ROMA - Il 7 c'è. Così come il 36, il 41, il 45 e l'88. E c'è anche il numero jolly, il 52. Un 5+1 in piena regola. Peccato, però, che quel sistema, che avrebbe garantito a 15 persone una vincita da 90mila euro al Superenalotto, non sia mai stato giocato. Il tabaccaio di fiducia, sabato scorso, non lo ha inserito nel terminale.
Una storia incredibile, paradossale. Una di quelle che fanno sorridere chi non le vive. Ma chi invece stringe tra le mani quella schedina mai giocata non ride affatto. Meglio, ha riso, prima. Ha stappato champagne. Ha chiamato gli amici e pagato cene. E poi si è disperato. E ha passato 24 ore di angoscia nell'attesa che la ricevitoria aprisse per andare a chiedere al tabaccaio per quale motivo tutte le televisioni avessero annunciato un solo 5+1 in provincia di Torino. E a Roma nulla. Eppure loro quella schedina vincente l'avevano davanti agli occhi.
E ieri mattina, al risveglio, quel sospetto è diventato realtà: il tabaccaio non ha mai passato il sistema nel terminale. E addio al 5+1 da 2 milioni 432 mila 540 euro. È successo a Roma, in zona Villa Bonelli, quartiere residenziale nella parte orientale della città. È qui che in una tabaccheria quindici giocatori hanno comprato, per 10 euro a testa la schedina di un sistema del Superenalotto. I quindici sono, in pratica, degli azionisti. Tentano la fortuna ogni martedì, giovedì e sabato: 300 sestine con cui sfidare la dea bendata. Dopo tanti tentativi, sabato, finalmente, il "colpaccio". La combinazione 00034 ha, nell'ultima colonna un 5+1 da 2 milioni e 400mila euro. Che diviso con quello realizzato a Torino sarebbero circa 1 milione e 200mila euro da spartire per 15. Ottantunomila e 84 euro a persona. Più altri soldi: nel sistema c'erano anche alcuni 4.
Il tabaccaio quella schedina l'ha venduta, timbrata, firmata. Ma non l'ha messa nel sistema. "L'ho dimenticato", questa la giustificazione fornita ai suoi clienti che ieri si sono dati appuntamento davanti alla ricevitoria per cercare di trovare una soluzione. C'è chi dopo un weekend di passione la prende in ridere e racconta di una serata di bisbocce che ora graverà sul bilancio di fine mese. Chi cerca di ottenere comunque qualcosa. Chi si arrabbia con il negoziante e arriva anche a pensare a una truffa. "A me il sospetto che lui abbia venduto più di una volta sistemi che non giocava, non me lo toglie nessuno", dice uno dei beffati. E ora i "vincitori" in pectore hanno deciso di rivolgersi a un avvocato e di cercare di avere un risarcimento. Chiedono 50 mila euro. Ma niente dea bendata, stavolta deciderà un giudice.
(28 luglio 2009, repubblica.it)