00 04/02/2010 13:04
Era una tiepida serata d’aprile del lontano 1979 Riccardo e Linda, avevano finito di cenare e stavano coccolando il loro unico grande tesoro.
Si erano sposati un paio d’anni prima ed avevano coronato il loro sogno d’amore, con la nascita di Marco.
Il piccolo Marco, sorrideva allegro e spensierato, come possono esserlo tutti i bambini nei loro primi mesi di vita, lui, era attratto da tutto ciò che si muoveva intorno alla sua culla e sorrideva in modo particolare, quando qualcuno, si metteva a fare i versi le boccacce e tutte quelle cose che rendono gli adulti, simili a tanti esseri privi di intelletto.
Riccardo, sapeva di apparire ridicolo, agli occhi di chiunque avesse avuto la possibilità di vederlo, in quel momento di tenera intimità, tra lui ed il suo figlioletto, ma non gli sarebbe importato nulla, neanche sua suocera, la severissima madre di sua moglie, gli avrebbe impedito di prendere il bimbo in braccio e lanciarlo in aria, per poi afferrarlo e riempirlo letteralmente di baci.
La stanza, del piccolo appartamento al terzo piano di un vecchio edificio, si riempi rapidamente di grida gioiose, di suoni dolci, di carillon e piccoli sonagli, di miagolii, guaiti, di cani, gatti ed altre mille imitazioni di animali, che a Riccardo e Linda passavano per la mente, per vedere splendere due occhioni neri di bambino.
Certo, la famigliola non era l’ideale per i vicini di casa, Marco piangeva con voce da tenore quando aveva fame, non stava sicuramente a vedere l’ora, se giorno o notte, lui reclamava la sua poppata e lo faceva in media, una volta ogni tre ore ed ogni volta papà e mamma, si davano da fare per calmarlo, inventando giochi e canzoncine.
Per fortuna, i vicini erano delle brave persone, che a loro volta avevano avuto bambini piccoli ed anche loro avevano vissuto la stessa esperienza, che ora impegnava tutte le risorse, dei due giovani.
In cambio, pretendevano di poter fare anche loro qualche complimento a Marco, sempre sotto gli occhi vigili ed orgogliosi della mamma.
Linda, aveva appena ventitre anni, praticamente non aveva mai smesso di giocare, curava suo figlio con un amore smisurato, a volte era gelosa anche di suo marito, perché pretendeva la sua parte di tempo, da dedicare a Marco, lei era la mamma e lei sola doveva e poteva occuparsi come unica responsabile della vita del bimbo.
Estroversa, allegra, espansiva, Linda amava essere al centro della scena, protagonista in ogni episodio positivo o negativo della giornata, aveva finito per contagiare anche i vicini, anche i più noiosi, i più burberi quando la incontravano mutavano espressione, sembrava che il sole, fino ad allora nascosto dietro improbabili nubi casalinghe, tornasse a risplendere insieme a lei, nel cuore di ognuno.
Se già era piacevole incontrarla, ora che aveva Marco, la sua allegra spensieratezza si era trasformata in radiosità, la sua femminilità aveva raggiunto livelli da capogiro e pur non essendo bellissima, quando camminava in strada, gli uomini si voltavano a guardarla, lei sorrideva soddisfatta e proseguiva piena di se.
Quella sera d’aprile, la dolce atmosfera che regnava nella stanza, fu interrotta dallo squillo del telefono, l’apparecchio, era collocato nel breve corridoio che portava all’unica camera da letto, era appeso al muro e sotto di esso, c’era un mobile basso con un cassetto ed un ripiano contenente l’elenco degli abbonati della provincia, sopra, faceva bella mostra di se, un vasetto con dei fiori freschi ed un blocco notes con una penna a sfera.
Accanto al mobile, una sedia tolta al tavolo della cucina e, messa li per non stancarsi durante le lunghe conversazioni con i rispettivi genitori.
Riccardo, passò il bimbo a Linda, che lo prese con sua grande soddisfazione dalle mani del marito, poi andò a rispondere con fare alquanto scocciato.
Come temeva, appena sollevò la cornetta, la voce di sua suocera, uscì stizzosa dall’auricolare, come tutte le sere, ricordava ai due, di mettere a letto Marco, di non strapazzarlo con troppe effusioni, che il bimbo è delicato ed andava trattato con più rispetto e….
Riccardo, chiamò sua moglie e, salutando cordialmente la suocera, le passò la chiamata, prese Marco e lo depose con ogni cura possibile nel lettino, poi bofonchiando parole incomprensibili, gli rimboccò le coperte, lo baciò in fronte e mettendosi seduto sul letto matrimoniale dal lato di sua moglie, rimase a guardare innamorato, quel piccolo esserino, che stava facendo di lui, l’uomo più forte e più felice del mondo.
Dopo qualche minuto, Linda lo raggiunse, si accomodò al suo fianco e, come per miracolo, sparì dal suo volto l’espressione corrucciata, dovuta al diverbio avuto qualche istante prima con sua madre.
