ilBarone73, 01/02/2010 10.10:Altra commedia dolce-amara azzeccatissima di Virzì che salta dagli anni '70 ad oggi attraverso i ricordi di Bruno (grandissimo Valerio Mastandrea) e del suo amore-odio verso una madre esuberante che si riflette il suo malriuscito adattamento alla vita. Molto bello, se non fosse che durante la visione al cinema verrete disturbati dai singhiozzare sommessi delle donne in sala...
gippu, 06/02/2010 20.27: superiore alle “Invasioni barbariche” di cui si nota sovente l’influenza descrive e tratteggia personaggi di lodevole complessità il personaggio di Bruno, scritto alla perfezione e interpretato in maniera meravigliosa da un Valerio Mastandrea pensateci: come si possono trovare difetti in un cinema così generoso? Voto: 8-
Il Barman, 08/02/2010 19.21: Whaddafuck - are you serious?
gippu, 09/02/2010 13.38: Quando ho visto la scritta "Il Barman" nella colonna "ultimo commento" accanto a questo film, pensavo anche peggio
Lindo Boludo, 09/02/2010 15.30: peggio poteva essere solo che si metteva a parlare di musica Anche perchè oggi è stato avvistato davanti allosmart shop di via Torricelli
Numero6, 09/02/2010 15.45: Poi sono io lo stalker...
mercurio81, 10/02/2010 0.24:Ah, perché le invasioni barbariche sarebbe un bel film?
Lindo Boludo, 09/02/2010 15.30: Anche perchè oggi è stato avvistato davanti allosmart shop di via Torricelli
Il Barman, 10/02/2010 22:12: E' di nuovo la gag sulle droghe? Boh. Magari un giorno farà ridere. Un sacco di gente è avanti di cent'anni e viene compresa solo postuma.
Lindo Boludo, 11/02/2010 13.01: sciocchino non si tratta di ridere, ma di fare un passo verso l'evoluzione. Abbassa la cresta, c´é modo e modo di tirarsela..
Il Barman, 12/02/2010 0:27: Per tutta la vita ho atteso con ansia che il modo giusto mi fosse indicato da un essere evoluto. E Boludo.
gippu, 06/02/2010 20.27:“Rapito” dalla sorella Valeria, Bruno – professore di istituto alberghiero da anni a Milano – è costretto a tornare a Livorno per assistere la madre malata terminale, con cui aveva litigato oltre vent’anni prima. Le imperfezioni di cui è costellato il nono film di Paolo Virzì, segnato dal ritorno alle tematiche familiari e all’amata Livorno dov’era già ambientato il tenerissimo “Ovosodo”, lo rendono ancora più adorabile e degno di affetto: è un grande film italiano nel senso migliore di quest’ultimo aggettivo, superiore alle “Invasioni barbariche” di cui si nota sovente l’influenza per l’autenticità dello sguardo e della passione infusa alla storia e ai suoi protagonisti. Torna ad affermarsi, presso la critica ma anche soprattutto presso il pubblico, una scuola che si è sempre contraddistinta per la felicità – in fase di sceneggiatura prima ancora che in regia – con cui descrive e tratteggia personaggi di lodevole complessità. All’altezza delle nostre migliori commedie drammatiche della storia: ci sono il riso e il dolore straziante, raffigurato senza mai neanche sfiorare la mielosità e i luoghi comuni del caso. Triste, sì, ma di quella tristezza necessaria e in qualche modo balsamica, potrà anche rivelarsi per qualcuno un film terapeutico: il personaggio di Bruno, scritto alla perfezione e interpretato in maniera meravigliosa da un Valerio Mastandrea che sfoggia anche un impeccabile accento livornese, si discosta anni luce dagli ipotetici quarantenni di gran parte del nostro cinema e brilla per verosimiglianza e partecipazione che induce nello spettatore. In ultimo, Virzì si conferma eccellente direttore d’attori (perfetti, ad esempio, i due bambini), curando come pochi altri l’espressività e il fisico, risultando più che credibile e in definitiva commuovendo nel notare ad esempio l’identico gesticolare di Anna da giovane da anziana. Il voto è altissimo, sì, ma pensateci: come si possono trovare difetti in un cinema così generoso? Voto: 8-