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Gli Inni omerici contengono due fervide raffigurazioni della Signora Degli Animali: l’Inno alla Terra e l’Inno alla Madre degli dei.
In entrambi ella presenta caratteristiche simili a quelle attribuite alla Madre Terra, dominatrice non soltanto degli animali, ma anche del regno vegetale e minerale.
Questo non significa che l’archetipo della Signora sia universale poichè i Simboli sono determinati dallo stato culturale: la Signora degli Animali difficilmente troverà diffusione tra gli agricoltori.
Al contrario, è plausibile ipotizzare la trasformazione di una Signora delle Piante – o Madre Terra – nella Signora durante il passaggio da una cultura dedita alla caccia ed alla raccolta ad una prettamente agricola.
La studiosa Jane Harrison rimanda l’origine dei due inni omerici ad una fase preagricola.
La Harrison, insieme ad un gruppo di studiose della spiritualità arcaica femminile come Marija Gimbutas, Gertrude R. Levy, E. O. James fa risalire la diffusione di un culto della dea al Paleolitico superiore ed all’Età della Pietra (40.000-10.000 a. C.).
A sostegno di questa teoria sono state rintracciate diverse immagini di Veneri incinte disegnate all’interno di caverne che risalgono al Paleolitico superiore. Queste figure richiamano il potere della sessualità e della maternità.
Gertrude R. Levy in Religious Conception of the Stone Age identifica questi graffiti con la Signora degli Animali mentre fino ad allora si riteneva che il significato di queste immagini dovesse essere messo in relazione con gli atti magici della caccia.
Per Gertrude R. Levy le stesse caverne, su cui sono ritratte immagini di caccia, devono intese nell’immaginario preistorico come allegorie del grembo materno, ulteriore rimando alla Signora.
Queste icone sono il frutto del desiderio dell’uomo preistorico di condividere l’essenza della Signora, di adorarne il potere creativo, piuttosto che elaborare semplici tecniche di caccia.

Secondo Marija Gimbutas nell’Europa arcaica (anteriore all’Età del Bronzo) era diffuso il culto di una Dea metà serpente e metà uccello, che poteva manifestarsi anche con il corpo di una donna dalla testa d’uccello, legata alla ciclicità della vita e della morte, alle stagioni ed all’agricoltura.
Ritroviamo la stessa associazione simbolica tra il serpente – l’animale che striscia, il più legato per simbiosi alla terra, l’unico in grado di sconfiggere la morte e rinascere attraverso il cambio della “pelle”, delle squame –
e l’uccello, nella fattispecie l’aquila – simbolo del librarsi dello spirito che si avvicina al Sole, alla Verità – nel dio Serpente Piumato mesoamericano Quetzacoatl.
La Dea europea, potere femminile che dona la vita e la sottrae, era generalmente accompagnata da un cane, da un toro, da un caprone e da un maiale.
Sempre secondo Gimbutas, questa Dea non incarnava la trascendenza ( il Cielo), ma piuttosto la vita ciclica della Terra.
Per Gimbutas, soltanto l’elemento femminile (che nell’Europa arcaica appariva come Signora degli Animali) simboleggiava il potere della procreazione.
Al contrario l’elemento maschile si limitava a compiere un’azione di stimolazione della vita. Ma generare era potere della Grande Madre, in questo caso della Signora degli Animali.
Sono state le donne a sviluppare l’agricoltura, perché erano preposte alla raccolta delle piante commestibili e, quindi, furono le prime a cogliere il nesso tra la caduta di un seme e la germinazione di una pianta.
Il nesso simbolico successivo si stabilì tra la fertilità femminile e quella del suolo, cui s’aggiunsero le fasi lunari e le maree.

Sono state loro a dare un nuovo volto alla primitiva Signora degli Animali e a definire ulteriori connotati in quella che sarà poi la Madre Terra, e questo in seguito all' aver inventato..la coltivazione!

Stessa fonte elaborata, grazie per avermi letto tutta la lungaggine! [SM=g27835]