Mi piacerebbe complimentarmi con chi ha scelto “work in progess” perché direi che in questi mesi ho visto/ascoltato dal progetto artistico alla sua realizzazione … una messa appunto sempre più precisa di un’idea un po’ bizzarra un po’ troppo ambiziosa che ha preso forma, ha preso un corpo preciso.
Vorrei fare un parallelo con la mostra di Hopper: i numerosi disegni preparatori , gli stessi oggetti che si spostano sul foglio o cambiano leggermente forma … conducono ad un progetto dove sono appuntate anche le sfumature del colore (azzurro cielo, blu scuro, verde pera) e poi il quadro esattamente uguale all’ultimo progetto ma arricchito dai colori e dalle sfumature chiari/scuri, prospettiva … perfetto.
Allo stesso modo queste serate si sono evolute nei mesi .
In Gennaio è stata una sintetica presentazione di un canavaccio … forse erano davvero stanchi di suonarsele da soli senza avere un riscontro di pubblico per un progetto così assurdo e diverso soprattutto Francesco che mi sembra un po’ più restio ai mutamenti sostanziali mentre Dalla si butta anche nella regia e nell’insegnamento universitario.
Dalla registrazione di marzo a Verona ho notato un notevole cambiamento di situazione ed aggiunta di numerosi brani, segno che avevano continuato in prove estenuanti per aggiungere e definire ancor meglio gli spazi di ciascuno. Per rendere la situazione coerente con le altre esibizioni ho deciso di vederlo solo una volta ma anche in quella sera ho avuto l’impressione che la teatralità e le capacità vocali di Dalla (vero che può piacere o non piacere ma non ci si può nascondere che certi vocalizzi e certe estensioni Francesco non è capace di utilizzarle) focalizzavano molto spesso l’attenzione su di lui a scapito di De Gregori che invece è solito stare molto fermo essere molto riservato fino a sembrare addirittura distaccato (forse per quella mania che ha di aver paura di essere considerato un mito quando vorrebbe essere considerato uno normale che ha uno strano lavoro).
A Roma ho assistito ad uno spettacolo, non lo considero solo un concerto perché comprende tante arti: musica e canto sono preponderanti però c’è la presenza della pittura nella coreografia di Paladino, … (devo ammettere che questa testa mi porta ad immaginare a quanto devono aver progettato) c’è la poesia, c’è il teatro (greco con l’uso della maschera), il ballo è un po’ sacrificato ma basta osservare l’ondeggiare di musica di Fra o i movimenti di qualche musicista nella penombra …, coni di luci delicate e mai invasive , Dalla che ha fatto almeno due passi indietro ( si muove con parsimonia e svanisce nell’ombra) e Francesco che ha fatto almeno due passi avanti (presenta qualche brano, gironzola e gesticola sul palco … si siede appoggiandosi al pianoforte o alla chitarra, tambureggia sulle cosce o sul piano). Penso che abbiano lavorato veramente per arrivare ad una proposta così equilibrata: ai brani cantati quasi tutti in modo perfettamente alternato, agli arrangiamenti veramente molto armoniosi con delle interessanti introduzioni strumentali ed altrettanto originali “code” tanto ben calibrate da sembrare quasi il frutto di una regia … anche se nessun regista è menzionato. Mi diverto anche ad allungare le orecchie per ascoltare i commenti del pubblico ed ho sentito molti consensi, soprattutto ho colto che molti altri spettatori sottolineavano questo equilibrio tra i due artisti.
Nota dolente la localizzazione. L’interno del Gran Teatro è carino ed accogliente ma il personale è molto scortese e maleducato ci hanno spinti fuori mentre con Frank salutavamo un attimo Valle, ci hanno spinti di nuovo fuori mentre aspettavamo Frank che era tornato indietro a cercare una sua cosa, Marina scortata dai poliziotti
Sbattuto fuori pubblico e artisti chiudono tutti i cancelli coi lucchetti e tutti vanno via personale, vigili, forze dell’ordine … e chi è arrivato coi mezzi pubblici resta in una strada a scorrimento veloce ad attendere un fantomatico taxi. Il taxista ci ha pure spiegato che è una zona dove molti di loro non vogliono andare