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litigio in diretta Fini-Berlusconi

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    DarkWalker
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    Coronarie
    00 22/04/2010 16:37
    Oggi Bersani fa un passo fuori dal limbo post regionali facendo qualche dichiarazione degne di nota. Speriamo ci rimanga.



    Roma - "Dalla Direzione del Pdl uno spettacolo indecoroso. Ma Fini ha sollevato contraddizioni profonde del Pdl su temi e problemi reali", ha dichiarato Bersani sullo scambio di battute tra il presidente della Camera e il premier durante il direttivo del Pdl. "Hanno un modo di discutere che non va a fondo dei problemi, siano le riforme istituzionali o quelle economiche e sociali. Se non vanno al merito delle questioni e non hanno il coraggio di registrare le differenze profonde tra loro, il mio pronostico è che non si farà alcuna riforma perché continuare a tacitare e a tacitarsi è arrivare a stare fermi". Così il segretario del Pd Pier Luigi Bersani reagisce all’annuncio del premier di fare le riforme insieme all’opposizione. Bersani parla dopo il vertice di un’ora nella sede del Pd con il leader di Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. Fra i temi oggetto di confronto, i risultati delle regionali e alcune alleanze locali fra i due partiti.

    Le riforme "Registro che hanno governato sette degli ultimi nove anni e non abbiamo visto nessuna riforma significativa, né sul piano economico e sociale né su quello istituzionale" ha sottolineato Bersani. "Hanno un modo di discutere che non tira fuori i problemi - ha detto - per esempio cosa stiamo facendo sulla crisi. Cosa pensano di fare per questa Costituzione. Cosa pensano dell’unità della nazione". Per Bersani "non si ha il coraggio di guardare in faccia alle cose. Si zittisce la maggioranza con i voti di fiducia". Ed è per questo che "noi staremo nella palude" e non ci sarà "nessun cambiamento. Noi abbiamo le nostre idee, non so quali siano le loro". Ma così ha ammonito Bersani "il Paese sta scivolando".

    Il consiglio a Schifani "Il segretario del Pd accatta il presidente del Senato, Renato Schifani, che ha sostenuto che se il presidente della Camera Gianfranco Fini fa politica dovrebbe lasciare la carica istituzionale: "Chi non fa politica scagli la prima pietra e quindi ricavi per sé la conseguenza che intende ricavare per gli altri".

    La crisi e la faccia tosta "Ha detto che se avesse seguito i nostri consigli sulla politica economica avremmo fatto la fine della Grecia... Ha una faccia tosta sesquipedale. La propaganda ha un limite e la realtà è che per due volte, a causa loro, abbiamo ripreso il ’traghetto per la Grecià perchè per due volte hanno distrutto i conti pubblici e noi abbiamo dovuto risanarli". È duro Bersani quando i giornalisti gli chiedono la reazione sulle intenzione del premier sulle riforme. "Noi i conti i abbiamo risanati, loro se vanno avanti così li distruggeranno ancora".



    il sonno della ragione genera mostri

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    Pius Augustus
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    Salvatiiii!!!
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    00 22/04/2010 20:19
    è stato grande fini a sputare un po' di verità in faccia a quel bolso pappone e alla marmaglia dei suoi viscidi accoliti. Quando gli ha ironicamente fatto notare che le leggi ad personam sono così sfacciate che la gente se ne accorge papi si è incazzato parecchio : D
  • Hareios
    00 22/04/2010 20:41
    Re:
    Non c'è spazio per il confronto nel Pdl. Quello è il partito di Berlusconi, nato per Berlusconi (FI) e dove vi è un unico signore: Berlusconi.

    Non so se Fini credeva che sarebbe divenuto il suo successore o che l'assimilazione di AN da parte di FI (nota come Pdl) fosse une vera unione...poteva pensarci prima.
    Chissà quale sarà l'epilogo della vicenda.


    Pius Augustus, 22/04/2010 20.19:

    le leggi ad personam sono così sfacciate che la gente se ne accorge



    Non tutti sono così "fortunati".

