Torno a riflettere su quest'argomento, ad immaginare il tipo d'uomo che poteva essere uno degli antichi guerrieri...
Nel monto ellenico si credeva che i più grandi combattenti dopo la morte raggiungessero le Isole dei Beati dove avrebbero vissuto circondati da delizie. Nella mitologia nordica invece le anime dei guerrieri valorosi trovano la loro dimora nell'ampia sala del Walhalla dove di giorno combattono e la sera, tornati in vita, banchettano bevendo idromele serviti dalle Valkirie.
Nel giorno del Crepuscolo degli Dei, quando i giganti insorgeranno e distruggeranno il mondo, gli Einherjar, i guerrieri del Walhalla, combatteranno insieme agli Dei L'altra metà di loro invece sarebbe stata condotta nel castello di Freyja, dove volavano anche le anime delle sacerdotesse della Dea e le donne morte vergini.
Per i celti invece gli eroi avrebbero banchettato nei castelli dell'Altro Mondo, oppure, come Artù, sarebbero andanti in Avalon, nel reame delle Fate, finché non ci fosse stato di nuovo bisogno di loro sulla Terra.
Insomma, quella del vero Guerriero sembra essere una delle vie per raggiungere dopo la morte i luoghi di pace e bellezza...
Ovviamente c'è da fare un distinguo...qualsiasi uomo con una spada in mano poteva chiamarsi guerriero, ma se lo intendiamo come un combattente che instancabilmente, a costo magari della propria vita, difende ciò che è Vero, Bello e Giusto, che serve con le sue azioni una causa più alta di quelle materiali, che si impegna ad annientare la negatività in sé e fuori di sé, comprendiamo come doveva essere difficile diventarlo veramente.
Per altro l'addestramento di un combattente non era mica una passeggiata, a Sparta vigeva l'
agoghé, che, all'età di sette anni costringeva i bambini a lasciare la famiglia e vivere tutti insieme, apprendendo quotidianamente a combattere, ma anche a danzare.
E d'altra parte non erano i soli che dovessero apprendere questo tipo di cose: i Fianna per essere tali dovevano essere in grado di cantare, suonare l'arpa, recitare poesie ecc.
E così anche nel modello ideale di cavaliere "cortese" rientrava anche l'abilità di intrattenere le dame e saper cantare o suonare.
Questi uomini dunque, oltre a sviluppare le capacità fisiche dovevano anche avere abilità intellettuali e "profonde" visto che per gli antichi l'atto del canto e della danza aveva valenza sacra o comunque veniva da un'ispirazione divina.
Erano uomini forti, abituati a fronteggiare la paura, il dolore, la morte stessa probabilmente; sapevano agire, indomiti, lottare per ciò in cui credevano e amavano, sapevano essere onorevoli li uni con gli altri sapendo che la causa per la quale si battevano era eguale...ed immagino sapessero anche amare senza "imprigionare" le donne, e quando doveva essere bello onorare lo spirito maschile in uomini del genere, intuire il suo splendore, il suo calore e la sua bellezza...
Va beh mi sto perdendo, comunque aggiungo che, anche se in genere di guerrieri si parla al maschile, non vuol dire che il modello di colui che scaccia implacabilmente la disarmonia, che lotta accanitamente e sa agire risolutamente non possa adattarsi anche alle donne.
P.s. Quando penso ad una donna guerriera, un po' un'amazzone, mi viene sempre in mente la splendida Ithilla