Come sei bello, come sei dolce, come sei….
Erano le uniche parole che riusciva a dire guardando suo figlio, ora che dormiva, sembrava ancora più tenero ed indifeso e lei, sentiva il cuore batterle nel seno, cosi forte, da farle credere che non sarebbe sopravvissuta a tanto amore.
Si voltò con la sensazione di essere osservata ed incontrò gli occhi di Riccardo, erano profondi e lucidi, solo allora comprese che anche lui, il suo uomo, provava le sue stesse emozioni, anche lui era commosso al punto da non trattenere lacrime di gioia ma quello che rendeva la piccola camera, grande come un castello fatato, era l’amore che li univa da sempre e che ora, rinasceva con forza esplosiva, travolgendoli di nuovo, come fosse il loro primo giorno insieme.
Lo squillo del telefono, li sorprese abbracciati, stretti come a volersi fondere uno nell’altra, tanto da farsi male, le bocche unite in un bacio interminabile e violento, come violenta era la passione che li possedeva.
Cercarono di ignorare la fonte di tanto disturbo, ma il trillo non aveva alcuna intenzione di smettere.
Tocca a te, disse linda, spingendo leggermente con la mano destra, sulla spalla di Riccardo e Riccardo, controvoglia andò a rispondere, intuendo che questa volta si sarebbe trattato della sua di madre, che telefonava come tutte le sere per dare la buonanotte a suo figlio ed al suo amato nipotino.
Ciao mamma, si mamma, si, stai tranquilla, si, sta dormendo….
La conversazione durò qualche minuto, due, forse tre, purtroppo però riuscì a spezzare l’incantesimo che si era creato, la stanza, come ad una vasca a cui viene tolto il tappo si vuota dell’acqua che contiene, così si stava vuotando dell’amore che l’aveva completamente riempita.
La realtà, riportò i due innamorati ai loro doveri, così quando la conversazione ebbe termine, Linda già si era alzata, per riordinare la cucina e soprattutto per preparare il necessario per cambiare Marco.
Erano trascorse un paio d’ore, da quando, spente le luci, si erano coricati e si erano abbandonati ad un sano e profondo sonno ristoratore, quando improvvisamente accadde ciò che nessuno si sarebbe mai aspettato.
Una violenta scossa sismica, scaraventò letteralmente giù dal letto circa trecentomila persone, il fenomeno tellurico, di sesto, settimo grado nella scala Mercalli, durò circa 90 secondi e fu avvertito in gran parte dell’Italia centro meridionale.
Riccardo, afferrò la mano di Linda e la strinse forte a se, con la speranza di incuterle un po’ di coraggio, ma la paura si stava trasformando velocemente in terrore, il vecchio palazzo, aveva resistito per decenni ad eventi simili, ma questa volta sembrava che la scossa di terremoto non avesse fine.
Il boato sordo che accompagnava il movimento sussultorio, incuteva ancora più paura e le persone, prima immobili, incapaci di reagire ad un evento tanto spaventoso, ora piano, piano, si gettavano in strada, cercando un posto sicuro dove trovare rifugio, un posto che in quel momento non esisteva.
Le grida dei vicini di casa e le porte degli appartamenti che si aprivano, il calpestio misto ai sinistri scricchiolii provenienti dal piano di sopra, facevano raggelare il sangue di Linda ed a nulla valeva il falso coraggio di Riccardo, che con relativa calma, ora la invitava ad alzarsi ed a vestirsi.
Tutto sembrava difficile, anche le cose fatte e rifatte tutti i giorni, i movimenti più semplici, azioni talmente scontate, come quella di infilarsi un paio di scarpe, adesso apparivano imprese impossibili.
Ci vollero circa dieci minuti, dopo il termine del terrificante evento, per riprendersi e ritrovare un minimo di coesione, Riccardo le ripeteva di vestirsi con indumenti pesanti, di prendere una coperta di lana e dei piumini, intanto lui, aveva afferrato Marco, lo aveva infilato in un piccolo sacco a pelo, poi recuperati i pochi soldi che erano in casa, si diresse verso la porta.
Linda lo seguì, portando con se le cose che le aveva chiesto Riccardo, aprirono la porta ed uscirono sul pianerottolo, furono costretti a farsi largo tra i vicini, che stavano discutendo su quanto era accaduto, non riuscendo a scendere le scale, perché una piccola folla glielo impediva.
Motivo di tanta ressa, era la signora Maria, loro dirimpettaia, una signora di circa cinquant’anni, dall’aspetto ancora piacente, che in preda al panico, in apparente stato di shock, attirava su di se l’attenzione di tutti gli abitanti del fabbricato.
Appena ebbe termine la scossa di terremoto, la signora Maria, uscì sul pianerottolo indossando un cortissimo e trasparentissimo baby-doll, consapevole della sua nudità, non volle uscire in strada, ma terrorizzata come era, non volle neanche rientrare in casa.