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    Malduin
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    00 22/04/2010 22:26
    Re:
    Pius Augustus, 22/04/2010 20.19:

    è stato grande fini a sputare un po' di verità in faccia a quel bolso pappone e alla marmaglia dei suoi viscidi accoliti. Quando gli ha ironicamente fatto notare che le leggi ad personam sono così sfacciate che la gente se ne accorge papi si è incazzato parecchio : D



    Vero non lo avevo mai visto così incazzato (dai tempi dell'Annunziata forse, solo che qui non poteva andarsene) :P


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    Riccardo.cuordileone
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    Salvatiiii!!!
    00 23/04/2010 08:26
    Finalmente un bel faccia faccia, basta con dichiarazioni interpretabili... e ora Fini fuori dal PdL!! [SM=x751537]
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    DarkWalker
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    Coronarie
    00 23/04/2010 11:46
    un po' di editoriali interessanti:
    ezio mauro


    IN QUELLO stesso spazio televisivo dov'era nato sedici anni fa il "miracolo" berlusconiano, ieri si è scatenato l'inferno del Cavaliere: il numero due del Pdl, cofondatore del partito e terza carica dello Stato, che contesta pubblicamente la sua leadership e critica la sua politica, rispondendogli colpo su colpo, chiamandolo per cognome, e poi durante la replica concitata del premier si spinge sotto il palco col dito alzato, negando le accuse e restituendole. Il partito è sotto shock per la ferita inferta in diretta al corpo mistico del leader più ancora che al suo ruolo, per il delitto inconcepibile alla sovranità perenne berlusconiana, per il primo gesto di autonomia e di indipendenza del quindicennio, vissuto non solo come una rottura ma come un sacrilegio. Il Cavaliere, abituato alle apoteosi, resta palesemente senza copione, sotto lo sguardo delle telecamere e degli italiani, in uno psicodramma che è insieme privato e di Stato, come tutto ciò che lo riguarda. I numeri sono tutti dalla sua. Ma il sipario del suo lungo talk show con l'Italia è irrimediabilmente strappato.

    Ci vorrebbe infatti Hitchcock, più che qualche scienziato della politica, per spiegare lo spettacolo inedito di ieri, la profondità teatrale della ferita in scena, la tempesta in arrivo sul fondale. I volti, le mani, i gesti, contavano più delle parole, come accade nei rari momenti della verità, quando davvero i nodi vengono al pettine. Qui il nodo è talmente aggrovigliato, e da anni, che può scioglierlo solo la spada. E infatti finirà così. Cozzano insieme, con il fragore spettacolare di ieri, due mondi alleati ma inconciliabili, due figure politiche legate ma divaricate, due uomini che si devono reciproca riconoscenza ma non si sopportano più, e infine e soprattutto, due culture politiche che la velocità del predellino e la cartapesta televisiva non sono riuscite a fondere, perché negli ultimi due anni sono cresciute in direzioni opposte e per questo dovranno separarsi. Una è una cultura conservatrice in senso moderno, repubblicana e costituzionale. L'altra è estremista e rivoluzionaria, proprietaria e post-costituzionale.

    Dopo le elezioni regionali, vinte grazie alla Lega, il premier ha fatto capire a tutto il sistema che questo finale di legislatura si giocherà a destra e nel governo interamente sotto il segno della diarchia Bossi-Berlusconi. Fini è escluso, ridotto a un ruolo di comprimario, fuori dall'asse ereditario, estraneo anche alle strategie che preparano il futuro: nessuna riforma interessa in realtà il Cavaliere, il patto con Bossi riguarda esclusivamente il federalismo e la difesa blindata di questa legge elettorale. Tutto il resto, è specchietto per le allodole (o per qualche oppositore perennemente con la mano tesa, abituato a ballare alla musica altrui), paesaggio di comodo per i telegiornali di regime, meccanismo tecnico di divagazione parlamentare, per puntare in realtà alle uniche cose importanti per il Cavaliere, l'eliminazione della par condicio televisiva, il blocco delle intercettazioni, il lodo Alfano costituzionale per fermare definitivamente ogni inchiesta della magistratura. Assorbita An nel Pdl, assorbiti molto più facilmente gli ex colonnelli rivelatisi semplici brigadieri, Fini se non voleva degradare se stesso a colonnello aveva davanti a sé la scelta obbligata di una strada indipendente ed autonoma. Ha deciso di rendersi autonomo, restando nel partito, e questa scelta da sola lacera la ragione sociale del Pdl e dello stesso berlusconismo.

