00 18/06/2009 19:59
TERZA TAPPA – Cortina d’Ampezzo-Passo Tre Croci-Tre Cime di Lavaredo-Passo Tre Croci-Cortina d’Ampezzo. 47 km, dislivello 1500 mt.
Dopo una notte in cui i momenti senza pioggia sono stati rari, la mattina ci sorprende con un cielo plumbeo e tutt’altro che rassicurante, anche se il freddo è leggermente diminuito. La nostra intenzione sarebbe quella di raggiungere in bici le Tre Cime di Lavaredo da Corvara, per un totale di 107 km e 3400 mt di dislivello. Ma la giornata ci induce a una decisione drastica. Proveremo a partire da Cortina, dimezzando così distanza e dislivello della tappa. Partiamo così col camper scendendo verso La Villa, sede di partenza della Maratona delle Dolomiti, e risalendo poi verso il passo Valparola, al cospetto delle mute cattedrali di roccia che sovrastano le nostre teste, prima fra tutte la Varella. Il tempo in cima è nebbioso, ma il Valparola (intra i sasc in ladino) è comunque spettacolare, e certamente il nome locale ne descrive perfettamente l’aspetto. Un chilometro di discesa e siamo al passo Falzarego, chiuso tra il Lagazuoi e l’Averau, dietro il quale c’è il passo Giau. Un pallido raggio di sole ci illumina mentre scendiamo verso Cortina, immersi nei boschi. Il cielo però si richiude, proprio quando parcheggiamo. Montati dunque in bicicletta affrontiamo subito il passo Tre Croci, mentre fra le nuvole ogni tanto intravediamo il Cristallo e il Sorapiss. Il versante ampezzano del passo non si beve proprio come un bicchier d’acqua, anche se la seconda parte è un pelo più facile. Rapida discesa, e ci troviamo in men che non si dica lungo il lago di Misurina, nel quale si specchia il gruppo dei Cadini. Adesso c’è molto freddo, il cielo minaccia pioggia da un momento all’altro, e le Tre Cime non si vedono, nascoste come sono dalle nuvole. Ad un tratto, la coltre nuvolosa si alza di qualche centinaio di metri, e vediamo in lontananza il Rifugio Auronzo, molto, molto, troppo in alto… dal lago sono 7,5 km di salita, intervallata addirittura da due brevi discese, fino alla quota di 2320 mt. Il primo tratto è senza compromessi: 34x29 subito, mentre alcuni olandesi in mountain bike innestano il rampichino, e ci salutano mentre li superiamo su una rampa al 17%. Comunque ne usciamo ancora lucidi, e la successiva discesa verso il casello del pedaggio ci rimette in sesto le gambe. Falsopiano, ponticello, e inizia il dramma. Sono solo 4 km, ma non si va proprio su, e ogni metro che passa lo sforzo dei muscoli diventa uno spasimo quasi insopportabile. Rimango solo, mentre Alberto e Salvo allungano. Guardo il contachilometri: 6 km all’ora, “velocità” che non crescerà più fino alla fine. Faccio appello a tutta la mia tenacia, mentre i metri scorrono lentamente sotto le ruote. Le rocce e il panorama intorno forse mi sono ostili, ma il pensiero di mio padre che non c’è più mi dà la forza di andare avanti. Lo sento quasi vicino a me. Alzo la testa, e vedo la parete delle Tre Cime svelarsi parzialmente, e più in basso dei punti colorati in movimento, i quali altri non sono che i miei compagni di avventura, arrivati quasi alla meta. L’ultima rampa la percorro col cuore in gola, anche se non vedo i miei battiti, dato che la batteria del cardiofrequenzimetro mi ha appena abbandonato. Supero faticosamente dei turisti che salgono a piedi, i quali appena mi vedono esclamano un “respect!” che mi rinfranca. Ormai è finita. Salvo e Alberto hanno impiegato 38 minuti nella scalata dal bivio dopo il Misurina. Io ne ho impiegati 45, per nemmeno 8 km di salita! I gestori del Rifugio Auronzo ci accolgono molto cordialmente, fornendoci di giornali per la discesa. All’uscita, dopo una cioccolata calda, il sole fra capolino fra le nuvole andando a illuminare il Tricolore che sventola fieramente. Scendiamo velocemente, riaffrontiamo il passo Tre Croci, che da questo lato è decisamente più facile, quindi planiamo su Cortina, giusto in tempo per evitare un violento scroscio di pioggia. Ripartiti dunque col camper, vediamo finalmente aprirsi sotto i nostri occhi la conca di Cortina, appena dopo l’ultimo acquazzone. Vedo il Sorapiss, l’Antelao, il Cristallo, il Pomagagnon, le Tofane. E’ un vero spettacolo. Pranziamo in un ristorante nei pressi del passo Falzarego, in vista delle Cinque Torri, e poi giù verso la Val Badia, mentre finalmente posso vedere le Dolomiti illuminate dal sole, che mi ammaliano con tutto il loro fascino di variopinte sfaccettature. Ma dobbiamo affrettarci, dato che la nostra prossima destinazione è la Val Passiria, e il camping chiude alle 19:30. Ma la proprietaria, con severo accento tedesco, ci concede telefonicamente una dilazione fino alle 20:00. Arriviamo a Saltusio, 5 km a Nord di Merano, alle 19:55, giusto in tempo per portare un po’ di sana confusione nel fin troppo tranquillo camping, occupato esclusivamente da ospiti teutonici.