Suo marito, invece, non era neanche uscito, si era limitato ad accendere il televisore per avere notizie, ma non c’era alcun collegamento, non c’erano ancora servizi speciali e le due tv private non trasmettevano.
Le comunicazioni erano interrotte, anche il telefono rimaneva stranamente muto, forse perché nessuno aveva il coraggio di rientrare in casa per telefonare, o forse perché le linee erano danneggiate.
Cercando di far coraggio alla signora Maria, si era creata quella folla che impediva a Linda Riccardo e Marco di guadagnare l’uscita, cosi, facendosi largo con i gomiti e cercando di riparare suo figlio facendogli scudo con il proprio corpo, Riccardo sempre seguito dalla sua amatissima Linda, cercava di avanzare nel poco spazio che riusciva a procurarsi.
Riuscirono ad entrare nella loro auto, senza pensare ad altro, si diressero verso il parcheggio della grande fabbrica e li, si sistemarono per trascorrere il resto della notte, insieme a tante altre persone che ebbero la loro stessa idea.
Passò un’altra ora, poi qualcuno bussò al vetro del finestrino, si voltarono entrambi, scoprirono che erano svegli, e che fingevano di dormire, ognuno per far credere all’altro che andava tutto bene, che la paura era passata, in realtà non era passato nulla.
Tolsero la coperta e scesero dall’auto, erano i loro genitori, che preoccupati, erano andati a cercarli, il padre di Riccardo era salito fino al terzo piano ed aveva trovato una donna seminuda, che stava raccontando le proprie emozioni e le proprie paure, ai pochi rimasti presenti.
Chiese informazioni sulla famiglia di suo figlio e qualcuno ricordò che un ragazzo tenendo un bambino in braccio, aveva detto che andava a dormire in macchina in un parcheggio vicino, il resto venne da se.
Trascorsero la notte senza altri problemi, tre auto parcheggiate a poca distanza una dall’altra, cinque persone stremate dal freddo e dalla paura, cercavano insieme di superare un brutto momento, che avrebbero ricordato per il resto della loro vita.
Passarono venticinque anni, dal giorno della grande paura, Marco crebbe con buona salute, si sposò e mise al mondo un bellissimo bambino che chiamò Alessandro, sua moglie, una bella ragazza di ventitre anni, aveva capelli neri ed occhi azzurri, una vera rarità, che la rendeva talmente bella da affascinare chiunque avesse avuto la fortuna di guardarla.
Riccardo, sulla soglia della pensione, riuscì a coronare il sogno di Linda e condurla in viaggio di nozze in un isola tropicale, viaggio che se mai ce ne fosse stato bisogno, veniva a consolidare un amore mai sopito.
Festeggiarono le nozze d’argento nello stesso modo di venticinque anni prima, con il matrimonio in chiesa, il pranzo e tutti i parenti che gettavano il riso e facevano scherzi di ogni tipo, con allusioni all’età ed alla vigoria di Riccardo, i due sposi, erano felici come bambini, sentivano i loro cuori, battere come fossero uno solo e, la loro anima volava leggera in alto, molto più in alto dell’aereo che li avrebbe condotti per due settimane in paradiso.
Fu proprio in un piccolo isolotto delle Maldive, che squillò il telefonino, la voce di Marco era nitida come se stesse parlando a pochi metri di distanza.
Papà, ti chiamo, perché da noi, c’è stata una forte scossa di terremoto, ma state tranquilli perché non ci sono stati danni e noi stiamo tutti bene, solo che questa notte la trascorreremo in macchina, nel parcheggio della fabbrica.
Marco, parlò ancora con suo padre, poi con Linda, poi fece parlare con loro anche la sua bellissima moglie, purtroppo il piccolo Alessandro dormiva e non poterono ascoltare i suoi vagiti.
Al termine della conversazione, andarono nella hall dell’albergo, dove era situato un televisore con ricezione di trasmissioni satellitari.
Sintonizzarono su una rete italiana e subito un telegiornale in edizione straordinaria dette la notizia del sisma.
Il giornalista, parlava di lieve scossa tellurica e di altre leggere scosse di assestamento, poi inquadrarono la gente per le strade e conclusero il servizio con una notizia curiosa.
Un’anziana signora, che viveva da sola in un appartamento al terzo piano di un vecchio fabbricato, è uscita nuda in strada e si è rifiutata di farsi accompagnare in ospedale, inveendo contro gli infermieri della croce rossa.
E’ la signora Maria, risero calorosamente Riccardo e Linda indicando insieme lo schermo della tv, gli altri turisti, non riuscirono a capire come mai, si potesse ridere in quel modo di fronte ad una calamità come un terremoto, ma loro incuranti di tutti, si alzarono, presero un bicchiere con una spremuta di frutta e si incamminarono mano nella mano verso la spiaggia.