    Berlusconi è pronto a rompere con chiunque e quasi a qualsiasi prezzo, pur di affermare la sua sovranità indiscussa: ed è pronto a negoziare con chiunque e a un prezzo ancora più alto, pur di riaffermare il suo comando. Ciò che non può accettare è la lesione continua, visibile e manifesta, del suo busto imperiale, che è il vero simbolo fondatore e imperituro del Pdl, secondo la sua concezione. Ciò che non può reggere è un'opposizione organizzata, pubblica e permanente, che lo ingabbi al di là dei numeri a suo favore in una discussione quotidiana, in una trattativa senza fine, in una contestazione alla luce del sole, ingigantita nel gioco parlamentare e mediatico. Che tortura diventerà, in questo schema, la discussione sul Dpef? Che rischi correranno le spericolate misure sulla giustizia ad uso personale? Che logoramento subirà la potestà suprema del leader unico, obbligato ogni volta ad infilarsi nei corridoi delle notti democristiane dei lunghi coltelli?
    Ma sono soprattutto la cultura politica, la natura leaderistica, la simbologia carismatica e vagamente messianica del Cavaliere che risultano incompatibili davanti al gesto di un numero due che stravolge i ruoli, lotta alla pari, punta sull'età e sullo scudo istituzionale, e rovescia il tavolo-altare della beatificazione perenne del Supremo.

    Quei gesti di Fini sono l'inferno di Berlusconi, la prova che un'altra destra è possibile, l'annuncio che la democrazia interna può mandare in tilt un partito nato per essere un blocco unico e nient'altro, la promessa di un'alternativa che risolve alla radice il gioco della successione promessa e dell'eternità praticata dal premier.

    Ciò che i Bondi ieri hanno visto sul volto del Cavaliere è il dopo-Berlusconi, improvvisamente anticipato ad oggi come in una premonizione televisiva, in un corto-circuito politico ed emozionale (molto più emozionale che politico) senza precedenti. Senza la finzione della calza sulle telecamere, dei finti cieli sui fondali, dei cori egemoni per "Silvio", l'irruzione della realtà e della verità ha sconvolto il palinsesto del Pdl, rendendo il Cavaliere per la prima volta afasico politicamente, incapace di condurre al suo esito un'assemblea e una giornata giocate tutte di rimbalzo, sui nervi, e clamorosamente senza nemmeno una conclusione politica. Un rovesciamento spettacolare per un leader che da casa interviene addirittura nei talk show, li domina al telefono togliendo la parola a tutti, per dire ciò che vuole, salutare e andarsene con l'ultima parola che conta.

    Va visto con rispetto il travaglio del Cavaliere, che alla sua età e dopo tanti successi entra nell'inesplorato della guerriglia politica dentro casa, ipnotizzato da quella crepa che gli scandali estivi di un anno fa, il castello di contraddizioni e di bugie in cui si era avventurato, gli hanno aperto sotto i piedi: che i voti perduti delle regionali hanno allargato, e che Fini ieri ha indicato con quel dito alzato, perché le telecamere metaforicamente la mostrassero agli italiani. E va seguito con attenzione il passaggio spericolato del presidente della Camera, tradito dai suoi che avevano da tempo trovato un padrone e oggi gridano al tradimento, dimostrando che il dissenso in quel partito è un esercizio sicuramente rischioso (vedremo adesso il killeraggio della stampa di famiglia, che già si è distinta per il pestaggio degli eretici e dei critici), probabilmente impossibile.

