00 09/03/2010 13:19
 Brano tratto da:
"Io sono una libellula ... anzi no, sono una zanzara ... una zanzara della malaria che avvelena il sangue"
Romanzo di: Francesco Paolo Pinello
Bastogi Editrice Italiana
Foggia, aprile 2009
(Tutti i diritti riservati come per legge)



LII


Mentre camminavamo con la mia macchina americana color oro per le strade di VIXI Jerouchalam, dopo che eravamo usciti dal palazzo del governo, tre militari sbucarono fuori da un vicolo e cominciarono a sparare, con armi incredibili, contro un autobus che marciava a un centinaio di metri davanti la mia macchina.

Quando i militari spararono contro l'autobus, l'autobus si accorciò come un vestito di lana infeltrito e rimpiccolito, bagnato e strizzato a dovere, e diventò quanto una piccola citycar.

Dentro l'autobus c'erano donne, uomini e bambini.

Le loro teste mozzate completamente bruciate, mentre l'autobus si accorciava e si rimpiccioliva, volarono fuori dai finestrini rotti dell'autobus insieme ai loro corpi che invece rimasero intatti per strada, sbalzati fuori dall'autobus che rimase vuoto e accorciato e rimpiccolito sulla strada deserta.

Le teste mozzate e bruciate erano da una parte e i corpi dei passeggeri da un'altra parte.

Le armi incredibili a microonde dei militari avevano accorciato e impiccolito l'autobus e avevano bruciato le teste mozzate degli abitanti di VIXI Jerouchalam, ma il resto dei loro corpi era rimasto completamente intatto.

Le braccia, le mani, il busto, il tronco, le gambe e i piedi erano intatti.

Guardai meglio e vidi che i volti dei passeggeri erano bruciati fino ai denti e che le loro teste mozzate erano senza occhi e che i loro corpi erano tutti più piccoli del normale.

Anche i corpi si erano accorciati, come l'autobus.

Erano perfettamente intatti, ma si erano accorciati e rimpiccoliti.

Misuravano molto meno di un metro. Anche i corpi degli adulti e quelli dei vecchi.

Era uno spettacolo orribile.

C'erano teste mozzate e bruciate e senza occhi dappertutto e dappertutto c'erano corpi intatti accorciati, rimpiccoliti e senza teste.

Mentre guardavo quell'orrore, mi girai verso Noè e vidi che lui continuava a giocare con la playstation del suo compagno di cella calmo e tranquillo come se non avesse visto niente, come se niente fosse accaduto.

Dopo che i militari finirono di sparare contro l'autobus con le loro armi incredibili a microonde, intorno all'autobus accorciato e rimpiccolito e intorno alle teste mozzate e bruciate fino ai denti e senza occhi dei passeggeri dell'autobus e intorno ai loro corpi intatti che si erano anch'essi rimpiccoliti, a poco a poco, nella strada deserta, si formò una piccola folla che diventò sempre più grande.

Noè continuava a giocare con la playstation del suo compagno di cella. Io invece me ne stavo fermo dentro la mia macchina che era ferma e guardavo la folla che cresceva intorno all'autobus e intorno alle teste mozzate e bruciate fino ai denti e senza occhi dei passeggeri e intorno ai loro corpi intatti che si erano rimpiccoliti.

La folla protestava violentemente contro i militari.

Fu allora che passò un bambino accanto al finestrino aperto della mia macchina. Gli chiesi cos'era successo e perché i militari avevano sparato all'autobus pieno di persone e perché gli abitanti di VIXI Jerouchalam protestavano così violentemente contro i militari.

Il bambino mi rispose che i militari avevano delle armi che producevano campi elettromagnetici fortissimi capaci di manipolare il clima e di generare tifoni e inondazioni e uragani e siccità e terremoti e di agire sui sistemi informatici, sui sistemi elettronici e sui sistemi di comunicazione e che erano anche capaci di sconvolgere i pensieri umani.

Il bambino mi disse anche che, qualche giorno prima, i militari avevano fatto esplodere una bomba termonucleare sottoterra in una base militare nella parte occidentale del Paese a migliaia di chilometri di distanza da VIXI Jerouchalam e che il giorno dopo che c'era stata l'esplosione sottoterra della bomba termonucleare un violento terremoto aveva colpito VIXI Jerouchalam facendo crollare molte abitazioni e uccidendo migliaia e migliaia di persone tra cui anche suo padre e sua madre.

Lui si era salvato soltanto perché in quel momento era fuori a giocare in giardino e non era in casa.

Ma nei suoi occhi, mentre parlava e mentre mi raccontava quello che era accaduto, non c'erano lacrime e nelle sue parole non c'era dolore.

Realtà!

Soltanto fredda e gelida realtà!

Mentre il bambino mi raccontava con freddo e gelido distacco quello che era accaduto arrivò un veicolo militare blindato che sopra il tetto aveva una specie di scatola che emetteva una luce blu rotonda.

Un militare uscì fuori dal mezzo blindato e ordinò alla folla di allontanarsi e di andarsene. Ma la folla non si allontanò e continuò a protestare anche contro di lui.

Allora i militari che erano rimasti dentro il veicolo blindato cominciarono a sparare il raggio di luce blu contro la folla, dalla scatola che era sopra il tetto del loro veicolo blindato.

Il bambino che si era avvicinato al finestrino aperto della mia macchina cominciò a gridare "L'arma del dolore, l'arma del dolore" e scappò subito via.

Le microonde dell'arma del dolore raggiunsero la folla e la gente voleva scapparsene via ma era come paralizzata.

Il raggio penetrò la loro pelle soltanto per pochi millimetri e colpì i recettori del dolore e provocò alla folla un'enorme sofferenza.

Tutto durò meno di tre secondi.

I militari con l'arma del dolore catturarono immediatamente l'attenzione della folla e in pochi minuti caricarono tutti sui loro camion e caricarono anche l'autobus che si era accorciato e rimpiccolito e caricarono anche i corpi intatti e rimpiccoliti anch'essi e le teste mozzate e bruciate fino ai denti e senza occhi dei passeggeri dell'autobus e si allontanarono velocemente.

Improvvisamente, in pochi minuti, fu il silenzio totale nel vuoto totale.

Rimasi ancora dentro la mia macchina, ancora fermo per un po'.

Dopo rimisi in moto la mia vecchia macchina americana color oro e mi allontanai velocemente lungo la strada deserta.