi, una volta giunto alla soglia della sua vecchia casa, busso, e la Madre appena aperto l’uscio, come sempre gli butto le braccia al collo, e lo bacio più volte in fronte, entrarono e si sedettero in quelle stesse vecchie sfasciate sedie che aveva lasciato, e iniziarono a parlare, Etienne spiego alla madre le sue intenzioni, che voleva portarla via da li, da quella dannata casa, e portare con se anche i suoi fratelli, portarli via da quel posto, via da “lui” , via da quel dannato paese, gli disse di preparare quello che poteva, in fretta, e che lui andava di corsa da Gustave, il fratello maggiore, che aveva ormai quasi 23 anni, e che poi insieme sarebbero andati da Marcel. Arrivato nel posto dove lavorava Gustave, fu difficile convincerlo a mandare tutti al diavolo e andare via con lui, era ormai assuefatto ai fatti quotidiani, il suo cervello sembrava non reagire più ad alcuno stimolo, e mentre i presenti assistevano a quella conversazione, Etienne gli mollò uno schiaffo e gli gridò: Mi fai schifo, come hai permesso tutto questo sino ad oggi? A quell’insulto Gustave sembrò svegliarsi di colpo da un coma, da uno stato di catalessi della mente, lavorava in una officina meccanica, ed in un attimo butto via le chiavi che stava adoperando e andarono via insieme, insieme andarono da Marcel, che non si fece pregare per seguirli, era come se aspettasse da tempo quel giorno.
Finalmente di nuovo insieme i tre camminavano fianco a fianco verso la via di casa, ed una volta alla meta Etienne busso alla porta, sperando che sua madre fosse già pronta, ma cosi non fu, la porta venne aperta dal padre, che era rientrato ubriaco come al solito, Etienne lo spintonò ed entrò nella casa, li vide la madre che piangeva, e si nascondeva il viso, gli sposto nervosamente la mano dal viso, e vide che la madre sanguinava dal naso; l’ira e la rabbia che Etienne aveva dimenticato, che per tanto tempo non aveva più provato, riaffiorò in lui facendolo divenire un animale che si prende cura dei propi piccoli, si avventò sul padre, e lo massacrò di schiaffi, e pugni, e calci, senza fermarsi, senza pietà alcuna, finche il viso del padre non fu una maschera di sangue, prese la madre sostenendola , e fece cenno ai fratelli di seguirlo, li portò al suo seguito sino in piazza, mentre tutti stavano ad osservarli, li parlò con una sorta di tassista, erano delle persone che noleggiavano delle auto, e loro come autisti, gli mise in mano un rotolino di banconote, e gli diede istruzioni del posto in cui doveva accompagnarli. Lui non parti con loro, ne tantomeno lo fece subito, andò prima a recuperare il motorino che aveva lasciato davanti al panificio dove lavorava Marcel, poi andò in una specie di bar, e li scatenò la sua furia covata per anni contro il proprietario, perché Etienne sapeva che lui era a conoscenza dei fatti che accadevano a casa sua, perché sapeva che li, suo padre comprava il vino, che li suo padre tutte le sere andava ad ubriacarsi, poi gli buttò in faccia dei soldi dicendo: ecco, con questi ti ci paghi i debiti di mio padre. Nel frattempo chiamati da qualcuno, anche i carabinieri erano giunti in piazza, ed Etienne uscendo da quello schifoso bar, se li ritrovo dinnanzi, un vecchio appuntato che stava nel paese da sempre, gli si avvicino, e gli disse: Sei un uomo adesso, non buttare via la tua vita per delle persone come queste, vai via da qui, e sii orgoglioso di essere riuscito a riprenderti la tua famiglia. Etienne s’incammino verso casa, e giunto dagli zii, che nel frattempo avevano accolto la madre ed i fratelli, li ringrazio di averli ospitati, e di quanto avessero fatto per lui sino ad ora, ma Etienne sapeva che non poteva pesare su di loro anche per la madre ed i fratelli, e li rassicurò che entro 48 ore avrebbe trovato una sistemazione per loro. I giorni seguenti, Etienne che godeva ormai di buona stima da tutti, riuscì a trovare una piccola casetta in affitto, solo due camere ed il bagno, ma era la loro prima vera casa. Ma se non si sarebbe dato da fare, ora i soldi sarebbero finiti in fretta, ed allora, per non sprecare quello che aveva pensò di andare all’estero, in Germania, e cosi, lascio quasi tutto alla Madre, e portandosi dietro solo il poco necessario dopo poco più di una settimana parti alla volta della Germania. Trovò lavoro quasi subito, nei baustelle, cosi si chiamano i cantieri edili in Germania, il clima era freddo, nebbia e spesso anche la pioggia, la facevano da padrone, ma il ragazzo, con l’aiuto di una persona che gli aveva indicato lo zio Ciccio, riuscì presto ad adattarsi, ed anche li, lavorando duramente riusciva mettere da parte buona parte dei soldi che guadagnava, passarono solo tre mesi e 23 giorni, e durante un controllo nel cantiere, Etienne fu scoperto, lavorava in nero, e come non bastasse, non era ancora neanche maggiorenne, fu rimpatriato dopo solo due giorni. Tornato a casa con la gioia della madre, e dei fratelli che nel frattempo avevano trovato lavoro in altri posti, ricominciò a lavorare per il vecchio buon mastro Filippo, che già tanto aveva fatto per lui, ma che fu felice di riaverlo con se. Un pomeriggio, durante il tragitto che Etienne faceva sempre per tornare a casa dal lavoro, vide lei, una ragazza bellissima, il suo aspetto gli sembrava familiare, aveva due occhi verdi che incrociarono i suoi, che gli gelarono il sangue nelle vene e gli tolsero il fiato.
Ma questa è un’altra storia.



Dedicato a Vivienne, sua madre, a Luigino, il suo primo vero amico, al corpulento mastro Filippo, allo “zio” Ciccio ( Francesco) ed alla dolcissima “zia” Anna, nonché alle tante persone che in futuro hanno creduto in Etienne, un ragazzo divenuto uomo troppo presto.



Carmè