    Fini tenterà di restare nel Pdl parlando alla parte più moderata della destra e del Paese, ma intanto preparerà le sue truppe risicate, perché dovrà andarsene, più presto che tardi. Il Cavaliere ondeggerà tra paternalismo e pugno di ferro, e alla fine romperà definitivamente. Ma non solo con Fini, con tutto. Incapace di reggere, chiederà il giudizio di Dio nelle elezioni anticipate, per riavere dal voto quel che perde con la politica, tentando di andare al Quirinale con il controllo diretto della maggioranza parlamentare, trasformando il populismo nella religione finale: ieri il documento votato dal partito lo dice esplicitamente, quando spiega che il Pdl non è un partito ma un "popolo", che si riconosce nelle "democrazie degli elettori", e dunque non può contemplare il dissenso. L'avventurismo sarà la fase suprema, l'ultima, del berlusconismo al potere.

    concita de grgorio:
    Segnatevi questa data perché l'era del superuomo è finita. Certo ci vorrà tempo, mesi forse anni perché il naturale dibattito interno di un partito diventi veleno che lo corrode e lo sfinisce come è accaduto, appunto negli anni, ai partiti che abbiamo conosciuto prima dell'avvento del messia, fossero di destra di centro o di sinistra. Ci vorrà tempo, quello del Pdl si conta da ieri. Il centralismo carismatico su cui è stato costruito a prezzo del sacrificio della destra di Fini - e per buone ragioni, ragioni di marketing elettorale e di posti di potere - ha conosciuto un affronto finora impensabile: come nella fiaba del bambino e del re in mutande. Osanna al re, e nella folla una voce che dice: ma è nudo. A Berlusconi non deve essere mai successo niente di simile, di certo non in pubblico. Il mito del sole in tasca, del venditore fortunato, dell'uomo dei miracoli adorato dalle genti non contempla possibilità di critica. Nessuno fra i suoi ha mai saputo o potuto dire forte: imbrogli, sbagli, menti. Non conveniva. Ha detto ieri Fini: lo facevano solo sottovoce e quando voltava le spalle. L'unica è stata la moglie, ma quella è una vicenda privata e abbiamo visto comunque quanto feroce sia stata e sia ancora l'ira del sovrano e la vendetta: umiliata, ritratta nuda come "velina ingrata" e fatta inseguire dai giornali di famiglia fin nelle isole ad aprile deserte. Ora è Fini, però, che si alza e lo indica col dito dalla platea sbalordita (impagabile la faccia del fido Bonaiuti seduto accanto) e gli si rivolge chiamandolo per cognome: «Berlusconi, te lo dico in faccia». L'elenco di quel dirà è incompleto e sommario, date le circostanze. Tu sai bene come sono andate le cose nelle presentazione delle liste a Roma. I giornalisti "lautamente pagati da tuoi parenti stretti" mi danno la caccia perché dico quello che penso, mi trattano da traditore. Berlusconi è sotto choc. Lo vedete qui come non l'avete visto mai: prende il microfono e strilla tu non sei venuto in piazza San Giovanni, tu non puoi parlare così sei il presidente della Camera. Sottinteso, ma neanche tanto: io te l'ho data e io te la tolgo. Sei roba mia anche tu. Ecco, questo hanno visto ieri milioni di italiani. L'inizio del tramonto del Re Sole. La prima ombra, per le conseguenze vedremo. Potrà comprare i finiani uno ad uno, come ha promesso, ma d'ora in avanti sarà in pubblico. E poi l'esito non dipenderà solo da Fini. Tutto il mondo politico, sinistra compresa, si muove da oggi in uno scenario nuovo. Un'ottima occasione per battere un colpo, volendo anche due.
    P.s. Vi diciamo oggi chi sono nove delle famiglie che non hanno pagato la retta per la mensa dei figli, ad Adro. Leghisti e destra si sono sgolati a dire chi non ha soldi non pretenda di mangiare, troppo comodo sperare nei benefattori. Famiglia numero uno: operaio in Cig, coniuge disoccupata, 4 figli (8,4,3 anni e 8 mesi), reddito 2009 tremila euro, affitto mensile 400. Così fino alla nona. Si potrebbe ora sostenere che chi non ha lavoro è meglio che i figli non li faccia. Lo diranno, vedrete. L'unico problema sarà distribuire anticoncezionali alle famiglie operaie: la Chiesa potrebbe ritenerlo contrario alle scritture. Immorale, il preservativo. Per i bambini senza pranzo invece tutto ok. Governo Adro.

    antonio polito:
    Il pubblico ludibrio di un bipolarismo in fase terminale
    di Polito Antonio

    chi ha vinto, chi ha perso Il pubblico ludibrio di un bipolarismo in fase terminale Il pubblico ludibrio del bipolarismo morente DI ANTONIO POLITO Cose mai viste. La lite pubblica, personale, quasi fisica e altamente drammatica, che è scoppiata ieri alla prima direzione nazionale del Pdl, entrerà di diritto nel Blob dei programmi cult di Enrico Ghezzi. La rivedremo per anni, farà storia. Non si era mai vista una cosa del genere nella politica italiana, neanche ai tempi della De, quando pure le correnti e i conifitti dilaniavano il partitone di maggioranza relativa.

    Per noi del Rformista non è stata una gran sorpresa. Da mesi ripetevamo, tra i pochi, che il conflitto tra i due leader del centrodestra italiano era una cosa seria, che si fondava su radicali divergenze politiche e di interesse, che non era solo - cosa che pure - un contrasto di personalità; e che dunque non era sanabile. In molti avevano scommesso sul contrario: vedrete, a entrambi non conviene, dovranno trovare un accomodamento, magari faranno pure le riforme insieme. Evidentemente, non è andata così.

    Chi ha vinto e chi ha perso? Mah. Se ci fosse un'opposizione reattiva e in forma, con una scena così ieri avrebbe stravinto l'opposizione. Insomma: il partito di governo si è esposto al pubblico ludibrio e ha datouno spettacolo orribile di sè.

    Quando parlo di spettacolo inverecondo non mi riferisco solo al litigio dei due leader, ma anche al conformismo dei supporter, al tono bulgaro del comunicato fmale che esprime «gratitudine» a Silvio, alla ferocia con cui le ovazioni si abbattevano sui capi della dissidenza, ogni volta che venivano nominati.

    Ma di un'opposizione in grado di far pagare questo spettacolo al momento l'Italia non dispone, dunque l'esito della partita va giudicato tutto all'interno di quell'aula, dentro il Pdl.

    Gianfranco Fini ha ottenuto dal canto suo un risultato storico: ha costretto il premier a una discussione pubblica sulla salute, la linea e la leadership del partito carismatico. Con ci stesso negandone e distruggendone il carisma. Berlusconi non ha affatto gradito, gli sono anzi saltati i nervi, e non ha resistito alla tentazione della replica immediata che ha poi acceso le polveri della rissa verbale, con la terza carica dello Stato che urlava sotto al palco con il dito puntato e il presidente del Consiglio che gli dava sulla voce dal palco. Tutta la liturgia che era stata preparata a imitazione delle procedure dei partiti normali, è allora saltata.

    Fini ha fatto - almeno per chi come a noi è rimasto il gusto delle posizioni minoritarie e delle analisi politiche - uno splendido discorso. Diciamoci la verità: in questi giorni non era apparso molto chiaro, nelle confuse ricostruzioni dei suoi nuovi colonnelli, il contenuto politico del dissenso di Fini. Da ieri è chiarissimo, e molto ben argomentato. Non sempre, ma molto spesso convincente.

    Innanzitutto la Lega. Fini ha lucidamente spiegato che effetti pu avere nel lungo periodo sulla destra italiana l'aver dato in franchising alla Lega il suo sistema di valori e spesso anche la sua politica al governo. In secondo luogo ha definito le leggi ad personam di Berlusconi sulla giustizia come un colpo arrecato al valore della legalità, che pure la destra sbandiera. Infme è uscito dalla caserma, come aveva definito il Pdl, rivendicando il diritto- dovere al dissenso, alla minoranza, e anche chiedendo garanzie di rispetto e di ascolto per le posizioni di minoranza.

    Per , bisogna dire che tutto questo sforzo di accendere una discussione politica è fallito. La risposta è stata una vera e propria umiliazione di Fini. Berlusconi gli ha detto chiaro e tondo di dimettersi da presidente della Camera trattandolo, proprio come Fini aveva paventato nel suo intervento, come un dipendente infedele. Gli ha detto che è un traditore, perché nell'ultimo in- *** dirittodovere contro si era dichiarato pentito di aver contribuito a fondare il Pdl. Gli ha detto con il comunicato finale che correnti non saranno tollerate e che «se sgarra è fuori». Gli ha fatto dire da una sfilza infinita di interventi della nomenklatura che aveva torto, e nel cosiddetto dibattito non s'è sentita neanche una voce che desse ragione a Fini, perché i suoi si sono cancellati dalla lista degli interventi.

    Lo scontro, non c'è neanche bisogno di dirlo, è dunque insanabile. Fini ha detto che non si dimette da niente e che non tacert. Berlusconi prepara la ritorsione sui suoi uomini nel partito e nelle commissioni parlamentari, e sfidert con una raffica di voti di fiducia la pattuglia parlamentare finiana, per vedere quanti reggono e quanti ne pu cacciare. Ma la conseguenza pi importante della giornata di ieri travalica il dibattito nel Pdl.

    La verità è che ci che è accaduto è l'ultimo e pi clamoroso sintomo della crisi che sta sconvolgendo il fragile e imperfetto bipolarismo italiano. La camicia di forza in cui era stato costretto dalla nascita dei due partitoni è git piena di strappi. Da quando Pdl e Pd esistono, la crescita delle forze pi estreme è stata esponenziale, la Lega da un lato e Di Pietro dall'altro. E la crescita di queste forze ha a sua volta avviato una reazione a catena nei due partitoni, con Fini che sbatte la porta per colpa della Lega e il Pd dilaniato dal rapporto con Di Pietro. A tutto questo oggi si aggiunge la nascita di fatto di una pattuglia finiana in parlamento, che pesert eccome, per esempio nel delicato processo di riforme istituzionali, che credo realistico considerare git tramontate, a questo punto.

    Il simulacro del bipolarismo italiano resta appeso al solo corpo mistico di Berlusconi, il Peron della Seconda Repubblica, che con la forza dei suoi voti e della sua popolaritt tiene in piedi un sistema git defunto, anche se non lo sa ancora.


    insomma il re è nudo. Per altro, questo è dialogo di cui è capace Berlusconi.



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    DarkWalker
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    Coronarie
    00 02/05/2010 20:05
    (ANSA) - MILANO, 2 MAG - Il ministro della Difesa Ignazio La Russa lancia 'La nostra Destra nel Pdl' che lui stesso definisce un'area, non una corrente. Riguardo alla vicenda Fini, La Russa ha detto: 'Non ci interessa dire chi ha ragione e chi ha sbagliato: dico che personalmente con grande sacrificio e amarezza ho dovuto rilevare che fosse giusta una strada diversa, quella di rimanere nel Pdl'. Infine La Russa ha parlato della Lega: 'Su sicurezza e immigrazione il Pdl fara' competizione al Carroccio'.

    cos'è, gli ex an tornano alla base o siamo perfino a una contro corrente?^^



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    00 03/05/2010 10:07
    Secondo me è una contro corrente, ha l'obiettivo di far rimanere legati i finiani/Ex-AN al PDL ed arginare un pò questo movimento di Fini...Anche se questo movimento di fini all'interno del PDL è destinato a morire...

    Forse alle urne potrebbe andare benino (un 6-7%, non di più) inducendo molti AN schifati da Berlusconi a tornare a votare, ma il peso specifico all'interno del PDL con questa legge elettorale di nominati è assolutamente nullo...